Le armi della nostra battaglia
Al seguito della Regina del cielo e della terra, bella e terribile come schiere a vessilli spiegati (cf. Ct 6, 4), la quale non può che incutere timore ai nemici della verità – di quella Verità vivente che si è incarnata in Lei –, ci accingiamo ad attaccar battaglia per il trionfo del Suo Cuore immacolato e, per mezzo di esso, per l’avvento del Regno di Dio. Il Creatore ha voluto la cooperazione della creatura libera nella realizzazione della Sua opera divina; perciò Colei che compendia in sé tale cooperazione è necessariamente la nostra guida migliore, visto che per il medesimo motivo rappresenta altresì, nella propria persona, l’inizio e il compimento dell’opera stessa in cui la Trinità santissima si estrinseca al di fuori dell’eterna circolazione d’amore che La costituisce.
In procinto di far guerra bisogna dapprima esaminare tre aspetti. Occorre anzitutto identificare con precisione il nemico da combattere, soprattutto in una situazione confusa come la nostra. In ultima analisi, non può trattarsi che dei dominatori di questo mondo di tenebra, gli spiriti del male (Ef 6, 12); a livello umano, sono pure quanti lavorano a loro servizio, ossia quelle forze dell’Anticristo che, sotto forme diverse ma dal comune denominatore, operano lungo i secoli allo scopo di limitare, per quanto permesso da Dio, l’estensione della vittoria di Cristo agli uomini da Lui redenti. La loro innominabile regia va attualmente individuata nella massoneria sionista, che è arrivata a dominare il mondo e si è profondamente infiltrata nella Chiesa. Una volta riconosciuta la loro matrice, non vale più la pena di gridare allo scandalo e di strapparsi i capelli per i quotidiani – e abominevoli – deliri che sentiamo; dobbiamo pur preservarci la salute…
In secondo luogo, bisogna studiare bene la strategia – o meglio lasciarsela insegnare, in questo caso, dal Cielo. Nelle storie bibliche delle battaglie di Israele, generalmente il Popolo eletto non prende l’iniziativa di aggredire l’avversario, a meno che non si tratti di progetti umani, che si risolvono regolarmente in disastro. Guidato da giudici o da profeti, esso aspetta che siano i nemici a radunarsi in un dato luogo, nel quale potrà agevolmente valutarne le forze e vedere qual è il tipo di attacco più idoneo per avere successo. A questo punto il gioco è fatto: anche con scarsi effettivi, il Signore assicura la vittoria. Visto che la grazia suppone la natura, quei prescelti hanno comunque il compito – ed è l’ultimo elemento da considerare – di selezionare le armi adatte e di esercitarsi assiduamente nel loro impiego.
Venendo a noi, i nemici sono ormai venuti allo scoperto: basta verificare la conformità o meno delle loro parole e azioni con l’immutabile dottrina della fede e della morale cattoliche. Il maggiore inconveniente è che essi occupano ormai posti molto elevati nella gerarchia ecclesiastica; oltretutto contrabbandano le loro nefande opinioni sotto mentite spoglie di Vangelo e di misericordia. Alcuni di loro hanno altresì sviluppato capacità acrobatiche talmente audaci che riescono, con discorsi estremamente fumosi e involuti, a salvare regolarmente capra e cavoli – o almeno così credono: chiunque abbia anche solo un’unghia di senso critico si rende perfettamente conto che tali personaggi, sui famosi princìpi non negoziabili, dimostrano una viscida e sfuggente ambiguità, mentre sulle rivendicazioni della deriva relativistica sono perentori… nel sostenerle.
Occorre dunque attendere che si riuniscano di nuovo, in modo che i due fronti, già sostanzialmente delineatisi l’anno scorso, si schierino compatti e possiamo definitivamente distinguere i veri Pastori (ai quali tributare appoggio e obbedienza) dai lupi travestiti da agnelli (i quali, per le loro posizioni anche solo materialmente eretiche, di fatto hanno perso nella Chiesa qualsiasi diritto e giurisdizione e vanno pertanto ignorati). Fu papa Paolo IV, nel 1559, a stabilire con decreto irreversibile e dogmaticamente irreformabile l’immediata decadenza da qualsiasi carica per i prelati caduti in eresia (cf. Bolla Cum ex apostolatus officio); i fedeli sono perciò del tutto liberi, nella loro coscienza come nelle loro scelte, di non seguirli affatto, sono anzi tenuti a rifiutare loro l’obbedienza e qualsiasi altro tipo di riconoscimento. All’epoca della Riforma poi detta gregoriana, san Leone IX (la cui memoria liturgica cade proprio il 19 aprile) ordinò ai cattolici di disertare le celebrazioni dei chierici simoniaci o concubinari e di privarli del sostentamento; perché, a maggior ragione, non applicare lo stesso trattamento a quelli che distorcono la sana dottrina? Se le firme sulla dichiarazione dei redditi, nonostante tanta pubblicità, sono in costante calo, non è forse perché questo è giusto e voluto da Dio?
Le nostre prime armi sono dunque il dogma (per riconoscere il nemico), il diritto (per privarlo della forza) e la disciplina (per neutralizzarlo completamente). Le tre armi sono strettamente legate e gerarchicamente ordinate, in quanto derivano l’una dall’altra.
Con il dogma identifichiamo l’eresia in materia di fede o di morale, che sono del resto inseparabili; con il diritto ci sottraiamo all’autorità abusiva di chi la professa; quanto alla disciplina, gli neghiamo obbedienza e sostegno economico (il punto più sensibile!). ***Sapete come ha reagito l’ultraliberale – e ricchissima – Chiesa tedesca alla minaccia finanziaria costituita da quanti si rifiutavano di pagare l’onerosa tassa ecclesiastica? Dichiarandoli nientemeno che apostati… ma papa Benedetto XVI ha solennemente smentito la posizione intransigente di quei vescovi tanto misericordiosi che dànno la santissima Eucaristia a chiunque – eccetto a coloro che non hanno i soldi per pagarli.
Coraggio, in fondo è soltanto l’attacco finale del diavolo, la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e l’impero di Satana, che d’altronde ha già perso la guerra. Lo scontro si concentra ormai sulla natura stessa dell’essere umano, che è immagine di Dio particolarmente nella sua declinazione evidente in maschio e femmina quali varianti complementari e riproduzione creata della comunione divina; distruggendone l’immagine visibile, si vuole estromettere dal mondo anche la presenza di Colui che ne è rappresentato. Per raggiungere lo scopo, l’Avversario ha corrotto, per porla al proprio servizio, una parte consistente del clero, che nel frattempo ha salito via via tutti i gradini della gerarchia… Noi siamo agli ordini di quella Donna che, secondo i santi Padri, sconfigge tutte le eresie, avendo già schiacciato la testa del serpente nell’attimo stesso del Suo concepimento.
"Dignare me laudare Te, Virgo sacrata.
Da mihi virtutem contra hostes Tuos"
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