Settima virtù
Completa conformità della sua volontà
con quella divina, e rassegnazione in essa
35. I. Paolo in ogni cosa conformava sé ed i suoi alla divina volontà: «Per
distinguere, dice, quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta»
(Romani 12, 2). Di qui la sua rettissima intenzione in ogni azione, volendo
in tutto piacere solo a Dio; perciò stimava un nulla i giudizi degli uomini,
le lodi ed i vituperi; non si lasciava sviare dal giusto e dal retto, da nessun
amore od odio, da lusinghe o minacce; ma in ogni luogo era sincero, retto,
costante, immobile ed imperturbabile come se fosse fisso in Dio; e perciò
superiore a tutte le cose, sia prospere, sia avverse: «A me poi, scrive,
pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un uomo, anzi neppure
da me stesso mi giudico; perché, sebbene io non mi senta colpevole di cosa
alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore.
Quindi non giudicate avanti il tempo, finché non venga il Signore, il quale
metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e manifesterà i consigli dei
cuori; e allora ciascuno avrà da Dio la lode (che gli spetta)» (l Corinti 4, 3-5).
Di conseguenza Paolo, in tutte le cose, sia nelle avverse come nelle
prospere, rendeva grazie a Dio (Cfr. Colossesi 3, 17); ne lodava la
provvidenza, dicendo col Salmista: «Benedirò il Signore in ogni tempo».
Ugual cosa prescrive san Girolamo (60) a Pammachio: «Se sono sano,
dice, rendo grazie al Creatore; se sono malato, glorifico in ciò la volontà di
Dio. Quando sono malato, allora divento più forte, e la virtù dello spirito si
rafforza nell’infermità della carne». San Gregorio (61) racconta pure di san
Servulo, povero e paralitico, il quale «si studiava, in mezzo al suo dolore,
di ringraziare Iddio, consacrando, con inni e lodi, giorno e notte». E
mentre stava per spirare, ai suoi che salmeggiavano disse: «Tacete; non
sentite quante lodi risuonano nel cielo?». E attento a tali canti, rese l’anima
a Dio, mentre all’intorno si diffuse un meraviglioso profumo.
Paolo angelo terrestre
36. II. Paolo eseguì ovunque la volontà di Dio, come un angelo terrestre.
Di qui il paragone che san G. Crisostomo (62) fa di Paolo con gli Angeli:
di essi infatti è scritto (63): «Egli fa i venti i suoi Angeli e suoi ministri i
fuochi fiammanti». E: «Potenti in virtù, esecutori dei suoi ordini» (Salmo
102, 20).
Paolo non solo eseguì i precetti di Dio, ma andò oltre, aggiungendo anche i
consigli evangelici, fino a predicare il Vangelo gratuitamente, senza
ricompensa: «Qual è dunque la mia ricompensa? dice. Questa: che
predicando il Vangelo non ponga prezzo al Vangelo» (l Corinti 9, 18).
«Paolo, scrisse il Crisostomo (64), percorse tutta la terra come fuoco e
spirito, e percorrendola la purgò. Veramente ciò è mirabile: poiché come
tale passava sulla terra, e sebbene fosse ancora circondato da corpo
mortale, combatteva già con la forza delle potestà incorporee. Quanto
siamo degni di condanna noi, che non ci studiamo di imitare neppure la più
piccola parte di quelle virtù che erano riunite tutte in un solo uomo!
Pensando assiduamente a queste cose, procuriamo di apparire senza colpa;
sforziamoci di avvicinarci al suo zelo, per meritare di pervenire al
medesimo premio».
37. III. Paolo in ogni cosa faceva ciò che era più perfetto e più accetto a
Dio. La beata Teresa fece voto di agire così; assai di più fece Paolo. Perciò
quando predicava il Vangelo, lavorava con le sue mani, per non essere di
peso ad alcuno. Visse in perpetua povertà, castità ed obbedienza, come i
Religiosi, anzi come il Duce ed il Patriarca dei Religiosi. Torneremo fra
poco su questo argomento.
38. IV. Paolo aveva la mente unita a Dio, per mezzo della preghiera e della
contemplazione, non solo di giorno, ma anche di notte. A Filippi, si trova
in prigione con Sila, verso mezzanotte, mentre prega e loda Dio, un
terremoto scuote il carcere e ne spalanca tutte le porte (Cfr. Atti 16, 25).
San Giacomo, cugino del Signore, come si legge nella sua vita, aveva i
calli alle ginocchia, per le frequenti e lunghe orazioni fatte in ginocchio.
Santa Paola, nell’invito rivolto a santa Marcella di recarsi a Betlemme,
come si legge presso san Girolamo (65): «Ecco, disse, in questo piccolo
buco della terra nacque il Creatore dei cieli! Quando, passando per Silo e
Betel, ritorneremo alla nostra spelonca, canteremo continuamente,
piangeremo spesso, pregheremo incessantemente, e ferite dal dardo del
Salvatore, diremo in comune: Trovai colui che cercava l’anima mia, lo
terrò e non lo lascerò andare via. E: Come il cervo anela alla fonte delle
acque, così l’anima mia anela a te, o Dio».
39. V. Paolo aveva uno smisurato zelo di propagare l’onore di Dio:
«Tant’è Vero, dice lui stesso, che da Gerusalemme e dai paesi circostanti
fino all’Illiria tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo» (Romani 15, 19). Per
questo zelo si oppose a san Pietro, principe di lui e degli altri Apostoli, e lo
riprese liberamente davanti a tutti, dicendogli: «Se tu, che sei Giudeo, vivi
da Gentile, come mai costringi i Gentili a giudaizzare» (Galati 2, 14). Su
tal punto, giustamente osserva il Nazianzeno (66): «Gli Apostoli non
furono forse pellegrini? Non furono forse ospiti di molte nazioni e città?
per le quali si eran dispersi, onde il Vangelo si diffondesse rapidamente in
ogni direzione, né alcuna cosa rimanesse priva del triplice lume (della
santissima Trinità), e della luce della verità; perché anche a coloro che
sedevano nelle tenebre e nell’ombra di morte, venissero squarciati i veli
caliginosi dell’ignoranza».
Fine del primo capitolo
AMDG et DVM
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