venerdì 11 marzo 2022

20 - TUTTO E' COMPIUTO! - AVE MARIA PURISSIMA! 20 parte seconda

CONSUMMATUM EST!

 “Ci sono tre uomini in croce: Uno che dona la salvezza, un altro che la riceve, e un terzo che la disprezza. Per i tre la pena è identica, ma la motivazione è diversa”.

 

Da parte loro i Giudei sono instancabili nello scherno e nell’insulto. “I passanti — davanti alla croce di Cristo — Lo bestemmiavano e, scuotendo le loro teste, dicevano: “Eh! Tu che distruggi il santuario e lo edifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!” (Mc 15, 29-30). “Così anche gli scribi e gli anziani, schemendoLo, dicevano: “Ha salvato altri; non può salvare se stesso!

 

È re d’Israele: scenda adesso dalla croce e crederemo in Lui. Ha confidato in Dio; lo liberi adesso, se Gli vuol bene; perché ha detto: Sono Figlio di Dio” (Sal 22,9; Mt 27, 41-43).

Ed anche il ladrone di sinistra Lo bestemmiava; quello di destra, invece, per uno di quei misteriosi mutamenti del cuore umano — cui certamente non fu estraneo 1’influsso di Maria Santissima — non bestemmia più Gesù, ma anzi Lo difende, riconoscendone la bontà e l’innocenza.

Ora Gesù, dall’alto della croce, prega: “PADRE, PERDONALI, PERCHÈ  NON SANNO QUELLO CHE FANNO!”

L’invocato perdono sopra i crocifissori incoraggiò Dimas, il buon ladrone, a raccomandarsi al divin Crocifisso: “Gesù, ricordaTi di me, quando sarai nel Tuo regno!”. E Gesù a lui: “IN VERITA’ TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO!”

E il cuore di Dimas scoppiò dalla gioia: da ladrone di ricchezze terrene divenne ladrone del Paradiso! Fu tutto un miracolo della grazia santificante che gli fu infusa e per la quale, in così poco tempo, poté fare tanta strada nella fede che non dubita, e nella speranza che non vacilla e nell’amore ardente a Gesù Nazareno: di cui divenne l’ultimo redento dalla sua parola. Oh forza sanante e vivificatrice della Grazia!

La beata Vergine assisté alla divisione delle vesti di Gesù. I soldati che facevano la guardia, ne fecero quattro parti, una per ciascuno, e poi se le giocarono a dadi,  sotto la croce. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta da cima a fondo tutta d’un pezzo. Si dissero: “Non la strappiamo, ma tiriamo a sorte a chi tocca”.

S’avverò letteralmente la profezia del salmo 21 versetto 19: “Si son divisi tra loro i miei abiti, e hanno tirato a sorte la mia veste”.

L’amabilissimo Gesù prega con tutto il suo essere il Padre Celeste, e prima che il fenomeno dei crampi invada interamente il corpo e provochi morte, illuminandosi di immenso infinito amore “vedendo la Madre e il discepolo che amava che stava là, dice alla Madre: “DONNA, ECCO TUO FIGLIO!” . Poi dice al discepolo: “ECCO TUA MADRE!”. E da quel momento il discepolo, La prese con sé. La prese a casa sua, cioè tra i tesori più cari del suo cuore (Gv 19, 26-27).

È il testamento di Gesù per la Madre e per l’Umanità. I santi Padri e Dottori della Chiesa insegnano che l’Apostolo Giovanni rappresentò  l’Umanità.    Essa sotto la Croce di Gesù, fu da Maria verginalmente e misticamente rigenerata.

Il papa Leone XIII, nell’enciclica “Adiutricem populi cristiani”, il 5 settembre 1895, insegna: “Il mistero della straordinaria carità di Cristo per noi viene magnificamente dimostrato dall’aver Egli, morente, lasciato qual Madre al discepolo Giovanni la Madre sua, col rammemorativo testamento: ‘Ecco, tuo figlio’. Pertanto in Giovanni, come sempre ha pensato la Chiesa, Cristo designò ogni persona del genere umano, e prima di tutti, coloro i quali, mediante la fede, avrebbero aderito a Lui”. Chiaramente venne proclamata la Maternità di Maria Santissima verso gli uomini e le donne di tutt i tempi - i molti fratelli di cui Cristo è il Primogenito. Mancava però una definizione più esplicita e solenne di questa verità, e il papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, ce l’ha data:

<< ... A GLORIA DUNQUE DELLA VERGINE E A NOSTRO CONFORTO, NOI PROCLAMIAMO MARIA SANTISSIMA MADRE DELLA CHIESA, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli che dei Pastori, che La chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano.

