Il testo originale di don Bosco
Il Sistema preventivo di Don Bosco
Il Sistema Preventivo nella educazione della gioventù pubblicato per la
prima volta in appendice all’opuscolo sull’inaugurazione del Patronato di S.
Pietro in Nizza (Francia) nell’agosto 1877, per esporre al pubblico gli
orientamenti generali del proprio “sistema”, venne però nello stesso anno
inserito nel “Regolamento per le case della società di S. Francesco di Sales”,
diventando così testo “normativo” per gli educatori salesiani. Tale scritto
rappresenta per onesta ammissione del redattore un semplice “indice di un futuro
lavoro organico”, invero mai scritto.
TESTO
Più volte fui richiesto di esprimere verbalmente o per iscritto alcuni
pensieri intorno al così detto sistema preventivo, che si suole usare nelle
nostre case. Per mancanza di tempo non ho potuto finora appagare questo
desiderio, e presentemente volendo stampar il regolamento che finora si è quasi
sempre usato tradizionalmente, credo opportuno darne qui un cenno che però sarà
come l’indice di un’operetta che vo preparando se Dio mi darà tanto di vita da
poterlo terminare, e ciò unicamente per giovare alla difficile arte della
giovanile educazione. Dirò adunque: In che cosa consista il Sistema Preventivo,
e perché debbasi preferire: Sua pratica applicazione, e suoi vantaggi.
I. In che cosa consista il Sistema Preventivo perché debbasi preferire
Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù:
Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la
legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed
infliggere, ove sia d’uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e
l’aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli,
ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.
Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado
tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di
minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella
milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se
stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e
alle altre prescrizioni.
Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventivo. Esso consiste nel far
conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in
guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del
Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida
ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire:
mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.
Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra
l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano
gli stessi leggeri castighi. Sembra che questo sia preferibile per le seguenti
ragioni:
I. L’allievo preventivamente avvisato non resta avvilito per le mancanze
commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore. Né mai si
adira per la correzione fatta o pel castigo minacciato oppure inflitto, perché
in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo
più riesce a guadagnare il cuore, cosicché l’allievo conosce la necessità del
castigo e quasi lo desidera.
II. La ragione più essenziale è la mobilità giovanile, che in un momento
dimentica le regole disciplinari, i castighi che quelle minacciano. Perciò
spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha
mai badato, che niente affatto ricordava nell’atto del fallo commesso e che
avrebbe per certo evitato se una voce amica l’avesse ammonito.
III. Il sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente farà
migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanotti non dimenticano i
castighi subiti, e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuotere il
giogo ed anche di farne vendetta. Sembra talora che non ci badino, ma chi tiene
dietro ai loro andamenti conosce che sono terribili le reminiscenze della
gioventù; e che dimenticano facilmente le punizioni dei genitori, ma assai
difficilmente quelle degli educatori. Vi sono fatti di alcuni che in vecchiaia
vendicarono bruttamente certi castighi toccati giustamente in tempo di loro
educazione. Al contrario il sistema Preventivo rende amico l’allievo, che
nell’assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono,
liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
IV. Il sistema Preventivo rende avvisato l’allievo in modo che l’educatore
potrà tuttora parlare col linguaggio del cuore sia in tempo della educazione,
sia dopo di essa. L’educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà
esercitare sopra di lui un grande impero, avvisarlo, consigliarlo ed anche
correggerlo allora eziandio che si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e
nel commercio. Per queste e molte altre ragioni pare che il sistema preventivo
debba prevalere al repressivo.
II.
Applicazione del sistema Preventivo
La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di s. Paolo
che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia
sustinet. La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e
sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo
applicare il sistema Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui
deve costantemente far uso l’educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se
vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.
I. Il Direttore pertanto deve essere consacrato a’ suoi educandi, né mai
assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co’
suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche
occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti.
II. I maestri, i capi d’arte, gli assistenti devono essere di moralità
conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezioni od amicizie
particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può
compromettere un Istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano
mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove
devonsi raccogliere: si trattengano con loro fino a che siano da altri
assistiti, non li lascino mai disoccupati.
III. Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento.
La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono
mezzi efficacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla
sanità. Si badi soltanto che la materia del trattenimento, le persone che
intervengono, i discorsi che hanno luogo non siano biasimevoli. Fate tutto
quello che volete, diceva il grande amico della gioventù s. Filippo Neri, a me
basta che non facciate peccati.
IV. La frequente confessione, la frequente comunione, la messa quotidiana
sono le colonne che devono reggere un edifizio educativo, da cui si vuole tener
lontano la minaccia e la sferza. Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza
de’ santi Sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di
approfittarne. Nei casi poi di esercizi spirituali, novene, predicazioni,
catechismi si faccia rilevare la bellezza, la grandezza, la santità di quella
Religione che propone dei mezzi così facili, così utili alla civile società,
alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell’anima, come appunto sono i santi
Sacramenti. In questa guisa i fanciulli restano spontaneamente invogliati a
queste pratiche di pietà, vi si accosteranno volentieri con piacere e con
frutto.
V. Si usi massima sorveglianza per impedire che nell’Istituto siano
introdotti compagni, libri o persone che facciano cattivi discorsi. La scelta
d’un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione.
