venerdì 2 marzo 2018

30 Sante Messe consecutive! e

Il Valore infinito di Una Santa Messa


1. Ogni Messa, in quanto perpetuazione del sacrificio di Cristo, ha un valore infinito.
San Tommaso in maniera categorica afferma che tanto vale la Messa quanto il sacrificio della croce.


2. Tuttavia sebbene il sacrificio della croce abbia di per se stesso un valore infinito, noi ne attingiamo sempre un frutto “finito”, "limitato”.
Tutto dipende dalla nostra capacità di aprirci a questo tesoro immenso.
Prova lampante è il fatto, pur compiuto il sacrificio di Cristo, ognuno di noi rimane quello che è. Abbiamo un deposito di valore immenso accanto alla nostra vita, ma la santità dipende dalla nostra personale partecipazione a questo sacrificio.
Lo stesso discorso vale anche per la Messa.
Una sola Messa sarebbe sufficiente per santificarci interamente. Ma questo non avviene. Non certo perché il sacrificio della Messa abbia scarsa potenza, ma perché noi non la tesaurizziamo.
È un discorso simile a quello dell’energia solare. È immensa di per se stessa. Ma noi ne prendiamo tanta quanta siamo disposti a riceverla.


3. Per questo tutti i teologi dicono che l’effetto della Messa ricevuto dai fedeli è limitato.
La conclusione allora è semplice: più si partecipa alla Messa (non solo con la presenza materiale, ma soprattutto con la partecipazione all’immolazione di Cristo), più grande è l’effetto che si riceve.


4. L’offerta data dai fedeli per la celebrazione della Messa è una piccola partecipazione materiale al sacrifici di Cristo.
Tirando fuori di tasca propria una certa somma (per quanto piccola), l’offerente si unisce al sacrificio di Cristo con un sacrificio personale.
È chiaro allora che – stando solo a questo aspetto – ci si unisce maggiormente con una celebrazione singola che con una celebrazione alla quale ci si congiunge in maniera molto debole, per il suddividersi dell’offerta in una serie di celebrazioni.


5. Tuttavia vi sono anche altri aspetti da tenere presente: quelli della devozione e del fervore personale. 
Sapere che ogni giorno viene celebrata una Messa perpetua in un determinato Santuario in suffragio di coloro che si sono iscritti, crea una specie di legame con un luogo di devozione, ravviva la fede e l’unione quotidiana con il sacrificio di Cristo e con le anime dei defunti. E sotto questo aspetto l’iscrizione a queste Messe è certamente meritorio.


6. Pertanto non è possibile dire quale tipo di celebrazione produca maggiore frutto. La cosa è conosciuta solo da Dio. 
Pertanto il mio consiglio è questo: hai fatto bene a iscrivere alcune persone alle Messe perpetue che si celebrano a Loreto e fai bene di quando in quando a farne celebrare anche singolarmente, specie negli anniversari o altre date particolarmente care.


7. È cosa buona fare celebrare delle Messe non solo per i defunti ma anche per i vivi, in particolare per la conversione di determinate persone.
Ti rispondo oggi 31 luglio, memoria di S. Ignazio di Loyola. Si legge di questo santo che non solo celebrava delle Messe per le sue intenzione, ma chiedeva ai suoi confratelli di celebrare Messe per le sue intenzioni.


8. Non è necessario essere presenti materialmente. Ma la presenza materiale aumenta il grado di partecipazione al sacrificio di Cristo. E se non si può essere presenti materialmente, si cercherà di esserlo con il pensiero, con la preghiera, con il raccoglimento.


Le Sante Messe Gregoriane



1. Sono chiamate “Gregoriane” le Messe celebrate per trenta giorni consecutivi in suffragio di un defunto.
La pia pratica ebbe inizio con S. Gregorio Magno, papa, il quale nei suoi dialoghi (IV,55) narra dell’ordine che, in quanto Abate del Monastero, aveva dato al Priore Prezioso perché fosse celebrata la Messa per 30 giorni consecutivi in suffragio dell’anima del monaco Giusto, circa il quale si erano riscontare irregolarità circa la povertà monastica, al punto da essere sepolto fuori dal cimitero dei monaci.
Dopo la celebrazione delle Trenta Messe per trenta giorni consecutivi, San Gregorio vide l’anima del monaco Giusto entrare in Paradiso.
L’autorevolezza di San Gregorio Magno, Papa e uno dei quattro grandi dottori della Chiesa occidentale, ha dato credito a questa pratica, che ben presto si è diffusa nei monasteri e anche presso il popolo cristiano col nome di Messe gregoriane.

2. Ecco la narrazione precisa di San Gregorio: “Erano ormai passati trenta giorni dalla morte di Giusto (un monaco confratello di Gregorio) e io cominciai ad avere compassione di lui (..) e mi chiedevo se vi fosse qualche mezzo per liberarlo. Allora, chiamato il priore del nostro monastero, Prezioso, accorato gli dissi: "Da tanto tempo, ormai, quel nostro fratello morto è nel tormento del fuoco. Gli dobbiamo un atto di carità". (..) "Va', dunque, e da oggi, per trenta giorni consecutivi, abbi cura di offrire per lui il Santo Sacrificio" (Dialoghi IV, 57, 14)”. 

3. Le 30 Messe gregoriane devono essere celebrate per 30 giorni consecutivi per un solo identico defunto (Sacra Congregazione delle indulgenze, 25 Agosto 1888).
Gli ultimi tre giorni della settimana santa (nei quali non si può celebrare la Messa per un defunto in particolare) non costituiscono interruzione.
Non è necessario che venga celebrata sempre dal medesimo sacerdote. Ma se per negligenza si salta qualche giorno, si deve iniziare da capo o diversamente si restituisce l’offerta, che in genere, comportando un particolare onere per il celebrante, è più grande. 
Un documento della Chiesa dal titolo “Tricenario gregoriano” del 24.2.1967 ha disposto che “la serie delle trenta messe gregoriane, anche se viene interrotta per un improvviso impedimento (per es. una malattia) o per altra ragionevole causa (per es. celebrazione di una messa funebre o di un matrimonio), per disposizione della Chiesa conserva integri i suoi frutti di suffragio, che la prassi della Chiesa e la pietà dei fedeli le hanno finora riconosciuto.
Resta tuttavia l'obbligo per il sacerdote celebrante di completare quanto prima la celebrazione delle trenta messe”.

4. Poiché la celebrazione per un solo fedele comporta un particolare onere per il celebrante, è più consistente anche l’elemosina richiesta.
E con quest’offerta più consistente ci si unisce con un sacrificio maggiore al sacrificio di Cristo.
San Tommaso considera anche che i poveri non hanno la disponibilità dei ricchi per far celebrare Messe. Ma osserva che la loro offerta, sebbene quantitativamente inferiore a quella data dai ricchi, ha un valore più grande perché si unisce al sacrifico di Cristo con un maggiore sacrificio personale.

5. Mi piace anche dire con san Tommaso che “il suffragio può essere considerato come opera meritoria della vita eterna in quanto deriva dalla carità.
E sotto questo aspetto l’opera soddisfattoria giova non solo a colui al quale è destinata, ma molto di più a chi la compie” (Somma Teologica, Supplemento 71, 5).

6. Pertanto anche tu, se fai celebrare delle Messe per i defunti, puoi sperare molto anche per te.


AMDG et DVM

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