sabato 16 settembre 2017

17/settembre: Stimmate di San Francesco d'Assisi

«Chi vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Poiché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà e chi sacrificherà la sua vita, per amor mio, la troverà. 
Infatti che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde l'anima? 
oppure che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? 
Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi Angeli e allora renderà a ciascuno secondo il suo operato».


Lettura 
Dai Commentari di san Bonaventura Vescovo
Vita di S. Franc, c. 13
Francesco, questo servo e ministro veramente fedele di Cristo, due anni prima di rendere lo spirito al cielo[1224], ritiratosi in un luogo elevato chiamato monte Alvernia per cominciarvi un digiuno di quaranta giorni in onore dell'Arcangelo Michele, fu inondato più abbondantemente dalle dolcezze spirituali della contemplazione soprannaturale ond'era abitualmente favorito e acceso più ardentemente dalla fiamma dei celesti desideri, onde cominciò a sentire un'affluenza straordinaria di tutti i doni soprannaturali. 
Mentre dunque i serafici ardori delle sue brame lo trasportavano in Dio, e un vivo sentimento di tenera compassione lo trasformava in colui, che volle per un eccesso d'amore essere crocifisso; pregando una mattina nella festa dell'Esaltazione della santa Croce, sul fianco della montagna, vide come l'aspetto d'un Serafino avente sei ali risplendenti e tutte fuoco, discendere dalla sublimità dei cieli. Il quale, giunto con volo rapidissimo a un certo punto nell'aria in prossimità dell'uomo di Dio, apparve non solo alato ma ancora crocifisso; colle mani e i piedi distesi e inchiodati a una croce, le ali invece disposte di qua e di la, in tal maniera, da averne due alzate sulla testa, due spiegate per volare, e le altre due ne coprivano, avvolgendolo, tutto il corpo. 
A tal visione egli stupì grandemente, e sentì nell'animo suo gioia mista a dolore, ché, mentre la vista gradevole di colui, che gli si mostrava in maniera sì prodigiosa e famigliare, gli causava piacere estremo, il crudele spettacolo della crocifissione gli trapassava l'anima con una spada di compassione dolorosa.


Egli sapeva bene, che la debolezza e la sofferenza sono incompatibili coll'immortalità d'uno spirito serafico, ma interiormente illuminato da colui che si mostrava di fuori, comprese che una tale visione era presentata a' suoi sguardi per insegnargli che l'incendio del cuore e non il martirio del corpo era quello che doveva trasformare interamente l'amico di Cristo in una perfetta rassomiglianza con Gesù crocifisso. 
Sparita pertanto la visione, dopo un arcano e famigliare colloquio, gli rimase l'anima infiammata d'un ardore serafico; e il corpo impresso di ferite simili a quelle del Crocifisso, come se, liquefatto dapprima sotto l'azione del fuoco, avesse poi ricevuta l'impronta d'un sigillo. Infatti cominciarono subito ad apparire nelle sue mani e ai suoi piedi i segni dei chiodi, aventi la loro testa sulla palma delle mani e sul collo dei piedi, e la loro punta all'opposto. Inoltre il lato destro presentava una cicatrice rossa, come se fosse stato trapassato da lancia, e più volte fece sacro sangue sì da bagnare e la tonaca e le altre sottovesti.


Divenuto dunque Francesco un uomo nuovo, grazie a un nuovo e stupendo miracolo — dacché per un singolare privilegio, di cui nessuno per l'addietro era stato favorito, egli si trovò contrassegnato, o per dir meglio, ornato delle sacre Stimmate — discese dal monte portando con sé l'immagine del Crocifisso, non tracciata già da mano d'artefice su tavole di pietra o di legno, ma stampata sulla propria carne dal dito di Dio vivente. E siccome sapeva benissimo «che è bene tener celati i secreti d'un re» Tob. 12,7, perciò l'uomo serafico, cosciente del segreto del gran re, nascondeva più ch'era possibile quei sacri segni. Ma perché è proprio di Dio il rivelare per sua gloria le grandi cose che fa, il Signore stesso, che aveva impresso segretamente quelle stimmate, le mostrò apertamente con alcuni miracoli; affinché con questi strepitosi prodigi apparisse manifesta la virtù meravigliosa nascosta nelle Stimmate. 
- Ora questo miracoloso avvenimento sì ben constatato ed esaltato con lodi e favori speciali nelle bolle pontificie, il Papa Benedetto XI volle che si celebrasse ogni anno con una festa; che poi il Pontefice Paolo V, ad accendere i cuori dei fedeli all'amore di Cristo crocifisso, estese a tutta la Chiesa.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

Preghiamo
Signore Gesù Cristo, che nel mondo freddo di amore, ad infiammare i nostri cuori del fuoco della tua carità, hai impresso nel corpo del beatissimo Francesco le sacre impronte della tua Passione, fa’, benigno, che, per i suoi meriti e la sua intercessione, possiamo sempre portare la Croce e produrre degni frutti di penitenza:

O Dio che hai mostrato in tanti modi nel tuo beato confessore Francesco i mirabili misteri della Croce, fa' che sempre seguiamo gli esempi della sua devozione e siam fortificati dall'assidua meditazione della Croce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

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