La Salve Regina
"Dio mi possedette dall'inizio delle sue opere,
fin da principio, avanti la creazione. Ab eterno
fui stabilita, al principio, avanti che fosse stabilita
la terra: non erano ancora gli abissi, ed io
era già concepita. Non le sorgenti delle acque
rigurgitavano, non ancora le montagne s'erano
formate sulla grave mole. Prima delle colline io
ero partorita.
Egli non aveva ancora fatto né la terra, né i
fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava
i cieli io ero presente, quando con legge inviolabile
chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese
stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti
delle acque, quando fissava al mare i suoi confini
e dava legge alle acque di non passare il loro
termine, quando gettava i fondamenti della terra,
io ero con Lui a ordinare tutte le cose.
Sempre nella gioia, scherzavo dinnanzi a Lui
continuamente, scherzavo nell'universo: è la mia
delizia stare coi figli degli uomini.
Or dunque, figli, ascoltatemi: beati quelli che
battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi per
diventare saggi, non li ricusate. Beato l'uomo che
mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e
aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà
Me avrà trovata la vita, e riceverà dal Signore
la salute".
(Pr. 8,22-35). (Dal Messale: Festa dell'Immacolata).
LA SALVE REGINA, ripete tante verità dell'Ave
e ne esprime pure i sentimenti, ma si riveste
di un’espressione più tenera. La confidenza
filiale in Maria raggiunge qui la sua più larga
espansione. Il concetto che pervade tutta questa
preghiera, si è che Maria fu fatta Regina, non
perché godesse sola il suo trionfo, ma perché
mettesse a nostro servizio tutto il suo potere. Così
Ella ci può elargire tutte le sue grazie e basta un
solo suo sguardo amoroso per sollevarci dai
nostri mali, per farci vincere tutte le tentazioni, e
condurci sicuramente alla visione di Gesù, Dio.
Questo è espresso con tanta evidenza, con tanta
penetrazione psicologica e con tanta unzione, che
la Salve Regina è un vero capolavoro teologico
e pratico. S. Alfonso era così entusiasta della
Salve Regina, che prese a commentarla e su di
essa compose la parte principale della sua opera
immortale: «Le Glorie di Maria».
«In questo libretto – dice il Santo – lasciando
agli altri autori il descrivere gli altri pregi di
Maria, ho preso a parlare della sua gran pietà,
e della sua potente intercessione, avendo
raccolto per quanto ho potuto, con la fatica di più
anni, tutto quello che i Ss. Padri e gli autori più
celebri hanno detto della misericordia e della
potenza di Maria».
Salve. E' un compiacimento, un augurio, un
saluto. L'anima si compiace con Maria perché
ella è grande per natura e per grazia; è predestinata Corredentrice, Madre di Dio, sta a capo della creazione.
L'anima augura a Maria che cielo e terra La
riconoscano Regina, che tutti pongano in Lei
ogni confidenza, che la misericordia di Maria
popoli il cielo di Santi.
«Io voglio dirLe Salve a Maria, celeste visione
di amore, di speranza, di bellezza: voglio dirlo
con la riverenza stessa dell'Arcangelo Gabriele,
quando Le si presentò ambasciatore di Dio e
nunzio dell'incarnazione: quando si fermò in debita
distanza in devoto contegno; non osò chiamarla
col suo nome, ma disse: «Ave, o piena di
grazia». «Parea Gabriel che dicesse: Ave»: con
grazia perciò; con riverenza verso questa
eccelsa Regina.
«Io voglio dirLe Salve con le disposizioni di S.
Giuseppe quando l'incontrò la prima volta e la
riconobbe per Sposa Vergine destinatagli da Dio;
la Sposa Vergine che doveva custodire purissima;
la Sposa Vergine colla quale condivise dolori e
gioie, meriti e gloria. Disposizioni di carità,
di ossequio, di ammirazione.
«Io voglio dirLe Salve con le disposizioni di
S. Elisabetta, allorché Maria, andata con
sollecitudine a Lei, la salutò. Elisabetta restituì il
saluto e disse: E come mai ho io meritato che
venisse a me la Madre del mio Signore? Dal
momento che sei arrivata esultò nel mio seno il mio
bambino: beata Te che hai creduto, poiché si
adempiranno le promesse che hai sentite
(Lc. 1,43-45).
