COME SI PROPAGA IL MALE PRESENTE
La sorgente del male, l’abbiamo detto, è il peccato
originale. Questa sorgente, pero, è segretissima, e proprio dal segreto che
l’avvolge trae maggior facilità per propagare i suoi veleni.
Il peccato originale è poco conosciuto, e spesso mal
conosciuto. Poiché ha gettato le anime nell’ignoranza, sembra impegnarsi a
nascondere soprattutto la sua malizia che essenzialmente consiste in due cose:
la perdita della giustizia originale e il deterioramento della natura: ma oggi,
pur ammettendo la perdita della giustizia originale, si vorrebbe tuttavia non
riconoscere che la natura è stata deteriorata.
Questa conoscenza così monca del peccato originale
lascia campo libero ad una folla di errori, ed è assolutamente impotente nella
salvezza di alcunché, seguendo la massima assai conosciuta: «Bonum ex integra
causa: malum ex quocunque defectu».
Da questo non saper e non voler riconoscere il
deterioramento della natura causato dal peccato originale derivano conseguenze
funestissime.
La natura diventa orgogliosa di sé stessa nonostante
la solenne espressione dell’Apostolo: «Che cosa mai possiedi che tu non abbia
ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi
ricevuto» (1 Cor. 4,7).
La natura, essendosi fetta cieca sul suo male, è
portata ad abusare del suo proprio bene. Ne abusa col farsene una arma contro
Dio e nello stesso tempo per ferire sé stessa con nuove ferite. Possiede la
ragione, la libertà e i sensi e ne abusa. La sua insolente rivolta contro Dio
l’imprigiona nel naturalismo; e con uno strascico di inevitabili conseguenze la
sua ragione sprofonda nel razionalismo, la sua libertà nel liberalismo e i suoi
sensi nella sensualità.
Eppure dopo tutte queste spaventose conquiste nel
male, la natura, essendo rimasta insoddisfatta, si volta contro il Salvatore;
nega la sua divinità, l’umanità, la grazia, la sua Chiesa, per finire col
negare tutto. Poi dice a se stessa come l’antica Babilonia: «Io e nessuno fuori
di me» (Is. 48,8).
È vero che il male non è grande in tutte le anime; ma
negli stessi credenti le verità sono singolarmente diminuite. Esiste per essi
un naturalismo addolcito che non si preoccupa di esser elevato a dogma, ma che
si contenta perfettamente di esser accettato come dottrina pratica. C’è un
razionalismo mitigato che non condanna la fede, ma che spesso si riserva il
diritto di giudicarla; c’è anche un liberalismo cattolico; e benché non si sia
ancora osato di pronunciare il nome di un sensualismo cattolico, si deve
tuttavia ammettere che il sensualismo ha già invaso molte anime cattoliche
nelle quali la vita sensuale è giunta a soffocare la conoscenza della stessa
mortificazione cristiana, senza la quale, pero, secondo la testimonianza
dell’Apostolo non esiste la vita davanti a Dio: «Poiché se vivete secondo la
carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le
opere del vostro corpo, vivrete» (Rm. 8,13).
Qui bisogna sottolineare un fatto capitale sul quale
il razionalismo ha singolarmente falsificata le idee delle stesse anime buone.
Se si studiassero gli autori che hanno trattato della grazia fino al secolo XV
o XVI e si confrontassero con essi gli autori dei tempi moderni, si potrebbe
osservare che esiste tra loro una differenza considerevole. In quella si
riconosce in tutta la sua potenza la grazia medicinale del Redentore, la
gratuità e l’efficacia. Nei moderni, invece, l’efficacia della grazia per lo
più è attribuita alla volontà della creatura mentre anticamente la si
considerava come un dono della stessa grazia. Riteniamo perciò che gli uomini,
anche quelli cristiani, del nostro tempo non sono in grado di leggere il
trattato di San Bernardo: «De gratia et libero arbitrio» senza smarrirsi, e,
forse, senza scandalizzarsi. L’Abate Rohrbacher non ha forse scritto che San
Bernardo non seppe fare distinzione della natura e della grazia? Voi pigmei del
secolo XIX, voi avete scritto ciò riguardo San Bernardo; voi avete scritto lo
stesso di Sant’Agostino.
I piccoli uomini del tempo presente non
hanno ricevuto dalla grazia le percezioni che ricevettero gli antichi, perciò
non ritengono di aver tanta necessità di pregare per chiedere, ottenere e
conservare la grazia. Che cos’è la preghiera oggi? Dove
le anime che pregano? Non è forse vero che la maggior parte dei cristiani che
ancora pregano fanno consistere la preghiera nella recita di formule? Oh quanto
sono lontani dal cristianesimo di nostro Signore e dei suoi Apostoli che è
spirito e vita!