martedì 31 dicembre 2013

BUON 2014 EX VIRGINEO PARTU




A TUTTI GLI AMICI DI "MARIA GIGLIO DELLA TRINITA'"
AUGURO DI TUTTO CUORE UN 


BUON 2014  EX VIRGINEO PARTU

TE DEUM LAUDAMUS



TE  DEUM






Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *

tibi cæli et univérsæ potestátes:

tibi chérubim et séraphim *
incessábili voce proclamant: 
 
Sanctus, * Sanctus, * Sanctus * 
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae. 
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
te prophetárum * laudábilis númerus, 
te mártyrum candidátus * laudat exércitus. 
Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia, 
Patrem * imménsæ maiestátis; 
venerándum tuum verum * et únicum Fílium; 
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
 
Tu rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, * 
non horruísti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *

aperuísti credéntibus regna cælórum. 
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris. 


Iudex créderis * esse ventúrus.

Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, * 

quos pretióso sánguine redemísti.
ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
 
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, * 
et bénedic hereditáti tuæ.

Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum. 

Per síngulos dies * benedícimus te;

et laudámus nomen tuum in sæculum, * 
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *

sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri. 
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te. 

In te, Dómine, sperávi: *

non confúndar in ætérnum.

Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.







venerdì 27 dicembre 2013

Beatificanti delizie e dolci soavità



VISITA SUBLIME DEL SIGNORE NELLA FESTA DEL S. NATALE


O potenza ammirabile d'una altezza inaccessibile! O pro­fondo abisso di sapienza inscrutabile ! O ampiezza immensa di carità desiderabile ! Con quale abbondanza l'onda della tua Divinità, più dolce del miele, si è innalzata per traboccare poi su di me, miserabile verme strisciante sulla sabbia di tanti di­fetti e negligenze! 
Mi sia dunque lecito, durante il terreno pellegrinaggio, compiere i miei desideri, cioè rappresentare, per quanto possibile, le beatificanti delizie e le dolci soavità per cui « chi aderisce a Dio diventa un solo spirito con lui » (I Cor. VI, 17). Voglio qui esprimere, come potrò, qualcosa di quelle gioie divine che io, atomo di polvere, ho potuto gustare.



Era l'anniversario di quella felice e santa notte nella qua­le il cielo distillò sulla terra la rugiada della divinità. L'anima mia, simile « a un vello esposto sull'aia della carità ed umet­tato dalla celeste rugiada », volle meditare quel mistero. Con l'esercizio della divozione essa desiderava porgere i suoi servigi a quel divino evento per cui, come raggio dalla stella, così la Vergine ci diede il Figlio Suo, vero Dio e vero uomo. Ad un tratto compresi che un tenero Bambinello appena nato era stato deposto nel mio cuore. Nel medesimo istante vidi l'anima mia interamente trasformata, prendere il colore di quel divino Infante, se pur mi è permesso di definire col nome di colore, ciò che non può essere paragonato a nulla di visibile. Ricevetti, in pari tempo l'intelligenza di quelle ineffabili parole « Erit Deus omnia in omnibus. Dia sarà tutto in tutti» (I Cor. XV, 28) e con insaziabile ardore accolsi il delizioso nettare di quest'espressione dettami da Gesù: Come io sono nella mia divinità « la figura della sostanza di Dio Padre » (Eb. I, 3) così tu sarai l'immagine vivente della mia Umanità e, siccome il sole comunica all'aria la propria chia­rezza, così io divinizzerò la tua anima, penetrandola coi raggi della mia Divinità. Investita da questa luce unitiva tu sarai resa atta a una più familiare unione con me ».


