lunedì 22 giugno 2015

Rifiorisca la letizia intima ed esteriore



1794 
Diceva Francesco: « So che i demoni mi odiano per i benefici concessimi da Dio, so ancora e constato che, non potendo danneggiarmi direttamente, mi insidiano e si accaniscono a nuocermi per mezzo dei miei compagni. Se poi non riescono a farmi del male né per mezzo mio, né per mezzo dei miei fratelli, allora si ritirano scornati. Infatti, se a volte mi avvenisse di trovarmi tentato o accasciato vedendo la gioia del mio compagno, subito riesco a riavermi dalla tentazione e dalla depressione, a causa della letizia che ammiro in lui, e così anche in me rifiorisce la letizia intima ed esteriore »

 Rimproverava con vigore quanti mostravano di fuori la loro tristezza. Una volta che uno dei compagni aveva un'espressione tetra, lo redarguì: « Perché mostri fuori il dolore e la tristezza delle tue colpe? Tieni questa mestizia fra te e Dio, e pregalo che, nella sua misericordia, ti perdoni e renda alla tua anima la gioia della sua grazia, che hai perduto per causa del peccato. Ma davanti a me e agli altri, mostrati sempre lieto; poiché al servo di Dio non si addice di mostrare malinconia o un aspetto afflitto dinanzi al suo fratello o ad altri ». 

1795 
Non si deve però supporre o immaginare che il nostro Padre, amante di ogni perfezione ed equilibrio, intendesse che la letizia si palesi con risa o parole oziose, poiché in tal modo non si esterna la letizia spirituale, ma piuttosto la vanità e la fatuità. 
Nel servo di Dio egli detestava le risa e le ciarle: non solo non voleva che ridesse, ma neppure che offrisse agli altri la minima occasione a frivolezze. 

In una delle sue Ammonizioni, Francesco definì chiaramente quale doveva essere la gioia del servo di Dio, con queste parole: « Beato quel religioso che non trova felicità e piacere se non nelle parole sante e nelle opere del Signore, e se ne serve per eccitare gli uomini all'amore di Dio, in gaudio e letizia. Ma guai a quel religioso che si diletta in conversazioni oziose e vuote, e con queste muove la gente a sciocche risa ». 

 E attraverso la gioia del viso si manifestano il fervore, I'impegno, la disposizione della mente e del corpo a fare volentieri ogni cosa buona; da simile fervore e disposizione, gli altri talvolta sono incitati al bene più che dalla stessa azione buona. E se l'azione per quanto buona non appare fatta volentieri e con slancio, provava piuttosto fastidio che incitamento al bene. 

 Non voleva quindi leggere sui volti quella tristezza che sovente riflette indifferenza, cattiva disposizione dello spirito, pigrizia del corpo a ogni buona opera. Amava invece caldamente in se stesso e negli altri la gravità e compostezza nell'aspetto e in tutte le membra del corpo e nei sensi, e induceva gli altri a ciò con la parola e con l'esempio, per quanto poteva. 

 Conosceva per esperienza come tale equilibrio e maturità sono simili a un muro, a uno scudo fortissimo, contro le frecce del diavolo; e che l'anima, non protetta da questo muro e da questo scudo, è come un soldato disarmato in mezzo a nemici forti e ben armati, accanitamente vogliosi di ucciderlo. 
<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>

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