CONSUMMATUM EST!
“Ci sono tre uomini in croce: Uno che dona la
salvezza, un altro che la riceve, e un terzo che la disprezza. Per i tre la pena è identica, ma la motivazione è diversa”.
Da parte loro i Giudei sono instancabili nello scherno
e nell’insulto. “I passanti — davanti
alla croce di Cristo — Lo bestemmiavano e, scuotendo le loro teste, dicevano: “Eh! Tu che
distruggi il santuario e lo edifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla
croce!” (Mc 15, 29-30). “Così anche gli scribi e gli anziani, schemendoLo, dicevano: “Ha salvato altri; non può salvare
se stesso!
È re d’Israele: scenda adesso dalla croce e crederemo
in Lui. Ha confidato in Dio; lo
liberi adesso, se Gli vuol bene; perché ha detto: Sono Figlio di Dio” (Sal 22,9; Mt 27, 41-43).
Ed anche il ladrone di sinistra Lo bestemmiava; quello di
destra, invece, per uno di quei
misteriosi mutamenti del cuore umano — cui certamente non fu estraneo 1’influsso di Maria
Santissima — non bestemmia più Gesù, ma anzi Lo difende, riconoscendone la bontà e
l’innocenza.
Ora Gesù, dall’alto della croce, prega: “PADRE, PERDONALI, PERCHÈ NON SANNO QUELLO CHE FANNO!”
L’invocato perdono sopra i crocifissori incoraggiò
Dimas, il buon ladrone, a
raccomandarsi al divin Crocifisso: “Gesù, ricordaTi di me, quando sarai nel Tuo
regno!”. E Gesù a lui: “IN VERITA’ TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO!”
E il cuore di Dimas scoppiò dalla gioia: da ladrone di
ricchezze terrene divenne ladrone del Paradiso! Fu tutto un
miracolo della grazia santificante che gli fu infusa e per la quale, in
così poco tempo, poté fare tanta strada nella fede che non dubita, e nella speranza che non vacilla e nell’amore ardente a Gesù Nazareno: di cui divenne l’ultimo redento dalla sua parola. Oh forza sanante e vivificatrice della Grazia!
La beata Vergine assisté alla divisione delle vesti di Gesù. I soldati che facevano
la guardia, ne fecero quattro parti, una per ciascuno, e poi se le giocarono a dadi, là sotto la croce. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta da cima a fondo
tutta d’un pezzo. Si dissero: “Non la strappiamo, ma tiriamo a sorte a chi tocca”.
S’avverò letteralmente la profezia del salmo 21 versetto 19: “Si son divisi tra loro i miei abiti, e hanno tirato a sorte la mia veste”.
L’amabilissimo Gesù prega con tutto il suo essere il Padre Celeste, e prima che il fenomeno dei crampi invada interamente il corpo e
provochi morte, illuminandosi di
immenso infinito amore “vedendo la Madre
e il discepolo che amava che
stava là, dice alla Madre: “DONNA, ECCO TUO FIGLIO!” . Poi dice al discepolo: “ECCO TUA MADRE!”. E da quel momento il discepolo, La prese con sé. La prese a casa sua, cioè tra i tesori più cari del suo cuore (Gv 19, 26-27).
È il testamento di Gesù per la Madre e per l’Umanità. I santi Padri e
Dottori della Chiesa insegnano che l’Apostolo Giovanni rappresentò l’Umanità. Essa sotto la Croce di Gesù, fu
da Maria verginalmente e misticamente
rigenerata.
Il papa Leone XIII, nell’enciclica “Adiutricem populi cristiani”, il 5 settembre 1895, insegna: “Il mistero
della straordinaria carità di Cristo per noi viene magnificamente dimostrato dall’aver
Egli, morente, lasciato qual Madre al
discepolo Giovanni la Madre sua, col rammemorativo testamento: ‘Ecco, tuo figlio’. Pertanto in Giovanni,
come sempre ha pensato la Chiesa, Cristo designò ogni persona del genere umano, e prima di tutti, coloro i quali, mediante la fede, avrebbero aderito a Lui”. Chiaramente venne proclamata la Maternità di Maria Santissima verso gli uomini e le donne di tutt i tempi - i molti fratelli di cui Cristo è il Primogenito. Mancava però una definizione più esplicita e solenne di questa verità, e il papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, ce l’ha data:
<< ... A GLORIA DUNQUE DELLA VERGINE E A NOSTRO CONFORTO, NOI PROCLAMIAMO MARIA SANTISSIMA MADRE DELLA CHIESA, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli che dei Pastori, che La chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che
con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano.
