giovedì 29 marzo 2018

Durante il pranzo nuziale chiede allo sposo due cose: di lasciarle la libertà di fare la comunione tutti i giorni e di non esserne geloso.




 

CONCHITA DEL MESSICO

Conchita fa parte di quelle donne sante alle quali Dio ha affidato, oltre al compito di casalinga e madre, un'altra vocazione di altissima importanza per la Chiesa mondiale. Per numerosi cambiamenti di residenza ella ha frequentato la scuola soltanto per circa tre anni, eppure esistono più di cento volumi, scritti da lei con un linguaggio splendido, in cui ha fissato tutto ciò che Gesù le ha detto. 
Il noto autore sudamericano di letterature spirituali, Mons. Luis Maria Martinez, è stato il direttore spirituale di Conchita durante gli ultimi dodici anni della sua vita. Egli scrive nel 1929: «Ci vorranno molti uomini e molti anni per svelare i tesori spirituali di questi scritti».

     Conchita nasce settima di undici figli in una famiglia benestante e profondamente cristiana. Ella passa la sua infanzia in una hacienda, un podere del Messico di una volta. Questa ragazza, molto graziosa e dotata, è piena di tempera-mento e nello stesso tempo molto sensibile. El-la ama con passione la musica e andare a caval-lo. 

Ai balli e alle feste è una partner molto desi-derata. Però nella sua autobiografia descrive co-me il Signore la cerchi in questo periodo: «In un mondo di lunsinghe, di distrazioni e di feste sentivo un vuoto in me... Vivevo un immenso vuoto che pensavo di colmare con il matrimo-nio... Signore, io mi sento impotente ad amarti, voglio dunque sposarmi. Dammi molti figli af-finché essi ti amino meglio di me». Quando Conchita all'età di ventuno anni si spo-sa, la sua felicità è perfetta. Durante il pranzo nuziale chiede allo sposo due cose: di lasciarle la libertà di fare la comunione tutti i giorni e di non esserne geloso. 

L'amore reciproco degli sposi, con gli anni aumenta di tenerezza e in- tensità perché è fondato su una intensa vita di preghiera. Per Conchita l'amore coniugale non è un ostacolo per il suo abbandono a Dio. Ella scrive nel suo diario: «Mai il mio amore per lui (il marito) pieno di tenerezza, mi ha impedito di amare Dio». 
Nonostante il vero amore, il marito le costa tanta pazienza: «Quando ci siamo sposati mio marito aveva un carattere molto violento; era come polvere da sparo; ma appena scomparso il lampo dell'esplosione, si fermava tutto confuso. Dopo qualche anno si produsse in lui un tale cambiamento che la sua stessa mamma e le sue sorelle se ne stupirono. Credo che sia stato il lavoro della grazia e dei miei sforzi personali». 

Come moglie e madre si dona totalmente al ma-rito e ai figli. «Devo formare il cuore dei miei otto figli, lottare contro otto caratteri, mettere via il male, introdurre e sviluppare il bene». Conchita soffrì per tutta la vita di una estrema sensibilità. Ella scrive: «Il mio cuore si affezio-na facilmente alle persone e alle cose. Non soffrivo soltanto per la morte di una persona ama-ta, bensì già per la lontananza temporanea. Quante lacrime ho versato per questo motivo». 

Il 17 settembre 1901 muore inaspettatamente il suo amato sposo... «che Dio mi ha dato per se-dici anni, dieci mesi e nove giorni... Un pugna-le attraversava la mia anima senza mitigazione, senza consolazione alcuna. Quella notte il Si-gnore mi presentò il calice e me lo fece bere goccia a goccia, sino in fondo. Durante quei giorni, me ne andavo vicino al tabernacolo per attingervi sostegno e forza. Oh, notte di solitu-dine, di dolori, di sofferenza!». 

Oltre alla perdita del marito vive anche la mor-te di quattro dei suoi nove figli. Carlos muore all'età di sei anni; Pedro annega a quattro anni nel pozzo; Pablo muore all' età di diciotto anni di tifo. Sua figlia Concha entra all'età di dicias-sette anni in una delle congregazioni fondate dalla madre, però muore a trentacinque anni. Suo figlio Manuel entra dai Gesuiti e pronuncia i voti all'età di diciannove anni, poi dai superiori viene mandato in Spagna e non torna mai più in Messico. Però tutte queste sofferenze non sono perdute, bensì diventano fruttuose per tutta la Chiesa. 

