Scuola della fede [3]:
Dio viene incontro all'uomo
ECCO un parlar chiaro e concreto alla gioventù. E non solo. Facciamo tesoro di questa magistrale lezione.
<<Inizio dalla lettura di un testo biblico
che sono sicuro molti di voi conoscono.
«Il Signore disse ad Abramo: vattene dalla tua
terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti
mostrerò» [Gen 12,1]
Viene narrato con queste parole un fatto che
costituisce LA svolta nella storia dell’umanità. All’uomo che cercava
Dio come a tentoni - e dal quale Dio non era lontano – il Signore rivolge
la parola. Dio comincia a parlare all’uomo.
Se avete seguito
e riflettuto con attenzione quanto vi ho detto nei due incontri precedenti,
potrete rendervi conto della portata, del significato di questo fatto. Dio, per
così dire, aveva impresso nella persona umana dei segni della sua presenza.
Tuttavia Egli restava avvolto in un’oscurità impenetrabile, in un silenzio
infrangibile. E l’uomo non sapeva esattamente chi era quel Dio di cui sente il
bisogno più che dell’aria che respira; che cosa pensava dell’uomo; quali erano
i suoi progetti al riguardo. L’uomo rimaneva uno che cercava Dio a tentoni;
oppure che cercava con la magia di catturarne il favore; oppure di farne delle
rappresentazioni che lo rendessero in un qualche modo presente [=idolatria].
S. Paolo,
pur avendo scritto ai fedeli cristiani di Roma che i pagani hanno in se stessi
un’istruzione divina testimoniata dalla loro coscienza [cfr. Rom 2, 14-15]
quando vuole descrivere la loro condizione esistenziale scrive: «senza speranza
e senza Dio nel mondo» [Ef 2,12]. Eppure le città del tempo di S. Paolo erano
piene di templi, ma gli uomini brancolavano nel buio, davanti ad un destino
incerto. Dio non rivolgeva loro la parola.
Dio ad un
certo momento esce dal suo silenzio e comincia a rivolgere la sua parola
all’uomo. Notate bene. E’ una parola che propone un progetto di vita nuovo: un
inizio. Un progetto di vita di cui Dio stesso si assume la responsabilità
ultima. La vicenda di Abramo lo documenta ampiamente: fa nascere un figlio da
una donna sterile.
Non solo, ma
questa parola è certamente rivolta ad uno, ma in ordine ad un popolo: «farò di
te una grande nazione». La parola, il discorso che Dio rivolge all’uomo,
quindi, non dona all’uomo solo delle informazioni di cui pure l’uomo aveva
bisogno, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. Oggi
diremmo: il linguaggio di Dio non è mai solo informativo, ma performativo.
In altre
parole. Dentro alle vicende umane, dentro alla storia umana, accade una storia
che potremmo chiamare sacra che ha come attori Dio che parla
all’uomo e agisce, e la persona umana cui viene chiesto di coinvolgersi.
Potremmo anche dire: è una vera rappresentazione teo-drammatica che avviene sul
palco dell’universo, i cui attori sono Dio e l’uomo.
Per lo scopo
che si propone la Scuola della fede non è necessario narrare ora tutta l’azione
teo-drammatica. Basta che voi abbiate chiaro che cosa significa che Dio parla
all’uomo, e che cosa questo comporta per l’uomo nella ricerca di Dio. Non lo
cerca più a tentoni, perché gli è data la possibilità di ascoltarlo.
Un’ultima annotazione importante. Da un certo momento
in poi, coloro che vivevano questa storia sacra hanno avvertito il bisogno di
mettere per iscritto questa vicenda, parole e fatti. Sono nati così un insieme
di libri [biblia in greco] che nel loro insieme sono giustamente
chiamati sacra scrittura o Bibbia.
2. Ma con
tutto questo il discorso di Dio all’uomo che lo cerca non è concluso. Anzi,
avviene qualcosa di assolutamente imprevedibile.
