giovedì 3 marzo 2022

18.Sulla via degli uomini per il Regno di Dio - AVE MARIA PURISSIMA!

 


18.Sulla via degli uomini per il Regno di Dio 

"Ascoltate: Ecco, uscì il                                         seminatore a seminare"

Marco 4, 3

 

“Dopo le nozze di Cana, Gesù discese a Cafarnao insieme con sua Madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là pochi giorni.

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

“Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralatici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirLo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano” (Gv 2, 12; Mt 4, 17. 23-25).


Gesù è appena entrato nella vita pubblica che già Maria Santissima vede chiaramente realizzarsi la profezia del santo vecchio Simeone incontrato nel Tempio di Gerusalemme: suo Figlio è rifiutato e fatto segno di contraddizione, ed esattamente a Nazareth, dove più splendido è stato il suo esempio sin da bambino.


Un giorno Gesù “si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.


Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo, trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Is 61, 1-2).

Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di Lui.

Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (Lc 4, 16-21). È in questo annunzio tutta la missione di bontà e speranza di Gesti Nazareno.


Egli dichiara apertamente che le parole del profeta Isaia si riferiscono direttamente a Lui, venuto a liberarci da ogni male spirituale e temporale, venuto cioè:

a dare la vista degli occhi e del cuore;

a far sensibile l’udito alle voci della terra e del cielo; a far marciare verso Dio con corpo e con lo spirito;

a mondare dalle macchie e ulcerazioni della lebbra/peccato  

a risuscitare i morti, ossia redimere i peccatori;

a soccorrere i poveri insegnando ai ricchi il precetto dell’amore;

a consolare gli affitti, - in una parola - ad arricchire tutti con la conoscenza di Dio e con la certezza che dinanzi a Lui siamo tutti uguali.


Tutti ebbero ammirazione e compiacimento per quanto Gesù, loro concittadino, aveva dichiarato in sinagoga. Però subito sorse in essi una certa avversione per la persona che aveva osato attribuirsi una missione così straordinaria: essere l’Unto, ossia il Messia di Dio.


Dicevano infatti: ‘Non è Egli il figlio di Giuseppe?’ (Lc 4,22). Possibile che il figlio di quell’artigiano, possa avere tutta quella sapienza ed essere destinato a quella missione?

Tanto bastò per provocare e poi radicalizzare il deciso rifiuto dei compaesani, preludio all’orgoglioso rifiuto di tutto il popolo ebraico di riconoscere nel Nazareno il Messia.

Solo qualcuno tra i più umili nazaretani credette in Gesù. San Marco nota: “Gesù impose le mani a pochi malati e li guarì” (6,5), segno che Gesù è sempre pronto a salvare chi lo accetta come Salvatore.


Dinanzi al generale disprezzo, con coraggio Gesù dichiarò: “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria, tra la sua parentela e in casa sua. Un profeta non è disprezzato che nella sua patria ...” (Mc 6,4). Questo parlare di Gesù li irritò profondamente. Il risentimento divenne sì acceso che li indusse a concepire propositi omicidi. Il disprezzo si tramutò in indignazione: “Si levarono e Lo cacciarono fuori della città e Lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarLo giù dal precipizio.

Ma Egli, passando in mezzo a loro, se ne andò” (Lc 4, 29-30).

Non era giunta ancora ‘la sua ora’, e il mondo non poteva farGli alcun male. Si sottrasse perciò dai violenti propositi dei concittadini, e pazientemente li sopportò andandosene verso Tiberiade, certamente addolorato più per l'incredulità dei parenti e conoscenti che per il trattamento ricevuto. In tanta amarezza, un cielo di gioia. Era Maria che credeva in Gesù con tutte le forze di cui era capace.


 

S’affaccia a questo punto spontanea la domanda: La Vergine Santissima seguì il divin Figlio nelle peregrinazioni apostoliche?