Gesù stesso consola Conchita con queste parole: «Tu sarai madre di un gran numero di figli spirituali, però ti costeranno mille morti da martire». Gesù aveva già iniziato a preparare Conchita durante i felici anni del matrimonio in maniera particolare alla sua missione. Quando aveva 27 anni, Gesù parla per la prima volta al suo cuore: «La tua missione sarà di salvare le anime». 

«Sentii chiaramente in fondo alla mia anima, senza possibilità di dubbio queste parole. Non comprendevo come realizzare ciò. Presi decisioni molto pratiche, piene di fervore, ripetendo il mio desiderio di amare senza misura colui che è l'Amore. Ma ora bisognava ritornare nel mondo e ai miei doveri, con la necessità di cam-minare attraverso il fuoco senza bruciarmi. Nel medesimo tempo che questa fiamma cresceva nel mio cuore, lo zelo mi divorava e desideravo ardentemente far partecipare ad altri la felicità dei sublimi insegnamenti ricevuti». 

Però Conchita deve imparare a farsi plasmare pazientemente. Gesù la educa all'intimo racco-glimento per rendere la sua anima capace di ri-cevere le rivelazioni di Dio: «Non voglio che tu ti disperda esteriormente con le creature. Devi vivere chiusa nel santuario tutto interiore della tua anima, perché è lì che risiede lo Spi-rito Santo. Lì sono le tue delizie, le tue conso-lazioni, il tuo riposo. Non cercarlo altrove, non lo troverai!» 
Come vedova, a 39 anni, Conchita inizia final-mente anche all'esterno a mettere in pratica quell'apostolato al quale Gesù l'ha preparata interiormente per anni. 

La prima decisione pra-tica è di riunire 60 donne semplici dei dintorni per pregare con loro. Conchita non si sente im-barazzata a parlare loro dei segreti di Dio. «Sentivo in me un fuoco che bruciava e desi-deravo infiammare altri cuori con questa fiam-ma; ecco tutto! » «Il mio cuore aveva trovato il suo rifugio e la pace nella solitudine e nella preghiera. Mi sen-tivo infiammata dal desiderio della perfezione. Mentre meditavo questi progetti, umiliandomi, passavo i giorni nella desolazione, nell'ango-scia e nell'oscurità.. Avevo sete di Divino, una sete ardente di Gesù, ma mi sentivo schiacciata e come perduta in una via di fede oscura e sen-za speranza. Dio vuole da me che venga croci-fissa dal mio fiat, che desideri le sofferenze del martirio e versi il mio sangue ogni giorno per la salvezza delle anime». Offriti in oblazione per i miei sacerdoti. Uni-sciti al mio sacrificio per acquistare grazie. è necessario che in unione col Sacerdote eterno tu adempia al tuo ruolo di sacerdote, offren-domi al Padre per ottenere grazie e miseri-cordia per la Chiesa e per le sue membra». 

*

Conchita, durante il periodo delle opprimenti persecuzioni in Messico, spesso in casa sua nasconde sacerdoti, vescovi e religiosi. Madre Conchita non ha mai vissuto in un convento. La sua importanza per tutta la Chiesa consiste specialmente nella fondazione di cinque con-gregazioni, le cosidette 'Opere della Croce' e due movimenti laici per sacerdoti e per la santificazione delle famiglie. Da questi deri-vano ben nove congregazioni di suore. 

Conchita doveva essere la 'fedele eco della Ma-dre Dolorosa' conoscendo di persona le soffe-renze di Maria dopo la Risurrezione di Gesù. Dopo la morte del diretto-re spirituale che ella ha avuto per molti anni, Ramon Ibarra, il 2 febbraio 1917, per Conchita co-mincia il periodo del-la soledad. In que-sta profonda soli-tudine e abbando-no vive esattamente per venti anni fino alla sua morte avve-nuta il 3 marzo 1937. 

«Vivo la completa solitu-dine dell' anima, però questa è la volontà di Dio e Dio, per me, è sol-tanto lì dove è la Sua volontà. Non ca-pisco più nulla... i miei desideri, le mie impres-sioni e anche tutto ciò che è stato scritto, tutto fa parte del passato. Tutto desidero nasconde-re in Gesù, in Lui solo. Come è cam-biato tutto in me... Tutto ciò che è verità, tutto ciò che è duraturo e prezioso, è cielo. La terra con tutto quello che contiene è soltanto una via per raggiungerlo. Tutto si perde in Dio: l'amore, il dolore, i sogni, le speranze, i successi, veramente tutto si perde in Lui». Gesù l'aveva spesso incorag-giata parlando delle sof-ferenze di Sua Madre: «Ogni volta quando la mia santissima Ma-dre Maria provava il dolore della se-parazione da Me - veramente era continuo - lo presentava su-bito al Padre per il bene del mondo e per la Chiesa fiorente. Questo aposto-lato della soffe-renza, l'apostola-to della croce, del-la solitudine, era la tappa più feconda della Sua vita e indus-se il cielo a versare fiumi di grazie». 

