22. Cristo è risorto! Alleluia!
“Cristo è risorto dai morti;
Voi siete risorti con Cristo,
che siede alla destra del Padre!
Cercate le cose di lassù, alleluia!”
Liturgia Dom.
di Risurr.
Chi mai tra di loro — donne e uomini — pensava
più a quel che Gesù aveva detto circa la sua risurrezione nel terzo giorno?
Le profezie del Maestro
sono lontanissime dalla loro mente. Pur avendo
infatti, Gesù, trattato più volte della sua Passione e Risurrezione,
“essi non compresero nulla di tutte queste
cose. ..” (Lc 18, 34).
Solo la beata Vergine
ricordava le divine parole: “Il Figlio dell’Uomo sarà tradito
e schernito, oltraggiato e sputacchiato, flagellato e ucciso, e il terzo giorno risusciterà!”, e vi credette fedelmente e costantemente (Lc
18,32). Si fidò di Gesù e della sua Parola che trascende i limiti della ragione umana, si appoggiò su di Lui, come sempre aveva fatto, cercando e trovando in tale atteggiamento la propria solidità e
fiducia.
Era sicura di rivederLo, come Le aveva predetto.
Se le tenebre scesero
nei cuori degli uomini, non
si spense la fede nel cuore di Maria. In quelle lunghe ore di
veglia, l’Immacolata non dubitò, la sua speranza non
vacillò, la sua fedeltà restò intatta, pur subendo gli attacchi più atroci da parte delle forze diaboliche, Maria rimase sentinella vigile e forte.
Il Vangelo dopo averceLa
mostrata sotto la Croce di Gesù, lì sul Calvario, non nomina più Maria Santissima.
Possiamo ben pensarLa nel
Cenacolo, in profonda adorazione dei misteri di Dio, in
una incessante e continua preghiera di Madre Divina che penetra il Cielo ed è accolta dal Padre
di infinita bontà.
Quel sabato fu tutto silenzio e orazione divenendo il giorno settimanale più mariano per eccellenza in cui siamo invitati ad unirci devotamente a Maria Santissima nella meditazione dei misteri del Rosario e — almeno nei primi sabati del mese — anche nella Confessione e Comunione riparatrice cui è promessa una particolare protezione in punto di morte con le grazie necessarie alla eterna salvezza. Tutti i discepoli sono troppo tristi e sconvolti, in questo sabato dell’umanità che non ha più Gesù, per poter pensare a una cosa come la risurrezione.
Lazzaro di Betania, sì, risorse; ma allora c’era Gesù vivo. Adesso che è Gesù
stesso a stare nel sepolcro, chi mai potrà richiamarLo in vita? Essi sono troppo
gravati dall’umanità, e non possono pensare la meraviglia stupenda che noi ora conosciamo.
E se
alla fine accettano la Risurrezione,
ossia il risveglio di Gesù dal sonno della morte e la sua entrata totale
nella vita eterna di Dio,
la sua ‘trasformazione’, è solo per la forza dei fatti medesimi.
Quando Lo toccarono e Lo
palparono, solo allora credettero alla realtà della sua trasformazione.
La sua carne, divina per
parte di Padre e di Madre senza macchia, non poteva conoscere putredine di sorta, essendo esente dalla condanna che fa dei nostri corpi un ammasso
di polvere, in attesa della risurrezione finale. Nulla più.
Gesù di Nazareth conobbe la morte per espiare
per noi, ma con la Risurrezione vinse la morte, e ci diede la prova
suprema della divinità della sua Religione. Chi mai, difatti, dopo tanto soffrire,
dopo tante ore di sosta (36 ore)
in un sepolcro sigillato, sotto bende sature di unguenti violentemente aromatici e asfissianti, poteva risorgere bello, sano, forte e libero?
Come
un gigante, Gesù scosse la terra nel trionfo sulla morte e sul male e, Principe della Pace, annullò
l’ira del Padre. Da allora la morte non fu più
separazione, ma ricongiungimento col Padre nostro
celeste.
Perciò la gioia degli
Apostoli, per il mistero della divina
benevolenza, fu grande assai, uno
stupore e una gioia che nessuno al mondo riuscì a carpire loro. Vediamo
come andarono i fatti.