L’apostolo
Giovanni, nel Prologo al suo Vangelo scrive: «Dio nessuno l’ha mai visto» [Gv
1,18]. Dio certamente aveva parlato all’uomo, ma l’uomo non aveva visto il
volto di Dio. Un grande amico di Dio, a cui Dio rivolgeva da amico ad amico
molto spesso la sua parola, Mosè, gli disse alla fine: «mostrami la tua
gloria». E non fu esaudito: «tu non potrai vedere il mio volto [cfr. Es 33,
11.18-33]. E’ come se Dio parlasse all’uomo, ma colle spalle voltate.
Che cosa è
accaduto, alla fine? Che Dio stesso si è svelato [ha tolto il velo], divenendo
uomo senza cessare di essere Dio. Si è rivelato: «ha lavorato con mani d’uomo,
ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore
d’uomo» [Cost. past. Gaudium et spes; EV 1, 1386].
L’uomo ha
visto Dio stesso nella nostra umanità; Dio ci ha parlato vivendo la nostra
stessa vicenda umana, fino a morire per noi per vincere la nostra paura. La
ricerca dell’uomo, in fondo, ha finalmente raggiunto il suo termine; il
pellegrinaggio umano ha raggiunto la sua meta; il suo andare a tentoni per
trovare la luce vera, è finito. Dio che è venuto ad abitare fra noi, nell’unico
modo che avrebbe dato all’uomo di incontrarlo, di ascoltarlo e di vivere con
Lui: facendosi uno di noi, come uno di noi; incarnandosi, in-umanizzandosi.
Pur
consapevoli che «il mondo non basterebbe a contenere libri che si dovrebbero
scrivere» [Gv 21,25] per narrare e spiegare questo evento da parte di coloro
che ne furono testimoni, tuttavia sentirono il bisogno di narrare la loro
esperienza anche per iscritto. Sono un insieme di 27 libri di cui i quattro
evangeli sono “la perla”.
Questi 27
libri si aggiunsero agli altri già scritti di cui ho già parlato, e il tutto
forma la Sacra Scrittura, o Bibbia, o Parola di Dio scritta.
Il Dio-uomo
è Gesù di Nazareth, il figlio di Maria. Dopo di Lui, Dio rientra nel silenzio.
Per quale ragione? Perché ci ha già detto tutto in Gesù; non ha più nulla da
dirci. Ora non ci resta, se siamo veramente cercatori di Dio, ascoltare la
Parola che Dio ci ha detto, incontrarlo realmente da persona a persona
incontrando Gesù.
3. Ma ora il cercatore di Dio non può
non porre una domanda decisiva: concretamente, allora, per ascoltare ciò
che Dio mi dice; per incontrare Gesù, non mi resta che leggere la Bibbia? Dio
in Gesù viene incontro alla mia ricerca mediante un libro? La cosa è molto
importante, e vi prego di prestare molta attenzione.
Questa
domanda ha percorso questi duemila anni che ci separano da Cristo. E siccome
sono state date risposte false che non hanno affatto portato ad incontrare
Cristo, credo sia bene prima di tutto indicarvele così che non le seguiate. Su
queste strade non incontrerete mai Gesù Cristo. Tempo e fatica persi.
La
prima strada sbagliata è la seguente. Immaginiamo che un ragazzo
abbia incontrato una ragazza e comincia a nascere fra loro l’amore. Uno dei due
comincia a pensare: “come faccio a sapere se mi ama o no?” E decide: “siccome
mi ha scritto alcune lettere, vado ad analizzare quelle lettere e così saprò se
mi ama o no”.
Che
stoltezza! Si può sapere, rendersi conto di chi è una persona per te
prescindendo dalla persona stessa, e studiando ciò che la persona ha detto o
scritto?
Molti hanno
cercato una risposta a quella domanda facendo uno studio molto accurato di ciò
che Gesù aveva detto o fatto, distinguendo le sue parole proprie dalla
testimonianza di chi aveva vissuto con Lui. Lo hanno fatto attraverso una analisi
molto accurata dei testi evangelici. Che cosa hanno trovato alla fine? Niente.