Il Vangelo — almeno espressamente, come annota il Roschini — non ci risponde nulla. Però la risposta più comune e meglio fondata è che Maria Santissima abbia seguito ordinariamente il divin Figlio nella maggior parte delle sue peregrinazioni apostoliche attraverso la Galilea, la Giudea, la Trans-Giordania eccetera, così come fece da Cana a Cafarnao (Gv 2, 12).

Ogni mamma è inseparabile dal figlio. Quanto più Maria da Gesù e Gesù da Maria!

Se nei vangeli la Madonna viene nominata solo raramente e con tanta parsimonia, è certamente per il profondo senso di umiltà e piccolezza che sempre caratterizzò la sua vita.

Con estrema riluttanza rivelò agli evangelisti solo quanto giudicò necessario e utile agli interessi del Figlio. Ebbe invece assoluto silenzio su ciò che la riguardava personalmente, e tutto custodì nel Cuore.

Con semplicità Ella si celò; appariva nient’altro che una donna comune, una povera e semplice donna; e però divenne grande agli occhi di Dio e dell'umanità, proprio per l’amore al nascondimento, all’umiltà, al raccoglimento e al silenzio.



C’è un episodio, nel Vangelo di San Marco, che è variamente interpretato dagli esegeti.

Gesù è in una casa affollatissima e sta parlando da ore.

“Giunsero sua Madre e i suoi fratelli (cugini e altri parenti) e, stando fuori, Lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e Gli dissero: ‘Ecco, tua Madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e Ti cercano’. Ma Egli ripose loro: ‘Chi è mia Madre e chi sono i miei fratelli?’. Girando lo sguardo su quelli che Gli stavano seduti attorno disse: ‘ECCO MIA MADRE E I MIEI FRATELLI! CHI COMPIE LA VOLONTA’ DI DIO, COSTUI MI È FRATELLO, SORELLA E MADRE!”’ (Mc 3, 31-35). Anche per questo passo sono stati versati fiumi di inchiostro per interpretarlo. Ci piace riferire due affermazioni.

Sant’Ambrogio: “Il Maestro dei costumi, che si fa esempio agli altri, è Egli stesso precettore ed esecutore dei suoi precetti. Prescrivendo agli altri di abbandonare il padre o la madre per essere degni del Figlio di Dio, Egli stesso  si sottopone a tale sentenza ed insegna come sia più augusta l’unione delle menti di quella del sangue”.

Gli fa eco San Massimo da Torino nel Sermone 17º : “ ... La fraternità in Cristo è ben superiore alla fraternità carnale: infatti la fraternità del sangue comporta soltanto una somiglianza fisica, mentre la fraternità in Cristo si esprime in concordanza di cuore ed anima, com’è scritto: I credenti avevano un cuor solo ed un’anima sola (At 4, 32). È veramente fratello colui che ti è unito non tanto da legame di sangue quanto da libera volontà. Sono veri fratelli, dico, quelli che hanno in comune lo spirito e la volontà”.

Gesù fu presto circondato da una famiglia spirituale formata dagli ascoltatori convertiti e dai discepoli: tra essi primeggiava in tutti i sensi la Vergine Santissima. Il vincolo soprannaturale, unico ed ineffabile, che La legava a Gesù derivava e si fondava non sul sangue comune, bensì sull’unico sangue che realmente unisce ed affratella: il Sangue di Cristo Redentore.

Gesù ben sapeva quale era la volontà che la Madre compiva e come Ella fosse del tutto conforme a quella Volontà del Padre. Con quella frase Gesù Le dava il suo riconoscimento divino di vera Madre, nel senso che Egli dava alla sua espressione. Altro che ripudio!


La Madonna capì a volo le parole del Figlio ed il suo spirito esultò nel Signore che operava in Lei quelle meraviglie. Colei che trovò grazia davanti a Dio per tutti e per ciascuno, si riconosceva quale creatura di Gesù, tutta e sempre dipendente da Lui, unico e sommo Bene.


