Beato Enrico Suso
(ca. 1298-1366) 25 Gennaio
Considerato il grande rappresentante della mistica tedesca ebbe visioni ed estasi che lo misero in contatto con le anime dei defunti, tanto che inizialmente anche la Chiesa stessa ne prese le distanze. Ma chi era in realtà Enrico Suso?
Il cognome di Enrico era Von Berg, ma egli preferiva usare quello materno (Seuse), forse per reazione al padre tirannico. Nacque a Costanza, dove il Reno sbocca dal lago omonimo; la data di nascita esatta non è conosciuta, ma è probabilmente di poco anteriore al 1300. Entrò nell’Ordine domenicano a soli tredici anni, prima presso la prioria di Costanza e poi, dopo la professione, a Colonia, dove si distinse come studente allo studium generale. Stando alla sua biografia, resoconto non troppo affidabile, la sua osservanza fu piuttosto discontinua e tiepida finché non raggiunse i diciotto anni, quando ebbe un’esperienza spirituale che lo catturò portandolo su quella via mistica che avrebbe poi seguito per il resto della vita.
IL PURGATORIO
(Descritto dal Beato Enrico Suso)
Cominciò a seguire digiuni e pratiche stravaganti di mortificazione, come incidersi sul petto con un ferro incandescente il nome di Gesù Cristo, e per oltre dieci anni ricevette più dolore che gioia dal suo stato spirituale. Fu sollevato dalla propria depressione dopo aver consultato Meister Eckhart, probabilmente durante la seconda permanenza di costui a Colonia tra il 1322 e il 1327. Divenne un predicatore sapiente ed eloquente, e dedicò il resto della vita alla predicazione. Fu anche oggetto di una certa ostilità, sia personale che ecclesiastica, e dovette difendersi dall’accusa di aver rubato, di aver avuto un figlio illegittimo, e da quella di eresia. Pubblicò una quantità notevole di scritti, tra cui il Libriccino della Verità e il Libriccino della Sapienza Eterna, che hanno resistito alle prove del tempo e sono tuttora letti. Questi testi furono per vari secoli determinanti per lo sviluppo della spiritualità e della mistica tedesca. Dal 1348 visse prevalentemente a Ulma fino alla sua morte avvenuta nel 1365 o 1366. Enrico Suso, insieme a Giovanni Taulero suo discepolo e al suo maestro Eckhart, è considerato il grande rappresentante della mistica tedesca.
Alcune delle sue lettere, racconti e insegnamenti, veri capolavori di lingua tedesca, vennero raccolti dalla sua discepola Elisabeth Stangel, che incontrò nel Monastero domenicano di Toss. Elisabeth lo incoraggiò a scrivere le memorie della sua “Vita”, nel primo esempio in lingua tedesca di autobiografia spirituale concepita in termini di romanzo dove il protagonista risulta essere una specie di cavaliere le cui avventure non sono guerresche o amorose nel senso comune del termine, ma nel senso cristiano. Per il credente infatti il combattimento sta nell’accettazione delle sofferenze e l’amore è rivolto verso una “graziosa dama” che è la Sapienza eterna.
Ebbe visioni ed estasi. Secondo Suso, attraverso la mistica “un uomo umile e paziente deve venire spogliato dalle creature, confermato con Cristo e trasformato nella divinità”. Talvolta viene rappresentato con al suo fianco un cane che tiene nella fauci un velo o un giglio. Nel VI capitolo “della Vita” del Beato Enrico Suso si dice testualmente di lui:
”Gli furono rivelate in visione molte cose future e nascoste, e Dio gli fece partecipare e sentire nel limite del possibile come uno si sente in Cielo, come si trova nell’Inferno o nel Purgatorio. Non era cosa insolita per lui, che molte anime dipartite da questo mondo gli apparissero e rivelassero la loro sorte, come avevano fatto penitenza, come si poteva venire loro aiuto e quale era loro Vita di Dio”.
Quali anime gli siano apparse il Beato normalmente non lo disse. Sostiene tuttavia, fra il resto, che gli erano apparsi i suoi genitori defunti e Maestro Eckhart e un defunto amico e collega di studi. Nel sesto capitolo “della sua Vita” si racconta:
“Suo padre che aveva condotto una vita mondana, gli apparve dopo la morte e con volto pieno di sofferenza gli fece vedere il suo tremendo castigo nel Purgatorio e gli fece sapere anche perché aveva meritato questo castigo e anche il modo con cui lo avrebbe potuto aiutare.“
Il Beato fece tutto quanto gli aveva chiesto l’anima di suo padre. Poi suo padre gli si mostrò un’altra volta e gli disse che grazie al suo aiuto, egli era stato liberato dal suo castigo. La sua pia Madre per il cui mezzo Dio aveva operato miracoli ancora mentre era viva, anche gli si mostrò in una visione e gli fece vedere il grande premio, che essa aveva ricevuto da Dio, di molte altre anime ebbe simili visioni, Fra le altre gli apparve anche il beato Maestro Eckhart… Questi gli fece sapere che viveva in una straripante Gloria, in cui la sua anima era beata in Dio.
