mercoledì 13 maggio 2015

MEDITIAMO CON SANT'ANTONIO L’ASCENSIONE DEL SIGNORE



L’ASCENSIONE DEL SIGNORE

1. In quel tempo: “Mentre gli Undici stavano a mensa, apparve loro Gesù” (Mc 16,14). In questo brano del vangelo si devono considerare tre fatti:
- l’ultima apparizione di Cristo,
- l’invio degli apostoli alla predicazione,
- l’ascensione di Cristo al cielo.

I. l’ultima apparizione di cristo

2. “Mentre gli Undici stavano a mensa”. Nota che Gesù, dopo la sua risurrezione, apparve ai suoi discepoli dieci volte. Apparve cinque volte nel giorno stesso della risurrezione, come vedremo nel sermone sulla Risurrezione del Signore: “Fiorirà il mandorlo”. La sesta volta apparve a Tommaso, insieme agli altri discepoli, otto giorni dopo essere risorto. La settima volta al mare di Tiberiade. L’ottava volta sul monte, al quale li aveva mandati. La nona e la decima volta in questo giorno dell’Ascensione.

In questo giorno andò da loro a Gerusalemme e disse: “Restate in città, finché non sarete rivestiti della potenza dall’alto” (Lc 24,49). E poiché mangiò con loro, se ne deduce che era passata l’ora sesta, cioè il mezzogiorno: e questa fu la nona apparizione.

Poi li condusse fuori, al monte degli Ulivi, verso Betania. Alzate le mani, li benedisse. E sotto i loro occhi si innalzò verso il cielo, avvolto in una nube splendente che sembrava sollevarlo: e questa fu la decima apparizione.

“Mentre dunque gli undici discepoli erano a mensa, apparve loro Gesù”. In lat. è detto recumbentibus, cioè mentre erano distesi (adagiati) a mensa, secondo l’uso del tempo. Osserva che Gesù appare solo a chi è disteso nella quiete, nella pace e nell’umil­tà. Dice infatti Isaia: “A chi volgerò il mio sguardo, se non al poverello, al contrito di spirito e a colui che teme le mie parole?” (Is 66,2). Nell’acqua torbida e agitata non vede il suo volto chi vi si specchia. Se vuoi che appaia in te il volto di Cristo che ti guarda, distenditi e riposa. “Fermatevi in città – disse – fino a che non siate rivesti­ti della potenza dall’alto”. Restare in città significa raccogliersi nella propria coscienza e tenersi lontano dal chiasso esteriore. Si legge infatti nel secondo libro dei Re che Davide si stabilì nella sua casa di cedro e il Signore gli diede tregua da tutti i suoi nemici all’intorno (cf. 2Re 7,1-2).
Si legge nella Storia Naturale che il cedro è un albero molto alto, di gradevole profumo e di vita lunga; con il suo profumo mette in fuga i serpenti e ha la particolarità di fare frutto di continuo, in inverno e in estate.

La casa di cedro è la coscienza del giusto: è alta per l’amore di Dio, di gradevole profumo per la sua onesta condotta, ha vita lunga per la perseveranza; con il profumo della sua onestà o della sua preghiera devota mette in fuga i serpenti, vale a dire gli impulsi carnali o i demoni, e sia nell’inverno dell’av­ver­sità che nell’estate della prosperità produce frutti di eterna salvezza. Chi dimora in tale casa sta al sicuro da tutti i nemici all’intorno, cioè dal diavolo, dal mondo e dalla carne, e gode della pace, perché si riveste di potenza dall’alto, e non dal basso, cioè dal mondo. Chi si riveste della potenza del mondo, viene facilmente sconfitto nella guerra; chi invece si riveste della potenza dall’alto, cioè della potenza dello Spirito Santo, distrugge i nemici e compie le opere di virtù.

3. “Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato” (Mc 16,14). O infelici coloro che non credono a Pietro, al quale Cristo apparve, e che lo vide risuscitato dai morti!
Dice Pietro: “Avete ucciso l’autore della vita, che Dio ha risuscitato dai morti, e di questo noi siamo testimoni” (At 3,15), “noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui, dopo che fu risuscitato da morte” (At 10,41): e in questo è prefigurata la reale risurrezione della carne. Non credono che Cristo sia risuscitato dai morti coloro che negano la finale risurrezione dei corpi. Perciò leggia­mo nella prima lettera ai Corinzi: “Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dai morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscita­to; e se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1Cor 15,12-14). Nella finale risurrezione dei corpi, Dio ripudierà e condannerà gli increduli e i duri di cuore, i quali ora non credono che essa avverrà.

II. l’invio degli apostoli alla predicazione

4. Gli apostoli vengono mandati a predicare dove è detto: “Andate in tutto il mondo” (Mc 16,15). C’è un comando simile anche in Isaia: “Andate, veloci messaggeri, ad un popolo disperso e straziato, ad un popolo tremebondo come nessun altro, ad un popolo in attesa e oppresso” (Is 18,2).