Gesù dice: “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre!”. In altre parole afferma: “L’anima che fa la volontà del Padre mio diviene partecipe di una vera maternità soprannaturale nei miei riguardi, e precisamente in quanto, oltre a farmi nascere spiritualmente in sé, contribuisce - con la preghiera e l’attività apostolica della sua vita - a farmi nascere anche negli altri. E' questa la ragione specifica per cui posso chiamarla col dolce nome di Madre”.

Lungo i secoli il mondo ha avuto tanti maestri.

Ma uno è quello vero: Gesù, il Cristo. Egli propone. Illumina la mente. Invita: “Se vuoi ...” Il suo amore non forza mai le porte del cuore, ma bussa teneramente, da Signore qual è del cielo e della terra.

“Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio ... è irradiazione della sua gloria impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola . ..” (Eb 1, 1-3).

La gente sente che la sua parola è diversa da quella degli altri maestri. È una parola che salva.

Gesù ha un cuore buono. Gli si legge in volto pazienza, soavità e forza. Egli combatte l’odio del cuore. Insegna a rispondere a tutto e a tutti solo con il bene.

Si presenta come il buon Pastore che guida alla festa eterna del cielo le pecorelle che lo seguono. Egli è la mano che Dio tende ai peccatori, la via che ci guida alla pace.


Non si può conoscere Gesù senza leggere il Vangelo, senza meditare a lungo la sua parola e affaticarsi a farla conoscere anche dagli altri. Pertanto la Parola di Dio non s’allontani dal cuore e dalla mente, e sia sempre nostra luce e nostro cibo.


La novità del messaggio di Gesù è condensata nei primi dieci versetti del quinto capitolo del vangelo di San Matteo. Rappresentano il punto culminante ed il coronamento definitivo - sulla terra - di tutta la vita cristiana. E sono come un anticipo della felicità eterna già in questa vita.


“Gesù, vedendo le folle, salì sulla montagna e, messosi a sedere, Gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo  allora la parola, li ammaestrava dicendo:

         Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

        Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

        Beati i miti, perché erediteranno la terra.

        Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché

      saranno saziati.

     Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia.

       Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

      Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

      Beati i perseguitati per causa della giustizia, 

                           perché di essi è il regno dei cieli!”                        

                                             (Matteo 5, 1-10).


Domandiamoci: Chi ha posseduto o rispecchiato interamente le Beatitudini nell’arco dell’esistenza terrena?

Colei che più in sommo grado ha offerto a Dio e al prossimo un’autentica testimonianza di queste massime è stata la Vergine Maria. Avendo in sé tutta la ricchezza delle virtù, la ricchezza dei doni e dei frutti dello Spirito Santo, per vivere sempre in un clima di elevatezza spirituale ebbe anche la perfezione delle beatitudini in una misura infinitamente smisurata, perché così doveva essere per piacere al Figlio di Dio.

Amiamo credere che il sermone della montagna rispecchia in tutti i punti la Vergine Madre che, pur essendo mai menzionata, è sempre presente nella mente e nel cuore del Figlio divino.

Gesù si manifestò Signore indiscusso di ogni sorta di mali, anche della morte. Tutti Lo ricercavano per il suo potere taumaturgico sui corpi e sugli spiriti. La sua parola di verità scandagliava i cuori. Nulla Gli era nascosto: a tutti diceva ciò che effettivamente doveva dire.

Gli Scribi e i Farisei - cui ben si riferiva la profezia di Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini” (cf Mt 15, 8-9) - non accolsero con piacere la parola del Messia; come del resto non avevano accolto neppure la parola eroica e santa di Giovanni il Battista.

Ci riferisce l’apostolo Giovanni che un mattino Gesù insegnando nel Tempio esclamò: “Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me, e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato”.

Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

C’era dissenso tra la gente riguardo a Lui. Le guardie tornarono dai sacerdoti e Farisei e dissero loro: “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!” (Gv 7, 28-30, 44-46).


Infatti: prima di Gesù di Nazareth mai si era visto in Israele un Maestro, un  UOMO che irradiava tale fascino di luce e di bontà.

Moltissimi seguivano Gesù: era gente d’ogni età, sesso e condizione. Alcuni erano interessati solo ai beni sensibili o temporali, tanto è vero che Gesù - dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci -  esclamerà: “In verità voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv 6, 26).