L’apparente
contraddizione degli evangelisti nella
narrazione degli avvenimenti
di quel mattino di domenica, si spiega se teniamo conto dei diversi metodi
letterari propri di ciascuno di essi. Tutto quanto affermano, però, è verissimo, fin nei minimi particolari, sia ben chiaro.
Perché il Vangelo
è un libro storico di prim’ordine di cui dobbiamo
fidarci.
Ognuno racconta fedelmente quel che sa e come
ha vissuto il fatto; per esempio, Giovanni è più
concreto e dettagliato; Matteo, invece, è più generico e sintetico, ma sempre molto
efficace.
Il racconto del come gli
Apostoli vennero a conoscere che Gesù era risorto è di una vivacità
unica d’espressione con un’adorabile semplicità
di forma.
Gli eventi scorrono veloci, tutti protesi a narrare il trionfo della Luce: sepolcro vuoto, sopralluogo... chi si convince e chi no, ansia di ricerca, scambio di persone, richieste urgenti di informazioni.. finalmente la parola chiara, la parola chiave... il messaggio... e di nuovo corsa “frenetica” e “beata”: “Il Signore è nostra luce! Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso” (Sal 117, 24).
Quel mattino, dopo il
sabato, all’alba (Mt), molto per tempo (Lc), prestissimo (Mc), le
pie donne Marta e Maria Maddalena, Giovanna, Salomè e Susanna vanno al sepolcro portando
seco gli aromi col fine di completare 1’imbalsamazione del Maestro adorato. La loro intenzione scaturiva dal1’amore e non rimase senza ricompensa.
Le
discepole giunte al sepolcro, dopo un forte terremoto, sole o in gruppo, lo trovano
vuoto e senza guardie, e alcune discepole hanno una visione di angeli, altre vedono Gesù “risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”, e allora
tornando di corsa al Cenacolo raccontano agli Apostoli ogni cosa vista ed udita, ma nessuno di essi crede loro. Vengono semplicemente reputate pazze e allucinate. Ma non se
la presero affatto, felici com’erano della realtà che soltanto ora
cominciavano a credere, e cioè che Gesù di Nazareth, dopo essere stato sepolto,
per suo proprio potere era risorto nel terzo giorno, elevando tutti gli uomini
con la sua Risurrezione alla partecipazione della vita divina che è la vita della Grazia.
L’incredulità e la
perplessità degli Apostoli forse marciavano alleate a segreta gelosia: ‘perché mai il divin Maestro non si mostrava anche
ad essi?’. Non capivano che Gesù, il loro Gesù, si
sarebbe mostrato anche ad essi, ed ora — se non era ancora venuto — offriva
loro la possibilità di credere senza aver visto: “Beati quelli
che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20, 29).
Per tutta la giornata riflettendo
sulla configurazione o posizione del sudario
della sindone e delle altre bende o
fasce viste nel sepolcro vuoto, Pietro e Giovanni furono coscienti
di trovarsi non dinanzi a un furto
del Corpo del loro Maestro, bensì a qualcos’altro, difficile da capire.
Finalmente, la sera di quel primo giorno, Gesù apparve anche agli
Apostoli, nel Cenacolo, dove essi,
passata la violenta tempesta dei giorni precedenti, erano tornati con il prepotente bisogno di rivedersi e di incontrarsi.
Sono diffidenti gli Apostoli e, pur vivamente desiderosi di vedere Gesù,
temono di incontrarsi con Lui glorioso, essendo coscienti delle loro colpe.
Ma ecco che Gesiì — mentre appariva a due discepoli a Emmaus, venne anche
nel Cenacolo, che aveva tutte le porte sprangate. Apparve in mezzo ai suoi Apostoli, e dette loro la pace.
“Più di quanto 1’aurora di quel giorno aveva inondato il cielo di una festa di luce, Gesù Risorto colmò i suoi amici di nuova meraviglia. Ogni ansia fuggì dai loro cuori e vi si accese la speranza. Sopra il caos della vigilia, emerse l’iride della pace”.
“PACE A VOI!”, Egli disse, e mostrò loro le mani e il costato.
Gli Apostoli gioirono di grandissima
gioia: si sentirono assolti e perdonati, tornati di nuovo amici fedeli e forti del Maestro. Tutto perché Gesù aveva donato la Grazia, ossia il possesso della luce,
della forza, della sapienza di Dio, il dono più sublime e più grande che Dio poteva dare all’uomo: la vita dello
spirito che
lo
rende immagine e somiglianza di Dio.
