lunedì 26 novembre 2018

Medaglia Miracolosa





Conversione di un anticlericale: 

Tobia de Ratisbonne.

Come avete visto, spesso i Blog Cattolici sono visitati dagli anticlericali, a volte carichi di odio verso la Chiesa. A loro dedico la storia di una conversione operata dalla Madonna nel XIX secolo di un acerrimo anticlericale: Tobia de Ratisbonne:

L'otto dicembre 1841 una nave carica di pas­seggeri, partita da Marsiglia, toccava il porto di Civitavecchia. Sul ponte, pronta a scendere, c'era una piccola folla di stranieri: francesi, inglesi, bel­gi, alsaziani. In quel momento, i cannoni del porto tuonarono a salve.

«Che cosa sta accadendo? - domandò un ebreo ad un suo compagno di viaggio.
«Non si spaventi, signor Ratisbonne. Sono spari di festa. Oggi è la festa dell'Immacolata Con­cezione di Maria e le batterie del porto «sparano» in onore della loro celeste Patrona».
«Al diavolo! » - proruppe Tobia Ratisbonne. E afferrando con rabbia i suoi bagagli, rientrò nel­la sua cabina.
Il capitano della nave gli si fece incontro, gentile:
«Qualcosa che non va, signor Ratisbonne?». «Sicuro. Avevo una mezza intenzione di sbar­care a Roma, ma queste sciocche superstizioni di Madonne e cannonate me ne hanno tolta la voglia. Sbarcherò a Napoli. Questa stupida città del Papa mi dà la nausea».
Il capitano della nave non si stupì di queste parole rabbiose. Tobia Ratisbonne era un giovane ebreo nato in Alsazia, ed era diventato con la sua intelligenza fuor del comune un banchiere ricchis­simo. Egli odiava il cattolicesimo a tal punto che quando suo fratello Teodoro si era convertito a Cristo e si era fatto sacerdote, lui l'aveva ripudia­to come fratello.

Nonostante la, sua rabbia contro il cattolicesi­mo, il desiderio di vedere la Roma dei Cesari lo vinse. Da Napoli, dove era sbarcato in un primo tempo, vi si recò il 15 gennaio 1842.

La famiglia De Bussière, nobili e ricchi patri­zi, lo ospitò trattandolo splendidamente. Tobia vi­de i Fori imperiali, il Colosseo, le Terme di Cara­calla, le antiche vie sulle quali gli imperatori avevano celebrato i loro superbi trionfi. «Peccato che quella città regina del mondo antico ora fosse dominata dal Papa, rappresentante di quel Gali­leo, che gli ebrei avevano mandato alla forca come bestemmiatore e 
guerrigliero! ».

Alla vigilia della sua partenza, Tobia Rati­sbonne domandò a Teodoro De Bussière come avrebbe potuto contraccambiare tanta squisita cortesia verso di lui. Teodoro, sorridendo, rispose: «Dovresti farmi un piccolo favore, Tobia. Tu sai che io ero protestante, ma che da qualche tem­po sono entrato nella Chiesa cattolica. Ora vorrei donarti una medaglia di Maria Immacolata. Vuoi accettarla come segno della mia amicizia?.».

L'ebreo provò un'enorme ripugnanza. Tutta­via, da gentiluomo qual era, non poteva rifiutarsi. Abbassò la testa e si lasciò porre al collo la meda­glia, come un bambino. Poi, guardando Teodoro, con ironia, sbottò:
«Ed eccomi ora cattolico, apostolico, romano».
Il giorno 20 gennaio era segnato per la parten­za. Teodoro accompagnò in carrozza l'amico per le vie di Roma. Si fermarono alla chiesa di S. An­drea delle Fratte.
«È una chiesa bella e antica. Dovresti visitar­la, - disse Teodoro a Tobia - scendi e prova a darle una sguardo».
Entrarono. La chiesa era piccola e deserta, ma un piccolo tesoro d'arte. Teodoro si recò con indif­ferenza, quando il suo sguardo fu attratto verso l'altare di san Michele.

Era un vero miscredente. Un autentico nega­tore del Cristianesimo. Nessuna emozione mistica lo turbava. Non desiderava credere, murato nella sua indifferenza. 
Ecco come lo stesso Ratisbonne racconta la sua esperienza:

«Nessun oggetto d'arte attirava la mia atten­zione. Lasciai scorrere lo sguardo all'intorno, sen­za soffermarmi in alcun pensiero; mi ricordo solo di un cane nero che saltellava davanti a me... Ma ben presto il cane scomparve, la chiesa intera scomparve e non vidi più niente, o piuttosto, mio Dio, vidi una cosa sola!
Ero là, prostrato in lacrime, il cuore come strappato da me stesso, allorché De Bussière mi richiamò alla vita.

