giovedì 17 novembre 2016

Mistero intorno al Santo Sepolcro di Cristo





Mistero intorno all’apertura della tomba di Cristo
“Dolce aroma” e “perturbazioni elettromagnetiche” hanno sorpreso gli osservatori di questo evento storico



© THOMAS COEX / AFP












Dal 26 al 28 ottobre scorso, la lastra di marmo che copre la tomba di Cristo è stata aperta. Un gruppo di scienziati e religiosi ha avuto accesso al luogo, e sono subito iniziate a correre le voci. In primo luogo, si è riusciti a percepire un “dolce aroma” che emanava dalla tomba, che ricordava le manifestazioni olfattive associate a certi santi. In secondo luogo, certi strumenti di misurazione impiegati dagli scienziati sono stati alterati dalle perturbazioni elettromagnetiche. Quando venivano collocati in verticale sulla pietra sulla quale ha riposato il corpo di Cristo, gli apparecchi smettevano di funzionare o funzionavano male.
La direttrice dei lavori, Antonia Moropoulou, ha affermato che è difficile immaginare che qualcuno abbia messo a rischio la propria reputazione per un “trucco pubblicitario”.
È stata la prima volta in quasi due millenni gli scienziati sono riusciti a entrare a contatto con la pietra originale sulla quale venne deposto il Santissimo Corpo di Gesù Cristo avvolto nei panni mortuari, il più famoso dei quali è la Sacra Sindone.





La grotta originaria è oggi ospitata nella chiesa del Santo Sepolcro, nella parte vecchia di Gerusalemme. È coperta da una lapide di marmo risalente almeno al 1555, se non ancora prima.

Quello che abbiamo riscontrato è sorprendente”, ha spiegato all’agenzia di notizie Associated Press l’archeologo Fredrik Hiebert, della National Geographic Society, che partecipa al progetto. “Ho trascorso del tempo nella tomba del faraone egiziano Tutankhamon, ma questo è più importante”.
“Serviranno molte e lunghe analisi scientifiche [degli abbondanti dati raccolti], ma alla fine siamo riusciti a poder vedere la superficie originale della roccia sulla quale venne deposto il corpo di Cristo”, ha aggiunto.


Finora non esistevano immagini di questo letto di roccia calcarea, mai fotografato a fortiori. Esistevano solo riproduzioni artistiche, più o meno felici.

Il Santo Sepolcro è stato aperto dagli scienziati per 60 ore, e poi è stato nuovamente sigillato.
Gli esperti hanno lasciato aperta una finestra rettangolare su una delle pareti rivestite di marmo dell’edicola, da dove i pellegrini potranno intravedere per la prima volta la parete di calcare della tomba di Gesù.

Qual è l’origine di questo tumulo?
Secondo i Vangeli, il corpo di Gesù venne deposto su un letto mortuario scavato nella pietra della collina vicina al luogo della crocifissione.
In realtà la distanza dal luogo della crocifissione è minima, ed è per questo che i due siti si trovano sotto il tetto della stessa chiesa, separati solo da poche decine di metri.

Il tumulo esisteva già prima della Passione e apparteneva a San Giuseppe di Arimatea, che lo aveva fatto realizzare per sé ma lo cedette al Santissimo Redentore.

Giuseppe di Arimatea era un uomo ricco, un grande commerciante padrone di una flotta di navi i cui interessi arrivavano fino all’attuale Gran Bretagna.

Era anche senatore e membro del Sinedrio, il collegio dei più alti magistrati religiosi del popolo ebraico. Segretamente era discepolo di Gesù.
Processione di San Giuseppe di Arimatea, chiesa di San Giacomo, Zambales, Filippine.


Fu lui che ottenne da Pilato la liberazione del corpo di Gesù e coprì le carissime spese della sua preparazione, offrendo anche il telo della Sacra Sindone.

In segno di rappresaglia per questa generosità, il Sinedrio lo fece perseguitare e fece espropriare i suoi consistenti possedimenti. Giuseppe venne anche abbandonato da amici e familiari.

Dopo aver trascorso 13 anni in carcere, San Giuseppe venne liberato dal nuovo governatore romano Tiberio Alessandro, ricostituì la sua grande fortuna e iniziò a usarla per la diffusione della fede. Morì nel pieno dell’attività missionaria.

La sua festa liturgica viene celebrata il 17 marzo in Occidente e il 31 luglio in Oriente. Contrariamente al “giovane ricco” del Vangelo che rifiutò la chiamata di Cristo per amore delle sue ricchezze, San Giuseppe d’Arimatea è l’esempio del ricco che usa i suoi capitali per servire meglio il Redentore e la sua opera.

San Marco scrisse di lui che era un “membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio” e “andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù” (Mc 15, 43).

San Matteo sottolinea nella sua descrizione che era un uomo ricco discepolo di Gesù: “Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò” (Mt 27, 57-60)

A sua volta, San Giovanni registra nel suo Vangelo: “Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di àloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino” (Gv 19, 39-42).

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AMDG et BVM