lunedì 25 luglio 2016

«Potete voi bere il calice?» - VITA DI SAN GIACOMO APOSTOLO

«Potete voi bere il calice?»

Giacomo, Galileo, figlio di Zebedeo e fratello germano dell'Apostolo Giovanni, chiamato col fratello tra i primi Apostoli, abbandonò il padre e le reti per seguire il Signore, e tutti due furono chiamati dallo stesso Gesù Boanerges, cioè figli del tuono. 

Egli fu uno dei tre Apostoli, che il Salvatore amò di più, e che volle avere come testimoni della sua trasfigurazione, del miracolo che fece allorché risuscitò la figlia del capo della sinagoga, e quando si ritirò sul monte degli Olivi per pregare il Padre, prima d'essere preso dai Giudei.

Dopo l'ascensione di Gesù al cielo, egli predicò la sua divinità nella Giudea e nella Samaria, convertendo moltissimi alla fede cristiana. 

Partito poi per la Spagna, vi convertì alcuni a Cristo; di questi in seguito san Pietro ne ordinò sette vescovi e li inviò per primi in Spagna. 

Quindi ritornato a Gerusalemme, avendo guadagnato, fra gli altri, alla verità della fede il mago Ermogene, e proclamando liberamente la divinità di Gesù Cristo, Erode Agrippa, divenuto re sotto l'imperatore Claudio, per conciliarsi i Giudei, condannò Giacomo alla pena capitale. 

Colui che l'aveva condotto al tribunale, vedendo il coraggio col quale andava al martirio, si dichiarò cristiano anche lui.

Mentre venivano portati al supplizio, egli chiese perdono a Giacomo; e Giacomo, baciandolo: «La pace sia con te» gli disse. Pertanto vennero tutti due decapitati; poco prima Giacomo aveva guarito un paralitico. 

Il suo corpo fu poi trasportato a Compostella, dove è in sommo onore, accorrendovi pellegrini da tutte le parti del mondo per motivo di pietà e di voti. 

Per celebrare la memoria del suo natale, la Chiesa ha scelto quest'oggi, ch'è il giorno della sua traslazione, perché fu verso la festa di Pasqua ch'egli, primo degli Apostoli, rese testimonianza a Gesù Cristo con l'effusione del suo sangue a Gerusalemme.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Omelia di san Giovanni Crisostomo
Omelia 66 su Matteo
Nessuno si conturbi, se diciamo che gli Apostoli erano ancora tanto imperfetti; poiché il mistero della croce non era stato ancora consumato, né era stata ancora infusa nei loro cuori la grazia dello Spirito. Che se desideri conoscere la loro virtù, considera quali furono dopo ricevuta la grazia dello Spirito, e vedrai ch'essi superarono ogni malvagia inclinazione. 

Ed è per questo che si rivela ora la loro imperfezione, perché tu possa apprezzare meglio come furono d'un colpo trasformati dalla grazia. Ch'essi non abbiano chiesto nulla di spirituale, né abbiano avuto alcun pensiero del regno celeste, è evidente. 

Tuttavia esaminiamo come s'accostano, e che cosa gli dicano: «Vogliamo, dicono, che tu ci conceda quanto ti domanderemo» (Marc. 10, 35). Al che Cristo risponde: « he volete?» non ignorandolo, certo, ma per obbligarli a spiegarsi, affine di scoprire la piaga e applicarvi così il rimedio.


Ma essi, arrossendo per la vergogna e confusi d'essere scesi a sentimenti umani, preso Cristo in disparte, gli fanno la domanda di nascosto dagli altri discepoli. Difatti essi camminarono avanti agli altri, dice (l'Evangelista), per non essere intesi; e così espressero finalmente ciò che volevano . 

E volevano ottenere, com'io presumo, che, avendo udito come i discepoli si sarebbero assisi su dodici troni, occupassero essi i primi di questi troni: giacché sapevano certo di essere amati più degli altri; ma temendo che Pietro fosse loro preferito, osarono dire: «Ordina che seggano uno alla tua destra e l'altro alla sinistra» (Matth. 20, 22). 

E insistono dicendo: «Ordina». Ed egli che risponde? Per far intendere loro che non domandavano nulla di spirituale, e che non sapevano neppure cosa si domandassero, poiché non avrebbero osato domandarlo se l'avessero saputo: «Non sapete, dice, quel che domandate» (Matth. 20, 22): non sapete quanto ciò sia grande, quanto meraviglioso, eccedente persino le più alte virtù del cielo.

E aggiunse: «Potete voi bere il calice che berrò io, e battezzarvi col battesimo onde son battezzato io?» (Matth. 20, 22). 

Nota come li rimuove subito da questa speranza, ragionando loro di cose affatto opposte. Voi, dice, mi parlate di onori e di corone; e io vi parlo di lotte e di sudori. Non è questo il tempo delle ricompense, né cotesta mia gloria si manifesterà ora; adesso è tempo di persecuzione e di pericoli. 

Osserva poi come colla stessa interrogazione li esorta e alletta. Poiché non disse: Potete sostenere i cattivi trattamenti, potete versare il vostro sangue? ma solamente: «Potete voi bere il calice?». E per attirarli soggiunge: «Che berrò io?» affin di disporli meglio a soffrire colla stessa prospettiva di partecipare alle sue sofferenze.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
AMDG et BVM