Non potevo rispondere alle sue domande af­fannose; poi afferrai la medaglia che portavo sul petto; baciai con effusione la Vergine dispensatri­ce di grazia... Oh, era proprio lei, la Vergine Maria apparsa davanti a me, in piedi, sull'altare, piena di maestà e di dolcezza, con le mani - aperte da cui scaturivano fasci di luce intensissima.

Una forza irresistibile mi spinse verso di Lei. La Vergine mi aveva fatto segno con la mano di in­ginocchiarmi e mi sembrò che mi dicesse: «Va be­ne». Non parlò più a lungo, ma io capii tutto. Quando mi inginocchiai, investito dalla luce delle sue mani, mi parve che una benda cadesse dai miei occhi...
Non una sola benda, bensì l'intera moltitudi­ne di bende che mi avevano avvolto, disparvero l'una dopo l'altra, come la neve, il fango e il ghiac­cio sotto l'azione di un sole cocente.
Quel che so, è che al momento di entrare in chiesa, ignoravo tutto; uscendone, vedevo chiaro...»:
Teodoro De Bussière lo scosse due o tre volte. Finalmente Ratisbonne si volse. Aveva il volto inondato di lacrime e balbettava felice: «Era Lei, era proprio Lei, Maria, la Madre del Cristo!».

Lo accompagnarono da un prete cattolico: To­bia De Ratisbonne gli raccontò la straordinaria esperienza nella Chiesa di Sant'Andrea delle Frat­te. Ormai nel suo cuore era diventato cattolico.

«Se quella mattina del 20 gennaio 1842 - scri­verà più tardi - qualcuno mi avesse detto: Ti sei alzato ebreo e ti coricherai cristiano, se qualcuno mi avesse detto una cosa simile, l'avrei guardato come il più pazzo degli uomini... Se in quel mo­mento in cui entrai a Sant'Andrea - era mezzo­giorno - qualcuno mi avesse detto: Tra un quarto d'ora tu adorerai Gesù Cristo, tuo Dio e tuo Signo­re, e sarai prosternato in una povera chiesa e ti picchierai il petto ai piedi di un sacerdote, in un convento di Gesuiti dove passerai il carnevale per prepararti al Battesimo, pronto ad immolarti per la fede cattolica, e rinuncerai al mondo, ai suoi piaceri, alla tua fortuna, alle tue speranze, al tuo avvenire, e se necessario, anche alla fidanzata, al­l'affetto della famiglia, alla stima degli amici, al­l'affezione degli ebrei... e non aspirerai più che a servire Gesù Cristo e a portare la sua croce fino al­la morte... io dico che se qualche profeta mi avesse fatto una simile predizione, avrei giudicato un so­lo altro uomo più insensato di lui: l'uomo che avesse creduto alla possibilità di una tale follia! Eppure è proprio questa follia che fa oggi la mia saggezza e la mia felicità».

Il sacerdote cattolico, incontrato quel giorno, lo invitò a prepararsi al Battesimo. Era chiaro: Maria stessa lo voleva fratello del Figlio suo, il Cristo Gesù, nella Chiesa cattolica, apostolica, romana.

Per le vie di Roma si festeggiava il carnevale. All'interno di un Istituto dei Padri Gesuiti, Tobia De Ratisbonne, il banchiere ebreo, giovane ambi­zioso, che giudicava Roma «una stupida città» perché vi abitava il Papa, e l'Immacolata solo una superstizione dei preti, si preparò con fervore di neofita al Battesimo.

Compiuta la preparazione, il Cardinal Patrizi battezzò Tobia De Ratisbonne. Volle chiamarsi Al­fonso Maria.
Maria, l'Immacolata, l'aveva vinto e condotto con mano di mamma al suo divin Figlio.
Una commissione incaricata dal Papa, nel giu­gno dello stesso anno, riconobbe la verità dell'ap­parizione.
Tornato in Francia, Alfonso De Ratisbonne la­sciò tutto: la casa, la banca, la fidanzata, la vita brillante che aveva davanti, per cominciare gli studi teologici in preparazione al sacerdozio.

Dopo l'ordinazione sacerdotale, don Alfonso si recò in Oriente, dove dedicò tutta la sua vita alla conversione degli ebrei, fondando la Congregazio­ne di Nostra Signora di Sion.

Oggi, chi va in Palestina e cerca la sua tomba, la trova nel piccolo cimitero di S. Giovanni in Montana, all'ombra di una bianca statua di Maria Immacolata.
Per tutta la sua vita, guidato da Maria, l'amo­re del suo Dio aveva preso il posto di ogni altro amore.


Contemplare Et mirare Eius celsitudinem,
Dic felicem Genitricem, Dic beatam Virginem!



Nessun commento:

Posta un commento