All’origine
di questo atteggiamento sta un errore di metodo molto grave. Perché? perché c’è
un solo modo di renderti conto se la tua/il tuo ragazza/o ti ama: la sua
compagnia, stare assieme. Così c’è un modo per vedere se Gesù dice il vero, se
le sue promesse sono affidabili: la sua compagnia. Bisogna dunque verificare se la
sua compagnia è oggi possibile.
La
seconda strada sbagliata è oggi molto battuta, anche (e
soprattutto) da voi giovani. E’ più ingannevole, perché è più seducente.
La domanda,
vi ricordate, è: “come faccio oggi ad incontrarmi con
Cristo ...?” La risposta è: “facendo quello che ti dice di fare (lavora per i
poveri, impegnati per la pace ...); esegui con generosità ciò che ti dice di
fare”. Poiché, ripeto, questa risposta è molto seducente ed ha ingannato già
tanti giovani, impedendo loro di incontrare Cristo, dobbiamo analizzare bene
questa risposta.
Comincio col
richiamare la vostra attenzione su un episodio evangelico: l’incontro con
Zaccheo. Quando avvennel’incontro? Quando Zaccheo dice:
“restituisco ...do la metà ai poveri”? No: questa decisione di Zaccheo è una conseguenza dell’incontro
con Cristo. E’ Cristo che dice: “scendi, oggi mangio con te”. Ecco l’incontro!
E solo allora Zaccheo capisce che non si può stare in compagnia con Cristo e
continuare a rubare, ad essere prepotenti coi più deboli, a prevaricare sugli
innocenti.
Vedete:
questa seconda strada commette lo stesso errore della prima. Pensa: non c’è che
un modo di essere con Cristo, quello di imitare ciò che ha fatto. Parte già dal
presupposto che Egli, in persona, non possa ora affiancarsi al
cammino dell’uomo. Egli – si pensa – continua ad essere presente in mezzo a noi
nel senso che noi possiamo, dobbiamo “portare avanti la sua causa”.
Ma è proprio
vero che questa è la sua compagnia, la modalità della sua presenza? Oppure
posso vivere la stessa esperienza di Zaccheo: Cristo in persona mi
invita a “stare con Lui”?
Questa è la
domanda e la risposta ha un nome: si chiama CHIESA. C’è un solo modo, un
solo metodo, una sola strada per incontrare Cristo: vivere l’esperienza della
Chiesa; essere nella Chiesa, perché la Chiesa è
vivere con Cristo.
Abbiamo
trovato la risposta che cercavamo. Come faccio oggi ad incontrare Cristo?
Esiste una comunità di uomini e donne entrando nella quale tu vivi in
“compagnia con Cristo”, perché questa comunità è semplicemente la compagnia di
Cristo. E questa compagnia è la Chiesa; essa è la presenza di Cristo in
mezzo a noi. Di Cristo, ho detto. Non solo il luogo dove rimane il suo
insegnamento; dove si cerca di mantenere viva la sua memoria, e la sua “causa”.
No: lì c’è Lui stesso.
E quando
diciamo Chiesa, diciamo qualcosa di molto concreto e di visibile: sono uomini e
donne che vivono in un certo territorio. È incontrando questa comunità che
incontro Cristo; è entrando a farne parte, che mi imbatto letteralmente in
Cristo . Da questo punto di vista, io oggi ho la stessa possibilità di
incontrare Cristo che ebbero Zaccheo, gli Apostoli, e tanti altri di cui
parlano i Vangeli.
4. Sono
sicuro che se mi avete seguito attentamente, provate in voi un qualche
sconcerto, e vi siete fatti una domanda [la stessa in fondo che si fecero nei
confronti di Gesù i suoi conterranei: cfr. Lc 4,22-30]: ma come è possibile che
la Chiesa, cioè questa precisa comunità in questo nostro territorio, sia la
presenza di Cristo, della sua persona in mezzo a noi? ma di che Chiesa stiamo
parlando? Entriamo dentro a questa stupenda casa dove abita Cristo.
