I LUPI DENTRO LA CHIESA
ALCUNE TAPPE DEL PIANO MASSONICO CONTRO LA CHIESA
La Madonna spiega ad un sacerdote, fondatore del Movimento Mariano
Sacerdotale riconosciuto dal Vaticano, cos'è la massoneria ecclesiastica.
(a cura di Claudio Prandini)
«Lasciate che vi additiamo la Massoneria come nemica, ad un tempo, di Dio, della Chiesa e della Patria».
(Leone XIII)
«La menzogna è la loro legge; il Demonio è il loro Dio; il loro culto è ciò che vi ha di più vergognoso».
(Pio VIII, in enc. “Traditi” del 1829)
«Sono quattrocento anni che noi scalziamo il cattolicesimo, la macchina più forte che sia stata inventata in fatto di spiritualismo. Essa è solida ancora, disgraziatamente; la Rivoluzione (massonica) è il trionfo dell’uomo su Dio!».
(Lafargue - al Congresso di Liegi, nel 1865)
«Tendete le vostre reti - invocava Nubius al clero affiliato alla massoneria - tendetele al fondo delle sacrestie, dei Seminari e dei Conventi! Voi pescherete degli amici e li condurrete ai piedi della Cattedra Apostolica. Voi avrete così pescato una rivoluzione in tiara e cappa, preceduta dalla croce e dal gonfalone; una rivoluzione che non avrà bisogno che di ben piccolo aiuto per appiccare il fuoco ai quattro angoli del mondo»
«Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio».
(Paolo VI)
Padre Pio disse a don Luigi Villa: «Coraggio, coraggio, coraggio! perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria» aggiungendo: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa».
"pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi". (Benedetto XVI all'indomani della sua elezione)
La Massoneria, vera chiesa di satana checchè ne dicano i suoi maestri ed affigliati, è, di natura sua, diametralmente opposta alla Chiesa di Gesù Cristo, alla quale infatti muove oggi la guerra più subdola in nome del laicismo. Ebbene, contro la Chiesa laica di satana deve opporsi, non solamente la forza sacerdotale, ma anche la forza laica della Chiesa di Cristo. È alle due forze insieme unite che Dio ha riserbato in ogni tempo la vittoria. Le porte dell'inferno, egli ha detto, non prevarranno contro la mia Chiesa. Mai! (Mons. Scalabrini)
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INTRODUZIONE
Da quando la Chiesa ha iniziato a pronunciarsi nei riguardi della massoneria il suo giudizio negativo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali. Essa non ha giudicato la massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica «Humanum Genus» di Leone XIII (20 aprile 1884), il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica. (cfr. INCONCILIABILITÀ TRA FEDE CRISTIANA E MASSONERIA)
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Quasi nessuno ha le idee chiare sulla Massoneria. Ne diamo un abbozzo della nascita, dell’organizzazione e degli scopi. I più, la credono una Associazione di mutua assistenza; altri, la rievocano come una raccolta di assassini politici, coi quali ha abbattuto numerosi Regni e Imperi, Teste coronate, da Luigi XVI a Nicola II e all’ Impero Asburgico, assieme alle loro Famiglie reali. E così via. Perciò, diamo un breve schema di essa, benché non sia facile dare in poche linee un’idea alquanto adeguata della sua realtà assai complessa. Radunando gli elementi principali, iniziamo col dire che è una “società segreta” che forma i suoi iscritti con una “iniziazione” che li imbeve delle proprie massime che poi, a loro volta, devono iniettare nella società in cui vivono.
Fu fondata a Londra nel 1717 da un pastore protestante. Nacque così la massoneria moderna. Il 24 giugno 1717, festa di S. Giovanni Battista, sotto la presidenza del medico e pastore calvinista francese Anderson, su alcuni membri di corporazioni cristiane di arti e mestieri (donde il nome “freemaçon, fran-maçon, libero muratore), affiancati, prima, e poi sostituiti ai veri costruttori da autentici politicanti, che presero, in parte, le strutture e terminologie, alterandone, però, completamente lo spirito, tanto da diventare una organizzazione del tutto diversa. Così, l’impalcatura gerarchica venne divisa in tre gradi fondamentali: di “apprendista” (compagno, maestro), di “simbolismo” (squadra, cazzuola, grembiule, regolo, compasso, ecc…), di “terminologia”, e di altri elementi. Lo spirito e gli scopi divennero, in fretta, completamente diversi. Mentre nel Medio Evo le corporazioni di muratori (ai quali si devono le bellissime cattedrali!) erano difesi e benedetti dai Papi, i quali ne curavano non solo gli interessi materiali, ma anche quelli spirituali, con l’assistenza religiosa ed anche caritativa. La nuova società massonica, invece, svolgerà una intensa attività politica per il trionfo dei principi massonici negli Stati, nella società, mettendo al bando tutto ciò che era cattolico, all’insegna del “naturalismo”.
L’origine cattolica, quindi, era sparita del tutto. Mentre si diffondeva, poi, si imbeveva di altri elementi dottrinali e organizzativi, attinti a preesistenti società segrete ed iniziatiche, come l’antichità ebraica, le sètte gnostiche orientali. Ecco perché tra i loro gradi si trovano, ora, quello di “Gran Maestro Architetto”, di “Principe di Rosa Croce”, di “Gran Pontefice”, o “Sublime Scozzese”. ecc. Teofilo Désaguiliers, membro della “Royal Society”, alla taverna “All’Oca e al Girarrosto” costituì la Gran Loggia di Londra (che diventerà poi la Gran Loggia d’Inghilterra, e successivamente la Gran Loggia Madre del Mondo), costituita da quattro logge londinesi: L’Oca e la Graticola (The Goose and Gridiron), la Corona (The Crown), il Melo (The Apple Tree) e la Coppa e L’Uva (The Rummer and Grapes).
Concludendo, sottolineiamo che quando Anderson fondò la Gran Loggia di Londra, servendosi di alcune Logge dissidenti, non fece altro che rompere la Fede con la Tradizione cristiana. Staccatosi, così, dall’albero della Chiesa Romana, cominciò un’altra esistenza autonoma, sì da poter dire, ora, che la massoneria non ha più nulla di cristiano. Come vedrete nelle seguenti pagine... (Dal libro di don villa "La massoneria e la Chiesa cattolica).
E dato che parliamo di massoneria e di infiltrazioni nella Chiesa ci serve prima di tutto capire il modo con cui essa si nasconde quando vuole infettare un organismo sociale o ecclesiale. C'è un termine, un concetto, che i massoni conoscono molto bene e che viene chiamato: "Mago ermetico".
Sentite come lo spiega a mo' di esempio (a riguardo di Berlusconi, iscritto alla massoneria tessera n. 1816, data di affiliazione 26 gennaio 1978), uno che di massoneria se ne intende poiché è anch'egli un massone, anzi un gran Maestro, infatti lo chiama fratello: "Caro Fratello Silvio, i miei complimenti per la tua straordinaria capacità da vero “Mago Ermetico” (quasi un novello Prospero shakespeariano…)… Il “Velo di Maya” con cui - da anni - hai saputo occultare tanti aspetti della tua personalità è davvero molto ben tessuto; con una “trama“ spessa e resistente… Ci sono cascati in tanti, soprattutto i più sprovveduti antagonisti (....) politici, opinionisti, editorialisti, giornalisti, vignettisti, autori di satira, etc., ma anche diversi personaggi “ritenuti indegni di superiori rivelazioni”, all’interno della tua variopinta Corte di satrapi, maggiordomi, camerieri, nani e ballerine… (....) Però, adesso che si avvicina il redde rationem con la Storia (....) mi permetterai di rendere giustizia a taluni tratti alti e nobili del Tuo percorso umano ed esistenziale, liberandoti una volta per tutte da quella sapiente “maschera dissimulatrice”, che pure ti è stata tanto utile nel consolidamento del tuo Potere terreno". (Gioele Magaldi, Maestro Venerabile della loggia Monte Sion di Roma)
Il "Velo di Maya" è dunque quella cortina fumogena e dissimulatrice che permette ad un massone di entrare in qualsiasi corpo sociale, compresa la Chiesa, e lì svolgere il suo doppio gioco di dissoluzione sociale o ecclesiale. Non va dimenticato che l'unica morale di un massone (medio) è quella utilitaristica, come anche l'unica religione di un massone (medio) è quella della pura immanenza e del puro relativismo.
Certo che quando ad esempio si legge nei piani della massoneria a proposito della Chiesa: "Eliminate in Chiesa lo stare in ginocchio e ogni genuflessione. Rimuovete gli inginocchiatoi", qualche dubbio ti viene perché è questo ciò è successo in alcune grandi chiese o cattedrali (sedi del vescovo locale) come quella di Reggio Emilia, Parma e chissà quante altre ancora! Hanno tolto i banchi con inginocchiatoi annessi e al loro posto hanno messo le sedie, come in un teatro. La gravità sta nel fatto che questo denota una mostruosa caduta del senso del sacro e dell'adorazione che è dovuta all'Eucaristia e al Signore. Così, di fatto, nessuno può più inginocchiarsi in queste grandi chiese simbolo storico della fede di un popolo. Fatto dovuto alla calamità dei tempi o a qualcosa di più?
Un altro esempio che fa "pensare" ci viene da una lettera del Direttore della Caritas della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, il quale giustamente ad un certo punto afferma a riguardo della vicenda Ruby-Berlusconi: "Non è sufficiente continuare ad invocare una “chiarezza necessaria” (come nell’Editoriale di Avvenire del 18 gennaio). Noi abbiamo già una chiarezza di riferimenti: la vita di Gesù e il Vangelo sono già la nostra Luce. E credo che la Chiesa dovrebbe avere una voce più chiara, più forte e più decisa per aiutare tutti a capire dove sta il male e dove cercare il Bene. Altrimenti, si corre il rischio di rimanere a pontificare dall’alto di una presunta coerenza, di essere di quelli che stanno con la morale e l’etica perfetta in tasca e aspettano che altri dicano che qualcuno ha sbagliato. Rischio di essere come i farisei che, in fondo, sono più attenti a difendere equilibri politici (o meglio piaceri reciproci) che fanno comodo a tutti piuttosto che cogliere la profezia e la novità del Vangelo". Parole sante!
E qui ci viene ancora in mente un altro punto del piano massonico per la Chiesa che dice: "Per favorire la confusione, noi imporremo ai preti l’uso di un gergo nuovo ed oscuro".
DICHIARAZIONE: con questo dossier non intendiamo sposare in toto le tesi di don Villa su alcuni Papi, ma solo evidenziare che il problema esiste da decenni e che va affrontato con carità, ma anche con determinazione da tutta la Chiesa perché ne va della stessa fede!
La Verità sulla Massoneria 1 di 3 (vedere tutti e 3!)
La Verità sulla Massoneria 2 di 3 (vedere tutti e 3!)
La Verità sulla Massoneria 3 di 3 (vedere tutti e 3!)
LE TONACHE CON IL “GREMBIULINO”
Le accuse di un vecchio prete lombardo: «Ecco i nomi dei Vescovi massoni».
Dai documenti di don Luigi Villa un’inquietante contaminazione all’interno
della Chiesa cattolica
Il mondo è governato da tutt’altri personaggi che neppure immaginano coloro il cui occhio non giunge dietro le quinte. (Benjamin Disraeli, primo ministro britannico) Ieri abbiamo visto come l’Islam, troppo superficialmente etichettato dai mass-media come religione “tradizionale” e fanaticamente avversa all’ideologia moderna occidentale (e quindi illuminista e materialista), sia in realtà infiltrato da importanti esponenti e seguaci di un determinato tipo di massoneria.
Padre Pio lo incarico di "dedicare tutta la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria, soprattutto quella ecclesiastica".
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Oggi, saccheggiando a piene mani dall’enorme documentazione messa a disposizione dei lettori dal battagliero don Luigi Villa attraverso la sua casa editrice (Civiltà) e il suo periodico Chiesa viva (Via Galileo Galilei 121, Brescia, telefono e fax: 030 - 3700003), affrontiamo lo spinosissimo problema delle infiltrazioni massoniche in seno alla Chiesa cattolica. Ci occuperemo soprattutto di due volumi e di un opuscoletto scritti da don Villa.Trattasi di due libri dedicati alla controversa figura di papa Paolo VI e di un pamphlet da poco uscito dal titolo Una nomina scandalo!, dedicata alla recentissima nomina di monsignor Francesco Marchisano a Vicario generale dello Stato del Vaticano e arciprete della Basilica Vaticana. Il quale Marchisano, stando ai documenti pubblicati dal sacerdote lombardo, sarebbe un importante massone, da quarant’anni impegnato a sostenere la lotta della setta massonica contro il suo nemico storico: la Chiesa cattolica. E, secondo don Villa, Marchisano non sarebbe l’unico prelato massonico operante nelle stanze vaticane, come vedremo.
ANTEFATTO: AGOSTO 1976 E LA LOGGIA DI SAN PIETRO - Ma prima di entrare nella strettissima attualità, bisogna fare qualche passo indietro nel tempo e risalire all’estate del 1976 e precisamente al mese di agosto di quell’anno, quando il settimanale Panorama (ben diverso dall’attuale, impegnato soprattutto a raccontare aneddoti tradizionalmente consoni ai settimanali scandalistici femminili) pubblica l’elenco, preparato dal giornalista Mino Pecorelli per il suo periodico Op, di cardinali, vescovi ed alti prelati cattolici affiliati alla massoneria. Pur definendolo inattendibile (ma don Villa la pensa diversamente), il commento di Panorama alla pubblicazione dell’elenco della Gran Loggia vaticana riassume in poche righe quello che don Villa ha scoperto leggendo decine di migliaia di documenti riservati, di discorsi pubblici e interni alla Chiesa, di articoli di riviste di mezzo mondo: ovvero, che la massoneria, grazie alla spinta favorevole del Concilio Vaticano II, ha raggiunto i vertici della Chiesa cattolica ed è vicinissima alla vittoria contro il suo nemico secolare. Scrisse infatti Panorama nel numero del 10 agosto 1976: «Se l’elenco fosse autentico, la Chiesa sarebbe in mano ai massoni. Paolo Vi ne sarebbe addirittura circondato. Anzi, sarebbero stati loro a fargli da grandi elettori e poi a pilotarlo nelle più importanti decisioni prese durante questi 13 anni di pontificato. E, prima ancora, sarebbero stati loro a spingere il Concilio Vaticano II sulla strada delle riforme». Le riforme, appunto: da quella liturgica a quella dei Seminari, giudicata perniciosa da don Villa e da molti altri sacerdoti e prelati che hanno preferito non esporsi. Don Luigi non è un lefebvriano e neppure un sedevacantista, le posizioni tradizionaliste ed anticonciliari provengono quindi dall’interno della stessa Chiesa, a rappresentare, forse, l’estremo tentativo, l’ultima battaglia contro il demone della sovversione e della scristianizzazione che ammorba da anni i corridoi vaticani, tanto da far dire a suo tempo (era il 1972) dallo stesso Paolo VI una frase simbolicamente drammatica: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel Tempio di Dio».
IL FUMO DI SATANA NEL TEMPIO DI DIO - Don Villa, nel libro Paolo VI beato?, dimostra che l’elenco della Gran Loggia vaticana è veritiero. I nomi in esso contenuti dovrebbero far rabbrividire qualsiasi fedele alla parola di Cristo. Sarebbero stati massoni, infatti, quindi nemici mortali della Chiesa, vicinissimi e potenti collaboratori di papa Montini. Ne citiamo alcuni: monsignor Pasquale Macchi, segretario personale del pontefice (lo ritroveremo più avanti); il cardinale Jean Villot, segretario di Stato di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II, fino alla morte avvenuta nel 1979; il cardinale Agostino Casaroli, sulla cui appartenenza alla massoneria sarebbe a conoscenza anche papa Wojtyla, stando alla testimonianza resa a don Villa da un arcivescovo, stretto collaboratore dell’attuale pontefice; il vescovo Annibale Bugnini, cui Paolo VI affidò la «rivoluzione liturgica» al Concilio, nonostante il precedente allontanamento del Bugnini da parte di Giovanni XXIII; il vescovo Paul Marcinkus, presidente dello Ior, legato alla scandalo Sindona. Pare che papa Luciani, il papa dei 33 giorni (e il 33 è un numero simbolico per tutti i massoni), volesse fare «pulizia» all’interno del Vaticano, avendo individuato l’«arrosto» massonico coperto dal «fumo» di Satana e molti, tra cui don Villa, individuano in questa volontà manifesta le cause dell’improvvisa morte di Giovanni Paolo I.
PAOLO VI E IL TRIONFO DEI “FIGLI DELLA VEDOVA” - Nella postfazione al libro Paolo VI, processo a un Papa?, don Villa scrive, riprendendo una sua lettera inviata nel 1979 a monsignor Driwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II: «La Chiesa ha ormai i suoi seminari distrutti, o semi distrutti e quasi tutti vuoti, divenuti pascolo di preti modernisti, socialistoidi, politologi e persino eretici; come pure vede gli Istituti religiosi ridotti a cifre irrisorie e i Conventi fatti deserti, a causa di un esodo continuo, impressionante!.. e vede anche le dissacrazioni liturgiche, innumerevoli e continue, talora innominabili, che hanno ridotto la sacralità ad una sceneggiata, vuota di ogni spiritualità; e vede sul clero imperversare un vento di terrorismo teologico, fatto da teste d’uovo pervicaci...». Don Villa concludeva così: «Ripeto anche a Lei quello che da anni mi sto chiedendo, e cioè: perché Paolo VI ha aperto al Modernismo? Perché ha aperto al comunismo? Perché ha aperto alla Massoneria?.. Tre terribili domande a cui la Storia dovrà e potrà rispondere; e non sarà, certo, una risposta di plauso!.. Inoltre, rimarrà sempre vero che Mons. Montini fu cacciato via dalla segreterie di Stato dallo stesso Pio XII, perché Lo tradiva!..».
PADRE PIO, L’ANTI-MASSONE - In quella postfazione don Villa accenna anche alla sua amicizia con una delle figure più straordinarie e al tempo stesso controverse della Chiesa del XX secolo: Padre Pio. Il sacerdote, santificato lo scorso 23 giugno, incitò don Villa a «combattere la Massoneria». «Mi disse - scrive il sacerdote - di mettermi in contatto con S. Ecc.za Monsignor G. B. Bosio e sotto la Sua protezione diretta, per eseguire quel mandato che mi aveva affidato. Così feci. Al termine del mio terzo incontro con padre Pio, salutandomi, Egli mi abbracciò e mi disse: «Coraggio, coraggio, coraggio! Dovrai soffrire molto da una Chiesa già invasa dalla Massoneria!». Una Chiesa «invasa» dalla Massoneria potrà mai difendersi dai suoi nemici, quali l’Islam, la scristianizzazione, l’ecumenismo? La risposta è lapalissiana: no. Per questo motivo i documenti proposti da don Villa sono diventati veri e propri tabù. Inviati a tutti i giornali, nessuno ha mai scritto una riga, si lamenta il battagliero prete padano. Denunce ai suoi danni? Nessuna. Eppure spesso don Villa lancia accuse pesantissime, eppure... silenzio! Vista la tragica fine di Pecorelli, ammazzato a pistolettate pochi mesi dopo la pubblicazione dell’elenco della Gran Loggia vaticana e vista la stranissima morte di papa Luciani dopo soli 33 giorni del suo pontificato, nel 1978, don Villa non ha mai avuto paura? Chi lo conosce dice di no e a vederlo nulla lascia sospettare il contrario. Eppure, ci raccontano alcuni suoi amici, è stato oggetto di diversi attentati e aggressioni, una delle quali a Parigi, proprio mentre si trovava ad indagare su alcuni cardinali in odore di grembiulino massonico. Ma don Villa, fermo nella Fede e sicuro che alla fine le «porte dell’Inferno non prevarranno», tira dritto per la sua strada, continuando a combattere la massoneria, come indicato da Padre Pio. Sta ultimando il terzo e conclusivo volume sui guasti commessi da Paolo VI, prepara il nuovo numero di Chiesa viva e ha appena pubblicato l’opuscoletto di cui abbiamo accennato all’inizio: Una nomina scandalo! Vediamo il perché.