O nobilissimo balsamo della Divinità che vigoreggi nel­l'eternità, ma che, in questi tempi ti diffondi mirabilmente sulle anime! O potenza veramente invincibile dell'Altissimo! Come mai in un vaso d'argilla, destinato all'ignominia, hai potuto racchiudere il preziosissimo liquore della tua grazia? O conferma dell'eccessiva tenerezza di Dio, che non mi ha abbandonato quando mi aggiravo per sentieri del vizio e che mi ha fatto conoscere, per quanto la mia miseria glielo per­mise, la dolcezza di quella felicissima unione!
(S.Gertrude, Rivelazioni, Libro II,CAPITOLO VI).
COR SACRATISSIMUM JESU, 
MISERERE NOBIS

Recitate con più frequenza il Santo Rosario


Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa!
Preghiera

24 settembre 1996 Gesù

"La preghiera è onnipotente e […] ottiene tutto. Io vi dico: chiedete e riceverete. Ad ogni modo non dimenticate che per essere sentiti è necessario chiedere nel modo giusto. In molti chiedono, non tutti ricevono, perché non chiedono come dovrebbero: con umiltà, con fede, con perseveranza. Io non tollero i superbi: Mi rifiuto di ascoltare le loro preghiere."

Il Rosario

23 gennaio 1996 La Madonna

"Figli miei, recitate con più frequenza il Santo Rosario, però fatelo con devozione e con amore; non fatelo per abitudine o per timore…"


23 gennaio 1996 La Madonna


"Recitate il Santo Rosario, meditando prima ogni mistero; fatelo molto adagio, perché arrivi alle mie orecchie come un soave sussurro d’amore; fatemi sentire il vostro amore di figli in ogni parola che recitate; non lo fate per obbligo, né per compiacere i vostri fratelli; non fatelo con gridi da fanatici, né in forma sensazionalistica; tutto ciò che fate con allegria, pace e amore, con umile abbandono e semplicità da bambini, sarà ricevuto come un balsamo soave e rinfrescante per le piaghe del mio grembo."

Eccolo il pargolo in mezzo a noi.


Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa!



Anche da noi piccoli sia magnificato il grande Signore, che per farci grandi, ha fatto se stesso piccolo. 

Un pargolo, dice il Profeta, ci è nato, ci fu dato un figlio (Is 9, 6). 

È nato per noi, non per sé, che nato in modo molto più mirabile del Padre prima dei tempi, non aveva bisogno di nascere nel tempo della madre. 

Non è nato per gli Angeli, i quali possedendolo grande, non lo cercavano piccolo. Per noi dunque è nato, a noi fu dato perché a noi era necessario.



15. Profittiamo di questo pargolo nato e dato a noi, realizzando quello per cui ci è nato e ci fu donato. Si è fatto nostro, usiamone a nostro vantaggio, si è fatto nostro Salvatore, usiamone per la nostra salvezza. Eccolo il pargolo in mezzo a noi. 

O Pargolo desiderato dai piccoli! O veramente pargolo, ma per la malizia, non per la sapienza! Sforziamoci di diventare come questo pargolo; impariamo da lui che è mite e umile di cuore, affinché non sia senza ragione che il grande Dio si è fatto piccolo uomo, perché non sia morto invano, invano sia stato crocifisso. 
Impariamo la sua umiltà, imitiamo la sua mansuetudine, abbracciamo la sua dilezione, partecipiamo ai suoi dolori, laviamoci nel suo sangue. 

Offriamolo come propiziazione per i nostri peccati, perché per questo egli è nato ed è stato a noi dato. Offriamolo agli occhi del Padre, offriamolo anche agli occhi suoi, perché da una parte il Padre non risparmiò il proprio Figlio, ma per noi tutti lo ha sacrificato, e dall’altra il Figlio stesso annientò se stesso, prendendo la forma di servo. Egli ha consacrato se stesso alla morte, ed è stato annoverato tra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori (Is 53, 12) perché non perissero. 

Non possono perdersi coloro per i quali il Figlio prega che non periscano, e per i quali il Padre consegnò alla morte il Figlio perché vivano. Dobbiamo dunque sperare il perdono ugualmente da entrambi tutti e due uguali per la pietà e misericordia, che hanno pari potenza nella volontà, un’unica sostanza nella divinità, nella quale un solo Spirito Santo vive e regna con loro Dio per tutti i secoli dei secoli. (San Bernardo, Omelia III)

GESU' MARIA AMORE
VENITE INSIEME NEL MIO CUORE!

giovedì 26 dicembre 2013

ABBI FEDE!