4,1 Il
primo aspetto di questa realtà è il seguente: la Chiesa è una
comunità visibile di uomini/donne.
E’ un gruppo
di persone ben identificabile, ben individuabile: non si tratta di una società
segreta o invisibile. L’incontro con Gesù, Signore risorto, non è un fatto
esclusivamente interiore, che accade solo nell’intimo della coscienza di
ciascuno. Non è un fatto individuale, anche se personale [c’è una differenza
essenziale fra individuo e persona: si pensi all’esperienza umana dell’amore].
È una comunità di persone che vi si trovano con tutta la realtà della loro
persona. Sentite come S. Cipriano, un vescovo martire del terzo secolo,
descrive questo fatto: “Siccome Colui che abita in noi è unico, ovunque egli
allaccia e lega insieme coloro che sono suoi col legame dell’unità”.
Vedete la
bellezza di questa casa che è la Chiesa: la nostra individualità, la nostra
“solitudine” diventa “comunione” fra persone. Anzi ciò che suscita lo stupore è
immediatamente proprio questo.
Ma ora dobbiamo fare un piccolo sforzo per
penetrare più in profondità in questa prima dimensione della Chiesa. E per
farlo possiamo partire, come sempre, da una esperienza umana. Che cosa è che
crea una comunione profonda fra due sposi che si amano veramente? E’
l’appartenenza reciproca: l’uno è dell’altro. Se proviamo a
riflettere, vediamo che questo significa due cose:
io sono stato amato/a (sono stato scelto fra i
molti possibili);
io provo in questa scelta-amore un senso di
sicurezza, di forza che mi sostiene.
Ora, avete mai fatto attenzione al fatto che nella
preghiera, noi, la Chiesa, chiamiamo Dio: “Padre nostro”. Cioè: “Tu ci
appartieni”; ed il Signore ci dice: “voi, mio popolo”. Esiste una reciproca
appartenenza che significa due cose: siamo stati scelti-amati (apparteniamo a
Lui); e in Lui troviamo la nostra forza. Dunque: la Chiesa è la comunità
visibile del Signore.
4,2 Il
secondo aspetto è quello più importante di tutti: dovete prestare
molta attenzione. Non perché le cose che ora dirò sono difficili, ma perché non
sono usuali.
In che modo
Cristo è presente in questa comunità di uomini e donne? In che modo noi
diventiamo la comunità di Cristo, che vive con Cristo?
A questo
punto vi dovete ricordare come è nata la Chiesa. Vi ricordate che cosa è
accaduto il giorno di Pentecoste? È narrato in At 2,1-13. Fino a quel momento
Cristo si era presentato con la sua persona “di fronte” ai suoi amici; tra essi
e Lui c’era come un fossato, una barriera. Essi non lo avevano compreso. La
Pentecoste fa si che Cristo, la sua Persona, la sua vita e la sua azione
redentiva, le sue parole diventino una realtà «loro».
Vi faccio
due esempi. Quante volte se uno è scosso da un dolore molto forte, a chi cerca
di consolarlo dice: “tu fai presto a parlare, bisogna provare!” Sicuramente
avete letto qualche poesia o opera letteraria sull’amore e magari vi siete
commossi. E poi vi siete innamorati veramente: è allora che avete capito
veramente che cosa è l’amore. Una cosa è capire, una cosa è sentire. Una cosa è
sapere, e una cosa è sperimentare. Questo vi aiuta a capire un po’ che cosa è
la Chiesa. Essa si costituisce perché lo Spirito Santo è donato dal Signore
Risorto all’uomo, e l’uomo così vive l’esperienza di essere con Cristo, anzi in
Cristo.