LO «SCANDALO» DELLA NOMINA DI MONS. MARCHISANO - Il 26 aprile di quest’anno l’Osservatore Romano riportava in prima pagina, all’interno della rubrica “Nostre informazioni”, che «il Santo Padre, accogliendo la richiesta presentataGli dall’Eminentissimo Signor cardinale Virgilio Noè, ha accettato le sue dimissioni» e ha nominato al suo posto «Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, Suo Vicario Generale per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro l’Eccellentissimo Monsignore Francesco Marchisano». Marchisano era arcivescovo titolare della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, quando il Papa lo nomina a successore del cardinal Noè. Ma il neo-nominato, stando ai documenti pubblicati da don Villa, è un potente massone, rispettoso dell’ordine impartito da Nubius, Capo d’Azione politica della Massoneria Universale: «Tendete le vostre reti - invocava Nubius - tendetele al fondo delle sacrestie, dei Seminari e dei Conventi! Voi pescherete degli amici e li condurrete ai piedi della Cattedra Apostolica. Voi avrete così pescato una rivoluzione in tiara e cappa, preceduta dalla croce e dal gonfalone; una rivoluzione che non avrà bisogno che di ben piccolo aiuto per appiccare il fuoco ai quattro angoli del mondo».
TRE LETTERE INQUIETANTI - Don Villa riporta il testo integrale di tre lettere inviate da un certo “Frama” al Venerabile Gran Maestro del Grande Oriente di palazzo Giustiniani. Due risalgono al 1961, nella terza la data è illeggibile. Da notare che in tutti i documenti massonici i nomi reali dei “fratelli” sono occultati da sigle e il Frama in questione sarebbe nient’altro che Francesco Marchisano, all’epoca sottosegretario della Congregazione Studi ed Educazione Cattolica. Ma non mancheranno altre sorprese. Il 23 maggio 1961 Frama scrive al capo dei massoni italiani di aver ricevuto «con molta gioia, tramite il F. Mapa, il Vostro delicato incarico: organizzare silenziosamente in tutto il Piemonte e la Lombardia come disgregare gli studi e la disciplina nei seminari». Un po’ come avvenne dopo il 1968 nelle scuole statali, quando professori imbevuti di ideologie marxiste, socialiste, libertarie, materialistiche, fecero di tutto per devastare l’insegnamento pubblico, riducendo alla fine la scuola in uno squallido «diplomificio» incapace di selezionare i migliori sulla base della meritocrazia. Il Fratello “Mapa” in questione - secondo don Villa - è Pasquale Macchi, che sappiamo essere stato segretario personale di Paolo VI. Sarebbe stato lui, quindi, a far da tramite tra il Gran Maestro e Marchisano. Quattro mesi dopo, il 12 settembre 1961, sempre secondo i documenti illustrati dal sacerdote lombardo, “Frama” scrive ancora a palazzo Giustiniani. «Dopo aver avvicinato e contattato più volte i Ff. “Pelmi” e “Bifra”, sono ritornato da “Mapa” per presentare un primo piano di lavoro - scrive “Frama” - Egli consiglia di iniziare con la disgregazione dei programmi di studio, insistendo presso i nostri fedeli docenti perché, con argomenti di nuova pseudo-teologia e pseudo-filosofia, gettino il seme presso gli alunni, oggi sitibondi di novità». «In tal modo - continua la lettera -, la disgregazione disciplinare sarà una semplice conseguenza che verrà spontaneamente, senza che noi ce ne occupiamo: penseranno gli stessi alunni». Un piano evidentemente esteso e ben architettato, quello della massoneria contro la Chiesa. Un piano che ha purtroppo dato i suoi frutti marci. La terza lettera di “Frama” parla di una riunione svoltasi la sera prima tra i Fratelli “Pelmi”, “Mapa”, “Bifra”, “Salma”, “Buan”, “Algo” e “Vino”, in cui si è deciso di «iniziare degli esperimenti presso alcuni seminari d’Italia», ad esempio Torino, Trento e Udine, pieni di massoni. Inoltre «bisogna diffondere in tutti i Seminari il nostro concetto di libertà e di dignità della persona umana, senza alcuna remora né da parte dei superiori, né da parte di alcuna legge. Occorre una stampa capillare». Vediamo chi si celava dietro quella sigle, secondo quanto riportato da don Villa. “Buan” trattavasi di Bugnini Annibale, di cui abbiamo già parlato, autore della riforma liturgica sotto papa Montini e quindi inviato in Iran come Pro-Nunzio apostolico, dopo che un cardinale consegnò a Paolo VI le prove della sua appartenenza alla setta massonica. “Pelmi” sarebbe stato Michele Pellegrino, cardinale e arcivescovo di Torino, mentre “Algo” sarebbe la sigla massonica di Alessandro Gottardi, arcivescovo di Trento. Sotto il nome in codice di “Vino” si celerebbe invece Virgilio Noè, cardinale e fresco protagonista per aver passato la mano in favore di Marchisano, mentre “Bifra” sarebbe Franco Biffi, rettore dell’Università lateranense, e “Salma” l’Abate O.S.B. di Finalpia, nel Savonese, Salvatore Marsili.
VERSO LA BATTAGLIA FINALE - Arcivescovi, cardinali, rettori di atenei pontifici: la massoneria ha perciò pianificato, anno dopo anno, la sua infiltrazione ai massimi livelli della gerarchia ecclesiastica, arrivando infine a circondare il Soglio di Pietro? Davanti ai documenti di don Villa è difficile non crederlo. Moltissime le coincidenze, così come gli indizi che dal Concilio Vaticano II a tutt’oggi, evidenziano la trasformazione della Chiesa cattolica, oseremmo dire l’involuzione della medesima. Da qui i rischi nel divulgare simili documenti, come le vicissitudini di don Villa dimostrano. Noi non vogliamo dare alcun parere su quanto riportato nei volumi del coraggioso sacerdote padano, il quale continuerà - me lo ha ripetuto - la sua battaglia nel nome di Cristo e della Tradizione cattolica. Semplicemente cerchiamo di fare il nostro lavoro di cronisti, offrendo ai lettori uno squarcio di quanto accade dietro le quinte della Chiesa, così come viene riportato da un suo servitore. Il quale, pur ammettendo la quasi-vittoria della massoneria a livello pratico, è sicuro che alla fine vincerà la Verità. «Noi abbiamo sempre parlato di questi assalti contro Cristo e la Sua Chiesa - scrive don Villa - pur sapendo che Cristo ha già vinto Lucifero e il Mondo, ma non ignorando neppure, però, che Noi, che viviamo nel tempo, non abbiamo ancora terminata la battaglia contro di Loro!». E se si conosce il nemico, specie quello che si maschera e si nasconde, aumenteranno le possibilità di vincerlo una volta per tutte.
Massoneria: inganno globale
ALCUNE TAPPE DEL PIANO MASSONICO CONTRO LA CHIESA
MOLTE COSE SCRITTE SOTTO SI SONO GIÀ REALIZZATE!
Se il tema della pedofilia di alcuni sacerdoti nella Chiesa è fonte di scandalo e di sofferenza, il problema delle infiltrazioni massoniche nella gerarchia è ancor più grave. Il primo infatti produce scandalo e sofferenza, ma il secondo svuota la fede cristiana dal di dentro come fanno certi parassiti delle piante, i quali, svuotano l’interno del tronco fino a quando la pianta muore senza che apparentemente nulla apparisse dal di fuori. Uno dei primi segnali di questa malattia mortale è quando chi dovrebbe dire "no, no; si, si" (Mt 5,37) di fronte al mondo e ai potenti incomincia invece a dire ni, ni!
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Direttive, piani e risoluzioni ai fratelli massoni (1961)
1. Il Concilio Vaticano II è l’occasione, la grande occasione che aspettavamo per il trionfo delle nostre idee, visto che i massoni sono già al lavoro in tutti i gradi della Gerarchia ecclesiastica.
2. Rimane ancora il Papato, ma noi lo colpiremo mortalmente se, senza troppe scosse e sotto l’apparenza di miti pecorelle, noi continueremo con diligenza a modellare la cristianità in modo che possa esprimere il papa dei nostri sogni. Quando avremo convertito la Gerarchia acclesiastica e la massa dei fedeli alle nostre teorie, senza che se ne accorgano, tutto andrà avanti da sé.
3. In una tale situazione indesiderabile, il nostro ruolo consiste nel dividere, suscitando discussioni, ma per quanto possibile su questioni di aspetto secondario, col fine di distogliere l’attenzione dall’essenziale che vogliamo distruggere. Per esempio, quelli di sinistra, su nostra istigazione, combatteranno per l’abolizione del latino dalla liturgia; e quelli di destra, sempre su nostra istigazione, lo difenderanno (come colui che, al posto di difendere un tesoro, se lo lascia rubare, tutto contento di conservare la cassaforte in cui era rinchiuso, ormai vuota).
4. Tutto dovrà essere rimesso in discussione da parte di tutti.
5. Per favorire la confusione, noi imporremo ai preti l’uso di un gergo nuovo ed oscuro.
6. Il Papa che faremo eleggere possiederà al massimo grado l’arte dell’ambivalenza (tamquam vir duplex). Per esempio, egli disapproverà i modernisti a parole, ma nei fatti li sosterrà (sopprimendo per prima cosa il giuramento antimodernista).
7. Mettiamo nostri uomini nei Ministeri dell’Educazione, nelle scuole, per fingere di proteggere la religione, ma in realtà per la distruggere dall’interno. Senza religione, la gioventù sarà immediatamente preda dell’immoralità, e quindi completamente nelle nostre mani.
8. Ad esempio, commentando la frase: «Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia» noi l’attribuiremo a coloro che lottano per rivendicare i “diritti dell’uomo”, e non la santità come ha fatto la Chiesa fino ad oggi. Di conseguenza, i contestatori ed i rivoluzionari, violenti o no, saranno in un sol colpo indistintamente beatificati da Cristo che, a sua volta, diverrà il prototipo del rivoluzionario.
9. Noi faremo infiltrare le donne ovunque si radunano preti o religiosi: donne che, sotto il velo di un finto candore, sappiano ben camuffare la loro perversione. Esse dovranno far girare la testa soprattutto ai capi, se non per conquistarli alla nostra causa, almeno per comprometterli in qualche maniera. In questo modo potremo chiudere molte bocche per sempre, e la smetteranno di combatterci e difendere la dottrina tradizionale cattolica.
10. Nelle chiese, nei manuali scolastici, dovunque, le immagini e le statue di Cristo, di sua Madre e dei Santi dovranno essere tali da suscitare disgusto o derisione. Siate certi che anche in questo i preti si adatteranno alle nostre indicazioni.
11. È di grande importanza per la riuscita dei nostri piani che la psicologia, la psichiatria e la psicanalisi siano adottate come materie principali nei seminari secolari e regolari.
Bilancio sull’applicazione dei Decreti conciliari e previsione per il Postconcilio. Dalla rivista massonica L’Humanisme, Novembre/Dicembre 1968
Le colonne della vecchia Chiesa che sono crollate più facilmente sono state:
1. Il dogma dell’infallibilità papale, grazie alla collegialità.
2. La “Presenza reale” di Cristo nel Sacramento dell’altare: “intercomunione”; “concelebrazione” dei preti cattolici con i pastori protestanti; la “comunione nella mano”; “abolizione delle genuflessioni”...
3. Declassamento del Sacramento della Confessione: diminuzione del senso del peccato, confessioni di massa, insinuazione che il peccato sia stato interpretato in una visione pessimistica delle Bibbia, da parte della filosofia medievale.
I dieci comandamenti massonici per la lotta contro la Roma cattolica (1976)
1. La roccia di Pietro dev'essere spaccata. Vi sono circa 2500 Vescovi nella Chiesa [nel 1976, NdR]: dobbiamo quindi spezzarla in 2500 pezzi! Dobbiamo togliere potere al Papa e ai Vescovi, utilizzando il sistema delle decisioni maggioritarie di diversi Collegi democratici, in seno ai quali metteremo i nostri affiliati. Li giustificheremo in nome di un “cristianesimo adulto”.
2. Trasformare la coscienza del fanciullo: il rapporto tra padre e figlio deve diventare un rapporto di cameratismo.
3. Eliminazione di qualsiasi tradizione.
4. Screditare i Vangeli, mettere in dubbio le verità della fede.
5. Riforma liturgica: sopprimere la lingua latina obbligatoria, per creare la confusione di Babilonia nelle diverse liturgie.
6. Rimuovere il senso di colpa e la coscienza del peccato.
7. Privare le chiese della “Presenza reale”, cambiare l’altare in “tavola”, rimuovere le immagini sacre.
8. Trasformare la “professione di fede” in una concezione esistenziale della fede.
9. Escludere la Madre di Gesù dalla vita ecclesiastica.
10. Abbreviare il tempo dedicato alla preghiera, per dar più spazio al cristianesimo attivo.
Piano massonico del 1995 Traduzione della rivista spagnola Roca viva, Febbraio 1997, José Abascal, Madrid
A - Tramite una lotta costante e metodica per far scomparire la Chiesa cattolica, noi abbiamo ottenuto dei sostanziali progressi, conformemente agli scopi prefissi:
A - Tramite una lotta costante e metodica per far scomparire la Chiesa cattolica, noi abbiamo ottenuto dei sostanziali progressi, conformemente agli scopi prefissi:
1. Rottura dell’unica fede. Molti dubitano già dei dogmi fondamentali: presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, divinità e resurrezione di Gesù, Verginità di Maria, esistenza dell’Inferno, degli Angeli e dei demoni, ecc.
2. Stato di scisma e di apostasia, ancora latente ma già reale.
3. Contestazione del Papa e della sua dottrina.
4. Controllo delle edizioni e delle pubblicazioni cattoliche.
5. Ingresso della Massoneria nell’insegnamento religioso, specialmente nelle Facoltà Ecclesiastiche e nei Seminari.
6. Gli infiltrati nei Seminari e nelle Congregazioni religiose hanno ottenuto posti influenti e lavorano con efficacia.
7. Vescovi, preti e catechisti, ma anche diverse Congregazioni religiose maschili e femminili lavorano con noi, forse senza saperlo, ma in modo efficace.
8. Emarginazione e disprezzo dei preti e dei religiosi fedeli alla dottrina tradizionale.
9. Abbandono della Confessione, tramite la promozione dell’assoluzione comunitaria.
10. Perdita della preghiera nelle sue forme distinte: preghiera personale, Rosario, Via Crucis, processioni, suppliche, ecc.
11. Disprezzo per la devozione verso l’Eucaristia.
B – Molto efficaci si sono rivelate le “misure” che abbiamo proposto:
B – Molto efficaci si sono rivelate le “misure” che abbiamo proposto:
1. Cambiare la struttura della Messa, attenuandone l’aspetto verticale ed accentuandone quello orizzontale.
2. Introdurre la “libertà liturgica”, togliendo paramenti, cambiando o eliminando cerimonie, volgarizzando e svuotando di senso i riti.
3. Ricevere la Comunione in piedi e nella mano, togliendo così importanza all'Ostia.
4. Eliminare la genuflessione ed ogni forma di riverenza.
5. Alterare il senso del peccato.
6. Promuovere l’immoralità, concependola come “libertà” e “progresso”: liberazione sessuale, preservativi, contraccettivi, omosessualità, promozione della pornografia in televisione e in videocassette, film, sex-shop, riviste, ma soprattutto in televisione.
7. Approvazione dell’aborto: finalmente anche la cattolica Irlanda l’ha approvato!
8. Eliminare la formazione morale e religiosa dei giovani.
9. Corrompere la gioventù, diffondere la droga, il sesso, i divertimenti immorali, le bestemmie, la violenza ecc.
10. Controllare i mezzi di comunicazione sociale, soprattutto la televisione.
C – Dobbiamo continuare a progredire nei punti delle indicazioni riportate qui sopra. Noi siamo già in grado di di occupare i vertici del potere nella Chiesa. Allora si diffonderà apertamente, grazie all’autorità, l’ultima fase della nostra tattica:
1. Farla finita con la dimensione trascendente ed ogni forma di preghiera.
C – Dobbiamo continuare a progredire nei punti delle indicazioni riportate qui sopra. Noi siamo già in grado di di occupare i vertici del potere nella Chiesa. Allora si diffonderà apertamente, grazie all’autorità, l’ultima fase della nostra tattica:
1. Farla finita con la dimensione trascendente ed ogni forma di preghiera.
2. Distruggere e svuotare totalmente il contenuto dei dogmi.
3. Sostituire il teocentrismo con l’antropocentrismo.
4. Relativizzare la morale: non vi devono essere principi né riferimenti oggettivi, ed ancor meno imposizioni venute dall’alto. Tutto dev'essere soggettivo.
5. Liberalizzazione delle pratiche sessuali, contraccezione, omosessualità…
6. Sacerdozio alle donne.
7. Ecc. ecc.
E finalmente – è questa la nostra grande aspirazione – l’eliminazione della messa. Ovviamente non potremo eliminarla da un giorno all’altro: molti non l’accetterebbero. Occorre sopprimere l’aspetto”sacrificale” e la ridurre ad una dimensione di “cena fraterna”. In questo modo non vi sarà più alcun valore sacramentale, e la messa sarà trasformata in una semplice riunione, vuota d’ogni contenuto.
Ecco la nostra grande aspirazione, poiché distruggendo la messa cattolica noi distruggeremo la Chiesa dall’interno, senza persecuzione sanguinaria e grazie alla capitolazione dei cattolici stessi.
Abbiamo il trionfo a portata di mano!
Solo un intervento diretto e straordinario di Dio potrebbe impedirlo. Ma noi potremo presto, m olto presto gridare: «Ti abbiamo vinto, Galileo!»
E finalmente – è questa la nostra grande aspirazione – l’eliminazione della messa. Ovviamente non potremo eliminarla da un giorno all’altro: molti non l’accetterebbero. Occorre sopprimere l’aspetto”sacrificale” e la ridurre ad una dimensione di “cena fraterna”. In questo modo non vi sarà più alcun valore sacramentale, e la messa sarà trasformata in una semplice riunione, vuota d’ogni contenuto.
Ecco la nostra grande aspirazione, poiché distruggendo la messa cattolica noi distruggeremo la Chiesa dall’interno, senza persecuzione sanguinaria e grazie alla capitolazione dei cattolici stessi.
Abbiamo il trionfo a portata di mano!
Solo un intervento diretto e straordinario di Dio potrebbe impedirlo. Ma noi potremo presto, m olto presto gridare: «Ti abbiamo vinto, Galileo!»