“ALLELUIA! Cristo è
risorto! Il Dio della pace ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna! Risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di
Lui, e su chi in Lui confida! Alleluia!” (Lc 24, 34; Eb 13, 20; Rm 6,9).
Quel che Pietro scriverà in una prossima lettera ai suoi fedeli di tutta
la terra,
esprime bene i sentimenti suoi e degli altri compagni in quell’ora gaudiosa della loro vita. Ecco.
“Sia benedetto Dio e Padre
del Signore nostro Gesù Cristo: nella sua grande misericordia,
Egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si
corrompe, non si macchia e non marcisce”!
(1 Pt 1, 3-4).
Gesù non solo santificò
i suoi col dono gratuito della Grazia,
ricchezza inesplicabile a parole umane, ma li investì
anche del potere di donarla a loro volta agli altri; li autorizzò a perdonare, ai
fratelli pentiti, ogni peccato: da quello mortale, che distrugge la grazia, al veniale che la
sgretola e alle imperfezioni che la disamorano.
“Alitò su di loro e disse:
‘Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, sono loro rimessi; a chi li riterrete, sono ritenuti”’ (Gv 20, 22-23).
Da quella sera gli Apostoli divennero i veri
edificatori di un’umanità santa, in un
mondo che crolla, perché crolla la grazia nella quasi totalità delle anime e nelle altre langue.
La solenne istituzione del
sacramento della Confessione o Riconciliazione
o Penitenza, voluta
nel giorno glorioso di Pasqua, è un invito pressante ad andare alla fonte del Salvatore, perché l’anima, rinata nel sangue di Cristo, diventi degna del Regno.
La
Confessione è davvero il dono pasquale di Gesti “Il Vivente” col Cuore squarciato,
da cui sgorgano fiumi d’acqua viva,
che lava ogni colpa, e Sangue divino che cura ogni infermità,
scandagliando il profondo del cuore umano dove sono le radici delle nostre piaghe.
È fin lì che Gesti chiede di entrare e operare
con la carezza della sua mano divina.
Beati quanti con sincero pentimento sanno aprirGli il cuore e ascoltare la sua voce che dice: “IO TI ASSOLVO DAI TUOI PECCATI NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO”. Sta scritto “Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato” (Sal 31, 1).
Dopo la Risurrezione Gesù
restò ancora quaranta giorni con gli Apostoli e i discepoli, istruendoli e formandoli con la sua
Parola di Sapienza “ragionando del Regno di Dio” (At 1,3; cf Lc 24, 44-49).
Chissà quante volte, in
questo tempo, trascorso in Gerusalemme e in Galilea, Gesù si è manifestato alla beata Vergine
sua Madre, intrattenendosi con Lei in una intimità
divinamente filiale.
Papa Giovanni Paolo II affermò: “I Vangeli non ci parlano di un’apparizione di Gesù risorto
alla Madre: questo
ineffabile mistero di gioia resta sotto il velo di un mistico
silenzio.
È certo comunque che Ella, la
prima redenta, come è stata in modo speciale
vicina alla Croce del Figlio, così ha avuto un’esperienza privilegiata
del Risorto, tale
da causare in Lei una gioia intensissima, unica tra quelle di tutte le altre creature
salvate dal Sangue di Cristo”.
Era nella logica dell’amore e del dolore: dopo
gli spasimi e la morte, gli squilli
della gioia e la luce della Risurrezione. Colei che con le sue preghiere anticipò l’ora della gioia, certamente per
prima contemplò il Corpo glorificato del
Figlio suo, vedendoLo nella sua perfetta bellezza in uno sfolgorio di luce gloriosa: l’abbracciare e il riabbracciare
Gesù, ornato dalle cinque rifulgenti piaghe, e il sapere che tutte le creature
erano state redente, il Cielo era stato spalancato, e nei Cieli erano pronti i posti per
tutti i salvati, tutto questo costituì per Maria un’estasi
indicibile.
La vittoria di Gesù su Satana era condivisa da
Colei che è “terribile come esercito schierato in battaglia” (Ct 6, 10), Regina
delle vittorie, sempre all’origine di tutte le vittorie
di Dio e dei figli di Dio.