«BEATA  TE CHE HAI CREDUTO!»

Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa!

« Credere » nelle lingue moderne (croire-glauben-believe-creer ecc.,) non esclusa quella italiana, ha due significati affini tra loro, eppure, sul piano di una religione rivelata e soprannaturale come la nostra, di significato divergente, anzi diametralmente opposto, tanto che l'uno esclude ed elimina l'altro.
Il primo significato s'identifica col verbo latino putare, in italiano riputare, supporre, opinare. Il credere in questo primo caso indica non una certezza, ma un'ipotesi, un'opinione probabile, una speranza fondata su motivi — pochi o molti motivi non importano — esterni e indipendenti da noi che la speranza possa diventare realtà.

Il secondo significato invece indica soltanto una certezza. È l'atto di fede come atto di una virtù teologale: professione di una fede che ha un fondamento irremovibile e assoluto fuori dell'uomo.

Credo in Dio significa perciò: Ho la certezza che c'è un Dio, e che in Dio vi sono tutte le proprietà e le qualità che egli ha manifestato di sé attraverso la rivelazione; una certezza che non ammette né ombre, né dubbi, né esitazioni, né negazioni; una certezza che accetta tutto in blocco quanto Dio ha rivelato senza eccezioni o limitazioni o accorciamenti arbitrari; una certezza che diventa vita, ragione stessa del vivere e del morire, che è disposta ad offrontare anche il martirio per non tradire questa certezza...

In determinate epoche della storia umana si assiste a questo strano fenomeno che fa ricordare la confusione delle lingue avvenuta durante la costruzione della torre di Babele, con la quale gli uomini volevano, senza Dio e contro Dio, dare la scalata al ciclo: la parola credere, e la parola fede che ne deriva, è stravolta da una interpretazione e da un significato che ne svuota completamente il contenuto per ridurla ad una buffa apparenza di se stessa che non soddisfa e non accontenta più nessuno.

Di qui il tormento inferiore di chi pretende avere una fede, e afferma di avere una fede, e poi all'atto pratico si accorge di averne soltanto l'apparenza, l'illusione, o un surrogato inutile, cioè — per restare nella terminologia d'uso — una fede-ricerca, una fede-ipotesi, una fede-punto-di partenza, una fede-base-di-lavoro, eccetera, e non più una fede-certezza, una fede virtù teologale, una fede-assenso a un Dio che parla.
C'è nel Vangelo di Luca una frase oscura, una domanda fatta da Gesù, ma senza risposta, che ad epoche determinate, quelle in cui la babele del linguaggio e della vita si fa più tangibile, ritorna più insistente allo spirito come un incubo minaccioso da cui non sappiamo liberarci: « Ma il Figlio dell'uomo, alla sua venuta, pensi che troverà ancora la fede sulla terra? » (Luca. 18,8).

Maria aveva un fede-certezza assoluta e totale. Per questo è detta beata: « Beata sei Tu che hai creduto... »

mercoledì 25 dicembre 2013

Riflettendo con Papa Benedetto XVI



Rileggendo un po' di magistero papale... come dono in questo S. Natale, affinché Gesù Bambino voglia illuminarci e guidarci...

!!!!!!!!!!!!! "
 
Ci troviamo alla fine di un anno che nuovamente, nella Chiesa e nel mondo, è stato caratterizzato da molteplici situazioni travagliate, da grandi questioni e sfide
Nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma sociale, ma della questione dell’uomo stesso – della questione di che cosa sia l’uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto. Le sfide in questo contesto sono complesse.
Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà.
La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura
 " (discorso prenatalizio alla curia 2012)



