11 - Il Cuore di Maria è un mare
Mària e Marìa. - Il Cuore di Maria non è solo fonte, ma molto più di quello di
S. Paolo (S. Giovanni Cris.) è mare. Lo oceano creato da Dio nel terzo giorno è
bella figura di questo cuore, oceano di purezza, di grandezza, di utilità. Il mare è
una delle più grandi meraviglie dell'onnipotenza di Dio (Sal 92, 5): «Mirabiles
elationes maris».
Il Cuore di Maria è un oceano di prodigi e un abisso di miracoli: è uno
straordinario capolavoro dell'Amore increato, nel quale gli effetti della potenza,
della sapienza, della bontà infinita splendono più che non in tutti gli Angeli e gli
uomini.
Dio, dice la Bibbia, chiamò l'insieme delle acque mari: congregationes aquarum
vocavit m-à-r-i-a e l'insieme delle grazie uscite dal cuor di Dio si chiamano
M-a-r-ì-a.
Difatti S. Gerolamo dice: «La grazia è distribuita in varia misura fra i Santi,
Maria ne possiede la pienezza». Per questo S. Pier Crisologo la chiama
«Collegium sanctitatis»: cioè luogo in cui grazia e santità sono congiunte; e
S. Bernardo la definisce «Mare admirabile gratiarum».
Tutti i fiumi sfociano nel mare e il mare non ne trabocca: «Omnia flumina
intrant in mare, et mare non redundat». (Sir, 1, 7). Allo stesso modo
tutti i ruscelli, i torrenti, i fiumi delle grazie degli Angeli e degli uomini vengono
a congiungersi nel vasto mare del Cuore SS. di Maria, che non ne trabocca,
tanto è grande la sua capacità, ma le riceve per fame il miglior uso a gloria
di Dio.
Il mare non è avaro delle sue acque; ma con l'evaporazione le comunica alla
terra per mezzo dei fiumi, che la irrorano e la rendono feconda d'ogni specie
di frutti.
Di tutte le grazie che il Cuore di Maria riceve da Dio, non ne ritiene alcuna
per sè, ma le ritorna tutte alla prima sorgente e ne spande quanto è necessario
e conveniente sull'arida terra dei nostri cuori, affinché fruttifichino per Dio e
per l'eternità.
«Maria, dice S. Bernardo, si è fatta tutta a tutti. La sua carità senza limiti
l'ha resa debitrice ad ogni sorta di persone. Ella ha aperto a tutti il seno della
sua misericordia e lo splendore del suo cuore, affinché tutti ne ricevano
largamente la pienezza: il prigioniero la liberazione, il malato la guarigione,
l'afflitto il conforto, il peccatore il perdono, il giusto l'aumento di grazia,
l'Angelo l'accrescimento di gioia, il Figlio di Dio la sostanza di sua
carne umana, infine la SS. Trinità lode e gloria eterna; e così pure
dell'amore e della carità del suo cuore risentano il Creatore e tutte
le creature» (Serm. de verb. Apoc. Signum Magnum).
12 -Il Cuore di Maria è Paradiso Terrestre
Il paradiso del primo uomo rappresenta molto bene quello del secondo.
Per vedere nella sua luce simile quadro, occorre considerare attentamente
molte cose.
1) - Maria è il giardino del diletto: «Veniat dilectus meus in hortum suum» (Ct 5, l).
«Venga il mio Diletto nel suo giardino». Questo Diletto è Gesù. Il giardino è il cuore
verginale di Maria, nel quale Essa l'ha attirato col suo amore e la sua umiltà.
2) - È un giardino chiuso. «Hortus conclusus». Il cuor di Maria (Ct 4, 12), è
assolutamente chiuso a due cose: al peccato, che non vi è entrato mai; chiuso al
mondo e a tutte le cose che gli appartengono, a tutto ciò che non è Dio, il quale
l'ha sempre occupato tutto e non vi ha lasciato posto per nessuno.
3) - È il giardino di delizie del Figlio di Dio, delle sue più grandi delizie, dopo quelle
godute da tutta l'eternità nel seno, nel cuore del Padre suo.
Se voi, o mio buon Gesù, affermate di trovare le vostre delizie nel restare coi figli
degli uomini: «Deliciae meae esse cum filiis hominum» (Pr 8, 31), benché così
ripieni di peccati, quali delizie non avrete goduto nell'amabilissimo cuore della vostra
SS. Madre, ove non avete mai trovato nulla che non vi fosse graditissimo, ove siete
sempre stato lodato, glorificato, amato più perfettamente che nel Paradiso dei
Cherubini e dei Serafini?
Certo si può dire che dopo il seno dell'adorabile vostro Padre, non c'è luogo
sì santo, sì degno della vostra grandezza, sì pieno di gloria e di soddisfazione per
voi, come il cuore verginale di Maria.
Ne consegue, o mio Salvatore, che all'invito della vostra diletta di accedere
al suo giardino, cioè al suo cuore: «Veniat Dilectus meus in hortum suum»,
Voi abbiate a rispondere: Sono venuto nel mio giardino, mia sorella, mia sposa;
ho raccolto le mortificazioni, le angoscie del tuo cuore, le virtù che esso ha
praticato per mio amore, per tutto conservare nel Cuor mio, a mia gioia,
a mia gloria eterna. Ho pure mangiato il mio miele e bevuto il mio vino e il
mio latte, cioè, nel Paradiso che mio padre mi ha donato, ho
trovato molte delizie; mi par di godervi una festa continua, un perpetuo
convito (Ct 5, 1). Chi l'ha fatto? Dio. «Plantaverat Dominus Deus paradisum
voluptatis a principio» (Gen1, 8). La sua bontà infinita verso il primo uomo gli
aveva fatto creare il primo paradiso non solo per Adamo, ma se non avesse
peccato, anche per tutta la sua discendenza.