La mira della massoneria è di governare il mondo,
dopo aver spazzato via il Cristianesimo
SAN MASSIMILIANO KOLBE CONTRO
LA MASSONERIA E I "PROTOCOLLI"
Chiesa Viva n°348
Il 15 Agosto 1941, nel forno crematorio di un campo di sterminio nazista, nei pressi di Auschwitz, veniva ridotto in cenere il corpo del francescano polacco Padre Massimiliano Kolbe. Padre Kolbe si era offerto in sacrificio per salvare la vita di un padre di famiglia, condannato a morte dalla ferocia nazista! Nel 1971, Papa Paolo VI lo dichiarava “Beato” e, undici anni dopo, Papa Giovanni Paolo II lo dichiarava “Santo, confessore e martire”. Padre Kolbe era, così, diventato Santo! Un Santo polacco venuto da Auschwitz!
Padre Kolbe aveva un’idea molto precisa del mondo politico polacco. In un articolo del 1923, scriveva: «Che i massoni esercitino, qui da noi, una grande influenza anche sul Governo, è dimostrato, in modo eloquente, dal fatto che (...) lo scioglimento del Governo di Ponikowski (...) era stato ordinato dalla Massoneria (...)! Ed avvenne proprio così!».
Kolbe, poi, riferisce: «Esiste una forza nefasta che non permette ai polacchi di mettersi d’accordo tra loro...» poi commenta: «Questa forza, che ormai ha cessato di celarsi, è una cospirazione massonica. (...) Ecco qual è la mano misteriosa che spinge il nostro paese alla rovina!».
Padre Kolbe non si faceva scrupoli nel denunciare apertamente gli alti dignitari della nazione che appartenevano alla Massoneria! In un altro articolo del 1925, dal titolo: “Una onorificenza scandalosa”, Padre Kolbe scriveva: «Il 3 maggio è stato, per tutta la Polonia, un giorno solenne. Al termine di tali festeggiamenti, sono state date le onorificenze ai benemeriti». Tra i decorati, però, compariva il nome di Andrea Strug, il Gran Maestro della Grande Loggia Massonica della Polonia! A questo proposito, Padre Kolbe commenta: «Dunque, è proprio lui!!! Nel giorno della consacrazione della nazione alla Madonna, quale Regina della Polonia, riceve un’orificenza... dal Governo polacco... il Gran Maestro (della Massoneria), il condottiero dei nemici più accaniti della Chiesa, della Religione, e... dell’Immacolata, la Regina della Polonia...». Kolbe termina l’articolo esclamando: «Vergogna!».
Consapevole dell’aggressione massonica, in un articolo del ‘23, Padre Kolbe si chiedeva: «Di fronte agli attacchi incalzanti dei nemici della Chiesa di Dio ci è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito, forse, lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto! Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo stretto conto non solamente delle azioni compiute, (ma anche) di tutte le buone azioni che avremmo potuto compiere, ma che non abbiamo compiuto!». E infine, conclude con queste parole: «Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico con il nostro petto!».
Un suo scritto inedito del 1922, dal titolo: “Gli attuali nemici della Chiesa”, termina con queste parole: «il principale, il più grande e il più potente nemico della Chiesa è la Massoneria».
Il Santo va dritto alla radice del pensiero massonico, scrivendo: «La Massoneria, (...) nelle Costituzioni Generali, si era prefissa chiaramente uno scopo che a nessuno è lecito cambiare. “Ciascuna delle Grandi Logge - vi si afferma - ha il diritto di migliorare le precedenti prescrizioni e stabilirne di nuove, ma non di modificare i punti fondamentali, che devono rimanere fissi per sempre”. Quali sono questi punti fondamentali? - si chiede Padre Kolbe. E subito risponde: La liquidazione totale del mondo soprannaturale!».
In un articolo del ‘24, diceva: «Attualmente, la Massoneria è, senza dubbio, il capo del serpente infernale. Non dico i massoni, ma le loro finalità, la loro organizzazione che è rivolta contro Dio e contro la felicità delle anime».
In un articolo del ‘26, scriveva ancora: «(...) in questi nostri tempi, il capo dei nemici della Chiesa e della salvezza delle anime è la Massoneria!».
Sul comunismo, Padre Kolbe affermava, in un articolo del ‘39: «(...) L’ateismo comunista pare stia strepitando nel modo più rumoroso e fa di tutto per seminare, ovunque gli riesca, i suoi pregiudizi reazionari. Alle origini di esso possiamo tranquillamente collocare quella mafia criminale che si chiama “Massoneria”»!
La strategia adottata dalla Massoneria per combattere la Chiesa era ben nota a Padre Kolbe. In una lettera, egliriporta testualmente la risoluzione presa dai massoni in un loro Congresso: «Noi potremo vincere la Religione cattolica non con il ragionamento, ma, unicamente, pervertendo i costumi!».
In un articolo del ‘25, a proposito della degenerazione dei costumi, il Santo scriveva: «Volgendo lo sguardo attorno a noi, notiamo la scomparsa, spaventosa, della moralità, soprattutto in mezzo alla gioventù; anzi, stanno sorgendo delle associazioni, veramente infernali, che hanno inserito nel loro programma il delitto e la dissolutezza; (...). Il cinema, il teatro, la letteratura, l’arte, diretti in gran parte dalla mano invisibile della Massoneria, lavorano febbrilmente, in conformità alla risoluzione dei massoni: «Noi vinceremo la Chiesa cattolica non con il ragionamento, ma pervertendo i costumi!».
Sempre preoccupato delle anime, Padre Kolbe ritorna frequentemente sul tema della moda, incolpando sempre la Massoneria come artefice e commerciante di immoralità. Per esempio, nell’articolo dal titolo: “L’ultima moda”, del 1926, ripeteva la sua accusa: «I massoni (..) hanno cominciato a seminare l’immoralità attraverso il teatro, il cinema, i libri, le riviste, i quadri, le sculture, ecc., e attraverso una moda - mi si scusi l’espressione - sempre più da porci!».
Nota: Testo tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 125. Protocolli dei Savi di Sion / Talmud (cosa sono) Chiesa Viva n°349
Nel 1917, Massimiliano Kolbe fonda la “Milizia dell’Immacolata”. Naturalmente, la sua lotta non fu quella di abbattere le anime del nemico, ma quella di richiamarle e convertirle, per la loro eterna salvezza, e per questo, Padre Kolbe si rivolgeva anche ai suoi nemici.
In un suo articolo dal titolo: “Poveretti!!!”, scriveva: “L’uomo è redento. Cristo ha fondato la sua Chiesa sulla roccia. Una parte del popolo ebreo riconobbe in lui il Messia, gli altri, soprattutto i superbi farisei, non vollero riconoscerlo; essi perseguitarono i suoi seguaci e diedero il via ad un gran numero di leggi che obbligavano gli ebrei a perseguitare i cristiani. Queste leggi, insieme a narrazioni e ad appendici, verso il 500, formarono il loro libro sacro, il “Talmud”. In questo libro, i cristiani vengono chiamati: idolatri, peggiori dei turchi, omicidi, libertini impuri, sterco, animali in forma umana, peggiori degli animali, figli del diavolo, ecc. I sacerdoti vengono chiamati indovini eteste pelate (...). La Chiesa (viene chiamata) casa di scempiaggine e di sporcizia. Le immagini sacre, le medagliette, i rosari, sono chiamatiidoli. Nel “Talmud”, le domeniche e le feste vengono denominate giorni di perdizione. In questo libro si insegna, inoltre, che ad un ebreo è permesso ingannare e derubare un cristiano, poiché tutti i beni dei cristiani - vi è scritto - “sono come il deserto: il primo che li prende, ne diviene il padrone”. Quest’opera che raccoglie dodici volumi e che ispira odio contro Cristo e i cristiani, viene considerata da questi farisei un libro sacro, più importante della Sacra Scrittura.
In ricorrenza del Congresso Internazionale dei massoni, che si tenne a Bucarest nel 1926, Padre Kolbe scrisse, in un articolo: «Quei signori (cioè i massoni) credono di essere loro a governare: ascoltiamo, allora, ciò che scrivono i “Protocolli dei Savi di Sion”», documento che Padre Kolbe chiamava: “Il libro davvero fondamentale della Massoneria”.
Il Santo scrive: «Il protocollo n.11 afferma: “Noi creeremo e metteremo in atto le Leggi e i Governi (…) e, al momento opportuno, (...) sotto forma di rivolta nazionale. (...).è necessario che le popolazioni, sconcertate dall’avvenuta rivolta, poste ancora sotto l’influenza del terrore e dell’incertezza, comprendano che siamo talmente forti, talmente intoccabili, talmente pieni di potere che in nessun caso terremo conto delle loro opinioni e dei loro desideri, ma, anzi, siamo in grado di schiacciare le loro manifestazioni in ogni momento e in ogni luogo (...). Allora, per paura, chiuderanno gli occhi e rimarranno in attesa delle conseguenze. (...). A quale scopo abbiamo ideato e imposto ai massoni tutta questa politica, senza dare ad essi la possibilità di esaminarne il contenuto? Questo è servito di fondamento per la nostra organizzazione massonica segreta (...) la cui esistenza neppure sospettano queste “bestie” da noi adescate nelle logge massoniche».
Padre Kolbe, a questo punto, si rivolge ai massoni dicendo: «Avete sentito, signori massoni? Coloro che vi hanno organizzato e vi dirigono segretamente, gli ebrei, vi considerano delle bestie, attirate nelle logge massoniche per scopi che voi neppure sospettate (...). Ma sapete, signori massoni, che cosa vi attende il giorno in cui vi verrà in mente di incominciare a pensare da soli? Ecco, ascoltate: il medesimo protocollo prosegue affermando: «La morte è l’inevitabile conclusione di ogni vita. (...). Giustizieremo i massoni in modo tale che nessuno, (...) potrà avere dei sospetti, neppure le stesse vittime: moriranno tutti nel momento in cui ce ne sarà bisogno, apparentemente per effetto di malattie comuni (...)».
E il Santo continua: «Signori massoni, voi che, recentemente, durante il Congresso di Bucarest, vi siete rallegrati del fatto che la Massoneria si sta rafforzando ovunque, riflettete e dite sinceramente: non è meglio servire il Creatore nella pace interiore (...), piuttosto che obbedire agli ordini di chi vi odia?».
San Massimiliano si rivolge, infine, ai Capi Incogniti della Massoneria con queste parole: «E a voi, piccolo manipolo di ebrei, “Savi di Sion”, che avete provocato coscientemente già tante disgrazie e ancora di più ne state preparando, a voi mi rivolgo con la domanda: quale vantaggio ne ricavate? (...). Gran cumulo di oro, di piaceri, di svaghi, di potere: tutto questo non rende ancora felice l’uomo. E se anche questo desse la felicità, quanto potrà durare? Forse una decina di anni, forse una ventina(...). E poi?... E voi, capi ebrei, che vi siete lasciati sedurre da Satana, il nemico dell’umanità, non sarebbe meglio se anche voi vi rivolgeste sinceramente a Dio?».
In un altro articolo del 1926, Padre Kolbe, sempre citando i “Protocolli dei Savi di Sion” scriveva: «Essi dicono di se stessi: “Chi o che cosa è in grado di far crollare una forza invisibile? La nostra forza è appunto di questa natura. La “Massoneria esterna” serve solo per nascondere i suoi scopi, ma il piano d’azione di questa forza sarà sempre sconosciuto alla gente».
Ma il Santo sottolinea con sottile ironia: «Noi siamo un esercito, il cui “Condottiero” vi conosce ad uno ad uno, ha osservato e osserva ogni vostra azione, ascolta ogni vostra parola, anzi... nemmeno uno dei vostri pensieri sfugge alla sua attenzione. Dite voi stessi: in tali condizioni, si può parlare di segreto nei piani, di clandestinità e di invisibilità?». E qui, Padre Kolbe rivela il nome del “Condottiero” del suo esercito: «è’ l’Immacolata, il rifugio dei peccatori, ma anche la debellatrice del serpente infernale. Ella vi schiaccerà il capo!». (Il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 1250).
Padre Kolbe aveva un’idea molto precisa del mondo politico polacco. In un articolo del 1923, scriveva: «Che i massoni esercitino, qui da noi, una grande influenza anche sul Governo, è dimostrato, in modo eloquente, dal fatto che (...) lo scioglimento del Governo di Ponikowski (...) era stato ordinato dalla Massoneria (...)! Ed avvenne proprio così!».
Kolbe, poi, riferisce: «Esiste una forza nefasta che non permette ai polacchi di mettersi d’accordo tra loro...» poi commenta: «Questa forza, che ormai ha cessato di celarsi, è una cospirazione massonica. (...) Ecco qual è la mano misteriosa che spinge il nostro paese alla rovina!».
Padre Kolbe non si faceva scrupoli nel denunciare apertamente gli alti dignitari della nazione che appartenevano alla Massoneria! In un altro articolo del 1925, dal titolo: “Una onorificenza scandalosa”, Padre Kolbe scriveva: «Il 3 maggio è stato, per tutta la Polonia, un giorno solenne. Al termine di tali festeggiamenti, sono state date le onorificenze ai benemeriti». Tra i decorati, però, compariva il nome di Andrea Strug, il Gran Maestro della Grande Loggia Massonica della Polonia! A questo proposito, Padre Kolbe commenta: «Dunque, è proprio lui!!! Nel giorno della consacrazione della nazione alla Madonna, quale Regina della Polonia, riceve un’orificenza... dal Governo polacco... il Gran Maestro (della Massoneria), il condottiero dei nemici più accaniti della Chiesa, della Religione, e... dell’Immacolata, la Regina della Polonia...». Kolbe termina l’articolo esclamando: «Vergogna!».
Consapevole dell’aggressione massonica, in un articolo del ‘23, Padre Kolbe si chiedeva: «Di fronte agli attacchi incalzanti dei nemici della Chiesa di Dio ci è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito, forse, lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto! Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo stretto conto non solamente delle azioni compiute, (ma anche) di tutte le buone azioni che avremmo potuto compiere, ma che non abbiamo compiuto!». E infine, conclude con queste parole: «Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico con il nostro petto!».
Un suo scritto inedito del 1922, dal titolo: “Gli attuali nemici della Chiesa”, termina con queste parole: «il principale, il più grande e il più potente nemico della Chiesa è la Massoneria».
Il Santo va dritto alla radice del pensiero massonico, scrivendo: «La Massoneria, (...) nelle Costituzioni Generali, si era prefissa chiaramente uno scopo che a nessuno è lecito cambiare. “Ciascuna delle Grandi Logge - vi si afferma - ha il diritto di migliorare le precedenti prescrizioni e stabilirne di nuove, ma non di modificare i punti fondamentali, che devono rimanere fissi per sempre”. Quali sono questi punti fondamentali? - si chiede Padre Kolbe. E subito risponde: La liquidazione totale del mondo soprannaturale!».
In un articolo del ‘24, diceva: «Attualmente, la Massoneria è, senza dubbio, il capo del serpente infernale. Non dico i massoni, ma le loro finalità, la loro organizzazione che è rivolta contro Dio e contro la felicità delle anime».
In un articolo del ‘26, scriveva ancora: «(...) in questi nostri tempi, il capo dei nemici della Chiesa e della salvezza delle anime è la Massoneria!».
Sul comunismo, Padre Kolbe affermava, in un articolo del ‘39: «(...) L’ateismo comunista pare stia strepitando nel modo più rumoroso e fa di tutto per seminare, ovunque gli riesca, i suoi pregiudizi reazionari. Alle origini di esso possiamo tranquillamente collocare quella mafia criminale che si chiama “Massoneria”»!
La strategia adottata dalla Massoneria per combattere la Chiesa era ben nota a Padre Kolbe. In una lettera, egliriporta testualmente la risoluzione presa dai massoni in un loro Congresso: «Noi potremo vincere la Religione cattolica non con il ragionamento, ma, unicamente, pervertendo i costumi!».
In un articolo del ‘25, a proposito della degenerazione dei costumi, il Santo scriveva: «Volgendo lo sguardo attorno a noi, notiamo la scomparsa, spaventosa, della moralità, soprattutto in mezzo alla gioventù; anzi, stanno sorgendo delle associazioni, veramente infernali, che hanno inserito nel loro programma il delitto e la dissolutezza; (...). Il cinema, il teatro, la letteratura, l’arte, diretti in gran parte dalla mano invisibile della Massoneria, lavorano febbrilmente, in conformità alla risoluzione dei massoni: «Noi vinceremo la Chiesa cattolica non con il ragionamento, ma pervertendo i costumi!».
Sempre preoccupato delle anime, Padre Kolbe ritorna frequentemente sul tema della moda, incolpando sempre la Massoneria come artefice e commerciante di immoralità. Per esempio, nell’articolo dal titolo: “L’ultima moda”, del 1926, ripeteva la sua accusa: «I massoni (..) hanno cominciato a seminare l’immoralità attraverso il teatro, il cinema, i libri, le riviste, i quadri, le sculture, ecc., e attraverso una moda - mi si scusi l’espressione - sempre più da porci!».
Nota: Testo tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 125. Protocolli dei Savi di Sion / Talmud (cosa sono) Chiesa Viva n°349
Nel 1917, Massimiliano Kolbe fonda la “Milizia dell’Immacolata”. Naturalmente, la sua lotta non fu quella di abbattere le anime del nemico, ma quella di richiamarle e convertirle, per la loro eterna salvezza, e per questo, Padre Kolbe si rivolgeva anche ai suoi nemici.
In un suo articolo dal titolo: “Poveretti!!!”, scriveva: “L’uomo è redento. Cristo ha fondato la sua Chiesa sulla roccia. Una parte del popolo ebreo riconobbe in lui il Messia, gli altri, soprattutto i superbi farisei, non vollero riconoscerlo; essi perseguitarono i suoi seguaci e diedero il via ad un gran numero di leggi che obbligavano gli ebrei a perseguitare i cristiani. Queste leggi, insieme a narrazioni e ad appendici, verso il 500, formarono il loro libro sacro, il “Talmud”. In questo libro, i cristiani vengono chiamati: idolatri, peggiori dei turchi, omicidi, libertini impuri, sterco, animali in forma umana, peggiori degli animali, figli del diavolo, ecc. I sacerdoti vengono chiamati indovini eteste pelate (...). La Chiesa (viene chiamata) casa di scempiaggine e di sporcizia. Le immagini sacre, le medagliette, i rosari, sono chiamatiidoli. Nel “Talmud”, le domeniche e le feste vengono denominate giorni di perdizione. In questo libro si insegna, inoltre, che ad un ebreo è permesso ingannare e derubare un cristiano, poiché tutti i beni dei cristiani - vi è scritto - “sono come il deserto: il primo che li prende, ne diviene il padrone”. Quest’opera che raccoglie dodici volumi e che ispira odio contro Cristo e i cristiani, viene considerata da questi farisei un libro sacro, più importante della Sacra Scrittura.
In ricorrenza del Congresso Internazionale dei massoni, che si tenne a Bucarest nel 1926, Padre Kolbe scrisse, in un articolo: «Quei signori (cioè i massoni) credono di essere loro a governare: ascoltiamo, allora, ciò che scrivono i “Protocolli dei Savi di Sion”», documento che Padre Kolbe chiamava: “Il libro davvero fondamentale della Massoneria”.