«Io voglio dirLe Salve come gli Angeli in
Paradiso, quando si accostano uno ad uno a questa
Regina per ossequiarla, per ricevere gli ordini,
per associarsi a Lei nel canto del Magnificat.
«Io voglio dirLe Salve con le disposizioni del
fanciullo Gesù, quando Maria, al mattino, si accostava
al suo lettino e gli sguardi del Bambino
s'incontravano con ineffabile amore con quelli
della Madre.
«Io voglio dirLe Salve come faceva San
Giovanni Evangelista che, avutaLa per madre,
La prese in casa, Le obbediva, L'onorava,
L'accompagnava nella preghiera».
Regina. La SS. Vergine è chiamata Regina
Apostolorum, Regina Prophetarum, Regina
Patriarcharurn, Regina Martyrum, Regina
Confessorum, Regina Virginum, Regina Sanctorum
omnium.
Difatti in Lei sono radunate tutte le virtù,
grazie e glorie che si trovano divise tra i beati
cittadini del cielo; anzi in Lei, queste virtù, grazie
e glorie si trovano in un grado immensamente superiore.
In Maria poi vi sono, di più, tanti privilegi, grazie e distinzioni che a nessuno degli altri Santi vennero concessi;
infine, da Maria passò tutto quanto di bello e di grande fu dato ai
Santi tutti.
Maria nacque Regina, perché destinata
a Madre di Gesù Cristo, Sommo Re; Maria
fu incoronata regina quando entrò in cielo e
venne esaltata su tutte le creature: «Exaltata est
Sancta Dei Genitrix super choros Angelorum ad
coelestia regna» (Liturg. dell'Assunta); Ella è
Figlia di Dio e Sposa dello Spirito Santo, ed anche
per questi titoli è Regina.
Maria è Regina del cielo e della terra; Regina
del Purgatorio, Regina delle Missioni, del Rosario,
della pace, di tutto; tutto viene sottomesso
a Lei perché Ella presiedette alla creazione, sta
a capo dell'elargizione della grazia, ed ha il più
alto grado nell'ordine della grazia.
Maria è anche Regina del Cuore di Gesù
formato dal suo sangue benedetto. S. Bernardino da
Siena scrive: «Tot creaturae serviunt gloriosae
Virgini, quod serviunt Trinitati, omnes namque
creaturae, sive Angeli sive homines, et omnia quae
sunt in coelo et in terra, quia omnia sunt divino
imperio subiecta, gloriosae Virgini sunt subiectae:
tutte le creature che servono Dio, servono
pure Maria SS., infatti, tutte le creature, sia
gli Angeli che gli uomini e tutto ciò che è in cielo
e in terra, perché soggette al divino impero,
sono pure sottomesse alla S. Vergine» (Trattato).
Regina mia voglio anch'io essere uno dei tuoi
sudditi d'amore; con lo spirito del B. Luigi M. Grignion De
Montfort, io mi dichiaro tuo servo e schiavo
d'amore oggi e sempre. Sono sicuro che se ti sarò
servo buono e affettuoso suddito sulla terra, sarò
pure concittadino di quella celeste Gerusalemme,
ove col tuo Figlio, regni in tutti i secoli.
Madre. Maria è nostra Madre. Ella ci ama
di un amore che supera quello di tutte le madri
vissute o viventi verso i loro figli.
Maria ci ama tanto per varie ragioni:
anzitutto:
L'amor di Dio e l'amor del prossimo sono in
proporzione, perché sono due fiammelle del
medesimo fuoco: S. Paolo fu instancabile nel suo
amore per gli uomini perché amava senza limiti
il suo Gesù.
La Madonna amò il Signore più di tutti, per
questo ama pure noi più di tutti gli Angeli e
Santi insieme.
La Madonna ci ama perché Gesù Cristo
raccomandò dalla Croce alle sue cure noi figliuoli;
per Lei ogni raccomandazione di Gesù è sacra,
tanto più quella che Le veniva in quel momento
da Gesù morente.
Maria ci ama inoltre perché poveri e miseri;
le madri spasimano al letto di un figlio morente
lasciando gli altri che sono sani. Per questo Maria
è chiamata pubblico ospedale, ma ospedale
gratuito; ora in siffatti ospedali due sono i
titoli per entrare: l'attestato di povertà e
l'infermità preferendosi sempre i più infermi
ed i più poveri.
