venerdì 1 marzo 2013

6. La castità di Maria


6. La castità di Maria


Dopo il peccato di Adamo, essendosi i sensi ribellati alla ragione, la virtù della castità è per gli uomini la più difficile da praticare. « Tra tutte le lotte, dice sant'Agostino, le più aspre sono le battaglie della castità; il combattimento è quotidiano e la vittoria è rara ». Sia sempre lodato il Signore che in Maria ci ha dato un grande modello di questa virtù. 

A ragione, esclama il beato Sant'Alberto Magno, Maria è chiamata « Vergine delle vergini perché, per prima, senza il consiglio e l'esempio di nessuno, offrendo la sua verginità a Dio, gli ha dato poi tutte le vergini che l'hanno imitata ». Già Davide aveva predetto: « Le vergini sue compagne sono introdotte... nel palazzo del re » (Sal 44,15-16). Senza consiglio e senza esempio; 

sì, dice san Bernardo: « O Vergine, chi ti insegnò a piacere a Dio con la verginità e a condurre sulla terra una vita angelica? ». « Cristo, risponde Sofronio, si scelse per madre questa Vergine purissima, affinché ella fosse per tutti un esempio di castità ». 
Perciò sant'Ambrogio chiama Maria la vessillifera della verginità. Per questa sua purezza lo Spirito Santo proclama la santa Vergine bella come la tortorella: « Le tue guance sono belle come le guance della tortora » (Ct 1,9 Volg.). « Tortorella purissima è Maria », commenta Aponio. Perciò fu paragonata anche al giglio: « Come un giglio tra gli spini, così l'amica mia tra le fanciulle » (Ct 2,2). 

San Dionisio Cartusiano osserva che Maria fu chiamata giglio tra le spine perché « tutte le altre vergini furono spine o per se stesse o per gli altri; ma la beata Vergine né per sé né per gli altri. Infatti col solo farsi vedere infondeva a tutti pensieri e desideri di purezza ». San Tommaso conferma: « La bellezza della beata Vergine spingeva alla castità quelli che la guardavano». 

San Girolamo pensa che san Giuseppe si mantenne vergine in virtù della compagnia di Maria. Contro l'eretico Elvidio, che negava la verginità di Maria, il santo scrive: « Tu dici che Maria non rimase vergine, ma io sostengo che anche Giuseppe fu vergine grazie a Maria ». Dice un autore che la beata Vergine amò talmente questa virtù, che per conservarla sarebbe stata pronta a rinunziare anche alla dignità di Madre di Dio. Ciò risulta chiaramente dalle parole che Maria rispose all'arcangelo: « Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo? » (Lc 1,34) e dalla sua risposta: « Si faccia di me come hai detto tu » (Lc 1,38). La Vergine mostrava così che dava il suo consenso perché l'angelo le aveva assicurato che sarebbe divenuta madre soltanto per opera dello Spirito Santo. 

Sant'Ambrogio dice: « Chi conserva la castità è un angelo, chi la perde è un demonio». Quelli che sono casti diventano angeli, come disse il Signore: « Saranno come angeli di Dio » (Mt 22,30), ma quelli che peccano contro la castità diventano odiosi a Dio, come i demoni. 

San Remigio diceva che la maggior parte degli adulti si perde per questo vizio. Rara è la vittoria su questo vizio, come abbiamo detto in precedenza con sant'Agostino, perché non si praticano i mezzi per vincere. 

Tre sono i mezzi, come dicono, con san Roberto Bellarmino, i maestri della vita spirituale: «Il digiuno, la fuga dai pericoli e la preghiera»

Per digiuno s'intende la mortificazione, specialmente degli occhi e della gola. Benché fosse piena della grazia divina, Maria mortificava i suoi occhi al punto che li teneva sempre bassi e non li fissava mai su nessuno. Così dicono sant'Epifanio e san Giovanni Damasceno e aggiungono che sin da fanciulla era così modesta che suscitava l'ammirazione di tutti. 

Perciò san Luca nota che nel recarsi a visitare santa Elisabetta, la Vergine « andò in fretta »per essere meno veduta in pubblico. In quanto poi al cibo, narra Filiberto che ad un eremita chiamato Felice fu rivelato che Maria bambina beveva latte solo una volta al giorno. San Gregorio di Tours attesta che ella digiunò in tutta la sua vita. 

San Bonaventura afferma: « Maria non avrebbe mai ricevuto tanta grazia se non fosse stata molto moderata nel cibo; infatti non si conciliano la grazia e la gola ». Maria insomma praticò la mortificazione in ogni cosa, sicché di lei fu detto: « Le mie mani stillarono mirra » (Ct 5,5). 

Il secondo mezzo è la fuga dalle occasioni: « Chi evita le insidie sta al sicuro » (Pro 11,15 Volg.). San Filippo Neri diceva: « Nella guerra dei sensi vincono i poltroni », cioè quelli che fuggono le occasioni. Maria fuggiva il più possibile la vista degli uomini; perciò nella visita a santa Elisabetta, come nota Luca, « si mise in viaggio verso la montagna in fretta ». (Un autore osserva che la Vergine lasciò la casa di Elisabetta prima che questa partorisse, come si dedurrebbe dal Vangelo: « Maria rimase con lei circa tre mesi, poi ritornò a casa sua. Giunse intanto per Elisabetta il tempo di partorire e diede alla luce un figlio » (Lc 1,56-57). Perché non aspettò il parto? Per evitare le conversazioni e le visite che avrebbero avuto luogo in quella casa) 


Il terzo mezzo è la preghiera. « Sapendo che non avrei ottenuto diversamente (la sapienza) se Dio non la concede... mi rivolsi al Signore e lo pregai » (Sap 8,21). E la Vergine rivelò alla benedettina santa Elisabetta che non ebbe nessuna virtù senza fatica e senza una continua preghiera. San Giovanni Damasceno dice che Maria « è pura e ama la purezza ». Perciò non può sopportare gli impuri. Ma a chi ricorre a lei basterà invocare con fiducia il suo nome per essere liberato da questo vizio. 
San Giovanni Avila diceva che molte persone tentate contro la castità hanno vinto grazie all'amore verso Maria immacolata. Maria, purissima colomba, quanti sono nell'inferno per questo vizio! Signora, liberacene; fa' che nelle tentazioni ricorriamo sempre a te e t'invochiamo dicendo: 
« Maria, Maria, aiutaci ». Amen.


IMMACOLATA MIA
MIO TUTTO!

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