Il Santo scrive: «Il protocollo n.11 afferma: “Noi creeremo e metteremo in atto le Leggi e i Governi (…) e, al momento opportuno, (...) sotto forma di rivolta nazionale. (...).è necessario che le popolazioni, sconcertate dall’avvenuta rivolta, poste ancora sotto l’influenza del terrore e dell’incertezza, comprendano che siamo talmente forti, talmente intoccabili, talmente pieni di potere che in nessun caso terremo conto delle loro opinioni e dei loro desideri, ma, anzi, siamo in grado di schiacciare le loro manifestazioni in ogni momento e in ogni luogo (...). Allora, per paura, chiuderanno gli occhi e rimarranno in attesa delle conseguenze. (...). A quale scopo abbiamo ideato e imposto ai massoni tutta questa politica, senza dare ad essi la possibilità di esaminarne il contenuto? Questo è servito di fondamento per la nostra organizzazione massonica segreta (...) la cui esistenza neppure sospettano queste “bestie” da noi adescate nelle logge massoniche».
Padre Kolbe, a questo punto, si rivolge ai massoni dicendo: «Avete sentito, signori massoni? Coloro che vi hanno organizzato e vi dirigono segretamente, gli ebrei, vi considerano delle bestie, attirate nelle logge massoniche per scopi che voi neppure sospettate (...). Ma sapete, signori massoni, che cosa vi attende il giorno in cui vi verrà in mente di incominciare a pensare da soli? Ecco, ascoltate: il medesimo protocollo prosegue affermando: «La morte è l’inevitabile conclusione di ogni vita. (...). Giustizieremo i massoni in modo tale che nessuno, (...) potrà avere dei sospetti, neppure le stesse vittime: moriranno tutti nel momento in cui ce ne sarà bisogno, apparentemente per effetto di malattie comuni (...)».
E il Santo continua: «Signori massoni, voi che, recentemente, durante il Congresso di Bucarest, vi siete rallegrati del fatto che la Massoneria si sta rafforzando ovunque, riflettete e dite sinceramente: non è meglio servire il Creatore nella pace interiore (...), piuttosto che obbedire agli ordini di chi vi odia?».
San Massimiliano si rivolge, infine, ai Capi Incogniti della Massoneria con queste parole: «E a voi, piccolo manipolo di ebrei, “Savi di Sion”, che avete provocato coscientemente già tante disgrazie e ancora di più ne state preparando, a voi mi rivolgo con la domanda: quale vantaggio ne ricavate? (...). Gran cumulo di oro, di piaceri, di svaghi, di potere: tutto questo non rende ancora felice l’uomo. E se anche questo desse la felicità, quanto potrà durare? Forse una decina di anni, forse una ventina(...). E poi?... E voi, capi ebrei, che vi siete lasciati sedurre da Satana, il nemico dell’umanità, non sarebbe meglio se anche voi vi rivolgeste sinceramente a Dio?».
In un altro articolo del 1926, Padre Kolbe, sempre citando i “Protocolli dei Savi di Sion” scriveva: «Essi dicono di se stessi: “Chi o che cosa è in grado di far crollare una forza invisibile? La nostra forza è appunto di questa natura. La “Massoneria esterna” serve solo per nascondere i suoi scopi, ma il piano d’azione di questa forza sarà sempre sconosciuto alla gente».
Ma il Santo sottolinea con sottile ironia: «Noi siamo un esercito, il cui “Condottiero” vi conosce ad uno ad uno, ha osservato e osserva ogni vostra azione, ascolta ogni vostra parola, anzi... nemmeno uno dei vostri pensieri sfugge alla sua attenzione. Dite voi stessi: in tali condizioni, si può parlare di segreto nei piani, di clandestinità e di invisibilità?». E qui, Padre Kolbe rivela il nome del “Condottiero” del suo esercito: «è’ l’Immacolata, il rifugio dei peccatori, ma anche la debellatrice del serpente infernale. Ella vi schiaccerà il capo!». (Il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 1250).
Protocolli dei Savi di Sion (prime diffusioni) - Chiesa Viva n°350
Come tutti i libri che contengono verità scottanti, questi “Protocolli dei Savi di Sion” continuano, ancora oggi, a suscitare polemiche e reazioni, anche incontrollabili. Ma non tutte inutili. La storia è storia, né vale coprirla o deformarla!
La prima edizione, quasi clandestina, dei “Protocolli dei Savi di Sion” fu conosciuta nel 1905, a cura dei prof. Sergio NyIus. Era in lingua russa. Sul frontespizio portava la scritta: “Il grande nel piccolo, e l’Anticristo come possibilità immediata di governo”. Ma era già una seconda edizione, corretta e accresciuta da Tsarkoie-Sélo.
L’opera comprendeva anche molte appendici, tra cui la XII dal titolo “I Protocolli dei Savi di Sion”, 1902-1903, r.r. la si può ancora vedere nella Biblioteca dei “British Museum” di Londra, con registrazione del 10 agosto 1906, sotto il N. 3926/D/17.
Comunque, fino alla “Grande Guerra” del 1915-18, i “Protocolli” furono quasi ignorati da tutti. Fu solo alla fine del 1919 che essi attirarono l’attenzione, quando cioè apparvero in brossura, parte in tedesco e parte in inglese, riportando - come spiegarono i traduttori e gli editori - i processi verbali delle riunioni segrete tenute al Congresso sionista, svoltosi a Bále nel 1897, sotto la presidenza di Teodoro Herzl, uno scrivano ebreo ungherese (1860-1904), promotore del Sionismo.
Poi, quando nel 1920, i “Protocolli” furono tradotti e diffusi in America del Nord e correlativamente in Inghilterra, cominciarono a dar fastidio. La prima edizione inglese, infatti, apparsa a Londra col titolo: “The Jewish Peril, Protocol of the Learned Elders of Zion” (= Il pericolo giudeo: I Protocolli dei Savi di Sion), attirò subito l’attenzione del “Times”, che prese posizione sul suo numero dell’8 maggio 1920. Tra l’altro, scriveva: «Il “Times” non ha ancora analizzato questo curioso piccolo libro. Ma la sua diffusione aumenta sempre più; la sua lettura è fatta per inquietare coloro che sanno riflettere. Sottolineiamo che certi tratti essenziali del preteso programma giudeo offre una analogia sconcertante con gli avvenimenti attuali (...). Che cosa sono, in realtà, questi Protocolli? Sono essi autentici? E se sì, questi piani, quale malevole Assembleahanno mai forgiato? Si tratta di un falso? Se sì, come spiegare questa nota profetica e lugubre, queste predizioni che sono già in parte realizzate e altre in corso di realizzazione?..E queste questioni non possono essere eluse con una semplice alzata di spalle... Ci vuole un’inchiesta imparziale... Se si giudica sul testo, si deve dire che i Protocolli sono stati scritti da Giudei e per Giudei».
Una tale “Inchiesta imparziale” fu fatta dagli stessi Giudei. Nel 1920, infatti, apparvero tre articoli di giornale che volevano dare l’impressione che gli Autori avevano lavorato indipendentemente gli uni dagli altri, e furono dati alle stampe in tre Paesi diversi.
Il 25 febbraio 1921, il “The American Hebrew” (= L’Ebreo Americano) di New York, pubblicava un’intervista che l’ex-principessa Catherine Radziwill (nata nel 1858) aveva accordato all’amministratore di questo giornale e al Rabbino di New York, lsaac Landmann. In questa intervista, l’ex-principessa dichiarò che i Protocolli erano stati redatti dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905) e dopo l’avvio della prima rivoluzione russa del 1905, dal Consigliere di Stato Pierre J. Ratchkovsky, capo della polizia segreta russa a Parigi, in collaborazione con un suo agente, Mathieu Golovinsky. Quest’ultimo aveva mostrato il manoscritto, che stava per terminare, nei giorni del suo passaggio a Parigi, nell’inverno 1905. I centri conservatori russi contavano, con questo scritto, di scuotere lo Zar Nicola lI contro gli ebrei.
Quale fede dare a questo manoscritto? L’ex-principessa Radziwill, per provare che ella stessa aveva visto il manoscritto, precisò, nell’intervista, che sulla prima pagina c’era una macchia di inchiostro azzurro.
Il secondo articolo è del conte Armand du Chayla, francese. Lo fece subito dopo una seconda edizione che apparve il 12 e il 13 maggio 1921 su un giornale russo, “Posledain Nevosti”, con un sotto-titolo in francese: “Dernières Nouvelles”, in cui l’Autore racconta che Nylus, che lui aveva visto in Russia nel 1905, gli aveva fatto vedere il manoscritto, asserendo d’averlo avuto dalla sua compagna Natali Afamassievna Komarovsky alla quale Ratchovsky l’aveva dato, a Parigi. E per rendere più credibile questo suo racconto, du Chayla scrisse che sul manoscritto c’era proprio quella macchia d’inchiostro blu. Oggi, questo non lo si ritiene vero. Un’inesattezza, questa, che oggi non è accettata, ma che l’Autore dell’articolo metteva in consonanza con la dichiarazione della ex-principessa Radziwill.
Il terzo articolo è di un giornalista inglese, Philip Grawes. Lo scrisse sul “Times”, sui numeri dei 16, 17 e 18 agosto, 1921. In questo articolo, l’Autore rivela che, durante un suo soggiorno a Costantinopoli, aveva acquistato da un rifugiato russo il libro del rivoluzionario Maurice Joly, apparso nel 1864, sotto il titolo “Dialogue aux Enfers entre Machiavel et Montesquieu”; un libro, che da un esame approfondito, gli aveva dimostrato che l’Autore dei “Protocolli” aveva largamente attinto da quest’opera.
Ora: questi tre articoli abbondano di false dichiarazioni! Il testo è tratto da un articolo pubblicato su “Chiesa viva”, n° 179. articoli dell’ex principessa Catherine Radziwill, del conte Armand du Chayla e di Philip Grawes sui Protocolli dei Savi di Sion (Chiesa Viva n°351)
1° Articolo dell’ex principessa Catherine Radziwill
Nel suo articolo del 25 febbraio 1921, affermando che “i Protocolli erano stati redatti dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905) e dopo l’avvio della prima rivoluzione russa del 1905, dal Consigliere di Stato Pierre Ivanovich Ratchkovsky, capo della polizia segreta russa a Parigi, in collaborazione con un suo agente, Mathieu Golovinsky”, l’ex principessa Radziwill aveva usato un po’ d’immaginazione!
– Nel 1895, infatti, i “Protocolli” erano già nelle mani di Soukhotine e di Stepanoff;
– nel 1901, erano già in possesso di Nylus1;
– nel 1913, erano già stati pubblicati nel giornale “Znamia” (= Lo Stendardo);
– il Consigliere di Stato Ratchovsky non era più al suo posto fin dal 1902, e aveva anche lasciato Parigi, definitivamente, per fissarsi in Russia, fino alla sua morte, che avvenne nel 1910. Quindi, nel 1905 non era più a Parigi;
– è stato provato, documenti alla mano, che Ratchkovsky non ebbe mai sotto di sé un agente di nome Golovinsky.
Impossibile, quindi, che i “Protocolli” fossero stati scritti nel 1905.
Durante il processo di Berna (1933-37), venne dimostrato dall’esperto svizzero Fleischauer, che l’ex-principessa Radziwill era una notoria intrigante, una avventuriera, condannata persino dal Tribunale dei Cap a 18 mesi di reclusione per falsificazione di cambiali!
Come tutti i libri che contengono verità scottanti, questi “Protocolli dei Savi di Sion” continuano, ancora oggi, a suscitare polemiche e reazioni, anche incontrollabili. Ma non tutte inutili. La storia è storia, né vale coprirla o deformarla!
La prima edizione, quasi clandestina, dei “Protocolli dei Savi di Sion” fu conosciuta nel 1905, a cura dei prof. Sergio NyIus. Era in lingua russa. Sul frontespizio portava la scritta: “Il grande nel piccolo, e l’Anticristo come possibilità immediata di governo”. Ma era già una seconda edizione, corretta e accresciuta da Tsarkoie-Sélo.
L’opera comprendeva anche molte appendici, tra cui la XII dal titolo “I Protocolli dei Savi di Sion”, 1902-1903, r.r. la si può ancora vedere nella Biblioteca dei “British Museum” di Londra, con registrazione del 10 agosto 1906, sotto il N. 3926/D/17.
Comunque, fino alla “Grande Guerra” del 1915-18, i “Protocolli” furono quasi ignorati da tutti. Fu solo alla fine del 1919 che essi attirarono l’attenzione, quando cioè apparvero in brossura, parte in tedesco e parte in inglese, riportando - come spiegarono i traduttori e gli editori - i processi verbali delle riunioni segrete tenute al Congresso sionista, svoltosi a Bále nel 1897, sotto la presidenza di Teodoro Herzl, uno scrivano ebreo ungherese (1860-1904), promotore del Sionismo.
Poi, quando nel 1920, i “Protocolli” furono tradotti e diffusi in America del Nord e correlativamente in Inghilterra, cominciarono a dar fastidio. La prima edizione inglese, infatti, apparsa a Londra col titolo: “The Jewish Peril, Protocol of the Learned Elders of Zion” (= Il pericolo giudeo: I Protocolli dei Savi di Sion), attirò subito l’attenzione del “Times”, che prese posizione sul suo numero dell’8 maggio 1920. Tra l’altro, scriveva: «Il “Times” non ha ancora analizzato questo curioso piccolo libro. Ma la sua diffusione aumenta sempre più; la sua lettura è fatta per inquietare coloro che sanno riflettere. Sottolineiamo che certi tratti essenziali del preteso programma giudeo offre una analogia sconcertante con gli avvenimenti attuali (...). Che cosa sono, in realtà, questi Protocolli? Sono essi autentici? E se sì, questi piani, quale malevole Assembleahanno mai forgiato? Si tratta di un falso? Se sì, come spiegare questa nota profetica e lugubre, queste predizioni che sono già in parte realizzate e altre in corso di realizzazione?..E queste questioni non possono essere eluse con una semplice alzata di spalle... Ci vuole un’inchiesta imparziale... Se si giudica sul testo, si deve dire che i Protocolli sono stati scritti da Giudei e per Giudei».
Una tale “Inchiesta imparziale” fu fatta dagli stessi Giudei. Nel 1920, infatti, apparvero tre articoli di giornale che volevano dare l’impressione che gli Autori avevano lavorato indipendentemente gli uni dagli altri, e furono dati alle stampe in tre Paesi diversi.
Il 25 febbraio 1921, il “The American Hebrew” (= L’Ebreo Americano) di New York, pubblicava un’intervista che l’ex-principessa Catherine Radziwill (nata nel 1858) aveva accordato all’amministratore di questo giornale e al Rabbino di New York, lsaac Landmann. In questa intervista, l’ex-principessa dichiarò che i Protocolli erano stati redatti dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905) e dopo l’avvio della prima rivoluzione russa del 1905, dal Consigliere di Stato Pierre J. Ratchkovsky, capo della polizia segreta russa a Parigi, in collaborazione con un suo agente, Mathieu Golovinsky. Quest’ultimo aveva mostrato il manoscritto, che stava per terminare, nei giorni del suo passaggio a Parigi, nell’inverno 1905. I centri conservatori russi contavano, con questo scritto, di scuotere lo Zar Nicola lI contro gli ebrei.
Quale fede dare a questo manoscritto? L’ex-principessa Radziwill, per provare che ella stessa aveva visto il manoscritto, precisò, nell’intervista, che sulla prima pagina c’era una macchia di inchiostro azzurro.
Il secondo articolo è del conte Armand du Chayla, francese. Lo fece subito dopo una seconda edizione che apparve il 12 e il 13 maggio 1921 su un giornale russo, “Posledain Nevosti”, con un sotto-titolo in francese: “Dernières Nouvelles”, in cui l’Autore racconta che Nylus, che lui aveva visto in Russia nel 1905, gli aveva fatto vedere il manoscritto, asserendo d’averlo avuto dalla sua compagna Natali Afamassievna Komarovsky alla quale Ratchovsky l’aveva dato, a Parigi. E per rendere più credibile questo suo racconto, du Chayla scrisse che sul manoscritto c’era proprio quella macchia d’inchiostro blu. Oggi, questo non lo si ritiene vero. Un’inesattezza, questa, che oggi non è accettata, ma che l’Autore dell’articolo metteva in consonanza con la dichiarazione della ex-principessa Radziwill.
Il terzo articolo è di un giornalista inglese, Philip Grawes. Lo scrisse sul “Times”, sui numeri dei 16, 17 e 18 agosto, 1921. In questo articolo, l’Autore rivela che, durante un suo soggiorno a Costantinopoli, aveva acquistato da un rifugiato russo il libro del rivoluzionario Maurice Joly, apparso nel 1864, sotto il titolo “Dialogue aux Enfers entre Machiavel et Montesquieu”; un libro, che da un esame approfondito, gli aveva dimostrato che l’Autore dei “Protocolli” aveva largamente attinto da quest’opera.
Ora: questi tre articoli abbondano di false dichiarazioni! Il testo è tratto da un articolo pubblicato su “Chiesa viva”, n° 179. articoli dell’ex principessa Catherine Radziwill, del conte Armand du Chayla e di Philip Grawes sui Protocolli dei Savi di Sion (Chiesa Viva n°351)
1° Articolo dell’ex principessa Catherine Radziwill
Nel suo articolo del 25 febbraio 1921, affermando che “i Protocolli erano stati redatti dopo la guerra russo-giapponese (1904-1905) e dopo l’avvio della prima rivoluzione russa del 1905, dal Consigliere di Stato Pierre Ivanovich Ratchkovsky, capo della polizia segreta russa a Parigi, in collaborazione con un suo agente, Mathieu Golovinsky”, l’ex principessa Radziwill aveva usato un po’ d’immaginazione!
– Nel 1895, infatti, i “Protocolli” erano già nelle mani di Soukhotine e di Stepanoff;
– nel 1901, erano già in possesso di Nylus1;
– nel 1913, erano già stati pubblicati nel giornale “Znamia” (= Lo Stendardo);
– il Consigliere di Stato Ratchovsky non era più al suo posto fin dal 1902, e aveva anche lasciato Parigi, definitivamente, per fissarsi in Russia, fino alla sua morte, che avvenne nel 1910. Quindi, nel 1905 non era più a Parigi;
– è stato provato, documenti alla mano, che Ratchkovsky non ebbe mai sotto di sé un agente di nome Golovinsky.
Impossibile, quindi, che i “Protocolli” fossero stati scritti nel 1905.
Durante il processo di Berna (1933-37), venne dimostrato dall’esperto svizzero Fleischauer, che l’ex-principessa Radziwill era una notoria intrigante, una avventuriera, condannata persino dal Tribunale dei Cap a 18 mesi di reclusione per falsificazione di cambiali!