Maria ancora ci ha generati nel dolore alla
vita della grazia. E' caro ciò che tanto costò, e
noi siamo costati a Maria molti dolori,
specialmente sul Calvario. Là, Maria divenne la
Regina dei Martiri per noi. «Magna est velut mare
contritio tua».
... Di misericordia... Alla SS. Vergine non fu
concesso il ministero della giustizia, riservato
invece al Figlio, in cui sono unite la grazia e la
giustizia; a Maria venne concesso la mediazione e la distribuzione della misericordia e della grazia soltanto.
Speciale questo suo regno:
1) perché per Maria i peccatori, volendolo, possono sempre
sfuggire la giustizia, finché vivono, rifugiandosi
presso di Lei e invocando la grazia di un vero
pentimento, di una santa confessione e stabile
emendazione;
2) per quel che dice S. Bernardo
a Maria: «Voi siete la Regina della misericordia,
e chi sono i sudditi della Misericordia se non i
miseri? Voi siete la Regina della Misericordia,
ed io sono il peccatore più miserabile di tutti;
dunque se io sono il più misero dei vostri
sudditi, Voi dovete avere di più cura di me che
di tutti gli altri. Voi potreste forse ricusare le
cause dei più miserabili, mentre siete stata
costituita Regina per i miseri?...;
3) Maria è Madre anche dei peccatori che vogliono emendarsi.
Ella ha l'istinto del Cuore di Gesù, il quale venne
per salvare ciò che era perduto; Maria è unita
alla stessa missione del Figlio; vuol dunque
cercare la pecorella smarrita e la dramma perduta.
«Ego mater peccatorum volentium se emendare»;
sono i malati che abbisognano del medico.
Vita. Vita dell'anima che vive di Gesù, della
grazia, di spirito soprannaturale.
A Maria chiediamo la grazia: «Queramus
gratiam et per Mariam queramus». S. Alfonso
pregava così la Madonna: «O Madre mia Maria,
io ho una gran confidenza in Voi. Da Voi aspetto
la grazia di piangere i miei peccati e la fortezza
per non più ricadervi. Se io sono infermo, Voi
siete la mia medichessa. Io so che il vostro
cuore trova conforto nel soccorrere i miserabili.
Consolate dunque me, consolate il vostro cuore,
consolate il Cuore di Gesù: vi cerco la grazia di Dio.
Chiediamo la Purezza. Chi si conserva puro
si salva; nell'inferno gli adulti vanno per impurità
o non senza questo peccato. Maria custodisca
il giglio dei giovani e la purezza riparata di
quelli che sono pentiti.
Ecco l'orazione di S. Luigi: «O Signora e
Madre mia, Maria SS., pieno di fiducia in Voi,
oggi e per sempre, in vita e nell'ora della mia
morte, io mi metto sotto la vostra singolare
custodia, e come in seno alla vostra misericordia;
raccomando l'anima e il corpo mio nelle vostre
mani; ripongo in Voi ogni speranza e consolazione,
tutte le angustie e miserie, la mia vita e il fine
di essa, affinché per la vostra intercessione
e per i meriti vostri ogni mia azione sia diretta
e disposta secondo la Vostra volontà e quella
del Vostro SS. Figlio Gesù. Così sia».
Dolcezza. Vivere con la Madre celeste è
di gran conforto in ogni ora della vita, perché
Maria conforta, solleva, porta anche di peso, se
occorre. Gli orfani volontari sono stolti: anche
Gesù volle questa Madre: saremo noi tanto
temerari da rifiutarla?
Chiediamo conforto a Maria. S. Bernardo esorta così:
«O uomo, chiunque tu sia, già intendi
che su questa vita vai piuttosto ondeggiando fra
i pericoli e le procelle, che camminando sulla
terra; se non vuoi restar sommerso, non volger gli
occhi da questa stella, Maria: guarda la stella,
invoca Maria. Nei pericoli di peccare, nelle
molestie, nelle tentazioni, nei dubbi di ciò che devi
risolvere, pensa che Maria ti può aiutare e che,
chiamata, subito ti soccorre. Il suo potente nome
non parta mai dal tuo cuore con la confidenza, e
non mai dalla tua bocca con invocarLa.
Se segui Maria, non ti allontanerai dalla salute.
