domenica 3 luglio 2016

QUI VULT CAPERE CAPIAT


Dominica VII Post Pentecosten ~ II. classis
Sancta Missa


Divinum Officium             Kalendarium



Epistola 

Lettura della Lettera del B. Paolo Ap. ai Romani.

Rom 6:19-23
Fratelli: Vi parlo alla maniera umana a causa della debolezza della vostra carne: come infatti avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a scopo di malizia, cosí ora offrite le vostre membra per servire alla giustizia a scopo di santificazione. Infatti, quando eravate schiavi del peccato, non potevate servire alla giustizia. Ma che vantaggio avete avuto da quelle cose delle quali ora vi vergognate? Poiché il fine di essi è la morte. Ora, invece, liberati dal peccato, e fatti servi di Dio, avete per vostro vantaggio la santificazione e per fine la vita eterna. Infatti, mercede del peccato è la morte: ma dono di Dio è la vita eterna nel Cristo Gesú nostro Signore.

R. Grazie a Dio.





Séguito  del S. Vangelo secondo Matteo.

R. Gloria a Te, o Signore!

Matt 7:15-21
In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi sotto l’aspetto di pecore, ma che nell’intimo sono lupi rapaci: li riconoscerete dai loro frutti. (Atténdite a falsis prophétis, qui véniunt ad vos in vestiméntis óvium, intrínsecus autem sunt lupi rapáces: a frúctibus eórum cognoscétis eos.) 

Forse che alcuno raccoglie l’uva dalle spine o il fico dai rovi? Cosí ogni albero buono dà buoni frutti; mentre l’albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l’albero buono produrre frutti cattivi, né l’albero cattivo produrre frutti buoni. 

Ogni albero che dà frutti cattivi sarà tagliato e gettato nel fuoco. Dunque, dai loro frutti li riconoscerete. 

Non chiunque mi dirà: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli.
R. Lode a Te, o Cristo. 

S. Per questi evangelici detti siano perdonati i nostri peccati. 
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Omelia di sant'Ilario Vescovo
Commento su Matteo, can. 6

Gesù ci avverte qui che le parole lusinghiere e le arie di mansuetudine si devono valutare dal frutto delle opere; 
e che uno si deve apprezzare non secondo ciò che si mostra nelle parole, ma secondo che si mostra nei fatti; 
perché spesso la veste di pecora serve a nascondere la ferocia del lupo. 

Dunque, come le spine non producono le uve, ne i cardi i fichi, e come gli alberi cattivi non danno buoni frutti; 
così c'insegna che la realtà delle buone opere non consiste in queste maniere esterne, ma che ognuno deve riconoscersi dalle sue opere. Perché non è lo zelo delle parole che conquista il regno del cieli; né colui che dice: «Signore, Signore» (Matth. 7,21) sarà erede di esso.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

R. Lode a Te, o Cristo. 
S. Per questi evangelici detti siano perdonati i nostri peccati. 

AMDG et DVM