L'amore incomprensibile dell'Eterno Padre verso il secondo Adamo, Gesù,
gli ha fatto fare il secondo Paradiso per lui e per tutti i suoi veri figli, i quali lo
abiteranno eternamente insieme col loro ottimo padre. Egli già fin d'ora li rende
partecipi delle sante delizie che vi possiede, e ne li renderà partecipi più
largamente un giorno per sempre.
Ecco perché, dopo aver detto che era venuto nel suo giardino per mangiarvi
il suo miele, e bervi il suo vino e il suo latte, si rivolge ai suoi stessi figli e dice:
«Mangiate e bevete con me, amici miei e inebriatevi, miei amatissimi» (Ct 5, 1).
Che vi si trova? Frutti e fiori.
Nel Paradiso di Adamo vi si trovano 3 cose principali:
1) l'albero della vita; 2) l'albero della scienza; 3) molti altri alberi con ogni
sorta di frutti belli e gradevoli.
Nel giardino di Gesù, vediamo alberi incomparabilmente più belli:
1 - Il vero albero della vita, il Figlio unico di Dio: suo Padre l'ha piantato
nel centro, cioè nel cuore verginale della sua SS. Madre, allorché
l'Angelo le ha detto: «Dominus tecum».
S. Agostino spiega queste parole così: «Il Signore è con Te», per essere
dapprima nel tuo cuore, o Maria, poi nel tuo seno verginale.
È dunque il frutto di quest'albero divino che ci ha dato la vita vera,
eterna, perduta a causa di un altro frutto offertoci da un ... nemico.
E questo frutto ci è stato donato da una donna tutta divina,
impeccabile, Maria!
«Quid dicebas, o Adam?» domanda S. Bernardo. (Hom., 2, Missus est):
Che dicesti, Adamo? «Mulier quam dedisti mihi, dedit mihi de ligno et comedi».
La donna che mi avete data mi ha dato il frutto dell'albero, e io ne ho mangiato.
«Verba malitiae sunt haec, quibus magis augeas quam deleas culpam».
Queste parole non servono che ad aumentare la colpa,
piuttosto che a sminuirla. «Muta ergo iniquae excusationis verbum in vocem
gratiarum actionis, et dic: Domine, (cambiando la vostra scusa cattiva in voce
di azione di grazia) Mulier quam dedisti mihi dedit mihi de ligno vitae, et
comedi, et dulcem factum est super mel ori meo, quia in ipso vivificasti me»
- «Signore, la donna che mi avete donata, m'ha dato il frutto dell'albero
della vita ed io ne ho mangiato; l'ho trovato più dolce del miele, perché voi mi avete
dato la vita con questo prezioso frutto...».
2 - L'albero della scienza del bene e del male. Difatti Maria ha sempre
portato in sé colui nel quale sono nascosti tutti i tesori della scienza e della
sapienza divina. E poiché Maria SS. non ha conosciuto praticamente il peccato,
ma l'ha conosciuto solo nella luce di Dio e come Dio, perciò Essa lo odia
come Dio lo odia.
Adamo ed Eva si sono perduti e hanno perduta la loro posterità, mangiando
il frutto proibito; la nostra Eva, la vera madre dei viventi, si è santificata ed ha
santificato i suoi figli, mangiando il frutto dell'Albero della scienza del bene e
del male, piantato da Dio nel suo cuore, cioè facendo della scienza divina lo
stesso uso che Dio ne ha fatto; servendosene, cioè, per amare Dio come
Dio si ama, e per odiare il peccato come Dio lo odia.
3 - Parecchi altri alberi vi sono nel cuore di Maria, carichi di eccellenti frutti,
ed invita il suo diletto a cibarsene: «Veniat Dilectus meus in hortum suum,
et comedat fructum pomorum suorum» (Ct V, 1).
La fede, la speranza, la carità, la sottomissione alla divina volontà, sono
altrettanti alberi santi, piantati nel cuore di Maria e che portano un'infinità di
bei frutti.
La purezza verginale di Lei è un albero celeste che ha portato il re dei vergini,
ed in seguito tanti milioni di sante vergini che sono nella Chiesa di Dio.
Il suo zelo ardentissimo per la gloria di Dio e per la salute delle anime è
un albero divino portante altrettanti frutti quante sono le anime alla salute delle
quali Essa ha cooperato.
Nel giardino di Gesù ci sono poi i più splendenti fiori delle cristiane virtù:
fiori immortali che conservano in ogni stagione la loro bellezza e il loro
graditissimo profumo, a delizia degli uomini, degli Angeli e dello stesso Dio.
Fiori che sono insieme frutti: «Flores mei fructus honoris et honestatis».
Il Re eterno ne ha fatto l'ornamento della sua casa, e se ne serve per attirare
a sé un immenso numero di cuori.
Tra i fiori di questo giardino S. Bernardo ammira particolarmente il
profumo delle violette, il candore dei gigli, lo splendore delle rose.
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