Se Ella ti tiene, non cadrai. Se Ella ti protegge,
non puoi temere di perderti. Se Ella ti guida,
senza fatica ti salverai. Insomma se Maria prende
a difenderti, certamente giungerai al regno dei beati:
Quisquis te intelligis in huius saeculi
profluvio magis inter procellas et tempestates
fluctuare, quam per terram ambulare; ne avertas
oculos a fulgore huius sideris si non vis obrui
procellis. Respice stellam, voca Mariam. In periculis,
in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita,
Mariam invoca. Non recedat ab ore, non recedat a
corde. Ipsam sequens, non devias; Ipsam rogans
non disperas; Ipsa tenente, non corruis; Ipsa
protegente, non metuis; Ipsa duce, non fatigaris; Ipsa
propitia, pervenis. Sic fac et vives».
S. Giovanni di Dio trovandosi in punto di morte aspettava
la visita di Maria di cui fu molto devoto. Non
vedendola comparire, era afflitto, ma quando fu
tempo, apparve la Divina Madre e lo riprese
dicendo: "Giovanni mio, che pensavi? Che io ti
avessi abbandonato? E non lo sai che io non so
abbandonare nell'ora della morte i miei devoti?
Non son venuta prima perché non era ancora
tempo, ora che è giusto, eccomi a prenderti:
andiamocene al Paradiso". Poco dopo il Santo spirò.
Speranza nostra... Speriamo che dalla bontà
di Dio Ella ci ottenga, con la sua intercessione,
il Paradiso e le grazie necessarie per conseguirlo.
Sono teneri i sentimenti di S. Bonaventura
verso il Signore e verso Maria.
«Mi abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so
che Egli non può negarsi a chi l'ama e a chi di cuore lo cerca.
Io l'abbraccerò col mio amore e se non mi
benedice non mai la lascerò, ed Egli senza me
non potrà partirsi e se altro non potrò, mi
nasconderò nelle sue piaghe. Ma se il mio Redentore,
per le mie colpe mi discaccerà, io mi butterò ai
piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non
mi partirò, finché Ella non mi ottenga il perdono.
Poiché questa Madre di misericordia non sa
respingere i miserabili che a Lei ricorrono per
aiuto, se non per obbligo, almeno per compassione
non lascerà d'indurre il figlio a perdonarmi».
Mirateci dunque, o pietosissima nostra Madre,
concludiamo con Eutimio, poiché noi siamo vostri
servi e in Voi abbiamo riposta tutta la nostra
speranza: «Respice, o Mater misericordiosissima,
respice servos tuos, in Te enim omnem spem
nostram collocavimus».
ESEMPIO
S. VINCENZO DE' PAOLI
E LA SALVE REGINA
Il Santo si recava un giorno da Marsiglia a
Tolosa quando venne assalito da alcuni corsari
turchi; venne fatto prigioniero e condotto, secondo
il loro barbaro uso, al pubblico mercato per
essere quivi venduto. Dopo essere passato dalle
mani di due o tre maomettani, cadde poi in
potere di un cristiano di Nizza, che, rinnegata la
fede, attendeva in Tunisi alla mercatura.
Questo suo nuovo padrone era peggiore
ancora dei turchi e assai più feroce in maltrattarlo.
Ma che? L'invitta pazienza del povero schiavo
in mezzo alle più dure fatiche, la dolcezza
inalterabile, l'amore che portava ai suoi stessi
nemici, avevano fatto impressione sull'anima del
padrone e specialmente della sua moglie.
Questa gli disse poi una mattina:
– Vincenzo, cantaci qualche bella canzone
della vostra religione.
– Ah! signora mia – rispose Vincenzo –
chi è lontano dalla sua patria e dalla sua Chiesa
non può cantare inni di esultanza.
Come potremo noi cantare in terra straniera?
Vi ha però nella mia religione un cantico che
si addice a me povero esule ed io lo voglio
ripetere. E sì dicendo intonò con tanta dolcezza e
mestizia la Salve Regina che commosse fino alle
lacrime i suoi duri padroni.
Da quel giorno essi furono vinti dalle virtù del
Santo e dopo non molto si convertirono al
cristianesimo.
Così il Santo della Carità, con l'aiuto della
Vergine, liberava se stesso dalle catene corporali,
ridonava ai suoi padroni la santa libertà dei
figlioli di Dio e li sottraeva dai lacci di satana.
(Il Rosario perpetuo)
(da "Maria nostra speranza" di san Giacomo Alberione)
INTERCEDE PRO ME, DOMINA,
APUD CHRISTUM FILIUM TUUM
ET NE DERELINQUAS ME IN VITA, NEQUE IN MORTE
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