Si tratta di un titolo, venerabili Fratelli, che non è nuovo alla pietà dei cristiani; che anzi è proprio con questo nome di Madre, a preferenza di ogni altro, che i fedeli e la Chiesa tutta sogliono rivolgersi a Maria. Esso invero appartiene alla genuina sostanza della devozione a Maria, trovando la sua giustificazione nella dignità stessa della Madre del Verbo Incarnato.O Vergine Maria, Madre della Chiesa,... ricordaTi di tutti i figli tuoi; avvalora presso Diole loro preci; conserva salda la loro fede; fortifica la loro speranza; aumenta la carità”.   >>      

                                                                        

MARIA dunque è Madre nostra di grazia e di amore, il dono dolcissimo che un Dio che muore fa a1l’umanità peccatrice, che Egli ama di amore eterno (cf Ger 31,3).

Il dono fu accolto con ogni riconoscenza dall’uomo più puro e più forte che  la terra possedeva: Giovanni, il prediletto di Gesù.

Egli intuì “Il dono” che Gesù gli faceva e con gioia indicibile entrò in possesso dell’eredità del Maestro. Istintivamente si affidò a Maria e da Lei medesima trasse quella forza e aiuto che era chiamato a donarLe. Divenne modello per quanti sarebbero venuti dopo di lui.

 

*




Gesù è nel più grande abbandono. Il calice è diventato amarissimo. Ed anche il cielo sembra chiuso.

Sotto il peso del martirio, verso l’ora nona (le tre pomeridiane) Gesù raccolse le ultime forze e gridò a gran voce: ‘Eloì, Eloì, lamà sabachtanì?”, che significa: “DIO MIO, DIO MIO, PERCHÈ MI HAI ABBANDONATO?” (Sal 22,2;Mc 15,34).

 

C’era buio su tutta la terra, essendosi eclissato il sole (cf Lc 23, 45).

Gesù sente freddo. È la morte che avanza terribile. Il povero Gesù non ne può più: nessuno l’aiuta o sostiene. Dio permise che la sua natura umana sentisse tutti i tormenti quasi fosse solamente uomo, e non Dio; eppure il Padre L’amava più di tutti. E fu in quest’abbandono il più desolante di tutta la vita che Gesù compì la più meravigliosa opera del mondo: la Riconciliazione e unione a Dio, per grazia, di tutto il genere umano.

 

Le labbra bruciano di febbre e la gola è riarsa. Gesù dice: “HO SETE!”.

Ma per Colui che l’acqua creò, non ci fu neppure una goccia. “C’era  un vaso pieno di aceto (ossia vino aspro e acidulo che i soldati portavano in borracce, detto in latino ‘posca’), posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e Gliela accostarono alla bocca” (Gv 19, 28-29).

  

E fu il suo ultimo beveraggio o sorso cui non mancò l’acre odore/sapore del sangue che saliva dai polmoni spezzati.

Gesti però non aveva soltanto sete fisica a cui ironicamente i soldati soddisfecero. La sua sete era sete di anime.

“Quando ebbe preso l’aceto, Gesù disse: “TUTTO È COMPIUTO!” (Gv 19,30).

Ormai il Signore della vita è all’estremo dell’agonia. I suoi rantoli sono sempre più lenti e distanziati. I polmoni non ricambiano più l’aria, non c’è più ossigenazione, e l’asfissia è prossima.

Presentendo la fine, Gesù, con tutto l’amore del suo Cuore di Redentore, si consegnò al Padre, supplicandoLo: “PADRE, NELLE TUE MANI AFFIDO (consegno, raccomando) IL MIO SPIRITO!” “ed emesso un alto grido, chinato il capo, rese lo spirito” (Lc 23,46; Gv 19, 30; cf Mt 15, 50).

Erano le tre pomeridiane che divennero l’ora della grande misericordia per il mondo intero, l’ora in cui potremo ottenere tutto per noi stessi e per gli altri.

Ad Adamo era stato inspirato in volto lo spirito della vita, il nuovo Adamo - Gesù - dona a noi la vita “rendendo lo spirito” (Gn 2,7).

Chi potrebbe descrivere lo schianto del Cuore materno reso intrepido fino a quel momento presso la Croce del Figlio? Mentre Gesù, terminato di bere l’ultima stilla dell’amarissimo calice, esalato lo spirito e compiuta ogni ubbidienza fino alla morte a vantaggio di tutti,  tornò a vedere il Padre Celeste gustando una beatitudine come da eternità mai aveva gustata, per Maria non fu così (Eb 2,9).       

Oceani di dolore strinsero, come in una morsa, il suo Cuore materno. Ella è sola, e non ha più Figlio.