Attraverso questo stato dolo-roso di abbandono esteriore e in-teriore, Conchita collaborerà in unione con Maria, per implorare una nuova Pentecoste per il mondo. «Il mio cuore ardeva... per le anime. In questo fuoco interiore che non proveniva da me, ho supplicato: 'Gesù, tu sei la salvezza degli uomini, salvali, salvali! '» Gesù ha risposto alla fervente richiesta di madre Conchita: «Lo Spirito Santo regnerà quando anche le mie sofferenze e la croce regneranno nelle anime. Fin quando la croce non sarà impressa nelle anime, lo Spirito Santo non regnerà!» Già cinquant' anni prima del Concilio Vaticano II Conchita ripete nei suoi scritti: «La Chiesa e il mondo hanno bisogno di una nuova Pentecoste, una seconda Pentecoste, una Pentecoste sacerdotale, una Pentecoste più profonda». 

Gesù le risponde nel 1927: «Prega per questa seconda venuta, per questa nuova Pentecoste... il mondo si oscura perché si è allon-tanato dallo Spirito San-to e tutto il male che suc-cede ha la sua origine in questo... Perciò il mon-do necessita più che mai della seconda venuta dello Spirito Santo, perché Egli disarma e di-strugge satana che si è infiltrato nel cuore della Chiesa». Perciò il Signore chiede a tutti gli uomini di sup-plicare insieme la venuta dello Spirito Santo «attraverso le vostre preghiere, i vostri sacrifici e le lacrime! Lo manderò di nuovo e questo succederà in un modo evidente, efficace che su-sciterà stupore nel mondo e porterà la Chiesa alla santità». 

«Dì al Papa che è mia volontà che il mondo cristiano implori lo Spirito Santo, la pace e il Suo regno nei cuori». Questo ha chiesto il Signore a Conchita esattamente 80 anni fa. «Soltanto questo Spirito Santo può rinnova-re il volto della terra; Egli porterà ai cuori la luce, l'unità e il vero amore... La Chiesa deve proclamarLo, le anime dovrebbero amarLo, tut-to il mondo sia consa-crato a Lui e il mondo vivrà la pace e l'effetto morale e spirituale più profondo anziché il male che lo tormenta». 

Settant'anni fa, l'11 marzo 1928, il Signore ha promesso: «Verrà il giorno che si svolgerà a S. Pietro a Roma la con-sacrazione del mondo allo Spirito Santo. è Mio desiderio che l'uni-verso venga consacrato allo Spirito Divino per-ché Egli si spanda su tutta la terra con la nuova Pentecoste». Il 3 marzo 1937 ha fine la missione terrena di Concepcion Cabrera de Armida, chiamata da tutti semplicemente Conchita. Ella muore in profonda agonia dopo una sofferenza di tre mesi. Quanto fosse unita con Cristo nella sua sofferenza Dio lo rende visibile nell'attimo del trapasso, quando il suo volto si trasforma in quello del Cristo crocifisso. 

Conchita è nella sua semplicità e naturalezza una delle più grandi mi-stiche di questo secolo. Anche il suo program-ma di vita era semplice: «Vorrei essere una san-ta. Questo desiderio sconfinato non mi abban-dona mai nonostante il peso della mia miseria».  

Preghiera per la beatificazione

Padre Celeste che scegliesti la tua Serva Maria Concepcion come ispiratrice della tua chiesa dello spirito sacerdotale delle Opere della Croce, ti preghiamo di glorificarla presto sulla terra e di concedere a noi la grazia che ti chiediamo per sua intercessione... per la tua gloria, consolazione del cuore di Gesù e regno dello Spirito Santo.  
Con approvazione ecclesiastica.  
Si pregano quanti ricevono grazie per sua intercessione di inviare relazione a: Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù. Via Appia Nuova 1468. - 00178 Roma. Tel 06/79340094
AMDG et DVM 

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