"...abbiamo veramente posto per Dio, quando Egli cerca di entrare da noi? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi? Ciò comincia col fatto che non abbiamo tempo per Dio.
La metodologia del nostro pensare è impostata in modo che Egli, in fondo, non debba esistere.
Per essere ritenuto serio, il pensiero deve essere impostato in modo da rendere superflua l’“ipotesi Dio”.
Con la gloria di Dio nel più alto dei cieli è in relazione la pace sulla terra tra gli uomini. Dove non si dà gloria a Dio, dove Egli viene dimenticato o addirittura negato, non c’è neppure pace. Oggi, però, diffuse correnti di pensiero asseriscono il contrario: le religioni, in particolare il monoteismo, sarebbero la causa della violenza e delle guerre nel mondo; occorrerebbe prima liberare l’umanità dalle religioni, affinché si crei poi la pace; il monoteismo, la fede nell’unico Dio, sarebbe prepotenza, causa di intolleranza, perché in base alla sua natura esso vorrebbe imporsi a tutti con la pretesa dell’unica verità.
Se un qualche uso indebito della religione nella storia è incontestabile, non è tuttavia vero che il “no” a Dio ristabilirebbe la pace" (notte di Natale 2012) 

"...eppure, questo stesso Dio non può entrare nel mio cuore se non apro io la porta. Porta fidei! La porta della fede! Potremmo rimanere spaventati, davanti a questa nostra onnipotenza alla rovescia. Questo potere dell’uomo di chiudersi a Dio può farci paura" 
(Urbi et orbi 2012)

 !!!!!!!!!!!!! "...In ogni epoca, quando l’uomo non ha cercato tale progetto, è stato vittima di tentazioni culturali che hanno finito col renderlo schiavo. Negli ultimi secoli, le ideologie che inneggiavano al culto della nazione, della razza, della classe sociale si sono rivelate vere e proprie idolatrie; e altrettanto si può dire del capitalismo selvaggio col suo culto del profitto, da cui sono conseguite crisi, disuguaglianze e miseria.
Oggi si condivide sempre più un sentire comune circa l’inalienabile dignità di ogni essere umano e la reciproca e interdipendente responsabilità verso di esso; e ciò a vantaggio della vera civiltà, la civiltà dell’amore. D’altro canto, purtroppo, anche il nostro tempo conosce ombre che oscurano il progetto di Dio. Mi riferisco soprattutto ad una tragica riduzione antropologica che ripropone l’antico materialismo edonista, a cui si aggiunge però un “prometeismo tecnologico”.
Dal connubio tra una visione materialistica dell’uomo e il grande sviluppo della tecnologia emerge un’antropologia nel suo fondo atea. Essa presuppone che l’uomo si riduca a funzioni autonome, la mente al cervello, la storia umana ad un destino di autorealizzazione. Tutto ciò prescindendo da Dio, dalla dimensione propriamente spirituale e dall’orizzonte ultraterreno.
Nella prospettiva di un uomo privato della sua anima e dunque di una relazione personale con il Creatore, ciò che è tecnicamente possibile diventa moralmente lecito, ogni esperimento risulta accettabile, ogni politica demografica consentita, ogni manipolazione legittimata.

L’insidia più temibile di questa corrente di pensiero è di fatto l’assolutizzazione dell’uomo: l’uomo vuole essere ab-solutus, sciolto da ogni legame e da ogni costituzione naturale. Egli pretende di essere indipendente e pensa che nella sola affermazione di sé stia la sua felicità. «L’uomo contesta la propria natura … Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura» (Discorso alla Curia romana, 21 dicembre 2012). Si tratta di una radicale negazione della creaturalità e filialità dell’uomo, che finisce in una drammatica solitudine.
La fede e il sano discernimento cristiano ci inducono perciò a prestare un’attenzione profetica a questa problematica etica e alla mentalità che vi è sottesa.
La giusta collaborazione con istanze internazionali nel campo dello sviluppo e della promozione umana non deve farci chiudere gli occhi di fronte a queste gravi ideologie, e i Pastori della Chiesa - la quale è «colonna e sostegno della verità» (2 Tm 3,15) - hanno il dovere di mettere in guardia da queste derive tanto i fedeli cattolici quanto ogni persona di buona volontà e di retta ragione.
Si tratta infatti  di una deriva negativa per l’uomo, anche se si traveste di buoni sentimenti all’insegna di un presunto progresso, o di presunti diritti, o di un presunto umanesimo.
Di fronte a questa riduzione antropologica, quale compito spetta ad ogni cristiano, e in particolare a voi, impegnati in attività caritative, e dunque in rapporto diretto con tanti altri attori sociali?
Certamente dobbiamo esercitare una vigilanza critica e, a volte, ricusare finanziamenti e collaborazioni che, direttamente o indirettamente, favoriscano azioni o progetti in contrasto con l’antropologia cristiana.
Ma positivamente la Chiesa è sempre impegnata a promuovere l’uomo secondo il disegno di Dio, nella sua integrale dignità, nel rispetto della  sua duplice dimensione verticale e orizzontale. A questo tende anche l’azione di sviluppo degli organismi ecclesiali. La visione cristiana dell’uomo infatti è un grande sì alla dignità della persona chiamata all’intima comunione con Dio, una comunione filiale, umile e fiduciosa. L’essere umano non è né individuo a sé stante né elemento anonimo nella collettività, bensì persona singolare e irripetibile, intrinsecamente ordinata alla relazione e alla socialità.