2° Articolo del conte Armand du Chayla
Anche lo scritto del conte du Chayla è molto inesatto quando afferma che Nylus, che lui aveva visto in Russia nel 1905, gli aveva fatto vedere il manoscritto, asserendo d’averlo avuto dalla sua compagna Natali Afamassievna Komarovsky, alla quale Ratchkovsky l’aveva dato, a Parigi. Infatti:
– Esiste una dichiarazione, scritta dal figlio di Nylus, che egli era un figlio illegittimo, nato nel 1883 e riconosciuto nel 1895, di Serguei A. Nylus e di una sua cugina e compagna Natalia Afamssievna Volodimeroff, nata Metveieff (1845-1934), e che non fu mai chiamato Komarovsky;
– Egli affermò che i suoi genitori non furono in Francia che due volte, e brevemente, negli anni 1883 e 1894, né furono mai in relazione con Ratchkovsky;
– Egli affermò che il manoscritto dei “Protocolli”, che Chayla disse di aver veduto nel 1909, era nelle mani dei figlio di Nylus dal 1901, dopo la visita di Soukhotine;
– Egli affermò che sul manoscritto dei “Protocolli”, non vi era alcuna macchia d’inchiostro bleu;
– Infine, Nylus rifiuta ogni affermazione del conte du Chayla, tanto che, nella sua dichiarazione fatta al Tribunale di Berna, lo chiama: “bugiardo perfetto” e “calunniatore”.
– Sempre al processo di Berna (1933-37) venne dimostrato dall’esperto svizzero Fleischauer che il conte du Chayla, nel 1920, era stato capo della propaganda nell’armata Wrangel, ma che fu ben presto smasche- rato come agente segreto bolscevico e vergognosamente espulso dall’armata. E che se non fu condannato a morte per alto tradimento, questo lo si dovette solo all’intervento dell’Ambasciatore di Francia!
Anche lo scritto del conte du Chayla è molto inesatto quando afferma che Nylus, che lui aveva visto in Russia nel 1905, gli aveva fatto vedere il manoscritto, asserendo d’averlo avuto dalla sua compagna Natali Afamassievna Komarovsky, alla quale Ratchkovsky l’aveva dato, a Parigi. Infatti:
– Esiste una dichiarazione, scritta dal figlio di Nylus, che egli era un figlio illegittimo, nato nel 1883 e riconosciuto nel 1895, di Serguei A. Nylus e di una sua cugina e compagna Natalia Afamssievna Volodimeroff, nata Metveieff (1845-1934), e che non fu mai chiamato Komarovsky;
– Egli affermò che i suoi genitori non furono in Francia che due volte, e brevemente, negli anni 1883 e 1894, né furono mai in relazione con Ratchkovsky;
– Egli affermò che il manoscritto dei “Protocolli”, che Chayla disse di aver veduto nel 1909, era nelle mani dei figlio di Nylus dal 1901, dopo la visita di Soukhotine;
– Egli affermò che sul manoscritto dei “Protocolli”, non vi era alcuna macchia d’inchiostro bleu;
– Infine, Nylus rifiuta ogni affermazione del conte du Chayla, tanto che, nella sua dichiarazione fatta al Tribunale di Berna, lo chiama: “bugiardo perfetto” e “calunniatore”.
– Sempre al processo di Berna (1933-37) venne dimostrato dall’esperto svizzero Fleischauer che il conte du Chayla, nel 1920, era stato capo della propaganda nell’armata Wrangel, ma che fu ben presto smasche- rato come agente segreto bolscevico e vergognosamente espulso dall’armata. E che se non fu condannato a morte per alto tradimento, questo lo si dovette solo all’intervento dell’Ambasciatore di Francia!
3° Articolo di Philip Grawes
Il terzo articolo di Philip Grawes non ha di esatto altro che l’Autore dei “Protocolli” s’è abbondantemente ispirato al libro di Joly - una satira sul governo dittatoriale di Napoleo-ne III, un’opera che gli Autori dei “Protocolli” hanno testualmente plagiato.
Ora, come scriveva il “Times”, si tratta di sapere se i Protocolli sono stati redatti da un giudeo per dei giudei, per cui, il fatto che Philip Grawes abbia plagiato un’altra opera, è senza alcuna importanza se si vuol sapere se si tratta di un programma autenticamente giudeo o, al contrario, se si tratta di una invenzione anti-giudea.
Ora, questa ipotesi non fu mai provata dalla cricca giudaica.
Tutti i tentativi di accusare il Consigliere di Stato Pierre Ivanovich Ratchkovsky, o la polizia russa in generale, di aver creato un documento falso, sono caduti miseramente, poiché il carattere menzognero di questi soli testimoni (giudei) - l’ex-principessa Radziwill e il conte du Chayla - è stato ampiamente riconosciuto!
1 Da sottolineare che Serguei A. NyIus era un massone. Fu iniziato da Teodoro Herzl. In seguito, si convertì per influsso di P. G. Cronstadt. (Il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 125).
Il terzo articolo di Philip Grawes non ha di esatto altro che l’Autore dei “Protocolli” s’è abbondantemente ispirato al libro di Joly - una satira sul governo dittatoriale di Napoleo-ne III, un’opera che gli Autori dei “Protocolli” hanno testualmente plagiato.
Ora, come scriveva il “Times”, si tratta di sapere se i Protocolli sono stati redatti da un giudeo per dei giudei, per cui, il fatto che Philip Grawes abbia plagiato un’altra opera, è senza alcuna importanza se si vuol sapere se si tratta di un programma autenticamente giudeo o, al contrario, se si tratta di una invenzione anti-giudea.
Ora, questa ipotesi non fu mai provata dalla cricca giudaica.
Tutti i tentativi di accusare il Consigliere di Stato Pierre Ivanovich Ratchkovsky, o la polizia russa in generale, di aver creato un documento falso, sono caduti miseramente, poiché il carattere menzognero di questi soli testimoni (giudei) - l’ex-principessa Radziwill e il conte du Chayla - è stato ampiamente riconosciuto!
1 Da sottolineare che Serguei A. NyIus era un massone. Fu iniziato da Teodoro Herzl. In seguito, si convertì per influsso di P. G. Cronstadt. (Il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 125).
IL GRANDE PROCESSO DI BERNA sull’autenticità dei “Protocolli”
Passaronoben 12 anni prima che il Giudaismo tentasse a far constatare la falsità dei Protocolli dalla Giustizia. Difatti, fu il 26 giugno 1933 che la “Ligue Israélite Suisse”, in unione con la comunità israelita di Berna, fece querela, presso il Tribunale Cantonale di Berna, domandando che la brochure delle Edizioni Hammer, “Les Protocoles Sionistes”, fosse relegata tra la letteratura sovversiva e che ne fosse interdetta la diffusione. Questa querela faceva perno sull’articolo 14 della “Loi relative aux films et aux mesures contre la littérerature subversive” del 10 settembre 1916, valevole per il Canton di Berna.
Questa legge affermava: «... l’impressione e la diffusione di scritti sovversivi, in particolare d’opere di cui la forma e il testo sono di natura tali da eccitare il crimine, o suscettibili di mettere in pericolo i buoni costumi, di offendere il pudore, di esercitare un effetto brutale o di provocare altri scandali, sono interdetti».
Appellandosi a questo testo, cinque svizzeri furono accusati di aver distribuito la brochure in questione. Tra questi c’erano: il musico Silvio Schnell e l’architetto Theodor Fischer.
La prima udienza del processo, il 16 novembre 1933, presieduta dal Tribunale Walter Weyer, gli avvocati dei querelanti ebrei richiesero una expertise sull’autenticità dei “Protocolli”. L’avvocato dei querelati, invece, si oppose alla domanda perché il fare una expertise non rientrava nello spirito della legge, né era prevista da essa per un presunto scritto sovversivo, mentre si trattava solo di decidere se il testo, autentico o no, violasse tale legge.
Il giudice, però, ordinò l’expertise e nominò come esperti il professore d’università A. Baungarten, di Bâle, su domanda dei querelanti, e il pastore giubilato L. Munchmeyer, d’Oldenburg, su domanda dei querelati. Ad esperto principale fu nominato lo scrittore “pro Juif”, C. A. Loosli, di Berne-Bûmplitz.
Le “conclusioni” dei due esperti svizzeri furono deposte presso il Tribunale nell’ottobre 1934. Da notare: gli accusati si trovarono senza esperto, perché Munchmeyer si era rifiutato di accettare.
La seconda udienza del processo si tenne dal 29 al 31 ottobre 1934. I querelanti comparvero in Tribunale con 15 testimoni, in gran parte giudei e russi, mentre invece gli accusati non citarono che un solo testimone, lo scrittore Dr. Alfred Zander, di Zurigo.
Dopo aver ascoltato i testimoni della parte contraria, il cui punto di vista, giuridicamente esatto, che l’autenticità del testo non era in causa, e che, quindi, era evidente la non esattezza della causa principale, il giudice fu costretto a mettere in libertà gli accusati e di citare ancora un esperto e altri testimoni per aggiornare meglio il processo.
Su richiesta dell’avvocato degli accusati, il tenente colonnello in pensione Ultrich Fleischauer, direttore del “Welt Dienst” (Servise Mondial) a Erfurt, fu citato come esperto il 6 novembre 1934. Dall’altra parte, l’avvocato degli accusati aveva proposto di procedere, nello stesso tempo, alla citazione di una quarantina di testimoni.
Il 15 gennaio 1935, Fleischauer presentò la sua perizia.
In essa viene dimostrato che i Giudei e i loro testimoni non avevano alcuna prova valevole che i “Protocolli” erano un falso, e che tutte le circostanze erano in favore dell’autenticità di tale documento, e di una prova talmente evidente e probante che il giudice, sotto pressione evidente della cricca giudaica, fu obbligato a ritirare alla difesa la possibilità di un’altra argomentazione più dettagliata; non solo, ma il giudice si rifiutò di ascoltare le testimonianze dei quaranta testimoni che l’avvocato degli accusati aveva proposti.
La terza udienza fu tenuta dal 29 aprile al 14 maggio 1935, durante la quale i tre esperti deposero, oralmente, le loro conclusioni. I due esperti svizzeri, da autentici giudei, difesero la tesi del “falso”, senza alcuna riserva, dando come sicuro che i “Protocolli” non erano altro che un plagio dei libro di Joly, e che questo risultava anche dalle dichiarazioni dell’ex-principessa Radzwill e del conte du Chayla e che l’opera era stata fabbricata con pezzi tolti da Ratchkovsky con lo scopo di calunniare la razza giudaica. E benché le date, fornite dall’ex-principessa, fossero incontestabilmente sbagliate, Baumgarten parlò di smarrimenti di memorie, mentre Loosli aveva deliberatamente commesso un falso, là dove citava, nel suo rapporto scritto sulle dichiarazioni dell’ex -principessa Radziwill, l’anno 1895 invece del 1905, senza che il Tribunale avesse avuto comunicazione di questa modifica. Interrogato più tardi, Loosli dichiarò che la data 1905 era stata un errore di stampa, sfuggito ad un giornale americano, che lui, poi, aveva fatto rettificare. I due esperti passarono sotto silenzio l’allusione dell’ex-principessa Radziwill sulla guerra russo-giapponese, come pure tacquero sulla rivoluzione russa del 1905, precisazioni che escludono l’ipotesi avanzata da loro sulla mancanza di memoria e sull’errore di stampa.
Nota: il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 179.
La cricca giudaica aveva voluto provare la “non-autenticità” dei “Protocolli” - Chiesa Viva n°353
Comunque, l’avvocato degli accusati, Fleischauer, rifiutò il rapporto dei due esperti svizzeri della parte avversa, dimostrando, in particolare, che l’ex-principessa Radziwill era una notoria intrigante, un’avventuriera condannata persino dal Tribunale dei Cap a 18 mesi di reclusione per falsificazione di cambiali. Quindi, le sue dichiarazioni distorte, sull’origine dei “Protocolli”, - insisté Fleischeauer non potevano servire di base per argomentazioni giuridiche. Quanto al conte du Chayla - continuò Fleischauer - nel 1920 era stato capo della propaganda nell’armata Wrangel, ma che fu ben presto smascherato come agente segreto bolscevico e vergognosamente espulso dall’armata. E che se non fu condannato a morte per alto tradimento, questo lo fu solo per l’intervento dell’Ambasciatore di Francia!
Tutto questo, per un Tribunale veramente imparziale, sarebbe stato più che sufficiente per mettere in dubbio e la testimonianza dell’ex-principessa e quella dei conte du Chayla. Invece, no! Il giudice di Berna non tenne in alcun conto gli argomenti di Fleischauer, tacciandoli di elucubrazioni ispirate al suo anti-giudaismo per partito preso.
E così, con la sua sentenza, che emise il 14 maggio 1935, il giudice Walter Weyer condannò gli accusati Silvio Schnell e Theodor Fischer ad una ammenda di 20 e di 50 franchi e ad un pagamento di spese giudiziarie di 32.270 franchi; il primo, Schnell, per la diffusione del libro dei Protocolli; il secondo, Fischer per la pubblicità che era stata fatta di questo libro sul suo giornale “Der Eidgenosse” (= Le Confédéré), e anche per un articolo chiaramente anti-giudeo. Gli altri tre accusati, invece, furono assolti.
Nel suo verdetto, il giudice dichiarò testualmente: «Que les Protocoles sont une falsification et un plagiat et tombent sous le coup de l’articie 14 de la loi».
La cricca giudaica esultò! Il fine era stato raggiunto: un tribunale svizzero aveva dichiarato “falsi” i Protocolli!
Naturalmente, Schnell e Fischer ricorsero in Appello, e questo avvenne il 27 ottobre 1937 davanti alla “Chambre Correctionelle” de la Cour d’Appel de Berne.
La difesa domandò, per prima cosa, la cessazione del giudizio e il rinvio della faccenda davanti al Tribunale di prima istanza; poi, l’assoluzione completa degli accusati.
Il ricorso in Cassazione era legalmente promovibile per il fatto che il giudice non aveva fatto redigere il processo-verbale della disposizione dei testimoni mediante stenografi sotto giuramento, ma da stenografi privati, al soldo dei giudei accusatori, violando così il regolamento della procedura. Inoltre, aveva omesso di esigere la firma dei testimoni. Come motivo-supplementare di Cassazione si fece valere che nessuno dei documenti presentati dall’esperto Loosli, e che lui se li era procurati attraverso il Governo Sovietico, non erano stati legalizzati né certificati conforme all’originale, come pure le traduzioni fatte dal procuratore legale Dr. Lifschtz di Berna, le quali presentavano dei controsensi e delle omissioni.
Lo stesso Procuratore fu obbligato ad ammettere questi errori di procedura. Il Tribunale, nonostante tutto, rigettò il ricorso in Cassazione, dichiarando che non c’erano stati vizi di forma reprensibili, così che la revisione di questo processo costoso era superfluo.
La sentenza fu resa pubblica il 1° novembre 1937. l due accusati furono prosciolti. L’accusato Fischer fu condannato solo a un’ammenda come contributo alle spese di Stato per un articolo di giornale: “Jeunes filles suisses, méfiez-vous de satyres juifs!”.
Nella “motivazione” del giudice, il Presidente Peter dimostrò che la legge sugli scritti sovversivi non prevedeva alcuna ordinanza di una “expertise”, e che questa non doveva essere ordinata. Il giudice del Tribunale di prima istanza avrebbe dovuto semplicemente decidere se il testo della “brochure” violava la legge, ma non se esso era autentico o no!
Inoltre: la brochure non poteva essere qualificata come scritto sovversivo, perché essa non aveva alcun carattere immorale e non eccitava affatto al crimine. E, in quanto era solo uno scritto politico, esso doveva usufruire della libertà di stampa!
Chiaro. Indipendentemente da questo, comunque, si volle provare che l’esperto Loosli era “parziale” e “influenzato”.
Il processo era durato più di quattro anni. La cricca giudaica aveva voluto provare la “non-autenticità” dei Protocolli con l’aiuto di false testimonanze, con l’eliminazione di tutti i testi scomodi, con la redazione, mediante stenografi privati, dei processi-verbali dei dibattiti, e utilizzando delle pezze giustificative non legalizzate, delle traduzioni erronee e delle perizie tendenziose. E grazie a un giudice, membro del Partito marxista, la cricca giudaica riuscì, in prima istanza, abusando di una legge che non era applicabile comunque al caso, a far dichiarare che i “Protocolli” erano un “falso”.
Ma il trionfo durò poco: la Corte d’Appello annullò la sentenza! (Il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 179).
Questa legge affermava: «... l’impressione e la diffusione di scritti sovversivi, in particolare d’opere di cui la forma e il testo sono di natura tali da eccitare il crimine, o suscettibili di mettere in pericolo i buoni costumi, di offendere il pudore, di esercitare un effetto brutale o di provocare altri scandali, sono interdetti».
Appellandosi a questo testo, cinque svizzeri furono accusati di aver distribuito la brochure in questione. Tra questi c’erano: il musico Silvio Schnell e l’architetto Theodor Fischer.
La prima udienza del processo, il 16 novembre 1933, presieduta dal Tribunale Walter Weyer, gli avvocati dei querelanti ebrei richiesero una expertise sull’autenticità dei “Protocolli”. L’avvocato dei querelati, invece, si oppose alla domanda perché il fare una expertise non rientrava nello spirito della legge, né era prevista da essa per un presunto scritto sovversivo, mentre si trattava solo di decidere se il testo, autentico o no, violasse tale legge.
Il giudice, però, ordinò l’expertise e nominò come esperti il professore d’università A. Baungarten, di Bâle, su domanda dei querelanti, e il pastore giubilato L. Munchmeyer, d’Oldenburg, su domanda dei querelati. Ad esperto principale fu nominato lo scrittore “pro Juif”, C. A. Loosli, di Berne-Bûmplitz.
Le “conclusioni” dei due esperti svizzeri furono deposte presso il Tribunale nell’ottobre 1934. Da notare: gli accusati si trovarono senza esperto, perché Munchmeyer si era rifiutato di accettare.
La seconda udienza del processo si tenne dal 29 al 31 ottobre 1934. I querelanti comparvero in Tribunale con 15 testimoni, in gran parte giudei e russi, mentre invece gli accusati non citarono che un solo testimone, lo scrittore Dr. Alfred Zander, di Zurigo.
Dopo aver ascoltato i testimoni della parte contraria, il cui punto di vista, giuridicamente esatto, che l’autenticità del testo non era in causa, e che, quindi, era evidente la non esattezza della causa principale, il giudice fu costretto a mettere in libertà gli accusati e di citare ancora un esperto e altri testimoni per aggiornare meglio il processo.
Su richiesta dell’avvocato degli accusati, il tenente colonnello in pensione Ultrich Fleischauer, direttore del “Welt Dienst” (Servise Mondial) a Erfurt, fu citato come esperto il 6 novembre 1934. Dall’altra parte, l’avvocato degli accusati aveva proposto di procedere, nello stesso tempo, alla citazione di una quarantina di testimoni.
Il 15 gennaio 1935, Fleischauer presentò la sua perizia.
In essa viene dimostrato che i Giudei e i loro testimoni non avevano alcuna prova valevole che i “Protocolli” erano un falso, e che tutte le circostanze erano in favore dell’autenticità di tale documento, e di una prova talmente evidente e probante che il giudice, sotto pressione evidente della cricca giudaica, fu obbligato a ritirare alla difesa la possibilità di un’altra argomentazione più dettagliata; non solo, ma il giudice si rifiutò di ascoltare le testimonianze dei quaranta testimoni che l’avvocato degli accusati aveva proposti.
