venerdì 4 agosto 2017

LA GUERRA DEI VESCOVI


SI',  VESCOVI 
contro il Motu Proprio “ Summorum Pontificum cura ”

7.7.2007

Un esempio emblematico
L'Arcivescovo di Torino intimidisce i suoi presbiteri

presentazione nota commento


Nostra presentazione
Fin da quando si accennò della possibile pubblicazione di un documento sulla liberalizzazione dell’uso della liturgia tradizionale, or sono quasi 2 anni fa, abbiamo assistito alla massiccia mobilitazione di vescovi e cardinali che, insieme a certi preti da battaglia, si sono impegnati perché una “così grande iattura” non piombasse sulla Chiesa e sui fedeli.
Appena promulgato il Motu Proprio Summorum Pontificum cura, questi signori hanno dovuto prendere atto del fatto compiuto e hanno morso nervosamente il freno per la loro impotenza di fronte alla determinazione del Santo Padre, che ha avuto primariamente in vista il bene della Santa Chiesa e la salvezza delle ànime.
Entrato in vigore il Motu Proprio, i ribelli si sono affrettati a rivestirsi della loro immeritata autorità per lanciare disposizioni e produrre iniziative atte a contrastare e a vanificare la espressa e precisa volontà del Sovrano Pontefice.
Opposizione ad ogni Autorità che non sia la loro: è questa la divisa di lor signori. 
Le notizie relative al vecchio Carlo Maria Martini, scopertosi affetto da una grave forma di allergia da “vecchiume” , o al signor Dionigi Tettamanzi, afflitto da attacchi acuti di contorcimenti pseudo-canonici, o a tale Luca Brandolini, assalito da groppi alla gola e fiotti di lacrime, o al paonazzo Alessandro Plotti sempre dedito alla persecuzione dei cattolici toscani, o all’extraterrestre Sebastiano Dho, che non vede, non sente, ma parla, o ai cattocomunisti dossettiani intenti ad una maniacale  lacerazione delle vesti, hanno riempito le pagine di tanti giornali e di tanti siti internet.
Poco si è saputo invece delle riunioni segrete, o quasi, svoltesi qua e là in tante “regioni pastorali”; e quasi niente si è saputo dei richiami pesanti, delle minacce e dei ricatti a cui sono stati sottoposti tanti sacerdoti desiderosi di celebrare col Vetus Ordo.
La notizia che segue viene dall’Arcidiocesi di Torino e la pubblichiamo perché è emblematicamente riassuntiva della situazione allo stato attuale.
Si tratta di una notizia di “prima mano”, redatta cioè da persone direttamente interessate, le quali, per ovvie ragioni, sono costrette all’anonimato.
La riunione di cui si parla si è tenuta il 2 ottobre scorso.
Ci facciamo carico noi della responsabilità del contenuto e, anzi, aggiungiamo, a parte, qualche precisazione.
La pubblichiamo così come ci è giunta e come l’abbiamo trasmessa ai responsabili della Curia Romana.


CARDINAL POLETTO: 
“A TORINO CI SONO I PICCHIATI DEL LATINO”
In un recente incontro con il clero giovane, dei primi dieci anni di ordinazione sacerdotale, l’arcivescovo di Torino, il Card. Severino Poletto, ha voluto unire la sua voce all’inopportuno coro dei “critici” del Motu Proprio del Santo Padre Benedetto XVI, con il suo dire, non proprio ecclesiale.
Il porporato si è premurato di “intimorire” i giovani preti, mettendoli ben in guardia dal celebrare la Santa Messa nella forma straordinaria del Rito Latino, dicendo: “La liturgia […] non può essere una stravaganza personale [...]. Mi auguro che nella diocesi di Torino nessuno esca con queste richieste ”.
Forse l’Eminenza ha dimenticato che il Motu Propriosottrae definitivamente alla discrezione dei Vescovi la “concessione” della Messa Tridentina, affermando che essa non è che una delle due forme possibili ed attuali del Rito Latino.
Come se non bastasse, con una grave caduta di stile, sono stati definiti "picchiati" (Sic!) quelli che amano il latino, con esplicito riferimento all’Arciconfraternita della Misericordia di Torino.
Ha affermato il Cardinale Poletto, davanti ai suoi giovani preti, in formazione: “A Torino ci sono i picchiati del latino, quelli che vanno alla Misericordia! ”

Nessuno dei partecipanti alla Santa Messa domenicale presso la chiesa tenuta dall’Arciconfraternita della Misericordia, si può riconoscere nella “definizione” del Cardinale Poletto, che è priva di rispetto sia per le persone sia per il loro sentimento religioso. Evidentemente siamo davvero in un’epoca in cui si rispettano, giustamente, i pagani appartenenti ad altre religioni, mentre si scatena la più violenta avversione ideologica contro i fratelli che, semplicemente, desiderano pregare il Signore Gesù.
Ma, soprattutto, una domanda sorge spontanea: che l’illustre porporato non intenda dare del “picchiato del latino” anche al Sommo Pontefice, il Papa Benedetto XVI, il quale è uscito con questa "stravaganza personale"?