Il genere umano era stato disperso, scacciato dalla felicità del paradiso terrestre, era straziato dalla perse­cuzione diabolica, pieno di terrore per le pene dell’inferno minacciate all’anima, e oppresso nei riguardi del corpo per la prospettiva della corruzione: e tuttavia aspettava il Salvatore del mondo. A questo popolo il Salva­tore mandò i veloci messaggeri, cioè gli apostoli obbedien­ti, dicendo: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a tutte le creature” (Mc 16,15), cioè a tutto il genere umano, che ha qualcosa in comune con ogni creatura, con gli angeli, con gli animali, con le piante, con le pietre, con il fuoco e con l’acqua, con il caldo e con il freddo, con l’umido e con il secco, perché l’uomo è un microcosmo, cioè un piccolo mondo.
“Chi crederà”, ossia chi professerà la fede per se stesso o per mezzo di un altro, “e sarà battezzato”, cioè persevererà nella grazia ricevuta con il battesimo, “sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato. E questi saranno i miracoli che accompagneranno coloro che credono: nel mio nome scacceranno i demoni”, ecc. (Mc 16,16-17).
In quel tempo avvenivano i miracoli a favore degli infedeli chiamati alla conversione; adesso invece, poiché la fede è adulta, il miracolo è cessato. Anche noi infatti, quando impiantiamo delle pianticelle, le innaffiamo fino a che mettono le radici in terra e s’irrobustiscono.


5. Senso morale. Il mondo è così chiamato perché è sempre in movimento (lat. mundus, motus). Ai suoi elementi non è concesso riposo. Il mondo ha quattro parti: l’orien­te, l’occidente, il meridione e il settentrione. Come il mondo consta di queste quattro parti, così anche l’uomo, che è un piccolo mondo, consta – a detta degli antichi – di quattro fluidi (indoli) commisti, in giusta proporzione, in un unico temperamento. Il misero uomo dall’inizio alla fine della sua vita è sempre in movimento, e mai riposa finché non arriva al suo “luogo”, cioè a Dio. Dice infatti Agostino: “Inquieto è il nostro cuore, o Signore, finché non riposerà in te”. “E nella pace è il suo luogo” (Sal 75,3). Il luogo dell’uomo è Dio: non ci sarà mai pace se non in lui, e quindi a lui si deve tornare.

I momenti principali della vita dell’uomo sono: l’oriente della nascita, l’occidente della morte, il meridione della prosperità e il settentrione delle avversità. In questo mondo dobbiamo andare: “Andate in tutto il mondo”, per meditare come eravate al momento della vostra nascita, come sarete al momento della morte; come siete quando vi sorride la prosperità e come vi comportate quando si abbatte su di voi l’avversità: osservate se quella vi esalta e questa vi deprime. Da questa quadruplice meditazione scaturisce un quadruplice profitto: la diffidenza di sé, il disprezzo del mondo, l’equilibrio per non esaltarsi, la pazienza per non deprimersi e scoraggiarsi.
È bene quindi andare in tutto il mondo e predicare il vangelo a tutte le creature. Dice l’Apostolo: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove” (2Cor 5,17). E il salmo: “Il popolo che sarà creato [nuovo] darà lode al Signore” (Sal 101,19); e Isaia: “Ecco, io creo Gerusalemme, città di esultanza e il suo popolo, popolo di gaudio. E io esulterò di Gerusalemme e godrò del mio popolo” (Is 65,18-19).
Creare significa fare qualcosa dal nulla. L’uomo, quando è in peccato mortale, è nulla, perché Dio, che veramente è, non è in lui con la grazia. “L’uomo – dice Agostino – quando pecca diventa un nulla”; ma quando, per mezzo della grazia di Dio si converte e fa penitenza, viene creata in lui una nuova creatura, cioè una nuova e pura coscienza. E questa è Gerusalemme, cioè la città della pace, che esulta per la misericordia di Dio che le è stata elargita. Viene creato anche “un popolo” di molti e buoni pensieri e sentimenti, in cui c’è il gaudio e la lode a Dio, provenienti dalla sua dolcezza che esso pregusta. E allora le cose vecchie, vale a dire le opere e l’incallito comportamento dei cinque sensi, passano, si allontanano, e ne nascono di nuove in Cristo, affinché l’uomo non viva più per se stesso, ma per Cristo che è morto per lui (cf. 2Cor 5,15).

Queste dunque sono “tutte le creature”: l’uomo esteriore e interiore e il rinnovamento prodotto dalla grazia. A questa creatura dobbiamo predicare il vangelo del Regno, cioè annunziare il bene: la parola greca “evangelo” signi­fica appunto “buon annunzio”. Annuncia il bene ad ogni creatura colui che si orna di virtù internamente e esternamente. Predica il vangelo del Regno colui che, nel segreto del suo cuore, considera quanto grande sarà la gloria di contemplare, insieme con gli spiriti beati, il volto del creatore, lodarlo senza fine insieme con essi, vivere sempre con lui che è la vita, e godere perennemente di una felicità inesprimibile.

Da questa predicazione provengono due risultati: “Chi crederà e sarà battezzato”. Credere vuol dire “dare il cuore” (lat. credo, cor do). Figlio mio, dice Gesù, dàmmi il tuo cuore! (cf. Pro 23,26). Chi dà il cuore, dà tutto. Perciò crede colui che con la devozione del suo cuore si sottomette totalmente a Dio; viene battezzato, quando si inonda di lacrime o per la dolcezza della contemplazione divina, o per il ricordo della sua iniquità, oppure per la compassione che prova di fronte alle necessità dei fratelli. “Invece chi non crede”, non dà il cuore a Dio, e se non lo dà a Dio, necessariamente lo darà al diavolo, o alla carne, o al mondo. E chi avrà fatto questo, “sarà condanna­to”.

Nessun commento:

Posta un commento