VI. Ogni sera dopo le ordinarie preghiere, e prima che gli allievi vadano a
riposo, il Direttore, o chi per esso, indirizzi alcune affettuose parole in
pubblico dando qualche avviso, o consiglio intorno a cose da farsi o da
evitarsi; e studii di ricavare le massime da fatti avvenuti in giornata
nell’Istituto o fuori; ma il suo sermone non oltrepassi mai i due o tre minuti.
Questa è la chiave della moralità, del buon andamento e del buon successo
dell’educazione.
VII. Si tenga lontano come la peste l’opinione di taluno che vorrebbe
differire la prima comunione ad un’età troppo inoltrata, quando per lo più il
demonio ha preso possesso del cuore di un giovanetto a danno incalcolabile della
sua innocenza. Secondo la disciplina della Chiesa primitiva si solevano dare ai
bambini le ostie consacrate che sopravanzavano nella comunione pasquale. Questo
serve a farci conoscere quanto la Chiesa ami che i fanciulli siano ammessi per
tempo alla santa Comunione. Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane,
e palesa sufficiente istruzione, non si badi più all’età e venga il Sovrano
Celeste a regnare in quell’anima benedetta.
VIII. I catechismi raccomandano la frequente comunione, s. Filippo Neri la
consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso. Il Concilio Tridentino dice
chiaro che desidera sommamente che ogni fedele cristiano quando va ad ascoltare
la santa Messa faccia eziandio la comunione. Ma questa comunione sia non solo
spirituale, ma bensì sacramentale, affinché si ricavi maggior frutto da questo
augusto e divino sacrifizio. (Concilio Trid., sess. XXII, cap. VI).
III. Utilità
del sistema Preventivo
Taluno dirà che questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte
degli allievi riesce assai più facile, più soddisfacente, più vantaggioso. Da
parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà, che però restano
diminuite, se l’educatore si mette con zelo all’opera sua. L’educatore è un
individuo consacrato al bene de’ suoi allievi, perciò deve essere pronto ad
affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la
civile, morale, scientifica educazione de’ suoi allievi.
Oltre ai vantaggi sopra esposti si aggiunge ancora qui
che:
I. L’allievo sarà sempre pieno di rispetto verso l’educatore e ricorderà
ognor con piacere la direzione avuta, considerando tuttora quali padri e
fratelli i suoi maestri e gli altri superiori. Dove vanno questi allievi per lo
più sono la consolazione della famiglia, utili cittadini e buoni
cristiani.
II. Qualunque sia il carattere, l’indole, lo stato morale di un allievo
all’epoca della sua accettazione, i parenti possono vivere sicuri, che il loro
figlio non potrà peggiorare, e si può dare per certo che si otterrà sempre
qualche miglioramento. Anzi certi fanciulli che per molto tempo furono il
flagello de’ parenti e perfino rifiutati dalle case correzionali, coltivati
secondo questi principii, cangiarono indole, carattere, si diedero ad una vita
costumata, e presentemente occupano onorati uffizi nella società, divenuti così
il sostegno della famiglia, decoro del paese in cui dimorano.
III. Gli allievi che per avventura entrassero in un Istituto con triste
abitudini non possono danneggiare i loro compagni. Né i giovanetti buoni
potranno ricevere nocumento da costoro, perché non avvi né tempo, né luogo, né
opportunità, perciocché l’assistente, che supponiamo presente, ci porrebbe tosto
rimedio.
Una parola sui castighi
Che regola tenere nell’infliggere castighi? Dove è possibile, non si faccia
mai uso dei castighi; dove poi la necessità chiede repressione, si ritenga
quanto segue:
I. L’educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi
temere. In questo caso la sottrazione di benevolenza è un castigo, ma un castigo
che eccita l’emulazione, dà coraggio e non avvilisce mai.
II. Presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo. Si
è osservato che uno sguardo non amorevole sopra taluni produce maggior effetto
che non farebbe uno schiaffo. La lode quando una cosa è ben fatta, il biasimo,
quando vi è trascuratezza, è già un premio od un castigo.
III. Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai
in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e
pazienza per fare che l’allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla
religione.
IV. Il percuotere in qualunque modo, il mettere in ginocchio con posizione
dolorosa, il tirar le orecchie ed altri castighi simili debbonsi assolutamente
evitare, perché sono proibiti dalle leggi civili. Irritano grandemente i giovani
ed avviliscono l’educatore.
V. Il Direttore faccia ben conoscere le regole, i premi ed i castighi
stabiliti dalle leggi di disciplina, affinché l’allievo non si possa scusare
dicendo: Non sapeva che ciò fosse comandato o proibito.
Se nelle nostre case si metterà in pratica questo sistema, io credo che
potremo ottenere grandi vantaggi senza venire né alla sferza, né ad altri
violenti castighi. Da circa quarant’anni tratto colla gioventù, e non mi ricordo
d’aver usato castighi di sorta, e coll’aiuto di Dio ho sempre ottenuto non solo
quanto era di dovere, ma eziandio quello che semplicemente desiderava, e ciò da
quegli stessi fanciulli, cui sembrava perduta la speranza di buona
riuscita.
Sac. Giovanni Bosco.
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