Si tratta di un titolo, venerabili Fratelli, che non è
nuovo alla pietà dei cristiani; che
anzi è proprio con questo nome di Madre, a preferenza di ogni altro, che i fedeli e la Chiesa tutta sogliono
rivolgersi a Maria. Esso invero appartiene alla genuina sostanza della devozione a Maria, trovando la sua
giustificazione nella dignità
stessa della Madre del Verbo Incarnato. “O Vergine Maria, Madre
della Chiesa,... ricordaTi di tutti i figli tuoi; avvalora presso Diole loro preci; conserva salda la loro fede; fortifica la loro speranza; aumenta la carità”. >>
MARIA dunque
è Madre nostra di grazia e di amore, il dono dolcissimo che un Dio
che muore fa a1l’umanità peccatrice, che Egli ama di amore eterno (cf Ger 31,3).
Il dono fu accolto con ogni
riconoscenza dall’uomo più puro e più forte
che la terra possedeva: Giovanni, il prediletto di Gesù.
Egli intuì “Il dono” che Gesù gli faceva e con gioia
indicibile entrò in possesso dell’eredità
del Maestro. Istintivamente si affidò a Maria e da Lei medesima trasse quella forza e aiuto che era chiamato a donarLe. Divenne
modello per quanti sarebbero venuti dopo
di lui.
*
Gesù è nel più grande abbandono. Il calice è diventato amarissimo. Ed
anche il cielo sembra chiuso.
Sotto il peso del martirio, verso l’ora nona (le tre
pomeridiane) Gesù raccolse le ultime forze e gridò a gran voce: ‘Eloì, Eloì, lamà sabachtanì?”, che significa: “DIO MIO, DIO MIO, PERCHÈ MI HAI ABBANDONATO?” (Sal 22,2;Mc 15,34).
C’era buio su tutta la terra, essendosi eclissato il sole (cf Lc 23, 45).
Gesù sente freddo. È la morte che avanza terribile. Il
povero Gesù non ne può più:
nessuno l’aiuta o sostiene. Dio permise che la sua natura umana sentisse tutti i tormenti quasi fosse
solamente uomo, e non Dio; eppure il Padre L’amava più di tutti. E fu in quest’abbandono il più desolante di
tutta la vita che Gesù compì la
più meravigliosa opera del
mondo: la Riconciliazione e unione a Dio, per grazia, di tutto il genere umano.
Le labbra bruciano di febbre e la gola è riarsa. Gesù dice:
“HO SETE!”.
Ma per Colui che l’acqua creò, non ci fu neppure una goccia. “C’era là un vaso pieno
di aceto (ossia vino aspro e acidulo che i soldati portavano in borracce, detto in latino ‘posca’), posero
perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e Gliela accostarono alla bocca”
(Gv 19, 28-29).
E fu il suo ultimo beveraggio o sorso cui non mancò
l’acre odore/sapore del sangue che saliva dai polmoni spezzati.
Gesti però non aveva soltanto sete fisica a cui
ironicamente i soldati soddisfecero. La sua sete era sete di anime.
“Quando ebbe preso l’aceto, Gesù disse: “TUTTO È COMPIUTO!” (Gv 19,30).
Ormai il Signore della vita è
all’estremo dell’agonia. I suoi rantoli sono sempre
più lenti e distanziati. I polmoni non ricambiano più l’aria, non c’è più ossigenazione, e l’asfissia è prossima.
Presentendo la fine, Gesù, con
tutto l’amore del suo Cuore di Redentore, si consegnò
al Padre, supplicandoLo: “PADRE, NELLE TUE MANI AFFIDO (consegno, raccomando) IL
MIO SPIRITO!” “ed emesso un
alto grido, chinato il capo, rese lo spirito” (Lc 23,46; Gv 19, 30; cf Mt 15, 50).
Erano le tre pomeridiane che divennero l’ora della
grande misericordia per il mondo intero, l’ora
in cui potremo ottenere
tutto per noi stessi e per gli altri.
Ad Adamo era stato inspirato in volto lo spirito della vita, il nuovo Adamo - Gesù - dona a noi la vita “rendendo lo spirito” (Gn 2,7).
Chi potrebbe descrivere lo schianto del Cuore materno reso intrepido fino a quel momento presso la Croce del Figlio? Mentre Gesù,
terminato di bere l’ultima stilla
dell’amarissimo calice, esalato lo spirito e compiuta ogni ubbidienza fino
alla morte a vantaggio di tutti,
tornò a vedere il Padre Celeste gustando
una beatitudine come da eternità mai aveva gustata, per Maria non fu così (Eb 2,9).
Oceani di dolore strinsero, come in una morsa, il suo
Cuore materno. Ella è sola, e non ha più Figlio.
La solennità del
momento in cui Gesù spirò, fu
sottolineata dallo sconvolgimento degli elementi.