 

La solennità del momento in cui Gesù spirò, fu sottolineata dallo sconvolgimento degli elementi.

“La terra tremò, le rocce si spaccarono, le tombe si aprirono, il velo del santuario si squarciò nel mezzo. Il centurione romano e quelli che con lui                facevano la guardia a Gesù, vedendoLo spirare in quel modo, vedendo il terremoto e quello che accadeva, temettero

grandemente e glorificarono Dio, dicendo: “Certamente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15, 39, Mt 27, 54; Sap. 2,18).

Tutta la gente accorsa a quello spettacolo, avendo osservato l’accaduto, se ne ritornò percuotendosi il petto.

Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano, e così c’erano molte donne, tra le quali Maria Maddalena e Salomè, e Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo, che Lo avevano seguito fin dalla Galilea per servirLo”.

 

Accanto a Gesù morto c’erano i due ladroni ancora vivi. Mancando solo poche ore all’inizio ufficiale della Pasqua, bisognava immediatamente procedere alla sepoltura dei tre giustiziati; in caso fossero lasciati sulla croce, sarebbe stata una vera stonatura in relazione alla grande festa.

Perciò i Giudei chiesero a Pilato il crurifragio, ossia: 1’ordine di spezzare le gambe a Gesù e ai ladroni.

Ben presto, la Vergine e Giovanni e le pie donne videro arrivare sul Calvario i soldati romani, armati di mazza e di lancia.

Essi si accostarono ai ladroni e, per togliere loro ogni possibilità di respirare, spezzarono loro le gambe; poi si avvicinarono a Gesù e, constatato che era già morto, si dispensarono dal crurifragio. Tuttavia un soldato   - Longino, dice la tradizione -  per accertarsi meglio della sua morte si pose di fronte al Crocifisso e Gli vibrò con la larga lancia un forte colpo al costato destro.

La lancia vi penetrò profondamente da sotto in su, fino a raggiungere il cuore, che in verità era già stato squarciato dall’immenso abbandono in cui si venne a trovare fin dall’Orto degli Ulivi.

 

“Dalla ferita subito uscì acqua e sangue — qual sorgente di vita e mare di misericordia per il mondo intero. “Chi ha visto ha testimoniato, e la sua testimonianza è vera, ed Egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Infatti, avvenne questo perché si adempisse la Scrittura: ‘Non Gli sarà spezzato alcun osso’ (Es 12, 46; Sal 34, 21). E un altro passo della Scrittura dice ancora: ‘Guarderanno a Colui che hanno trafitto’ (Zc 12, 10; Gv 19, 34-37).

 

 

Nessuno, come Gesù  Maria Santissima, potrà mai comprendere  l’arcano mistero  di  questi    momenti.

Il Buon Pastore, pieno di compassione per il suo gregge, ha offerto la vita, ha compiuto l’opera comandataGli dal Padre, ha spalancato il Cuore che ha tanto amato gli uomini e, con le braccia tese, vuol radunare tutti nell’unico rifugio di luce e di pace.

Tutto è compiuto, perché dalla ferita del Cuore di Gesù è uscita la Chiesa, che rivestita del Regale Manto di porpora (ossia del Sangue divino) è destinata a portare salvezza a tutti gli uomini.

La Croce è sintesi della vita di Gesù e di Maria Santissima. E la Passione è specchio di tutte le virtù: carità, pazienza eroica, umiltà, obbedienza, distacco dalle cose terrene.

La sapienza dei santi e il loro ardore nacquero dalla contemplazione del Crocifisso Gesù: luce che ci guida al porto e vessillo di vittoria nel giorno del giudizio. Ricordiamo sempre che la Passione fu vissuta non solo da Gesù  bensì anche da Maria la Madre.

      

Abbracciando la croce, nuovo albero di vita, vinceremo tutte le battaglie come Gesù le ha vinte. “Chi vuol venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e Mi segua” (Mc 8, 34). È il sunto del Vangelo. Chi lo cerca altrove, non cerca la gloria di Cristo.

 

“Vi sono due libri, che ognuno può leggere e capire, anche se analfabeta.

La mangiatoia di Betlemme, la croce del Golgota.

Quei due libri parlano.

Dicono parole eterne. 

Dicono insegnamenti, rispetto ai quali la sapienza di tutti i sapienti, da Salomone all’ultimo che verrà, è molto limitata cosa.

La Nascita di Gesù nello squallore, a insegnarci il distacco dalle ricchezze e dagli onori umani, così inutili; 

la morte di Gesù nel dolore, ad insegnarci che è con quello che si conquista il Regno a se stessi e al prossimo, che dobbiamo amare sempre” (M. Valtorta, Quaderni 45-50 pag. 337).



AMDG et DVM


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