La terza udienza fu tenuta dal 29 aprile al 14 maggio 1935, durante la quale i tre esperti deposero, oralmente, le loro conclusioni. I due esperti svizzeri, da autentici giudei, difesero la tesi del “falso”, senza alcuna riserva, dando come sicuro che i “Protocolli” non erano altro che un plagio dei libro di Joly, e che questo risultava anche dalle dichiarazioni dell’ex-principessa Radzwill e del conte du Chayla e che l’opera era stata fabbricata con pezzi tolti da Ratchkovsky con lo scopo di calunniare la razza giudaica. E benché le date, fornite dall’ex-principessa, fossero incontestabilmente sbagliate, Baumgarten parlò di smarrimenti di memorie, mentre Loosli aveva deliberatamente commesso un falso, là dove citava, nel suo rapporto scritto sulle dichiarazioni dell’ex -principessa Radziwill, l’anno 1895 invece del 1905, senza che il Tribunale avesse avuto comunicazione di questa modifica. Interrogato più tardi, Loosli dichiarò che la data 1905 era stata un errore di stampa, sfuggito ad un giornale americano, che lui, poi, aveva fatto rettificare. I due esperti passarono sotto silenzio l’allusione dell’ex-principessa Radziwill sulla guerra russo-giapponese, come pure tacquero sulla rivoluzione russa del 1905, precisazioni che escludono l’ipotesi avanzata da loro sulla mancanza di memoria e sull’errore di stampa.
Nota: il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 179.
La cricca giudaica aveva voluto provare la “non-autenticità” dei “Protocolli” - Chiesa Viva n°353
Comunque, l’avvocato degli accusati, Fleischauer, rifiutò il rapporto dei due esperti svizzeri della parte avversa, dimostrando, in particolare, che l’ex-principessa Radziwill era una notoria intrigante, un’avventuriera condannata persino dal Tribunale dei Cap a 18 mesi di reclusione per falsificazione di cambiali. Quindi, le sue dichiarazioni distorte, sull’origine dei “Protocolli”, - insisté Fleischeauer non potevano servire di base per argomentazioni giuridiche. Quanto al conte du Chayla - continuò Fleischauer - nel 1920 era stato capo della propaganda nell’armata Wrangel, ma che fu ben presto smascherato come agente segreto bolscevico e vergognosamente espulso dall’armata. E che se non fu condannato a morte per alto tradimento, questo lo fu solo per l’intervento dell’Ambasciatore di Francia!
Tutto questo, per un Tribunale veramente imparziale, sarebbe stato più che sufficiente per mettere in dubbio e la testimonianza dell’ex-principessa e quella dei conte du Chayla. Invece, no! Il giudice di Berna non tenne in alcun conto gli argomenti di Fleischauer, tacciandoli di elucubrazioni ispirate al suo anti-giudaismo per partito preso.
E così, con la sua sentenza, che emise il 14 maggio 1935, il giudice Walter Weyer condannò gli accusati Silvio Schnell e Theodor Fischer ad una ammenda di 20 e di 50 franchi e ad un pagamento di spese giudiziarie di 32.270 franchi; il primo, Schnell, per la diffusione del libro dei Protocolli; il secondo, Fischer per la pubblicità che era stata fatta di questo libro sul suo giornale “Der Eidgenosse” (= Le Confédéré), e anche per un articolo chiaramente anti-giudeo. Gli altri tre accusati, invece, furono assolti.
Nel suo verdetto, il giudice dichiarò testualmente: «Que les Protocoles sont une falsification et un plagiat et tombent sous le coup de l’articie 14 de la loi».
La cricca giudaica esultò! Il fine era stato raggiunto: un tribunale svizzero aveva dichiarato “falsi” i Protocolli!
Naturalmente, Schnell e Fischer ricorsero in Appello, e questo avvenne il 27 ottobre 1937 davanti alla “Chambre Correctionelle” de la Cour d’Appel de Berne.
La difesa domandò, per prima cosa, la cessazione del giudizio e il rinvio della faccenda davanti al Tribunale di prima istanza; poi, l’assoluzione completa degli accusati.
Il ricorso in Cassazione era legalmente promovibile per il fatto che il giudice non aveva fatto redigere il processo-verbale della disposizione dei testimoni mediante stenografi sotto giuramento, ma da stenografi privati, al soldo dei giudei accusatori, violando così il regolamento della procedura. Inoltre, aveva omesso di esigere la firma dei testimoni. Come motivo-supplementare di Cassazione si fece valere che nessuno dei documenti presentati dall’esperto Loosli, e che lui se li era procurati attraverso il Governo Sovietico, non erano stati legalizzati né certificati conforme all’originale, come pure le traduzioni fatte dal procuratore legale Dr. Lifschtz di Berna, le quali presentavano dei controsensi e delle omissioni.
Lo stesso Procuratore fu obbligato ad ammettere questi errori di procedura. Il Tribunale, nonostante tutto, rigettò il ricorso in Cassazione, dichiarando che non c’erano stati vizi di forma reprensibili, così che la revisione di questo processo costoso era superfluo.
La sentenza fu resa pubblica il 1° novembre 1937. l due accusati furono prosciolti. L’accusato Fischer fu condannato solo a un’ammenda come contributo alle spese di Stato per un articolo di giornale: “Jeunes filles suisses, méfiez-vous de satyres juifs!”.
Nella “motivazione” del giudice, il Presidente Peter dimostrò che la legge sugli scritti sovversivi non prevedeva alcuna ordinanza di una “expertise”, e che questa non doveva essere ordinata. Il giudice del Tribunale di prima istanza avrebbe dovuto semplicemente decidere se il testo della “brochure” violava la legge, ma non se esso era autentico o no!
Inoltre: la brochure non poteva essere qualificata come scritto sovversivo, perché essa non aveva alcun carattere immorale e non eccitava affatto al crimine. E, in quanto era solo uno scritto politico, esso doveva usufruire della libertà di stampa!
Chiaro. Indipendentemente da questo, comunque, si volle provare che l’esperto Loosli era “parziale” e “influenzato”.
Il processo era durato più di quattro anni. La cricca giudaica aveva voluto provare la “non-autenticità” dei Protocolli con l’aiuto di false testimonanze, con l’eliminazione di tutti i testi scomodi, con la redazione, mediante stenografi privati, dei processi-verbali dei dibattiti, e utilizzando delle pezze giustificative non legalizzate, delle traduzioni erronee e delle perizie tendenziose. E grazie a un giudice, membro del Partito marxista, la cricca giudaica riuscì, in prima istanza, abusando di una legge che non era applicabile comunque al caso, a far dichiarare che i “Protocolli” erano un “falso”.
Ma il trionfo durò poco: la Corte d’Appello annullò la sentenza! (Il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 179).
AUTENTICITA' DEI “PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION” - Chiesa Viva n°354
Il finale, dunque, del processo di Berna era terminato con uno scacco totale delle intenzioni perverse della cricca giudaica. I “Protocolli” resteranno un documento che, grazie proprio a questo processo, sarà riconosciuto più che autentico e che il giudaismo, pur di rigettare tale autenticità, non aveva trovato di meglio che di incitare un magistrato ad emettere un giudizio erroneo, appoggiandosi, per di più, su di un articolo non applicabile della legge, violando la stessa procedura e utilizzando dei dati inesatti.
Negli scritti antisemiti si è fatto spesso valere - e questo per dimostrare l’autenticità dei Protocolli - che la politica giudaica vien fatta, su tutta la linea, secondo le direttive e i princìpi che vi si trovano enunciati in questo libro dei “Protocolli”. E questa coincidenza è servita come punto di partenza per numerose pubblicazioni.
Alfred Rosenberger ne ha fatto uno studio assai approfondito in uno suo libro: “Les Protocoles des Sages et la Politique Mondiale juive”. Si legga questa sua conclusione ineccepibile: «Le tesi e i documenti che noi stiamo per citare non lasciano sussistere neppure il più piccolo dubbio sull’analogia di pensiero che esiste tra i “Protocolli” e gli altri scritti giudaici. La politica attuale è conforme, in tutti i suoi dettagli, alle citazioni e ai piani conosciuti ed esposti nei Protocolli».
Le tesi dei Protocolli, del resto, concordano perfettamente con certi testi dei Profeti d’Israele, là dove parlano di una egemonia mondiale per Israele; e lo stesso dicasi per la concordanza perfetta con la dottrina dei Talmudisti e quella dei Cabalisti.
La loro autenticità, poi, fu riconosciuta anche da altri giudei, come, ad esempio, dallo scrittore austriaco Arthur Trebitsch, giudeo al cento per cento, ma di tendenze di forte antisemitismo. Nella sua opera principale: “L’Esprit allemand ou le Judaisme” (Vienna, 1921), sui Protocolli egli scrive che la loro esistenza gli era stata rivelata dalla brochure di Beck: «Non si può avere il menomo dubbio sull’autenticità del testo del libro “Les Sages de Sion”. Colui che, come l’Autore (i. e . Trebitsch) ha saputo presentire nei fini e le intenzioni di tutta la nostra vita economica, politica e spirituale, le idee esposte in questi documenti segreti, può garantire con certezza che si tratta indubbiamente di dichiarazioni autentiche che portano l’impronta dello spirito strisciante dei Giudei che aspirano all’egemonia del mondo; così autentiche e così vere che mai alcun cervello ariano - anche se l’odio antisemitico lo spingesse alla falsificazione e alla calunnia - sarebbe mai stato capace di concepire, in alcun modo, questi metodi di lotta, questi piani, queste astuzie e queste frodi». (p. 74).
L’aspetto più interessante, circa l’autenticità dei “Protocolli”, è che questi sono quasi una copia identica di un altro documento che risale al 1773, un documento che si pone lo stesso fine di dominio mondiale ebraico e che ricalca i metodi di lotta, di astuzie e di frodi che si trovano nei “Protocolli”.
Secondo Guy Carr, in “Servant”, 27 s, i Protocolli risalirebbero a oltre un secolo prima delle deliberazioni del Congresso di Bále (1897). «Le mie ricerche personali - scrive - mi hanno portato a pensare che i documenti pubblicati in Russia nel 1905 dal prof. Nylus, sotto il titolo “Il pericolo ebraico”, e da M. Mardsen in Inghilterra, nel 1921, sotto quello di “Protocollì dei Savi di Sion”, sono il “piano” a lunga scadenza degli Illuminati, quello che era spiegato da Mayer Amschel Rothschild ai suoi soci nel 1773 a Francoforte. Rothschild non si rivolgeva a dei rabbini o anziani; egli parlava a banchieri, industriali, uomini di scienza, economisti, ecc. Perciò, non è giusto imputare questa cospirazione diabolica e criminale a tutto il popolo ebreo e ai suoi capi religiosi».
Il Virion, nel suo studio: “Presto un governo mondiale”, documentatissimo, le cui affermazioni non sono state mai state né smentite né attaccate, scrive: «Il temporalismo ebraico... vagliato dai millenni,continuamente messo a punto secondo l’evoluzione e l’apressarsi della fine... “I Protocolli dei Savi di Sion” sono una di quelle rimesse a punto, parallela all’elaborazione del piano sinarchico... i “Protocolli” fanno parte di un tutto, ma parte essenziale, emanante dalle potenze ebraiche, ove la Kabala ha più credito che l’Antico Testamento» (Virion, 235).
Negli scritti antisemiti si è fatto spesso valere - e questo per dimostrare l’autenticità dei Protocolli - che la politica giudaica vien fatta, su tutta la linea, secondo le direttive e i princìpi che vi si trovano enunciati in questo libro dei “Protocolli”. E questa coincidenza è servita come punto di partenza per numerose pubblicazioni.
Alfred Rosenberger ne ha fatto uno studio assai approfondito in uno suo libro: “Les Protocoles des Sages et la Politique Mondiale juive”. Si legga questa sua conclusione ineccepibile: «Le tesi e i documenti che noi stiamo per citare non lasciano sussistere neppure il più piccolo dubbio sull’analogia di pensiero che esiste tra i “Protocolli” e gli altri scritti giudaici. La politica attuale è conforme, in tutti i suoi dettagli, alle citazioni e ai piani conosciuti ed esposti nei Protocolli».
Le tesi dei Protocolli, del resto, concordano perfettamente con certi testi dei Profeti d’Israele, là dove parlano di una egemonia mondiale per Israele; e lo stesso dicasi per la concordanza perfetta con la dottrina dei Talmudisti e quella dei Cabalisti.
La loro autenticità, poi, fu riconosciuta anche da altri giudei, come, ad esempio, dallo scrittore austriaco Arthur Trebitsch, giudeo al cento per cento, ma di tendenze di forte antisemitismo. Nella sua opera principale: “L’Esprit allemand ou le Judaisme” (Vienna, 1921), sui Protocolli egli scrive che la loro esistenza gli era stata rivelata dalla brochure di Beck: «Non si può avere il menomo dubbio sull’autenticità del testo del libro “Les Sages de Sion”. Colui che, come l’Autore (i. e . Trebitsch) ha saputo presentire nei fini e le intenzioni di tutta la nostra vita economica, politica e spirituale, le idee esposte in questi documenti segreti, può garantire con certezza che si tratta indubbiamente di dichiarazioni autentiche che portano l’impronta dello spirito strisciante dei Giudei che aspirano all’egemonia del mondo; così autentiche e così vere che mai alcun cervello ariano - anche se l’odio antisemitico lo spingesse alla falsificazione e alla calunnia - sarebbe mai stato capace di concepire, in alcun modo, questi metodi di lotta, questi piani, queste astuzie e queste frodi». (p. 74).
L’aspetto più interessante, circa l’autenticità dei “Protocolli”, è che questi sono quasi una copia identica di un altro documento che risale al 1773, un documento che si pone lo stesso fine di dominio mondiale ebraico e che ricalca i metodi di lotta, di astuzie e di frodi che si trovano nei “Protocolli”.
Secondo Guy Carr, in “Servant”, 27 s, i Protocolli risalirebbero a oltre un secolo prima delle deliberazioni del Congresso di Bále (1897). «Le mie ricerche personali - scrive - mi hanno portato a pensare che i documenti pubblicati in Russia nel 1905 dal prof. Nylus, sotto il titolo “Il pericolo ebraico”, e da M. Mardsen in Inghilterra, nel 1921, sotto quello di “Protocollì dei Savi di Sion”, sono il “piano” a lunga scadenza degli Illuminati, quello che era spiegato da Mayer Amschel Rothschild ai suoi soci nel 1773 a Francoforte. Rothschild non si rivolgeva a dei rabbini o anziani; egli parlava a banchieri, industriali, uomini di scienza, economisti, ecc. Perciò, non è giusto imputare questa cospirazione diabolica e criminale a tutto il popolo ebreo e ai suoi capi religiosi».
Il Virion, nel suo studio: “Presto un governo mondiale”, documentatissimo, le cui affermazioni non sono state mai state né smentite né attaccate, scrive: «Il temporalismo ebraico... vagliato dai millenni,continuamente messo a punto secondo l’evoluzione e l’apressarsi della fine... “I Protocolli dei Savi di Sion” sono una di quelle rimesse a punto, parallela all’elaborazione del piano sinarchico... i “Protocolli” fanno parte di un tutto, ma parte essenziale, emanante dalle potenze ebraiche, ove la Kabala ha più credito che l’Antico Testamento» (Virion, 235).
LA “DOTTRINA DEL TERRORE” di Amschel Mayer Rothschild,
Anno 1773. Poco prima di presentare il suo piano, in 25 punti, per “dominare le ricchezze, le risorse naturali e la forza lavoro di tutto il mondo”, Amschel Mayer Rothschild, ai suoi dodici ascoltatori, svelò «come la Rivoluzione Inglese (1640-60) fosse stata organizzata e mise in risalto gli errori che erano stati commessi: il periodo rivoluzionario era stato troppo lungo, l’eliminazione dei reazionari non era stata eseguita con sufficiente rapidità e spietatezza e il programmato “regno del terrore”, col quale si doveva ottenere la rapida sottomissione delle masse, non era stato messo in pratica in modo efficace. Malgrado questi errori, i banchieri, che avevano istigato la rivoluzione, avevano stabilito il loro controllo sull’economia e sul debito pubblico inglese».
Rothschild mostrò che questi risultati finanziari non erano da paragonare a quelli che si potevano ottenere con la Rivoluzione francese, a condizione che i presenti si unissero per mettere in pratica il Piano rivoluzionario che egli aveva studiato e aggiornato con grande cura.
Ecco la “dottrina del terrore” contenuta in questo Piano.
«Il miglior risultato che si può ottenere, nel governare gli uomini, può essere raggiunto solo con l’uso della violenza e del terrorismo... La Legge è un mascheramento della forza. Per le leggi della Natura, il Diritto si fonda sulla forza».
«La nostra politica deve essere quella di fomentare le guerre, per sprofondare sempre di più le nazioni nel loro debito, e di dirigere le Conferenze di Pace».
«Il “nostro Stato”, marciando lungo la strada della conquista pacifica, ha il diritto di rimpiazzare gli orrori delle guerre con le meno evidenti, ma più efficaci sentenze di morte, necessarie a mantenere il “regno del terrore” che genera la cieca sottomissione».
«Grazie alla nostra stampa, noi abbiamo ottenuto l’oro nelle nostre mani, nonostante il fatto che noi abbiamo dovuto raccoglierlo da oceani di lacrime e sangue».
«Quando le condizioni rivoluzionarie giungeranno al punto più basso, e le masse, già soggiogate con le privazioni e col terrore, i nostri agenti dovranno apparire in scena, ma solo dopo che essi hanno portato a termine il nostro pianificato “regno del terrore”. Mettendo a morte questi nostri agenti, noi appariremo come i salvatori degli oppressi, mentre invece noi siamo interessati proprio all’opposto, e cioè alla riduzione e all’uccisione dei Goym (cristiani)».
«Noi provocheremo la depressione industriale e il panico finaziario. La disoccupazione e la fame, imposte alle masse, creerà il diritto del capitale di regnare in modo più sicuro».
«Il “regno del terrore” dovrà accompagnare ogni sforzo rivoluzionario, perchè questo è il mezzo più economico per portare la popolazione ad una rapida sottomissione».
«Creeremo monopoli immensi e riserve di tale ricchezza colossale che persino le ricchezze più grandi dei Goym (cristiani) dipenderanno da noi in tale misura che essi raggiungeranno il fondo insieme al credito dei loro Governi, il giorno dopo la GRANDE CATASTROFE POLITICA».
«Spoglieremo i Goym delle loro proprietà terriere e industriali con una combinazione di tasse e concorrenza sleale e li porteremo alla rovina economica nei loro interessi finanziari nazionali e nei loro investimenti».
«Gli aumenti salariali, ottenuti dai lavoratori, non dovranno beneficiarli in alcun modo».
«Lanceremo una corsa agli armamenti in modo che i Goym si possano distruggere a vicenda, su scala colossale e, alla fine, nel mondo, non rimarranno altro che masse di proletariato con pochi milionari devoti alla nostra causa, con forze militari e di polizia sufficienti a proteggere i nostri interessi».
«I nostri agenti dovranno infiltrarsi in tutte le classi, a tutti i livelli della società e del Governo, per raggirare, confondere e corrompere i più giovani della società, insegnando loro teorie e principi che noi sappiamo essere falsi».
«I Governi dell’Occidente non potranno sollevarsi contro di noi, perché, noi creremo, nelle capitali e nelle città di tutti i paesi, un’organizzazione di un tale TERRORE TERRIFICANTE da far tremare anche i cuori più gagliardi».
(Tratto da: http://www.chiesaviva.com/conoscere%20massoneria.htm)
Rothschild mostrò che questi risultati finanziari non erano da paragonare a quelli che si potevano ottenere con la Rivoluzione francese, a condizione che i presenti si unissero per mettere in pratica il Piano rivoluzionario che egli aveva studiato e aggiornato con grande cura.
