venerdì 1 settembre 2017

Troppi fanno della Legge uno sgabello. Eppure: nulla è inutile di quanto Dio ha dato per Legge.

PARLA GESU'

 «La pace a voi tutti.

   Se l'essere venuto è valso ad instaurare il Regno di Dio fra di voi, sia benedetto il Signore. Se l'essere venuto è valso a far brillare una innocenza, sia benedetto il Signore. Se l'essere giunto in tempo per impedire un delitto serve anche a dare a tre colpevoli modo di redimersi, sia benedetto il Signore. Ora, di tutte le molte cose che porta a meditare questa giornata, e che mediteremo mentre la notte scende a fasciare di tenebre la gioia di due cuori e il rimorso di altri tre — e nelle sue tenebre nasconde come in velo pudico le lacrime gioiose dei primi e quelle brucianti degli altri, che però Dio vede — vi è quella che indica come nulla è inutile di quanto Dio ha dato per Legge.


 13La Legge data da Dio, nominalmente è molto osservata in Israele. Ma in realtà non lo è. La Legge è là, analizzata, sviscerata, spezzettata, fino a farla morire per torture di sottigliezze piccine. È là. Ma come un cadavere mummificato non ha vita, respiro, circolazione di sangue nonostante abbia l'apparenza di uno che sia immobile per sonno, così la Legge non ha vita, respiro, sangue in troppi, troppi, troppi cuori. Su una mummia ci si siede come su uno sgabello. Su una mummia si possono appoggiare oggetti, vesti, anche lordure, se si vuole, ed essa non si ribella perché non ha vita. Così troppi fanno della Legge uno sgabello, un appoggio, uno scarico per le loro lordure, certi che essa non si ribella nella loro coscienza perché essa per loro è morta.


   Potrei paragonare molta parte di Israele alle foreste pietrificate che si vedono sparse per la valle del Nilo e nel deserto egiziano. Erano boschi e boschi di piante vive, nutrite da linfe, fruscianti al sole, belle di fronde, di fiori, di frutti. Facevano, del punto dove sorgevano, un piccolo paradiso terrestre, caro a uomini e animali che dimenticavano l'aridità desolata del deserto, la sete rovente che le sabbie danno all'uomo penetrando con la loro polvere ardente nelle fauci. Dimenticavano il sole spietato che calcifica i cadaveri in poco tempo, scarnendoli, consumandone in polvere le carni e lasciando coricati fra le curve delle sabbie scheletri e scheletri puliti come da un attento operaio. Dimenticavano tutto in quest'ombra verde, frusciante, ricca d'acque e di frutti che ristoravano, consolavano, rendevano ardimento a nuovi percorsi.

     Poi, per una ignota causa, come cose maledette, esse si sono non solo disseccate, come fanno le piante che, morte che siano, servono ancora per fare fuochi nei focolari dell'uomo, o dei roghi per illuminare la notte, tenere lontano fiere e cacciare l'umido della notte ai pellegrini lontani dai paesi. Ma queste non hanno servito come legna. Pietra sono divenute. Pietra. La silice del suolo sembra essere salita per un sortilegio dalle radici al tronco, ai rami, alle fronde. I venti hanno poi spezzato i rametti più esili divenuti simili ad alabastro che è duro e molle insieme. Ma i rami più robusti sono là, sui loro tronchi poderosi a fare inganno alle carovane stanche, che nel riflesso abbacinante del sole, o nella luce spettrale della luna, vedono profilarsi le ombre dei tronchi ritti sui loro pianori, o nel fondo delle valli che conoscono l'acqua solo nel tempo delle piene feconde e che, e per l'ansia di un rifugio, di un ristoro, di un pozzo, di frutti freschi, e per la stanchezza degli occhi abbacinati dal sole sulle sabbie senza riparo, si precipitano verso le foreste fantasma. Veramente fantasma! Illusorie apparenze di corpi vivi. Reali presenze di cose morte.

   Io le ho viste. Mi sono rimaste impresse, per quanto fossi poco più che un pargolo, come una delle più tristi cose della Terra. Così mi erano parse finché non ho toccato, misurato, pesato le cose totalmente tristi della Terra perché sono le cose completamente morte. Le cose immateriali, ossia le virtù e le anime morte. Morte le prime nelle anime, morte le anime perché si sono uccise.


 14La Legge è in Israele. Ma vi è come le piante pietrificate sono nel deserto: divenute silice. Morte. Oggetto di inganno. Oggetto destinato a corrodersi senza servire. Anzi nuocendo perché creano miraggi che allettano allontanando dalle oasi vere, facendo morire di sete, di fame, di desolazione, col loro attirare alla loro morte. Morte che attira altri a morte, come si legge in certe favole di miti pagani.

   Voi oggi ne avete avuto un esempio di cosa è una Legge ridotta a pietra in un'anima pure divenuta pietra. È peccato di ogni genere e creatore di sventura. Questo vi serva a saper vivere e a saper far rivivere la Legge in voi, nella sua integrità che Io illumino con luci di misericordia.

   La notte è alta. Le stelle ci guardano e con esse Dio. Alzate lo sguardo al cielo stellato ed elevate lo spirito a Dio. E senza critiche verso gli infelici già da Dio puniti, e senza orgogli per essere senza il loro peccato, promettete a Dio e a voi stessi di non cadere nella aridità delle piante maledette dei deserti e delle valli d'Egitto.

   La pace sia con voi».

   Li benedice e poi si ritira nell'ampio recinto dell'ovile, cinto da rustici portici, sotto cui i pastori hanno steso molto fieno a fare da letto ai servi del Signore.


http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/4/ccxlviii-a-betlem-di-galilea-giudizio-per-un-omicidio-e-parabola-delle-foreste-pietrificate


AMDG et BVM

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