Sul finire dei quaranta
giorni dopo la Risurrezione, Gesù diede appuntamento agli Apostoli, Discepoli e Discepole, sul Monte
degli Ulivi, presso Betania, di fronte a Gerusalemme (cf Lc 24, 50).
Su questo monte, al1’aurora del quarantesimo
giorno, Gesù parlò ai suoi, dopo aver mangiato con essi per l’ultima volta.
Li salutò uno ad uno. Abbracciò la
Mamma dolcissima, cui chiese l’ultimo Fiat della sua vita; e invitò tutti a restare
in Gerusalemme, a riunirsi con Maria e a pregare
assiduamente per prepararsi alla venuta del Promesso dal Padre suo, che Egli [Gesù] avrebbe mandato sopra di loro" (Lc 24, 49).
Disse loro:
“A Me è stato dato ogni potere
in cielo e sulla terra.
Partendo per tutto il mondo, predicate
il Vangelo a tutta la creazione, e fate che diventino discepole tutte le nazioni, battezzandole
nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad
osservare tutto quello che vi ho comandato. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo;
ma chi non crederà sarà condannato.
“Ed ecco, IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI,
FINO ALLA
CONSUMAZIONE DEL SECOLO
(del mondo), la cui ora solo Dio conosce, quando
Egli tornerà visibilmente nella gloria del suo Regno, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti: invitando alla vita eterna quanti hanno
risposto all’Amore e alla Misericordia di Dio, e lasciando al fuoco inestinguibile
quanti fino all’ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto” (cf Mt
28, 18 ss.; Mc 16, 15
ss.).
Il Signore Gesù benedisse
tutte le creature allietandole con gli splendori della sua
regalità e cominciò ad elevarsi nel sole mattutino a
braccia aperte con le sue piaghe gloriose,
trasfigurandosi in bellezza indicibile a lingua umana, mentre tutti Lo adorano prostrandosi per terra (cf Sal 148).
Gli Apostoli e gli altri
presenti restarono rapiti nell’estasi e vennero riportati alla realtà della terra da due angeli in bianche
vesti, che si presentarono a loro e dissero: “Uomini
di Galilea, perché
state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra di voi assunto fino al cielo,
tornerà un giorno allo stesso modo in cui L’avete visto andare in cielo”
(At 1, 10-11).
Allora, essi, lasciato il
Monte degli Ulivi, tornarono a Gerusalemme con
grande gioia. Gesù
asceso al Cielo era la causa della gioia. Con il cuore seguirono Gesù presso il Padre nei cieli. Non c’era più desiderio o legame della terra che li potesse
soddisfare. Ormai avevano gettato nella patria eterna l’àncora della speranza e vi si erano afferrati
saldamente ricevendone un grande incoraggiamento (cf Eb
6, 18-19).
Gesù, Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice
del mondo e Signore dell’universo, non si era separato dalla nostra
condizione umana, ma ci aveva preceduti nella dimora eterna, per darci la serena
fiducia che dove è Lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti
nella stessa gloria (Messale Romano).
*
e divino mandato
“Quivi è la rosa in che il Verbo Divino
Carne si fece: quivi son li gigli,
Al cui odor si prese il buon cammino!”
Dante, Par. 23, 73
Con Maria Santissima e col fervente
gruppo delle pie donne, gli Apostoli e i discepoli, accogliendo la
raccomandazione del loro Maestro e Signore,
si radunarono in Gerusalemme nel Cenacolo, dove Gesù aveva istituito l’Eucaristia e il Sacerdozio, dove
aveva pregato per l’unità dei suoi e aveva lasciato come Testamento il suo Comandamento Nuovo, dove era apparso la
domenica di Pasqua ed aveva
istituito il sacramento
del Perdono o Riconciliazione cristiana.
Iniziarono un ritiro di preghiera e fratemità, in attesa del Dono dello
Spirito Santo, promesso da Gesù.
“C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea,
Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo
di Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano
assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con
Maria, la madre di Gesù e con i
fratelli (ossia cugini) di Lui”.
In quei giorni, per
iniziativa di Pietro, venne sostituito l’apostolo traditore del Maestro divino, eleggendo Mattia, il capo del gruppo dei pastori di Betlemme, che fu associato agli undici Apostoli (cf At 1, 12- 26).