Ecco la “dottrina del terrore” contenuta in questo Piano.
«Il miglior risultato che si può ottenere, nel governare gli uomini, può essere raggiunto solo con l’uso della violenza e del terrorismo... La Legge è un mascheramento della forza. Per le leggi della Natura, il Diritto si fonda sulla forza».
«La nostra politica deve essere quella di fomentare le guerre, per sprofondare sempre di più le nazioni nel loro debito, e di dirigere le Conferenze di Pace».
«Il “nostro Stato”, marciando lungo la strada della conquista pacifica, ha il diritto di rimpiazzare gli orrori delle guerre con le meno evidenti, ma più efficaci sentenze di morte, necessarie a mantenere il “regno del terrore” che genera la cieca sottomissione».
«Grazie alla nostra stampa, noi abbiamo ottenuto l’oro nelle nostre mani, nonostante il fatto che noi abbiamo dovuto raccoglierlo da oceani di lacrime e sangue».
«Quando le condizioni rivoluzionarie giungeranno al punto più basso, e le masse, già soggiogate con le privazioni e col terrore, i nostri agenti dovranno apparire in scena, ma solo dopo che essi hanno portato a termine il nostro pianificato “regno del terrore”. Mettendo a morte questi nostri agenti, noi appariremo come i salvatori degli oppressi, mentre invece noi siamo interessati proprio all’opposto, e cioè alla riduzione e all’uccisione dei Goym (cristiani)».
«Noi provocheremo la depressione industriale e il panico finaziario. La disoccupazione e la fame, imposte alle masse, creerà il diritto del capitale di regnare in modo più sicuro».
«Il “regno del terrore” dovrà accompagnare ogni sforzo rivoluzionario, perchè questo è il mezzo più economico per portare la popolazione ad una rapida sottomissione».
«Creeremo monopoli immensi e riserve di tale ricchezza colossale che persino le ricchezze più grandi dei Goym (cristiani) dipenderanno da noi in tale misura che essi raggiungeranno il fondo insieme al credito dei loro Governi, il giorno dopo la GRANDE CATASTROFE POLITICA».
«Spoglieremo i Goym delle loro proprietà terriere e industriali con una combinazione di tasse e concorrenza sleale e li porteremo alla rovina economica nei loro interessi finanziari nazionali e nei loro investimenti».
«Gli aumenti salariali, ottenuti dai lavoratori, non dovranno beneficiarli in alcun modo».
«Lanceremo una corsa agli armamenti in modo che i Goym si possano distruggere a vicenda, su scala colossale e, alla fine, nel mondo, non rimarranno altro che masse di proletariato con pochi milionari devoti alla nostra causa, con forze militari e di polizia sufficienti a proteggere i nostri interessi».
«I nostri agenti dovranno infiltrarsi in tutte le classi, a tutti i livelli della società e del Governo, per raggirare, confondere e corrompere i più giovani della società, insegnando loro teorie e principi che noi sappiamo essere falsi».
«I Governi dell’Occidente non potranno sollevarsi contro di noi, perché, noi creremo, nelle capitali e nelle città di tutti i paesi, un’organizzazione di un tale TERRORE TERRIFICANTE da far tremare anche i cuori più gagliardi».
(Tratto da: http://www.chiesaviva.com/conoscere%20massoneria.htm)
La massoneria è un nemico della Chiesa; nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della Chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione a esse di una cultura e di una società sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all’architetto dell’universo. (…) …non è la Chiesa ad essere antimoderna, ma è la modernità a essere antiecclesiale. La modernità è antiecclesiale, e il punto di attacco massimo all’ecclesialità è proprio rappresentato dalla massoneria che, in quanto elemento segretamente connotato e dinamicamente lanciato alla creazione di una civiltà alternativa a quella che nasce dalla fede, rappresenta, a mio modo di vedere, l’elemento radicale della modernità” (Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro)
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LA MASSONERIA CONTRO LA CHIESA
DI PADRE GIOVANNI CAVALCOLI
ESTRATTO
(....) Il progetto massonico contro la Chiesa sembra oggi consistere nel tentativo sistematico di ridurre la Chiesa da società che si pretende "soprannaturale", "di fede", fondata su di una rivelazione divina e su energie "soprannaturali" ad una società semplicemente umana, solidaristica e filantropica, sotto il totale controllo dello Stato, con ideali di semplice giustizia umana, di onestà naturale, di terrena convivenza pacifica, di progresso culturale e filosofico, fondata sulla sola religione naturale, circoscritta nell 'ambito dell'etica naturale, personale, sociale e politica, rispettosa dei diritti umani , tollerante e aperta al dialogo con tutti, senza pretesa di possedere verità divine ed assolute (i "dogmi")
o di essere, in nome di Dio, guida dell'intera umanità verso la felicità. Infatti, questo ruolo la Massoneria lo attribuisce a se stessa.
o di essere, in nome di Dio, guida dell'intera umanità verso la felicità. Infatti, questo ruolo la Massoneria lo attribuisce a se stessa.
L'infiltrazione nella Chiesa?
Il piano massonico sembra oggi non quello di un laicismo sboccato, plateale e grossolano, quanto piuttosto la prospettiva di infiltrarsi tra il clero, i religiosi, i teologi e la stessa Gerarchia o quanto meno di influire sulle loro idee, convincendoli di quell'immagine di Chiesa che ho descritto sopra.
Il laicismo plateale e volgare serve solo alla Massoneria per dare alla Chiesa l'illusione di avere un nemico esterno da combattere (per esempio la questione delle "sette"), distogliendo la sua attenzione dai nemici interni, che son ben più pericolosi , come già faceva notare S. Pio X nella famosa enciclica "Pascendi" a proposito dei modernisti, i quali oggi come ieri e più di ieri sono ottimi veicoli dell'infiltrazione massonica all'interno della Chiesa, soprattutto i rahneriani, come ha fatto notare di recente in una persuasiva esposizione il Padre Paolo Siano in un convegno internazionale su Rahner organizzato a Firenze il 22 -23 novembre scorso dai Francescani dell ' Immacolata.
Svuotamento all'interno
Il piano massonico di distruzione della Chiesa sembra comportare un suo svuotamento dall'interno, mantenendo pressoché inalterato l'apparato, le strutture e i comportamenti esterni, il linguaggio, i riti, i luoghi e le memorie storiche: operazione tipica dell'ipocrisia, come già dice Jahvè per mezzo del profeta: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". In particolare, un Rahner, per esempio, è abilissimo nel conservare pressoché inalterato il linguaggio cattolico, salvo poi a dare alle parole significati immanentistici, gnostici, idealisti, kantiani, heideggeriani o quant'altro.
Invece di mantenere i concetti mutando eventualmente i termini che li esprimono (questo è il vero insegnamento del Concilio) , si mutano i concetti mantenendo le stesse parole (questo è il metodo dei modernisti). Così per esempio si continua a parlare di "Dio", della "verità", della "libertà", della "fede", della "carità", della "grazia", del "soprannaturale", della "persona", della "Chiesa" e via discorrendo, ma il significato non è più quello cattolico.
Abbandono delle verità assolute
Ma questo ancora non basta: il piano di distruzione prevede anche la soppressione di parole che non si riesce a riciclare, come per esempio "predestinazione", "eletto", "purgatorio", "inferno", "merito", "premio", "castigo", "transustanziazione", "espiazione", "riparazione", "immolazione", "ascetica" e così via.
Un metodo di questa infiltrazione è la conquista di posti di rezionali nella Chiesa e di infrastrutture, come ambienti religiosi , case editrici , mezzi di comunicazione, tecnici e finanziari, scuole e istituti accademlCl, organizzazione burocratica, opere parrocchiali e diocesane.
Questa penetrazione awiene in fo rma morbida e felpata ma del tutto determinata e sistematica, senza dar nell'occhio e dando mostra di atteggiamenti liberali e tolleranti; ma mano a mano che il potere viene conquistato, si fa sentire sempre più pesante la prepotenza su coloro che restano fedeli alla Chiesa, col ricorso alla calunnia, alla denigrazione, all'emarginazione, all'intimidazione, alle minacce, all'esclusione da funzioni dirigenziali o di governo, nonostante i meriti acquisiti.
Un metodo di questa infiltrazione è la conquista di posti di rezionali nella Chiesa e di infrastrutture, come ambienti religiosi , case editrici , mezzi di comunicazione, tecnici e finanziari, scuole e istituti accademlCl, organizzazione burocratica, opere parrocchiali e diocesane.
Questa penetrazione awiene in fo rma morbida e felpata ma del tutto determinata e sistematica, senza dar nell'occhio e dando mostra di atteggiamenti liberali e tolleranti; ma mano a mano che il potere viene conquistato, si fa sentire sempre più pesante la prepotenza su coloro che restano fedeli alla Chiesa, col ricorso alla calunnia, alla denigrazione, all'emarginazione, all'intimidazione, alle minacce, all'esclusione da funzioni dirigenziali o di governo, nonostante i meriti acquisiti.
Verso una Chiesa deformata
Un altro aspetto di questa subdola penetrazione massonica nella Chiesa è dato dal fatto di riuscire ad agire mascherata, senza rivelare apertamente il suo piano, anzi smentendo con sdegno ogni sospetto in tal senso, e ciò è logico dal suo punto di vista, al fine di poter ingannare meglio gli ingenui.
In tal modo essa si serve di ecclesiastici deviati soprattutto dal neomodernismo, i quali agiscono con estrema prudenza ed abilità in quest'opera di sistematica deformazione della Chiesa, che, nelle intenzioni finali di questo diabolico proposito, dovrebbe comportare la sua distruzione come società soprannaturale e la sua riduzione a entità meramente sociologica, onde poter essere pienamente dominata e controllata dai poteri pubblici e dallo Stato, da uno Stato peraltro che si erige a fonte assoluta della legge e del diritto secondo il tradizionale schema totalitario, ben descritto da Mons. Luigi Negri in un suo bel libro (Ripensare la modernità, Editrice Cantagalli, Siena 2003).
In tal modo essa si serve di ecclesiastici deviati soprattutto dal neomodernismo, i quali agiscono con estrema prudenza ed abilità in quest'opera di sistematica deformazione della Chiesa, che, nelle intenzioni finali di questo diabolico proposito, dovrebbe comportare la sua distruzione come società soprannaturale e la sua riduzione a entità meramente sociologica, onde poter essere pienamente dominata e controllata dai poteri pubblici e dallo Stato, da uno Stato peraltro che si erige a fonte assoluta della legge e del diritto secondo il tradizionale schema totalitario, ben descritto da Mons. Luigi Negri in un suo bel libro (Ripensare la modernità, Editrice Cantagalli, Siena 2003).
In quest'opera di demolizione vien posta ogni cura per evitare il sorgere di contrasti o conflitti aperti, soprattutto su grande scala, onde dare l'apparenza che tutto vada normalmente e si proceda pacificamente, nel rispetto delle opinioni di tutti. Le autorità compromesse con la Massoneria non ricorrono mai o rara mente a sanzioni canoniche, anche perché non ne avrebbero i motivi giuridici, ma si sforzano per quanto possibile di intervenire senza troppa pubblicità, per conservare la nomea di spiriti magnanimi e comprensivi, rispettosi degli avversari.
Criminali e potere
Non giungono alla spudoratezza di falsificare processi canonici (almeno sembra), ma trovano ugualmente il modo di frenare l'azione dei veri cattolici con sleali ed abominevoli metodi psicologici basati, come ho detto, sulla calunnia, l'intimidazione e la prepotenza.
Questi criminali - nel senso preciso usato dal diritto canonico - riescono tuttora a dominare ed abbindolare larghi strati del popolo di Dio intontiti dalle loro imposture o disposti a forti compromessi con lo spirito mondano; molti fedeli indubbiamente sono disorientati, sconcertati, frastornati , quasi increduli di tanta sconcezza, ma anche tra loro tende a diffondersi un'amara e disincantata rassegnazione, che a volte essi scambiano per spirito di tolleranza o apertura mentale, ma che in pratica li spinge a un cristianesimo quanto meno tiepido, non convinto e qualunquista. Nei casi estremi si giunge allo scetticismo e alla perdita totale della fede e all'abbandono dei costumi cristiani.
Gli "pseudo cattolici"
Gli infiltrati ci tengono a chiamarsi e ad essere chiamati "cattolici", col risultato che ormai la parola ha perso ogni significato presso molti, benché in se stessa naturalmente conservi un senso preciso stabilito dal Magistero della Chiesa e dalla Tradizione. Essi si considerano cattolici nel senso "atematico" e "trascendentale"; ma dal punto di vista concettuale-dogmatico fanno le più tremende ed empie mescolanze con le ideologie più contrarie al vero cattolicesimo. Così che oggi nel "cattolicesimo" c'è tutto e il contrario di tutto, invocando magari la coincidentia oppositorum di cusaniana memoria.
Ecumenismo e Protestantesimo
Uno strumento utile della penetrazione massonica è un certo falso ecumenismo soprattutto col protestantesimo liberale tedesco, per il quale non viene rivolto ai protestanti alcun invito a rinunciare ai loro errori, ma al contrario sono i cattolici ad assumere gli errori protestanti, scambiati per i valori del cattolicesimo "critico" e "avanzato". C'è peraltro anche la tendenza ad abbandonare il nome "cattolico" per limitarsi semplicemente all' appellativo di "cristiano", perché il nome "cattolico" viene considerato troppo "confessionale" e troppo poco "ecumenico".
Il volto del cristianesimo massonico-neomodernista
Come all' epoca del modernismo di S. Pio X, anche il modernismo massonico di oggi, ben più forte, distruttivo, abile e diffuso di quello di quei tempi, è dato da una potente e complessa organizzazione internazionale di intellettuali, ormai operante da decenni, che vede collegati tra loro in una comune collaborazione storici, letterati, archeologi, filologi, filosofi , teologi, biblisti, liturgisti, moralisti, sociologi, cineasti, operatori televisivi, scienziati e "mistici".
È sorprendente come, al di là di circoscritti dissensi fra loro, siano riusciti a formare una specie di anti Chiesa che ha in sé una notevole coerenza interna, per cui essa tanto più fa impressione sugli sprovveduti, quanto più, essendo il parto di una tale massa di personaggi che appaiono autorevoli per il loro sapere e il loro influsso sulla gente, la concezione che essi propongono ha l'apparenza della verità.
È sorprendente come, al di là di circoscritti dissensi fra loro, siano riusciti a formare una specie di anti Chiesa che ha in sé una notevole coerenza interna, per cui essa tanto più fa impressione sugli sprovveduti, quanto più, essendo il parto di una tale massa di personaggi che appaiono autorevoli per il loro sapere e il loro influsso sulla gente, la concezione che essi propongono ha l'apparenza della verità.
Come il modernismo dei tempi di S. Pio X, anche questo modernismo massonico può quindi esser brevemente descritto con caratteri che hanno una certa precisione, benché gli infiltrati sostengano che il vero cristianesimo sia "atematico" e "preconcettuale". Ma essi in realtà tirano fuori questa scusa per combattere il dogma cattolico. In realtà essi hanno dei concetti ben precisi da proporre come verità assoluta, e guai a chi li contraddice.
L'autotrascendenza
Vediamo dunque questa caricatura del cristianesimo che tanto affascina oggi i gonzi o la gente che vuoi servire due padroni. Innanzitutto la figura di Cristo. Gesù Cristo è un semplice uomo. Ma che cos'è l'uomo per costoro? È una scimmia che evolvendosi per forza interna è diventata "spirito", che si "autotrascende" fino a diventare Dio, Dio, quindi, che non trascende l'uomo, ma che è l'''orizzonte'' dell'autotrascendenza umana, sicché Dio non è Dio senza l'uomo, giacché Dio è la pienezza dell'uomo.
L'Incarnazione non comporta la distinzione di "due nature" (Calcedonia), ma il divenire uomo di Dio e il divenire Dio dell'uomo mediante la negazione di sé (Hegel). Il Logos non preesiste all'uomo Cristo, per "discendere dal cielo" (immagine mitologica), ma Cristo, uomo, diviene Dio perché l'uomo già originariamente è Dio: "Cristologia dal basso" .
Cristo, quindi, non è propriamente ed immediatamente " Dio"; ma è meglio dire che Dio è in lui, in quanto' Cristo è uomo che diviene Dio o che progressivamente scopre di essere Dio. Oppure si può dire che Cristo è Dio, ma in quanto l 'uomo stesso è ultimamente Dio.
Dio come idea
Dio come idea
Il concepire un "Dio" che è "nei cieli" è un'immagine puerile ed arcaica. Dio è immanente nella coscienza dell'uomo, dove l'essere coincide con l'essere pensato. Dio quindi non è un essere "fuori" del soggetto pensante, ma è "essere di coscienza". Dio, come diceva Kant, è un " Dio-Idea".
Cristo è quell' uomo che meglio di ogni altro ha realizzato l'''uomo'', cioè ha capito che l'uomo è Dio che nell'uomo prende coscienza di sé. Ogni uomo quindi è potenzialmente Cristo e deve diventare Cristo, ossia deve diventare pienamente uomo, il che vuol dire diventare Dio.
Cristo, quindi, salva l'uomo non con mitologiche espiazioni, ma rendendo cosciente l' uomo di questa sua essenza divina apriorica, inconscia e preconcettuale, essenza che egli deve esplicitare e della quale deve prender coscienza appunto imitando Cristo. L'uomo diviene Dio negando se stesso. Ecco la " morte rituale" massonica. Non l'espiazione, ma la negazione è il principio della salvezza (cf la dialettica hegeliana).
Don Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, al quale la
Madonna ha parlato della realtà della massoneria infiltrata nella Chiesa.
APPENDICE 1
L'APOCALISSE SPIEGATA DALLA MADONNA
Fonte web
In alcuni messaggi trasmessi a Don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento mariano sacerdotale e ufficialmente riconosciuto dal Vaticano, la Madonna spiega alcuni importanti passi dell’Apocalisse che riguardano l’Anticristo, la massoneria, il marchio della Bestia e il Drago rosso:
Messaggio 407 - 17 giugno 1989
"Figli prediletti, comprendete ora il disegno della vostra Mamma Celeste, la Donna vestita di sole, che combatte, con la sua schiera, nella grande lotta contro tutte le forze del male, per ottenere la sua vittoria, nella perfetta glorificazione della Santissima Trinità.
Con Me combattete, piccoli figli, contro il Drago, che cerca di portare tutta l'umanità contro Dio.
Con Me combattete, piccoli figli, contro la bestia nera, la massoneria, che vuole condurre le anime alla perdizione.
Con Me combattete, piccoli figli, contro la bestia simile a un agnello, la massoneria infiltrata all'interno della vita ecclesiale per distruggere Cristo e la Sua Chiesa.
Per raggiungere questo scopo essa vuole costruire un nuovo idolo, cioè un falso Cristo ed una falsa Chiesa.
La massoneria ecclesiastica riceve ordini e potere dalle varie logge massoniche ed opera per condurre segretamente tutti a fare parte di queste sette segrete. Così sollecita gli ambiziosi con la prospettiva di facili carriere; ricolma di beni gli affamati di denaro; aiuta i suoi membri a primeggiare e ad occupare i posti più importanti, mentre emargina, in maniera subdola, ma decisa, tutti coloro che si rifiutano di partecipare al suo disegno. Infatti la bestia simile a un agnello esercita tutto il potere della prima bestia, in sua presenza, e costringe la terra ed i suoi abitanti ad adorare la prima bestia. Addirittura la massoneria ecclesiastica giunge fino a costruire una statua in onore della bestia e costringe tutti ad adorare questa statua.
