Mistero intorno all’apertura della tomba
di Cristo
“Dolce
aroma” e “perturbazioni elettromagnetiche” hanno sorpreso gli osservatori di
questo evento storico
© THOMAS COEX / AFP
Dal
26 al 28 ottobre scorso, la lastra di marmo che copre la tomba di Cristo è
stata aperta. Un gruppo di scienziati e religiosi ha avuto accesso al luogo, e
sono subito iniziate a correre le voci. In primo luogo, si è riusciti a
percepire un “dolce aroma” che emanava dalla tomba, che ricordava le
manifestazioni olfattive associate a certi santi. In secondo luogo, certi
strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle
perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla
pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di
funzionare o funzionavano male.
La
direttrice dei lavori, Antonia Moropoulou, ha affermato che è difficile
immaginare che qualcuno abbia messo a rischio la propria reputazione per un
“trucco pubblicitario”.
È
stata la prima volta in quasi due millenni gli scienziati sono riusciti a
entrare a contatto con la pietra originale sulla quale venne deposto il
Santissimo Corpo di Gesù Cristo avvolto nei panni mortuari, il più famoso dei
quali è la Sacra Sindone.
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La
grotta originaria è oggi ospitata nella chiesa del Santo Sepolcro, nella parte
vecchia di Gerusalemme. È coperta da una lapide di marmo risalente almeno al
1555, se non ancora prima.
“Quello
che abbiamo riscontrato è sorprendente”, ha spiegato all’agenzia di notizie Associated
Press l’archeologo Fredrik Hiebert, della National Geographic Society, che partecipa al
progetto. “Ho trascorso del tempo nella tomba del faraone egiziano
Tutankhamon, ma questo è più importante”.
“Serviranno
molte e lunghe analisi scientifiche [degli abbondanti dati raccolti], ma alla
fine siamo riusciti a poder vedere la superficie originale della roccia sulla
quale venne deposto il corpo di Cristo”, ha aggiunto.
Finora
non esistevano immagini di questo letto di roccia calcarea, mai fotografato a
fortiori. Esistevano solo riproduzioni artistiche, più o meno felici.
Il
Santo Sepolcro è stato aperto dagli scienziati per 60 ore, e poi è stato
nuovamente sigillato.
Gli
esperti hanno lasciato aperta una finestra rettangolare su una delle pareti
rivestite di marmo dell’edicola, da dove i pellegrini potranno intravedere per
la prima volta la parete di calcare della tomba di Gesù.
Qual
è l’origine di questo tumulo?
Secondo
i Vangeli, il corpo di Gesù venne deposto su un letto mortuario scavato nella
pietra della collina vicina al luogo della crocifissione.
In
realtà la distanza dal luogo della crocifissione è minima, ed è per questo che
i due siti si trovano sotto il tetto della stessa chiesa, separati solo da
poche decine di metri.
Il
tumulo esisteva già prima della Passione e apparteneva a San Giuseppe di Arimatea,
che lo aveva fatto realizzare per sé ma lo cedette al Santissimo Redentore.
Giuseppe
di Arimatea era un uomo ricco, un grande commerciante padrone di una flotta di
navi i cui interessi arrivavano fino all’attuale Gran Bretagna.
Era
anche senatore e membro del Sinedrio, il collegio dei più alti magistrati
religiosi del popolo ebraico. Segretamente era discepolo di Gesù.
Processione di San Giuseppe di Arimatea, chiesa di
San Giacomo, Zambales, Filippine.
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Fu
lui che ottenne da Pilato la liberazione del corpo di Gesù e coprì le carissime
spese della sua preparazione, offrendo anche il telo della Sacra Sindone.
In
segno di rappresaglia per questa generosità, il Sinedrio lo fece perseguitare e
fece espropriare i suoi consistenti possedimenti. Giuseppe venne anche
abbandonato da amici e familiari.
Dopo
aver trascorso 13 anni in carcere, San Giuseppe venne liberato dal nuovo
governatore romano Tiberio Alessandro, ricostituì la sua grande fortuna e
iniziò a usarla per la diffusione della fede. Morì nel pieno dell’attività
missionaria.
La
sua festa liturgica viene celebrata il 17 marzo in Occidente e il 31 luglio in
Oriente. Contrariamente al “giovane ricco” del Vangelo che rifiutò la chiamata
di Cristo per amore delle sue ricchezze, San Giuseppe d’Arimatea è l’esempio
del ricco che usa i suoi capitali per servire meglio il Redentore e la sua
opera.
San
Marco scrisse
di lui che era un “membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui
il regno di Dio” e “andò coraggiosamente da Pilato per
chiedere il corpo di Gesù” (Mc 15, 43).
San
Matteo sottolinea
nella sua descrizione che era un uomo ricco discepolo di Gesù: “Venuta la
sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era
diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il
corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso
il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba
nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra
sulla porta del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 57-60)
A sua
volta, San Giovanni registra nel suo Vangelo: “Vi andò
anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò
una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il
corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza
seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un
giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora
deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei,
poiché quel sepolcro era vicino” (Gv 19, 39-42).
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*http://www.santateresaverona.it/?p=9554
AMDG et BVM