Il ritiro durò una decina di giorni. Esso
servì magnificamente a tutti i partecipanti
(il numero delle persone radunate era circa centoventi) ad approfondire parole e gesti
del Signore Gesù, a capirne meglio i dolori e le gioie, i
progetti e le speranze.
Tutto fu compiuto sotto la dolce
e forte guida di Maria Santissima, Sede della Sapienza, Madre del Buon
Consiglio e Regina della Rivelazione. La Madonna li fece partecipi della sua
umiltà profonda, per cui impararono a disprezzarsi, a non disprezzare nessuno e a
desiderare di essere disprezzati; comunicò
loro la sua fede pura e viva, operosa e ardente; e dilatò il loro cuore accendendolo
col tesoro del puro amore, perché camminassero sempre verso il Padre senza il minimo sentimento di sfiducia.
Con Lei pregarono, si cibarono, si ricrearono. Compirono ogni cosa “con Maria” per poter fare così tutto con Gesù, nel modo più facile e più perfetto.
E fu Pentecoste (cinquantesimo giorno dopo Pasqua).
Mentre
stavano tutti insieme nel
medesimo luogo, sul fare del mattino, nel silenzio, risuona improvviso un tuono fortissimo e
armonico. Sembra un terremoto, ma non è un terremoto, è
qualcosa, più violenta e pur soave, che avvolge e rinnova
tutto sulla faccia della terra.
È lo Spirito dell’Amore di Dio, lo
Spirito Santo promesso da Gesù, che con la sua potenza scende e invade i Dodici e tutti gli altri.
Si
effuse visibilmente, in
forma di lingue di fiamma, sulla fronte della Ma- donna, d’ogni Apostolo, e di tutti i discepoli e le discepole.
E arricchì la loro anima con la pienezza dei sette doni:
Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza,
Scienza, Pietà e Timor di Dio (cf Is 11, 2).
Sappiamo che la Vergine
Maria essendo “piena di grazia” era già piena di Spirito Santo: ...essendone sposa dilettissima ne conosceva tutti i segreti. Però, perché in Lei nulla
apparisse diverso dagli altri, anch’Ella ricevé in
forma palese lo Spirito Santo. Ma se per gli altri fu fiamma, per
Lei fu secondo bacio: bacio di riconoscenza alla sua Serva che era stata strumento a suo servizio;
bacio-promessa dell’unione senza fine
nella beata dimora del Cielo (M. Valtorta, Quaderno
43, pag. 52).
Il profumo del Paradiso li
avvolse tutti. La loro anima fu trasformata e colmata di amore per il Signore Gesù e per il prossimo. Furono
santificati perché fossero “le colonne” incrollabili della Chiesa che ormai nasceva.
Erano ora dodici veri
Apostoli che appoggiati al Cuore Immacolato di Maria, avrebbero cambiato la faccia del mondo. Lungi da essi ogni vergogna
o timore di confessare Cristo davanti agli uomini, perché ormai essi
vivevano veramente in Lui.
Difatti, fugata ogni paura
dei Giudei, spalancarono le porte e finestre del Cenacolo e annunziarono Gesù, asceso sopra i cieli e pur
vicinissimo a coloro che si trovano
ancora sulla terra.
Alla gente che accorse
numerosa, Pietro tiene il suo primo discorso infallibile sul
Signore Gesù. Anche gli altri, sospinti da uguale forza, evangelizzano le genti più svariate
presenti quel giorno
a Gerusalemme, parlano
la loro lingua e tutti capiscono
a meraviglia.
Era il compimento del mistero pasquale. Aveva inizio il cammino
dell’Evangelizzazione, che praticamente consiste nel testimoniare - in un modo
semplice e diretto - Dio rivelato in Gesù Cristo, nello Spirito Santo, perché gli
uomini, credendo, si salvino.
Alcuni
li dissero ubriachi di
primo mattino (erano le nove circa), ma Pietro
dimostrò che si trattava di ben altra ubriacatura già preannunziata dai Profeti. Allora proclamò solennemente a tutti e con autorità Gesù di Nazareth: ne tracciò in
una sintesi mirabile tutta la vita. Disse che Gesù, per attuare
il disegno di redenzione dell’uomo, si offrì volontariamente
alla morte, e risorgendo, distrusse
la morte e rinnovò la vita, per riunire i linguaggi della famiglia umana universale
nella professione dell’unica fede. Affermò: “In nessun altro c’è salvezza se non in Gesù” (At 4, 12).
