domenica 9 novembre 2014

Le meraviglie della Divina bontà tenera e stupenda.


CAPITOLO XII. - PAZIENZA DI DIO NEL SOPPORTARE I 

NOSTRI DIFETTI




Ti ringrazio ancora, o mio Dio, di un'altra visione, che mi riuscì gradita ed utile. Tu mi hai fatto conoscere con quale pazienza sopporti i nostri difetti per condurci all'emenda e renderci poi beati con Te in cielo. 

Una sera avevo provato un vivace senso di malcontento e il giorno dopo, all'alba, sospiravo il momento di mettermi in preghiera, quando, mio Gesù, Ti vidi sotto le sembianze d'un pellegrino sfinito ed abbandonato da tutti. La coscienza. mi rimproverò il fallo commesso ed io mi rammaricai d'aver turbato, con l'impetuosità del carattere, l'Autore della pace e della mondezza interiore. Mi sembrava perfino di preferire che Tu fossi stato assente dall'anima mia in quel momento, (ma solo allora), nel quale avevo osato trascurare la lotta contro il nemico, che mi trascinava a sentimenti così opposti alla tua santità. 

Ecco l'adorabile risposta di Gesù: 
« Se un povero malato, che si è con fatica trascinato al dolce raggio del sole, fosse, ad un tratto, sorpreso dal temporale, non proverebbe forse conforto, sperando che presto il tempo ritornerà sereno? Ebbene, anch'io, vinto dall'amore, ho stabilito in te la mia dimora e, nell'imperversare della bufera sollevata dalle tue passioni, mi consolo, aspettando l'attimo benedetto di quel pentimento che ricondurrà la calma nel tuo cuore, e che ti guiderà verso le regioni feconde dell'umiltà ». 


Non sapendo, per l'impotenza dell'umano linguaggio, ripetere le grazie segnalatissime che mi hai accordate col dono eminente della tua continua presenza, gradisci, te ne supplico, o mio Dio, i sentimenti del mio cuore riconoscente e fa che, dal profondo abisso dell'umiltà, canti le meraviglie della tua bontà tenera e stupenda.

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