Ma in che
modo lo Spirito Santo fa accadere questo avvenimento che è la Chiesa? Fa
nascere quella comunità visibile che siamo noi, che è la Chiesa? In tre modi, o
meglio mediante tre vie.
a/ La prima via è la
successione apostolica. Che cosa vuol dire? Egli nella Chiesa costituisce
alcuni uomini che hanno il compito di predicare la parola di Cristo, di
celebrare i sacramenti, di guidare i discepoli del Signore: sono il Papa ed i
vescovi. Essi fanno in un qualche modo le veci di Cristo nella sua comunità. E
Cristo è talmente presente in essi che chi ascolta loro ascolta Cristo, chi
disprezza loro disprezza Cristo.
b/ La seconda via sono
i Sacramenti. Cosa sono i Sacramenti? Sono azioni che Cristo stesso compie. È
Lui che quando vai a confessarti, ti perdona; è Lui che unisce l’uomo e la
donna in matrimonio. Ma è Lui soprattutto l’Eucarestia: quando tu celebri col
sacerdote l’Eucarestia tu sei presente all’avvenimento della Croce. Veramente i
venti secoli che ci separano da esso sono superati.
Ascoltate
ora quanto dice il papa S. Leone M.: «tutte le cose dunque che il Figlio di Dio
fece ed insegnò per la riconciliazione del mondo, noi non lo conosciamo
solamente dalla narrazione accurata di eventi passati, ma lo sperimentiamo
anche nella potenza di opere presenti» [Sermone 50 (63), 6,1].
c/ La terza via è
l’azione dello Spirito Santo dentro di noi: ti fa sentire la presenza di
Cristo, ti unisce a Lui; Cristo cessa di essere solo un ricordo: lo incontri
realmente.
Ma vorrei
che voi non cadeste in un errore oggi non infrequente. Sentendo parlare di
queste cose, non dovete pensare a chissà quale esperienza “straordinaria”. No:
sapete che cosa succede? Succede che la vostra vita comincia ad essere vissuta
in modo nuovo: è la vostra realtà quotidiana a trasformarsi. Sei sposato?
Cominci ad amare tua moglie/tuo marito con una profondità, una intensità che
prima non avevi: hai ricevuto un amore “cento volte” più grande. Sei fidanzato?
Cominci a vedere la tua ragazza/ragazzo con una tenerezza, con una venerazione,
un rispetto che prima non sentivi. Il tuo lavoro? Non è solo “produzione” di
beni; è realizzazione della tua persona. È la vita stessa di Cristo che ti
pervade sempre più intimamente.
4,3 Il terzo aspetto è il
vincolo della carità. Il fatto che la Chiesa sia una compagine visibile (prima
dimensione) come tale non distingue ancora la Chiesa. Il vero fatto che
costituisce la Chiesa è - come abbiamo detto - che questa compagine visibile è
posta in essere dallo Spirito Santo come vita con e in Cristo, e Cristo è
presente in essa mediante l’apostolo, i sacramenti e l’azione dello Spirito nel
cuore dei credenti. Ma questo “miracolo” prende corpo in una struttura di
rapporti che qualifica quella compagine in un modo di vivere ed agire che è
proprio di questa comunità: ne è come la sua “carta costituzionale”. Questa
struttura si chiama CARITÀ.
Abbiamo
scoperto la verità decisiva per la nostra vita: se vuoi incontrare Cristo, devi
appartenere alla Chiesa. L’appartenenza alla Chiesa è necessaria perché è
necessario appartenere a Cristo, se non vogliamo perdere la nostra vita.
Avete
compreso che cosa significa “appartenere alla Chiesa”. Far parte mediante la
fede e il battesimo di quella comunità di uomini e donne nella quale guidati
dai successori degli Apostoli, partecipando ai sacramenti, siamo uniti in una
comunione di persone dove “non c’è giudeo né greco, non c’è più schiavo né
libero, più uomo né donna, poiché voi siete uno in Cristo” [Gal 3,26].
Veramente la Chiesa è il luogo in cui l’umanità ritrova se stessa.
Concludo.
Dio ci viene incontro mediante la Chiesa. Essa, fate bene attenzione, è non un
ostacolo. In essa Dio in Gesù mi rivolge la sua Parola, e mi dona la sua vita!
Se scomparisse la Chiesa – ma non può accadere – l’uomo sarebbe condannato a
cercare Dio a tentoni.>>
Card.
Carlo Caffarra
Omni die dic Mariae mea, laudes, anima
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