A chi chiedeva cosa
bisognava fare per salvarsi, diceva: “Cambiate vita. Non vivete più per voi stessi, ma per Gesù che è morto e risorto
per noi, e ha mandato lo Spirito
Santo, primo dono ai credenti, a perfezionare la sua opera nel mondo e compiere
ogni santificazione.
“La nostra fede è questa: in tutto e per tutto, non c’è che un solo Dio Padre, un solo Verbo, un solo Spirito e una
sola salvezza per tutti quelli che credono nel
Dio Uno e Trino. Ciascuno si faccia battezzare. Così riceverete il perdono dei
peccati e lo Spirito Santo. Salvatevi da questa generazione perversa, purificandovi
nel Sangue prezioso di Gesù, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!” (1 Pt 4,11).
“Quelli che accolsero la sua
parola furono battezzati” (At 2, 41). La pesca
di Pietro e degli
altri, in quel primo giorno di predicazione, ammontò a tremila persone. Il mistero nascosto nei secoli era stato loro
rivelato. Avevano capito che per dare un valore alla vita bisognava farsi
discepoli di Cristo Gesù, divenendo in Lui figli di adozione del Padre
Celeste, ossia “eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Rm 8, 17). Soltanto così
anch’essi, un giorno, sarebbero risorti incorruttibili, splendidi
e gloriosi.
La
Chiesa, una, Santa, cattolica
e apostolica, annunziata da Gesù e custodita dalla Madre Divina, era nata, con la forza dello Spirito Santo che è Signore e dona la
vita ed è adorato e glorificato col Padre e col Figlio.
È lo Spirito che da allora
illumina, vivifica, protegge e guida questa Chiesa, ne purifica ogni figlio,
perché non si sottragga alla sua Grazia.
La sua azione penetra nell’intimo dell’anima e rende l’uomo capace di rispondere all’invito di Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!” (Mt 5, 48) e “Venite a Me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e Io vi ristorerò!” (Mt 11, 28). Già la Madre -che aveva concepito nel cuore la santa Chiesa- aveva detto ai servi di Cana di Galilea: "Fate tutto quello che Egli -Gesù- vi dirà"
Maria Immacolata Madre sosteneva ogni passo
dei figli,
additando gli sconfinati orizzonti del mondo, raggiungibili con Pietro, timoniere della barca, e con Lei Stella Mattutina e Cuore della Chiesa.
Lo Spirito Santo, anima della Chiesa, è
la sorgente di santificazione che eleva i cuori, conduce
per mano i deboli e perfeziona i forti.
“Da Lui [viene] l’anticipata
conoscenza delle cose future, l’approfondimento dei misteri,
la percezione delle cose occulte, le distribuzioni dedoni, laamiliarità delle cose del cielo,
il tripudio con gli angeli.
Da Lui la gioia eterna,
da Lui l’unione costante e la
somiglianza con Dio e, cosa più sublime d’ogni altra, da Lui la possibilità di divenire Dio!” (S. Basilio Magno).
Il Sacramento della
Confermazione o Cresima (unzione con il crisma) è per ogni
fedele ciò che per la Chiesa è stata la Pentecoste. Lo Spirito Santo incide nel cristiano il segno indelebile di
testimone e di annunziatore del Regno di Dio.
Se vogliamo però che
nell’anima si producano meraviglie di
grazia occorre abitare nella casa di
Maria Santissima dove Gesù medesimo stabilì la sua dimora. Occorre
coltivare una vera devozione alla Madonna, ossia una devozione interiore, affettuosa, santa, costante,
disinteressata.
“Più un’anima fa posto a
Maria, più lo Spirito Santo le si dona. Egli vola, entra con
pienezza solo nell’anima in cui c’è Maria, sua Sposa. [Purtroppo] Anche i cristiani più informati e spirituali ignorano
questo mistero di grazia”
(Montfort).
Ognuno intuisce, riflettendo a queste cose,
quanto sia importante che 1’invocazione allo Spirito Santo e alla Sua Sposa Santissima - ci diventi familiare più del respiro: perciò così preghiamo: “Vieni, o Spirito
Santo, vieni per mezzo della potente intercessione del Cuore Immacolato di Maria, Tua Sposa amatissima!”
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