“La terra tremò, le rocce si spaccarono,
le tombe si aprirono, il velo del santuario si squarciò nel mezzo. Il centurione romano e
quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, vedendoLo spirare in quel modo,
vedendo il terremoto e quello che accadeva, temettero
grandemente e glorificarono Dio, dicendo: “Certamente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15, 39, Mt 27, 54; Sap. 2,18).
Tutta la gente accorsa a quello spettacolo, avendo
osservato l’accaduto, se ne ritornò percuotendosi il petto.
Tutti i suoi conoscenti assistevano da
lontano, e così c’erano molte donne, tra
le quali Maria Maddalena e
Salomè, e Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo, che
Lo avevano seguito fin dalla Galilea per servirLo”.
Accanto a Gesù morto c’erano i due ladroni ancora
vivi. Mancando solo poche ore
all’inizio ufficiale della Pasqua, bisognava immediatamente procedere alla sepoltura dei tre giustiziati;
in caso fossero lasciati sulla croce, sarebbe stata una vera stonatura in relazione alla grande festa.
Perciò i Giudei chiesero a Pilato il crurifragio,
ossia: 1’ordine di spezzare le gambe a Gesù
e ai ladroni.
Ben presto,
la Vergine e Giovanni e le pie donne videro
arrivare sul Calvario i soldati romani, armati di mazza e di lancia.
Essi si accostarono ai ladroni e, per togliere loro
ogni possibilità di respirare, spezzarono
loro le gambe; poi si avvicinarono a Gesù e, constatato che era già morto, si dispensarono dal crurifragio.
Tuttavia un soldato - Longino,
dice la tradizione -
per accertarsi meglio
della sua morte si pose di fronte al Crocifisso e Gli vibrò con la larga lancia un forte colpo al costato destro.
La lancia vi penetrò profondamente da sotto
in su, fino a raggiungere il cuore,
che in verità era già stato squarciato dall’immenso abbandono in cui si venne a trovare fin dall’Orto degli Ulivi.
“Dalla ferita subito
uscì acqua e sangue — qual sorgente di vita e mare di misericordia per il mondo intero. “Chi ha visto ha testimoniato, e la sua testimonianza è vera, ed Egli sa che dice il vero, affinché
anche voi crediate. Infatti,
avvenne questo perché si adempisse la Scrittura: ‘Non Gli sarà spezzato alcun osso’ (Es 12, 46; Sal 34,
21). E un altro passo della Scrittura dice ancora: ‘Guarderanno a Colui che hanno trafitto’ (Zc
12, 10; Gv 19, 34-37).
Nessuno, come Gesù Maria Santissima, potrà mai comprendere l’arcano mistero di questi momenti.
Il Buon Pastore, pieno di compassione per il suo
gregge, ha offerto la vita, ha
compiuto l’opera comandataGli dal Padre, ha spalancato il Cuore che ha tanto amato gli uomini e, con le
braccia tese, vuol radunare tutti nell’unico rifugio di luce
e di pace.
Tutto è compiuto, perché dalla ferita del Cuore di
Gesù è uscita la Chiesa, che rivestita del Regale Manto di porpora
(ossia del Sangue divino) è destinata a portare salvezza a tutti gli uomini.
La Croce è sintesi della
vita di Gesù e di Maria Santissima. E la Passione è specchio di tutte le virtù: carità,
pazienza eroica, umiltà, obbedienza, distacco dalle cose terrene.
La sapienza dei santi e il loro ardore nacquero dalla
contemplazione del Crocifisso Gesù: luce che ci guida al porto e vessillo di vittoria nel giorno del giudizio.
Ricordiamo sempre che la Passione fu vissuta non solo da Gesù bensì anche da Maria la Madre.
Abbracciando la croce, nuovo albero di vita, vinceremo
tutte le battaglie come Gesù le
ha vinte. “Chi vuol venire
dietro a Me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e Mi segua” (Mc 8, 34).
È il sunto del Vangelo. Chi lo cerca altrove, non cerca la gloria di Cristo.
“Vi sono due libri,
che ognuno può leggere e capire, anche se analfabeta.
La mangiatoia di Betlemme,
la croce del Golgota.
Quei due libri
parlano.
Dicono parole eterne.
Dicono insegnamenti, rispetto ai quali la sapienza di tutti i sapienti, da
Salomone all’ultimo che verrà, è molto limitata cosa.
La Nascita di Gesù nello squallore, a insegnarci il
distacco dalle ricchezze e dagli onori umani, così inutili;
la morte di Gesù nel dolore, ad insegnarci che è con quello che si conquista il Regno a se stessi e al prossimo, che dobbiamo amare
sempre” (M. Valtorta, Quaderni 45-50 pag. 337).
AMDG et DVM