Dal
libro di Azaria
- Le palme sacerdotali sono sacre per l'ordinazione ricevuta e non
dovrebbero quelle mani toccare nulla d’impuro o fare gesti impuri, dovendo
toccare il corpo S.S. di nostro Signore. Az.30
- Le palme sacerdotali sono sacre per l’ordinazione ricevuta, e non
dovrebbero quelle mani toccare nulla d’impuro o fare gesti impuri dovendo
toccare il Corpo S.S. di Nostro Signore. Ma le labbra che hanno consacrato
la Parola Divina, che per suo ordine hanno ripetuto quella Parola, devono
conservarsi santificate, con sommo rispetto, per ciò che da esse è
passato. E così la mente e così il cuore. Altrimenti diverreste impudichi
e fornicatori, e perdereste il vostro posto in Terra e in Cielo. Az. 30 - 24.3.46
- Per essere degni dell’elezione con la quale vi ho prescelto, voi, miei
veri servi fra i servi, fate, in memoria di Me che con questo v’insegno
cosa e come si diviene Maestri e Redentori, “fate la frazione di voi
stessi”. Senza ripugnanze, senza orgogli, senza paure e umane
considerazioni. Spezzatevi, frangetevi, annichilitevi, distruggetevi,
datevi, agli uomini, per gli uomini e per amore di Me che per amor loro mi
do a chi mi frange come mi sono dato a chi voleva miracolo e istruzione.
Non è buon discepolo chi non si sa frangere e darsi. E la generosità,
l’immolazione di chi sa frangersi per saziare le fami dei fratelli, è il
segno che fa riconoscere i veri servi di Dio.
“E lo riconobbero quando franse il pane”. E vi riconosceranno dal vostro frangervi per la carità e la giustizia. Vi riconosceranno per servi veri. Az.98 - 5.5.46 - Il Sacerdozio è milizia, milizia che deve saper combattere a fianco
dei laici, a protezione degli strumenti di Dio per essere di detti
strumenti gli arcangeli che fugano l’Avversario nelle sue diverse
forme. Pronti a morire nella tranquillità di una vita piana, pronti
a uscire momentaneamente menomati e in che? Nel misero concetto degli
umani, ma aureolati del serto fulgido di una giustizia eroica per essere
stati i “padri”, i “cirenei” degli strumenti crocifissi. Az.133 - 26.5.46
- (Sacerdote) vuol dire consacrato, vuol dire dedicato, offerto
completamente al suo Dio per portare anime al suo Dio. Tutto deve perire
per il sacerdote, tutto e rimanere solo Dio e solo le anime. Egli deve
essere spogliato da tutto, anche della sua umanità. Deve essere immolato
alla sua missione, come Cristo. Quando è così, è un operaio di Cristo. Può
seminare e mietere, sicuro che non gli crescerà zizzania nel suo solco,
sicuro di fare di ogni uomo un'anima, una candida anima. Az.247 - 18.8.46
Cor Iesu, fòrnax àrdens charitàtis
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