Cara Eminenza, i “picchiati del latino”, evidentemente, non sono solo a Torino, ma anche a Roma, nella Santa Sede a cui Lei deve obbedienza.


Un breve commento
Il Cardinale conosce bene i suoi rampolli, poiché non si sarebbe preoccupato di convocare a parte i preti “giovani” se non avesse il sospetto che almeno alcuni di loro potrebbero essere tentati di celebrare la S. Messa tradizionale.
Un rapporto di fiducia alquanto strano, sia con i suoi presbiteri, che lui stesso ha ordinati, sia con sé stesso !
In ogni caso, egli ha commesso un doppio errore.
Da un lato il suo rimbrotto verrà inteso dai probabili fautori della S. Messa tradizionale come una conferma della necessità che qualcuno si decida a celebrarla questa Messa rivalutata dal Santo Padre, se non altro per dar seguito agli stessi auspici del Papa, magari proprio per contrastare le incredibili opinioni personali di certi vescovi e di certi cardinali.
Dall’altro lato, il pesante intervento del Cardinale solleverà non pochi interrogativi nell’ànimo dei restanti “giovani” preti. Essi sanno infatti che il Cardinale usa ricordare che “la Chiesa sono io” (la Chiesa di Torino, ovviamente) ed è inevitabile che finiscano col chiedersi se per caso il Cardinale non esageri un po’. Che si sia messo in testa che lui è anche la Chiesa a Roma ?!
Dopo quest’ultima uscita, chi scommetterebbe sul residuo prestigio del Cardinale?
Come non stupirsi, poi, del richiamo del Cardinale circa “la liturgia [che] non può essere una stravaganza personale”?
Chi è entrato in Duomo a Torino in questi ultimi tre anni ha potuto godere dei risultati della “ristrutturazione” del presbiterio. Il luogo cioè dove il Pastore della Diocesi celebra solennemente la liturgia pontificale della Chiesa cattolica.
- Non solo è scomparsa la balaustra, orribile marchingegno che “separava” il Cardinale dai fedeli.
- Non solo è stato aggiunto un bellissimo nuovo altare che ricorda da vicino le pietre sacrificali dei Maya.
- Ma soprattutto è stato collocato davanti e in mezzo al vecchio obsoleto “altar maggiore” un soppalco ben rialzato su cui è poggiato un gigantesco sedile ove si introna regolarmente il Cardinale.
Finalmente i fedeli possono godere della sua vista proprio guardandolo dal basso in alto, come si addice a sudditi fedeli.
I preti convocati si sono certo meravigliati che il Cardinale definisse “picchiati del latino” i fedeli della sua Diocesi che da 18 anni seguono la S. Messa tradizionale alla chiesa della Misericordia, ma sicuramente perché non sono abituati a sentire le esclamazioni offensive che il Cardinale rivolge a questi fedeli fin da quando è giunto a Torino, nel 1999. Chi lo conosce sa benissimo che il Cardinale si compiace spesso, per esempio, di invitare i fedeli della Misericordia “a vergognarsi”. E tutto perché sono fedeli alla liturgia millenaria della Chiesa, cosa che a Lui non passa neanche per l’anticamera del cervello.
Per ciò che riguarda il rapporto tra il Cardinale di Torino e il Papa, i nostri amici si chiedono se per caso il Cardinale non pensi male anche del Papa.
Evidentemente non sanno che il Cardinale è fra quelli che, obbedendo ad un certo ordine di scuderia, si sono mobilitati, già più di un anno fa, per cercare di impedire che Benedetto XVI pubblicasse il Motu Proprio Summorum Pontificum cura.
Certo, è davvero ridicolo supporre che egli potesse anche solo pensare di bloccare il Papa, ma ciò nonostante non si è affatto risparmiato per fare la sua parte, nel suo piccolo. Da buon gregario ha portato la sua pietruzza al cantiere.
Peccato per lui che, con l’aiuto di Dio, il cantiere sta per essere chiuso e presto resterà disoccupato.
Deo gratias.

pregh. in latino:  http://gerardoms.blogspot.it/2015/01/conchiglia-hortatur-ut-orationes.html

AMDG et BVM

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