Ma, secondo il primo comandamento della Sanata Legge del Signore, solo Dio si deve adorare e a Lui solo deve essere data ogni forma di culto. Allora si sostituisce Dio con un idolo potente, forte, dominatore, un idolo così potente, da far mettere a morte tutti coloro che non adorano la statua della bestia. Un idolo così forte e dominatore, da far sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevano un marchio sulla mano o sulla fronte, e nessuno può comprare o vendere senza avere marchi, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Questo grande idolo, costruito per essere da tutti adorato e servito, come vi ho rivelato nel precedente messaggio, è un falso Cristo e una falsa Chiesa. Ma qual è il suo nome ?
Al capitolo 13 dell'Apocalisse è scritto: "Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: esso rappresenta un nome di un uomo. E tale cifra è seicentosessantasei".
Con l'intelligenza, illuminata dalla luce della divina Sapienza, si riesce a decifrare dal numero 666 il nome di un uomo e questo nome, indicato da tale numero, è quello dell'Anticristo.
Lucifero, il serpente antico, il diavolo o Satana, il dragone rosso diventa, in questi ultimi tempi, l'anticristo.
Già l'apostolo Giovanni affermava che chiunque nega che Gesù Cristo è Dio, costui è l'anticristo.
La statua o l'idolo, costruito in onore della bestia, per esser adorato da tutti gli uomini, è l'anticristo.
Calcolate ora il suo numero 666, per comprendere come indichi il nome di un uomo.
Il numero 333 indica la Divinità.
Lucifero si ribella a Dio per superbia, perché vuole mettersi al di sopra di Dio.
Il 333 è il numero che indica il mistero di Dio. Colui che vuole mettersi al di sopra di Dio porta il segno di 666, pertanto questo numero indica il nome di Lucifero, Satana, cioè di colui che si mette contro Cristo, dell'anticristo.
Il 333, indicato una volta, cioè per 1, esprime il mistero dell'unità di Dio.
Il 333, indicato due volte, cioè per 2, indica le due nature, quella divina e quella umana, unite nella Persona divina di Gesù Cristo.
Il 333, indicato per tre volte, cioè per 3, indica il mistero delle Tre Persone divine, cioè esprime il numero della Santissima Trinità.
Allora il numero 333, espresso una, due e tre volte, esprime i misteri principali della fede cattolica, che sono:
l'unità e la Trinità di Dio;
l'incarnazione, la passione, la morte e la resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Se il 333 è il numero che indica la Divinità, colui che vuole mettersi al di sopra dello stesso Dio viene indicato col numero 666.
Il 666 indicato una volta, cioè per 1, esprime l'anno 666, seicentosessantasei.
In questo periodo storico, l'Anticristo si manifesta attraverso il fenomeno dell'Islam, che nega direttamente il mistero della divina Trinità e la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.
L'islamismo, con la sua forza militare, si scatena ovunque, distruggendo tutte le antiche comunità cristiane, invade l'Europa e solo per un mio materno e straordinario intervento, sollecitato fortemente dal Santo Padre, non riesce a distruggere completamente la Cristianità.
Il 666 indicato due volte, cioè per 2, esprime l'anno 1332, milletrecentotrentadue.
In questo periodo storico, l'Anticristo, si manifesta con un radicale attacco alla fede nella Parola di Dio.
Attraverso i filosofi, che iniziano a dare esclusivo valore alla scienza e poi alla ragione, si tende gradualmente a costituire unico criterio di verità la sola intelligenza umana. Nascono i grandi errori filosofici, che continuano nei secoli fino ai vostri giorni.
L'importanza esagerata data alla ragione, come criterio esclusivo di verità, porta necessariamente alla distruzione della fede nella Parola di Dio.
Infatti, con la riforma protestante, si rifiuta la Tradizione come fonte della divina Rivelazione, e si accetta solo la Sacra Scrittura.
Ma anche questa deve essere interpretata per mezzo della ragione, e si rifiuta ostinatamente il Magistero autentico della Chiesa gerarchica, a cui Cristo ha affidato da custodire il deposito della fede.
Ciascuno è libero di leggere e di comprendere la sacra Scrittura, secondo la sua personale interpretazione.
In questa maniera la fede nella Parola di Dio viene distrutta.
Opera dell'Anticristo, in questo periodo storico, è la divisione della Chiesa, la conseguente formazione di nuove e numerose confessioni cristiane, che gradualmente vengono sospinte ad una perdita sempre più estesa della fede nella Parola di Dio.
Il 666, indicato per tre volte, cioè per 3, esprime l'anno 1998, millenovecentonovantotto.
In questo periodo storico, la massoneria, aiutata da quella ecclesiastica, riuscirà nel suo grande intento: costruire un idolo da mettere al posto di Cristo e della Sua Chiesa.
Un falso Cristo e una falsa Chiesa. Pertanto la statua costruita in onore della prima bestia, per essere adorata da tutti gli abitanti della terra e che segnerà del suo marchio tutti coloro che vorranno comprare o vendere è quella dell'Anticristo.
Siete così giunti al vertice della purificazione, della grande tribolazione e della apostasia.
L'apostasia sarà ormai generalizzata perché quasi tutti seguiranno il falso Cristo e la falsa Chiesa.
Allora sarà aperta la porta per la comparsa dell'uomo o della persona stessa dell'Anticristo!
Ecco, figli prediletti, perché vi ho voluto illuminare sulle pagine dell’Apocalisse, che si riferiscono ai tempi che vivete.
Per prepararvi con Me alla parte più dolorosa e decisiva della grande lotta che si sta combattendo fra la vostra Mamma Celeste e tutte le forze del male che si sono scatenate. [...] "
Messaggio 410 - 8 settembre 1989
" [...] Lasciatevi da Me segnare con il mio materno sigillo.
Questi sono i tempi in cui i seguaci di colui che si oppone a Cristo vengono segnati con il suo marchio sulla fronte e sulla mano.
Il marchio sulla fronte e sulla mano è espressione di una totale dipendenza da chi viene significato da questo segno.
Il segno indica colui che è nemico di Cristo, cioè l’Anticristo, ed il suo marchio che viene impresso significa la completa appartenenza della persona segnata alla schiera di colui che si oppone a Cristo e lotta contro il Suo divino e regale dominio.
Il marchio è impresso sulla fronte e sulla mano.
La fronte indica l’intelligenza, perché la mente è sede della ragione umana.
La mano esprime l’attività umana, perché è con le sue mani che l’uomo opera e lavora.
Pertanto è la persona che viene segnata con il marchio dell’Anticristo nella sua intelligenza e nella sua volontà.
Chi si lascia segnare dal marchio sulla fronte viene condotto ad accogliere la dottrina della negazione di Dio, del rifiuto della Sua Legge, dell’ateismo che, in questi tempi, viene sempre più diffuso e propagato.
E’ così sospinto a seguire le ideologie oggi di moda ed a farsi propagatore di tutti gli errori.
Chi si lascia segnare dal marchio sulla mano viene obbligato ad agire in maniera autonoma e indipendente da Dio, ordinando la propria attività alla ricerca di un bene solo materiale e terreno.
Così sottrae la sua azione al disegno del Padre, che vuole illuminarla e sostenerla con la Sua divina Provvidenza; all’amore del Figlio che rende la fatica umana un mezzo prezioso per la sua stessa redenzione e santificazione; al potere dello Spirito che agisce ovunque per rinnovare interiormente ogni creatura.
Chi è segnato dal marchio sulla mano lavora solo per se stesso, per accumulare beni materiali, fa del denaro il suo dio e diviene vittima del materialismo.
Chi è segnato dal marchio sulla mano opera solo per l’appagamento dei propri sensi, per cercare il benessere ed il piacere, per dare piena soddisfazione a tutte le sue passioni, specialmente a quelle dell’impurità, e diviene vittima dell’edonismo.
Chi è segnato dal marchio sulla mano fa del proprio io il centro di tutto il suo operare, guarda agli altri come oggetti da usare e da sfruttare per il proprio tornaconto e diventa vittima dell’egoismo sfrenato e della mancanza di amore.
Se il mio avversario segna, con il suo marchio, tutti i suoi seguaci, è giunto il tempo in cui anch’io, vostra Celeste Condottiera, segno con il mio materno sigillo tutti coloro che si sono consacrati al mio Cuore Immacolato e fanno parte della mia schiera.
Imprimo sulla vostra fronte il mio sigillo con il segno santissimo della Croce di mio figlio Gesù.
Così apro l’intelligenza umana ad accogliere la Sua Divina Parola, ad amarla, a viverla, vi conduco ad affidarvi completamente a Gesù che ve l’ha rivelata, e vi rendo oggi coraggiosi testimoni di fede.
Ai segnati sulla fronte con il marchio blasfemo, Io contrappongo i miei figli segnati con la Croce di Gesù Cristo.
Poi ordino tutta la vostra attività alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità.
Per questo imprimo sulla vostra mano il mio sigillo che è il segno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Con il segni del Padre, la vostra umana attività viene ordinata ad una perfetta cooperazione al disegno della Sua divina Provvidenza, che ancora oggi dispone ogni cosa per il vostro bene.
Con il segno del Figlio, ogni vostra azione viene profondamente inserita nel mistero della Sua divina redenzione.
Con il segno dello Spirito Santo, tutto il vostro agire si apre alla Sua potente forza di santificazione, che soffia ovunque come un fuoco potente, per rinnovare dalle fondamenta tutto il mondo.
Figli miei prediletti, lasciatevi tutti segnare sulla fronte e sulla mano dal mio materno sigillo, in questo giorno in cui, raccolti con amore attorno alla mia culla, celebrate la festa della nascita terrena della vostra Mamma Celeste".
Messaggio 404 - 14 maggio 1989
" [...] Solo lo Spirito del Signore può vincere la potenza e la forza vittoriosa dell’enorme Drago rosso, che, in questo vostro secolo, si è scatenato ovunque, in maniera terribile, per sedurre ed ingannare tutta l’umanità.
L’enorme Drago rosso è il comunismo ateo, che ha diffuso in ogni parte l’errore della negazione e dell’ostinato rifiuto di Dio.
L’enorme Drago rosso è l’ateismo marxista, che si presenta con dieci corna, cioè con la potenza dei suoi mezzi di comunicazione, per condurre l’umanità a disubbidire ai dieci comandamenti di Dio, e con sette teste, su ciascuna delle quali vi è un diadema, segno di potere e di regalità. Le teste incoronate indicano le nazioni in cui il comunismo ateo si è stabilito e domina con la forza del suo potere ideologico, politico e militare.
L’enormità del Drago manifesta chiaramente la vastità della terra occupata dal domino incontrastato dell’ateismo comunista. Il suo colore è rosso perché usa le guerre ed il sangue come strumenti delle sue numerose conquiste.
L’enorme Drago rosso è riuscito in questi anni a conquistare l’umanità con l’errore dell’ateismo teorico o pratico, che ha ormai sedotto tutte le nazioni della terra. Si è riusciti così a costruire una nuova civiltà senza Dio, materialista, egoista, edonista, arida e fredda, che porta in sé i germi della corruzione della morte.
L’enorme Drago rosso ha il compito diabolico di sottrarre tutta l’umanità al dominio di Dio, alla glorificazione della Santissima Trinità, alla piena attuazione del disegno del Padre che, per mezzo del Figlio, l'ha creata per la Sua gloria.
Il Signore mi ha rivestita della Sua Luce e lo Spirito Santo della Sua divina potenza così Io appaio come un grande segno nel cielo, Donna vestita di sole, perché ho il compito di sottrarre l’umanità al dominio dell’enorme Drago rosso e riportarla tutta alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità. Per questo mi formo la schiera dei miei più piccoli figli in ogni parte del mondo, e ad essi domando che si consacrino al mio Cuore Immacolato. Così li conduco a vivere solo per la gloria di Dio, per mezzo della fede e della carità, e li coltivo Io stessa gelosamente nel mio celeste giardino. [...] "
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Fra i numerosi numerosi messaggi della Madonna trasmessi attraverso don Stefano Gobbi, in questo sito abbiamo citato prevalentemente quelli di carattere profetico/escatologico. Tuttavia, per avere un quadro completo dei messaggi della Madonna al Movimento Sacerdotale Mariano, vi consigliamo di leggere nella sua interezza il libro: "Ai sacerdoti, figli prediletti della Madonna".
APPENDICE 2
Sempre sul tema della presenza massonica ai vertici della Chiesa cattolica, riporto un brano di un ampio documento anonimo, redatto da un gruppo di prelati del Vaticano che nascondono la loro identità dietro la sigla "I Millenari", intitolato Via col vento in Vaticano (Milano, Kaos Edizioni, 1999, pp. 226:
"Nel 1987 il giornalista massone Pier Carpi ,confermando l'assunto del 'fratello' Fulberto Lauro secondo il quale alla Loggia P2 aderiscono anche cardinali e vescovi in incognito, specificava che si chiama 'Loggia Ecclesia' ed è in contatto diretto con il gran maestro della Loggia Unita d'Inghilterra, il duca Michele di Kent. Tale loggia opera in Vaticano dal 1971. Vi appartengono più di cento fra cardinali, vescovi e monsignori di curia. Riescono a mantenere il più assoluto segreto, ma non al punto da sfuggire alle indagini degli uomini della potente 'Opus Dei'.
"Infine, la rivista messicana Processo (n. 832 del 12 ottobre 1992), informava che la massoneria ha diviso il territorio vaticano in otto quartieri, dove sono in funzione quattro logge massoniche del rito scozzese i cui adepti, alti funzionari del piccolo Stato, standovi in forma indipendente non si conoscerebbero fra loro, neanche battendo i tre colpi col polpastrello del pollice [il segnale convenzionale di riconoscimento tra massoni]. Esse all'occorrenza prendono contatti con altre logge massoniche delle singole nazioni; anzi, là dove la Chiesa opera in clandestinità a causa del Corano, le relazioni con la Chiesa locale passano segretamente attraverso tale rete settaria, che così rende un servigio religioso in favore dei loro fratelli di stanza in Vaticano.(…)
"Paolo VI si avide della presenza massonica in Vaticano, e lo disse al mondo: la chiamò fumo di Satana. Egli sapeva che attraverso la fessura massonica quel fumo era penetrato e annebbiava il tempio del Signore. La politica massonica del secolo scorso [cioè dell'Ottocento]era più per lo scontro frontale con la Chiesa cattolica, ma in questo modo creava solo steccati. Col tempo, ai primi di questo secolo [del Novecento], ha cambiato metodologia: ha compreso che era molto più proficuo infiltrarsi negli alti vertici della Chiesa. Inerpicarsi su attraverso i suoi intricati bastioni per scalare fino in vetta non è impresa da poco, occorre armarsi di tempo e pazienza al fine di selezionare gli elementi più adatti e utili a raggiungere lo scopo. Per fare questo l'organizzazione massonica destina immense riserve e sceglie il fior fiore tra il suo personale massonico più qualificato, che sia all'altezza di fare, con circospezione e costanza, la cernita di quei futuri ecclesiastici da destinare alla carriera e ai posti più elevati."
"Infine, la rivista messicana Processo (n. 832 del 12 ottobre 1992), informava che la massoneria ha diviso il territorio vaticano in otto quartieri, dove sono in funzione quattro logge massoniche del rito scozzese i cui adepti, alti funzionari del piccolo Stato, standovi in forma indipendente non si conoscerebbero fra loro, neanche battendo i tre colpi col polpastrello del pollice [il segnale convenzionale di riconoscimento tra massoni]. Esse all'occorrenza prendono contatti con altre logge massoniche delle singole nazioni; anzi, là dove la Chiesa opera in clandestinità a causa del Corano, le relazioni con la Chiesa locale passano segretamente attraverso tale rete settaria, che così rende un servigio religioso in favore dei loro fratelli di stanza in Vaticano.(…)
"Paolo VI si avide della presenza massonica in Vaticano, e lo disse al mondo: la chiamò fumo di Satana. Egli sapeva che attraverso la fessura massonica quel fumo era penetrato e annebbiava il tempio del Signore. La politica massonica del secolo scorso [cioè dell'Ottocento]era più per lo scontro frontale con la Chiesa cattolica, ma in questo modo creava solo steccati. Col tempo, ai primi di questo secolo [del Novecento], ha cambiato metodologia: ha compreso che era molto più proficuo infiltrarsi negli alti vertici della Chiesa. Inerpicarsi su attraverso i suoi intricati bastioni per scalare fino in vetta non è impresa da poco, occorre armarsi di tempo e pazienza al fine di selezionare gli elementi più adatti e utili a raggiungere lo scopo. Per fare questo l'organizzazione massonica destina immense riserve e sceglie il fior fiore tra il suo personale massonico più qualificato, che sia all'altezza di fare, con circospezione e costanza, la cernita di quei futuri ecclesiastici da destinare alla carriera e ai posti più elevati."
APPROFONDIMENTO
Il 26 novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicava una dichiarazione sulle associazioni massoniche (cfr AAS LXXVI [1984] 300)..... Da quando la Chiesa ha iniziato a pronunciarsi nei riguardi della massoneria il suo giudizio negativo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali. Essa non ha giudicato la massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica «Humanum Genus» di Leone XIII (20 aprile 1884), il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica.
Ecco come il Capo supremo della Massoneria Universale, Albert Pike, nella sua lettera del 15 agosto 1871, al suo vice e Capo degli Illuminati, Giuseppe Mazzini, illustrava lo scopo finale del loro piano, formulato in tre Guerre Mondiali: «Noi scateneremo i nichilisti e gli atei e provocheremo un cataclisma sociale formidabile che mostrerà chiaramente alle nazioni, in tutto il suo orrore, l’effetto dell’ateismo assoluto, origine della barbarie e della sovversione sanguinaria. Allora, ovunque, i cittadini, obbligati a difendersi contro una minoranza mondiale di rivoluzionari (...) riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero, rivelata finalmente alla vista del pubblico; manifestazione alla quale seguirà la distruzione della Cristianità e dell’ateismo, conquistati e schiacciati allo stesso tempo!».
Recensione libraria del testo di Angela Pellicciari
“I Papi e la Massoneria”
“I Papi e la Massoneria”
Per gentile concessione dell'Editore, pubblichiamo la versione elettronica del testo: CESNUR. CENTRO STUDI SULLE NUOVE RELIGIONI, Massoneria e religioni, a cura di Massimo Introvigne, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1994
In questi anni di ricerca, in cui mi sono trovata a leggere tanti atti processuali sui principali misteri italiani, una cosa mi ha colpita ed indotta a riflettere: tutti i casi giudiziari sembrano collegati tra loro. Vi si possono riscontrare spesso gli stessi nomi, le stesse organizzazioni, gli stessi meccanismi, le stesse modalità per eliminare civilmente o fisicamente i testimoni, giudici, poliziotti, ecc…
Riportiamo integralmente la versione uscita nel 1921 dei famoso testo "Protocolli dei 'savi anziani' di Sion". Questa è la versione italiana distribuita dal mensile La vita italiana nel 1921.
TERZO MILLENNIO DOPO C. ANNO 2017
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