Altri invece cercavano veramente di assimilare la sua dottrina. Tra questi c’erano gli Apostoli, ed anche i discepoli e le discepole, quali: “Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre che li assistevano con i loro beni” (Lc 8, 2-3): Tutte ardenti d’amore, pronte a fare scudo di per difendere Gesti.


È chiaro che la loro collaborazione non si limitò al materiale: cibi, vestiti, provvidenze, ma spaziò magnificamente nello spirituale. Basti pensare alla Maddalena che da essere la peccatrice numero uno, seppe diventare la prima di coloro che dettero un’autentica testimonianza cristiana del Vangelo.

Maria di Magdala, ritornata all’ovile, fu fiamma d’amore per Gesù, ne ascoltava con avidità la Parola, la meditava con assiduità, la viveva e la diffondeva intorno asé.

Se apriamo la porta del cuore, come non essere affascinati dalla grande, eterna, santa e amorevole Parola di Gesù? Diceva:


“Non temete. I vostri capelli sono tutti contati. Nulla vi accadrà di male, perché gli angeli del Signore sono con voi. Nulla turbi la vostra pace. Non preoccupatevi di nulla.

Non abbiate sollecitudini per ciò che dovete mangiare e per le vesti. Il Padre sa di che avete bisogno. L’uomo è molto più di un passero e del fiore che oggi è erba e domani è fieno. Eppure il Padre ha cura di entrambi. Potete allora dubitare che non abbia cura di voi?

Date a chiunque vi chiede, a chi vi offende presentate 1’altra guancia. Amate i vostri nemici. Fate loro del bene.

Il vostro dire sia sì, sì, no no; il di più viene dal Maligno. Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro Celeste!

Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime.

Io sono la luce del mondo. Io sono la porta delle pecorelle: chi passerà per me sarà salvo. Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno va al Padre se non per me.

Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché di questi tali è il regno di Dio.

E pregate con fiducia. Così: ‘Padre nostro, che sei nei cieli; sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo,così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male!”’.


Come si fa a non innamorarsi d’un Maestro che parla così? Il suo dire è perfetto. Se per esempio riflettiamo sulla preghiera del ‘Padre nostro’, subito ci accorgiamo che in quelle parole c’è tutto quanto occorre all’uomo per lo spirito e per il corpo. E se faremo ciò che chiediamo acquisteremo la vita eterna. E' una preghiera tanto perfetta che i marosi delle eresie e il corso dei secoli non l’hanno intaccata né l’intaccheranno. Il cristianesimo è spezzettato dal morso di Satana. Ogni particella della vera unica Chiesa, però, essendo sempre cristiana, prega con questa universale preghiera.

Perciò occorre ricordarla bene. Meditarla continuamente. Applicarla alle nostre azioni. Praticamente non occorre altro per santificarsi.


“Se uno fosse solo, in un posto di pagani, senza chiese, senza libri, avrebbe già tutto lo scibile da meditare in questa preghiera e una chiesa aperta nel suo cuore per questa preghiera. Avrebbe una regola e una santificazione sicura” (M. Valtorta).


Un giorno, mentre Gesù parlava, una donna gridò di mezzo alla folla: “Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato!”. E Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e l‘osservano!” (Lc Il, 27-28).

Che è come dire: ‘O donna, tu proclami beata mia madre: e così è veramente. Ma devi sapere che Ella e tutti quelli che L’imitano hanno diritto a essere chiamati beati!”


La Vergine è beata per aver concepito Gesù, è beata per averLo dato alla luce, ma soprattutto è beata per averLo concepito spiritualmente.

“Beati quindi, coloro che ascoltano la Parola di Dio e la custodiscono!”. Guardando la Vergine Maria e supplicando la sua potenza di Mediatrice presso l’unico Mediatore tra Dio e l’uomo, Gesù Cristo, il cammino alla salvezza diventa sicuro, facile, breve e soave.


AMDG et DVM




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