mercoledì 28 dicembre 2016

Quest'oggi, fratelli carissimi, noi celebriamo il natale di quei bambini che il testo del Vangelo ci dice essere stati uccisi dal crudelissimo re Erode.


Sermone di sant'Agostino VescovoSermone 10 sui Santi
Quest'oggi, fratelli carissimi, noi celebriamo il natale di quei bambini che il testo del Vangelo ci dice essere stati uccisi dal crudelissimo re Erode. E perciò con somma gioia esulti la terra madre feconda di questi celesti soldati e di tali prodigi. Certo, l'empio tiranno non avrebbe potuto giovare tanto a questi fanciulli col suo affetto quanto giovò loro coll'odio. Perché, come manifesta la sacra solennità di questo giorno, quanto più grande fu l'iniquità contro i beati fanciulli, tanto più copiosa discese su di essi la grazia e la benedizione.



Beata te, o Betlemme, terra di Giuda, che soffristi la crudeltà del re Erode nella strage dei tuoi fanciulli: ché nello stesso tempo meritasti di offrire a Dio una bianca moltitudine di pacifica infanzia. Giustamente pertanto celebriamo il natale di quelli che il mondo, facendoli nascere all'eterna vita, rese più felici di quello che facessero le loro madri generandoli alla terra. Perché furono trovati degni della vita eterna, prima ancora d'aver fatto uso della vita presente.


La morte preziosa di altri Martiri merita lode per la confessione, quella di questi è gloriosa per l'immolazione; poiché ai primordi d'una vita incipiente, la morte che mise fine alla vita presente, valse loro subito d'entrare in possesso della gloria. Essi che l'empietà di Erode strappò ancora lattanti dal seno delle madri, sono a buon diritto chiamati fiori dei Martiri, perché, sbocciati in mezzo al freddo dell'incredulità, la brina della persecuzione li seccò come prime tenere gemme della Chiesa.


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Lettura del santo Vangelo secondo MatteoMatt 2:13-18
In quell'occasione: Un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Levati, prendi il Bambino e sua Madre, e fuggi in Egitto, e fermati là finché io t'avviserò. Eccetera.

Omelia di san Girolamo Prete
Libro 1 Commento al capo 2 di Matteo e nella Glossa ord.
Quando prese il Bambino e la sua Madre per andare in Egitto, lo prese di notte e nelle tenebre: perché lasciò nella notte dell'ignoranza gl'increduli dai quali egli s'allontanò. Quando invece ritorna nella Giudea, nel Vangelo non si parla né di notte né di tenebre: perché alla fine del mondo i Giudei, ricevendo la fede figurata in Cristo che ritorna dall'Egitto, saranno nella luce.



Affinché si adempisse ciò il che è stato detto dal Signore per mezzo del Profeta: «Dall'Egitto chiamai il Figlio mio» (Os. 11,1). Quelli che negano la verità dei libri Ebraici, dicano dove si legga questo nella versione dei Settanta. Ma siccome non lo trovano, noi diciamo loro che ciò è scritto nel profeta Osea, come l'attestano gli esemplari che abbiamo recentemente pubblicati.


Allora si adempì quel che era stato detto da Geremia profeta: «Una voce si udì in Rama, pianto e grande lamento, Rachele che piange i suoi figli» (Jer. 31,16). Da Rachele nacque Beniamino, nella cui tribù non si trova Betlemme. Si domanda perciò come mai Rachele piange, quasi suoi, i figli di Giuda, cioè di Betlemme. Rispondiamo brevemente, perché ella fu sepolta vicino a Betlemme in Efrata; e che la sua sepoltura le fece dare il nome di madre (di Betlemme); oppure perché Giuda e Beniamino erano due tribù limitrofe, ed Erode aveva comandato di uccidere non solo i bambini in Betlemme, ma anche in tutti i suoi confini.


Preghiamo
O Dio, il cui annunzio oggi gli Innocenti Martiri hanno divulgato non parlando ma morendo: mortifica in noi tutte le cattive tendenze; affinché la tua fede, che professa la nostra lingua, anche la vita l'esprima colla sua condotta.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


AMDG et BVM