LA « TEOLOGIA » DI MARIA È VERA CONOSCENZA DI SÉ
PERCHÉ VERA CONOSCENZA DI DIO
Secondo Agostino tutta la teologia si riduce a due conoscenze, la conoscenza di Dio e la conoscenza di se stessi: Noverim te, noverìm me (Solil., II, 1) Una conoscenza unica che verte su due oggetti tra loro complementari e relativi: causa ed effetto, Creatore e creatura, principio d'azione e atto, seme della pianta e pianta, radice e albero, albero e frutto, eccetera.
Ogni vera teologia deve portare alla conoscenza di questi due poli dell'essere. Solo quando una teologia non è vera — e nel corso dei tempi (non esclusi i nostri) esempi di teologia non vera si ebbero a iosa — questi due poli dell'essere, o in alto riguardo a Dio, causa dell'essere, o in basso riguardo all'uomo, si presentano in una ambiguità e confusione talmente vaste da addirittura scoraggiare chiunque volesse affrontarne lo studio e la conoscenza.
Maria ha avuto il privilegio di conoscere Dio e di conoscere se stessa più di chiunque altro sulla terra.
Essa conosce Dio per fede, e conosce se stessa per l'umiltà. Anzi, conosce Dio con una fede umile, quindi autentica, quindi ferma come una roccia, quindi totale, senza crepe, senza scosse, assoluta.
E nella conoscenza di Dio vede se stessa. Maria procede per fede, non per visioni vere o presunte. Essa conosce il timore, soffre per la comprensione limitata, sente la deficienza umana in sé e intorno a sé. Quello che separa Maria da tanti teologi di ieri e di oggi è la fede umile, la prontezza del sì alla volontà di Dio e la costanza nel rendere questo sì efficiente e vero: cioè la conoscenza e la vita, la teoria sempre sposata alla pratica.
Il sì di Maria, sgorgato dalla fede, era stato il perno della svolta nella storia della salvezza. Tutti i cieli e tutta la terra germogliarono di bellezza per la nascita di un Bambino. Per quel Bambino fu possibile il rinnovamento del mondo. Per quel Bambino la Chiesa divenne una realtà e il Regno di Dio sulla terra una speranza per l'umanità peccatrice.
Tutto questo perché Maria, scientemente e volontariamente, era entrata a collaborare ai piani di Dio come serva e agente dello Spirito Santo.
Eppure nessuno più di Maria ebbe la scienza concreta e pratica del proprio nulla.
Ella sa bene che tutto il suo essere, sia naturale che soprannaturale, ricadrebbe nel nulla se Dio non lo sostenesse istante per istante. Sa che tutto ciò che è, tutto ciò che ha, tutto ciò che sa, non è suo ma di Dio, puro frutto della sua liberalità. La grande missione, i grandi privilegi ricevuti dall'Altissimo non Le impediscono di vedere e di sentire la sua « bassezza ».
Ma ciò, lungi dallo sgomentarla o scoraggiarla, come spesso accade a chi considera e conosce la propria nullità e miseria, le serve di punto d'appoggio per slanciarsi in Dio con un rapido movimento di speranza. Anzi, quanto più è consapevole del suo nulla e della sua impotenza, tanto più la sua anima s'innalza nella speranza. Proprio perché Essa è vera povera di spirito, non ha alcuna fiducia nelle sue risorse, nelle sue capacità, nei suoi meriti. Maria ripone in Dio solo la sua fiducia. E Dio che « ricolma di beni gli affamati e rimanda vuoti i ricchi », ha saziato e sazia anche la sua « fame »; ha esaudito la sua speranza non solo riempiendola dei suoi doni, ma donandosi a Lei nel modo più pieno
(GABRIELE DI S. MARIA MADDALENA, Intimità divina, Roma 1964, 608).
DIGNARE ME LAUDARE TE VIRGO SACRATA
DA MIHI VIRTUTEM CONTRA HOSTES TUOS
Cantare Te, Vergine Santa, è per me un onore. Fa che le mie
labbra impure non siano troppo indegne di questo canto.
Dammi forza contro i Tuoi e i miei nemici.
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