Perciò la Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna, e il no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore..., ...vi ringrazio per il vostro impegno a favore dell’uomo, nella fedeltà alla sua vera dignità. Di fronte a queste sfide epocali, noi sappiamo che la risposta è l’incontro con Cristo (al pont. cons. Cor Unum, 19.01.2013)

"...nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede (Declaratio di abdicazione 11.02.2013)





Interessante anche la Catechesi del 6.02.2012: L'Anno della fede. Io credo in Dio: il Creatore del cielo e della terra, il Creatore dell'essere umano

San Bonaventura parla al popolo dei prodigi avvenuti nella notte di Natale





I prodigi avvenuti nella notte di Natale

San Bonaventura è una delle figure più alte della Chiesa nell’epoca medioevale.
Nato nel 1217 a Bagnoregio (VT), entrò, neI 1243,nell’Ordine francescano, per conto
del quale insegnò, come maestro di teologia, all’Università di Parigi.
Nel 1257, il Capitolo Generale dei Frati Minori, riunito a Roma, lo elesse generale e come tale, nel 1260, fu uno degli artefici delle prime Costituzioni generali dell’Ordine. 
Nel 1273, venne nominato Cardinale e Vescovo di Albano da Papa Gregorio X, che lo fece partecipare al Concilio ecumenico di Lione; ma proprio alla fine del Concilio, nel 1274, Bonaventura morì. 
Canonizzato nel 1492, nel 1588 fu proclamato “Dottore della Chiesa”, e ricevette il titolo di “Doctor Seraphicus” per la luminosità della sua dottrina e per l’ardore del suo insegnamento.
Oltre a scrivere numerose opere, il Santo predicò celebri sermoni, tra i quali il sermone XXI sulla “nascita del Signore”, pronunciato nella chiesa di Santa Maria della Porziuncola, che illustrava alcuni fatti miracolosi accaduti nel momento del Santo Natale.
Ne presentiamo, qui, una traduzione dal testo originale latino.
***
Questi, secondo diverse testimonianze, sono i miracoli manifestatisi al popolo peccatore il giorno della Natività di Cristo:

Primo. 
Una stella splendente apparve nei cielo verso Oriente, e dentro di essa si
vedeva la figura di un bellissimo bambino, sul cui capo rifulgeva una croce, per
manifestare la nascita di Colui che veniva a illuminare il mondo con la sua dottrina,
la sua vita e la sua morte.
Secondo. 
 In Roma, a mezzogiorno, apparve, sopra il Campidoglio, un cerchio dorato
attorno al sole - che fu visto dall’imperatore e dalla Sibilla - raffigurante, al centro,
una Vergine bellissima che portava un Bambino, volendo cosi rivelare che Colui che
stava nascendo era il Re del mondo, che si manifestava come lo “splendore della
gloria del Padre e la figura della sua stessa sostanza” (Ebrei 1, 3). Vedendo questo
segnale, il prudente Imperatore (Augusto) offrì incenso al Bambino, e da allora rifiutò
di essere chiamato “dio”.
Terzo. 
In Roma, venne distrutto il “tempio della Pace”, sul quale, quando era stato
costruito, i demoni si domandavano per quanto tempo sarebbe durato. Il vaticinio fu:
“fino al momento in cui una Vergine concepirà”. Questo segnale rivelò che stava
nascendo Colui che avrebbe distrutto gli edifici e le opere della vanità.
Quarto. 
Una fonte di olio di oliva sgorgò, improvvisamente, per molto tempo, fino al
Tevere, per dimostrare che stava nascendo la Fonte della pietà e della misericordia.
Quinto. 
Nella notte della Natività, le vigne di Engaga, che producevano balsamo e
aromi, si coprirono di foglie e produssero nettare, per significare che stava nascendo
Colui che avrebbe fatto fiorire, rinnovare, fruttificare spiritualmente e attirare con il
suo profumo il mondo intero.
Sesto. 
Circa trentamila ribelli furono uccisi, per ordine dell’Imperatore per
manifestare la nascita di Colui che avrebbe conquistato alla sua Fede il mondo intero
e avrebbe precipitato i ribelli nell’inferno.
Settimo. 
Tutti gli impuri, uomini e donne, morirono su tutta la terra, secondo quanto
ricordò San Gerolamo commentando il Salmo: «È nata una luce per il giusto», per
evidenziare che Colui che stava nascendo veniva a riformare la natura e a
promuovere la castità.
Ottavo. 
Nella Giudea, un animale parlò, e lo stesso fecero anche due buoi, affinché si
comprendesse che stava nascendo Colui che avrebbe trasformato gli uomini bestiali
in esseri razionali.
Nono. 
Nel momento in cui la Vergine partorì, tutti gli idoli dell’Egitto caddero in
frantumi, realizzando il segno che il profeta Geremia aveva dato agli egiziani quando
viveva tra loro, affinché si intendesse che stava nascendo Colui che era il vero Dio,
l’unico che doveva essere adorato assieme al Padre e allo Spirito Santo.
Decimo. 
Nel momento in cui nacque il Bambino Gesù, e venne deposto nella
mangiatoia, un bue e un asino si inginocchiarono e, come se fossero dotati di ragione,
Lo adorarono, affinché si capisse che era nato Colui che chiamava al suo culto i
giudei e i pagani.
Undicesimo. 
Tutto il mondo godette della pace e si trovò nell’ordine, affinché fosse
palese che stava nascendo Colui che avrebbe amato e promosso la pace universale e
impresso il sigillo sui propri eletti per sempre.
Dodicesimo. 
In Oriente apparvero tre stelle che, in breve, si trasformarono in un
unico astro, affinché fosse a tutti manifesto che stava per essere rivelata l’unità e
Trinità di Dio, e anche che la Divinità, l’Anima e il Corpo si sarebbero congiunti in
una sola Persona.
***
Per tutti questi motivi, la nostra anima deve benedire Dio e venerarLo, per averci
liberato e per avere manifestato la Sua Maestà, con così grandi miracoli, a noi poveri
peccatori!

Chiama tutti nel rifugio luminoso e sicuro del mio Cuore Immacolato



...Questo è il compito che ti ho affidato: portare in ogni parte del mondo 
il mio materno annuncio e chiamare tutti i miei figli ad entrare, con il loro 
atto di consacrazione, nel rifugio luminoso e sicuro del mio Cuore Immacolato.
Perché la prova che sta per giungere a voi è tanto grande e siete chiamati tutti 
a soffrire con Me. 

Ma la vostra è come la sofferenza di una mamma che deve dare alla luce il 
suo bambino.
Infatti l'immenso dolore di questi ultimi tempi prepara la nascita di una 
nuova era, dei tempi nuovi, in cui Gesù verrà nello splendore della sua gloria 
ed instaurerà il suo Regno nel mondo.

Allora tutta la creazione, liberata dalla schiavitù del peccato e della morte, 
conoscerà lo splendore di un secondo Paradiso terrestre, in cui Dio dimorerà 
con voi, asciugherà ogni lacrima, non vi sarà più giorno né notte, perché le 
cose di prima sono passate e vostra luce sarà quella dell'Agnello e della 
nuova Gerusalemme discesa dal cielo sulla terra, pronta come una Sposa per il suo Sposo».