Allora il suo discepolo Enrico Suso chiese di fargli sapere due cose: primo come si trovino gli uomini in Dio che sulla terra avevano voluto soddisfare con estremo abbandono alla Altissima Verità: ebbe in risposta che nessuno potrebbe comprendere l’inabissamento di queste persone nell’immenso abisso di Dio! Il Beato chiese ancora: “Quale è l’esercizio più utile all’uomo che volesse raggiungere quell’altissima Unione?” Ed ebbe questa risposta “Egli deve secondo il proprio essere, sprofondarsi e immergersi nel più profondo abbandono e prendere tutte le cose come provenienti direttamente da Dio e niente dalle creature eavere la massima pazienza verso tutti gli uomini lupo”.
Suso detiene un ruolo importante in quella che è diventata famosa come la “mistica renana”. Nel XIVsecolo il centro dell’elaborazione spirituale era passato dai paesi latini a quelli germanici, con un conseguente spostamento d’interesse dai temi della povertà – così come era predicata dagli ordini mendicanti – alla contemplazione, vista come ricerca di uno stato interiore piuttosto che un impegno esteriore; in tutto questo i domenicani svolsero un ruolo fondamentale.
«Mentre l’impero andava decadendo e la cura pastorale veniva spesso negata, nel periodo compreso tra il 1250 e il 1350 i mistici tedeschi, che scrivevano prevalentemente in lingua volgare, esplorarono il regno interiore dell’anima, elaborando concetti di autocoscienza e rinuncia a sé in modo che Cristo potesse rinascere nell’animo umano. Come le idee dell’amor cortese si erano diffuse a partire dalla Linguadoca, nella Francia meridionale, finendo per essere sostenute altrove da movimenti simili, la mistica renana, anche quando combattuta, si diffuse e si unì ad altre forme di espressione nazionale di tendenza individualista, come ad esempio la devotio moderna o “nuova devozione” dei Paesi Bassi, richiamando in vita correnti più antiche ed estreme della spiritualità cristiana e promuovendo quello spirito riassunto benissimo da Taulero nel sermone tenuto in occasione dell’inaugurazione della cattedrale di Colonia nel 1357: “Le chiese non rendono nessuno santo, sono le persone che rendono sante le chiese“» (John Griffiths).
Questa corrente venne espressa soprattutto in termini di Brautmystik, mistica sponsale, nel lessico “nuziale” dell’unione mistica. I suoi primi propugnatori furono soprattutto donne: Ildegarda di Bingen (17 set.), Elisabetta di Schònau (18 giù.) e Matilde di Magdeburgo, e il suo più grande esponente teorico fu il maestro di Suso: Meister Eckhart. La devozione era intensissima nei conventi, e le missioni dei domenicani predicatori ottennero la massima influenza sui più devoti. Era a questo tipo di ambiente che apparteneva la “figlia spirituale” di Suso, Elisabetta Stagel, che scrisse il resoconto in terza persona della sua vita.
Questa biografia costituisce la fonte più importante che abbiamo su Suso. La natura sovversiva di questa spiritualità non fu ignorata dalla Chiesa ufficiale: Eckhart fu processato per eterodossia su iniziativa dell’arcivescovo di Colonia nel 1326, e morì qualche anno dopo senza essere stato capace di dimostrare la propria innocenza, nonostante la sua sincerità e la meschinità dei suoi accusatori. Affermazioni come la seguente «Dio ama le anime e non le opere esteriori» erano però chiaramente dannose e rappresentavano un preludio della Riforma. Preoccupandosi di non subire lo stesso destino. Suso moderò le proprie posizioni ma, nonostante ciò, incorse nella stessa accusa nei Paesi Bassi.
Più poeta che teologo, credulo in materia di inferno e demoni, sembra aver avuto esperienza diretta degli “stati di preghiera” di cui scrisse, a differenza di Eckhart e Taulero che elaborarono le loro teorie in base a ciò che ascoltavano durante gli incontri di direzione spirituale tenuti principalmente con ferventi suore. La sua “ascesi” attraversa gli stadi di raccoglimento, estasi, trasporto e rapimento, per terminare con quello stato in cui «l’anima perde la sensazione del proprio essere distinta da Dio». Il linguaggio usato recupera per la mistica la terminologia dell’amor cortese, che a sua volta era stata presa in prestito dalla spiritualità.
L’interrogativo principale che pende sull’insegnamento suo e di tutta questa tradizione è quanto ci sia di cristiano nel suo desiderio, dato che la distinzione tra “cose divine” e cose di questo mondo si concilia con difficoltà con un Dio incarnato. Suso scrisse:
«Non credere che ti sia sufficiente pensare a me [Dio] solo un’ora al giorno. Coloro che desiderano sentire internamente le mie dolci parole e capire i misteri e i segreti della mia saggezza, dovrebbero stare insieme a me sempre, sempre pensando a me [ . . . ] Non è vergognoso avere il Regno di Dio dentro di sé e uscirne per pensare alle creature?» (Libriccino della Sapienza Eterna). In ultima analisi, tali sentimenti sembrano più vicini allo gnosticismo e al neoplatonismo che alla preoccupazione cristiana per il mondo, per le “creature”.
In seguito a numerose calunnie, venne trasferito a Ulm, dove morì. Venne sepolto nella Chiesa domenicana della città sveva, ma la sua tomba andò perduta con la demolizione dell’edificio, a seguito della Riforma Protestante. Viene rappresentato con il monogramma del nome di Gesù e una corona di rose, a simboleggiare il suo amore doloroso. La Chiesa comunque risolse i dubbi sull’ortodossia di Suso quando, nel 1831, acconsentì alla sua venerazione.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler /Articolo su Pontifex di don Marcello Stanzone
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