martedì 16 giugno 2015

San Giovanni Francesco Regis Sacerdote gesuita


San Giovanni Francesco Regis Sacerdote gesuita
16 giugno
Font-Couverte, Languedoc, Francia, 31 gennaio 1597 
- La Louvesc, Dauphine, 31 dicembre 1640                                                    

Nacque a Font-Couverte, in Francia, il 31 gennaio 1597. Ancora ragazzo, Francesco Regis dimostrò subito grande amore per lo studio e per la religione, così venne introdotto nel collegio dei Gesuiti di Bezieres. Dopo un breve periodo si recò a Tolosa per incominciare il noviziato. Da qui fu mandato a Cahors, dove emise i primi voti e poi a Dillon. Dopo tre anni si recò a Tournon per gli studi della filosofia e di nuovo a Tolosa per la teologia. Dopo aver ricevuto gli ordini sacri, si diede alle cure gli appestati. Cessato il contagio, Francesco cominciò le sue missioni fra i poveri di campagna, che divennero poi il suo apostolato specifico. Percorse così, predicando, quasi mezza Francia. Sempre più malato, un giorno volle comunque recarsi a fare una missione; colpito dalla febbre si trascinò sino alla meta: era il 24 dicembre. Morì il 31 dicembre 1640. È stato santificato da Clemente XII il 5 aprile 1737. <I> (Avv.)

Martirologio Romano: Nel territorio di La Louvesc sui monti presso Puy-en-Vélay in Francia, san Giovanni Francesco Régis, sacerdote della Compagnia di Gesù, che, predicando il Vangelo e amministrando il sacramento della penitenza, per monti e per villaggi si adoperò senza sosta per rinnovare la fede cattolica nell’animo degli abitanti.                                                                 



San Giovanni Francesco Regis, della diocesi di Narbona, nacque il 31 gennaio 1597 da rispettabile famiglia cattolica.

Ancora ragazzo, Francesco si dimostrò di indole molto mite e delicata, sebbene non fosse privo dei difetti che accompagnano l’adolescenza. Dimostrò da subito un grande amore per lo studio e molta propensione ed assiduità alle pratiche religiose, così venne introdotto nel collegio dei Gesuiti in Bezieres. Qui, il Signore gli fece conoscere la sua vocazione: doveva essere gesuita. 
Appena Francesco riconobbe quale fosse la volontà di Dio a suo riguardo, si applicò ad eseguirla con tale slancio e ardore che perfino i suoi superiori se ne stupivano.
Dopo un breve periodo passato in famiglia, si recò a Tolosa per incominciare il noviziato. Dice il padre Labrone che tante furono le grazie che il cielo profuse in quell’anima, e tanto fedele fu la sua corrispondenza, che già fin dai primi mesi di noviziato dimostrò, con la vita comune, di possedere delle doti non comuni.
Da Tolosa fu mandato a Cahors, dove emise i primi voti; poi fu a Dillon maestro di grammatica. Dopo tre anni si recò a Tournon per gli studi della filosofia, e infine di nuovo a Tolosa per la teologia. 
Dopo aver ricevuto gli ordini sacri, devotissimo alla Madonna e all’Angelo Custode, si diede subito con zelo instancabile a curare gli appestati, giacché era scoppiata la peste.

Appena il contagio cessò, Francesco cominciò le sue missioni fra i poveri di campagna, che divennero poi il suo apostolato specifico. Percorse così, predicando, quasi mezza Francia, raccogliendo ovunque testimonianze di gratitudine. Passava delle giornate intere nel “santo tribunale di penitenza” e per fargli prendere un po’ di cibo gli si doveva fare dolce violenza. 

Con la sua mansuetudine condusse molti eretici alla vera fede e trasse dalla via dell’iniquità e dal disonore molte persone, raccogliendole in case apposite.
Quando, per privilegio divino, conobbe che la sua ultima ora era vicina, sebbene già molto debole e malandato, volle ancora recarsi a fare una missione; il male però lo colpì durante il viaggio e, affranto dalla febbre e intirizzito dal freddo, dovette ritirarsi in una capanna fino all’alba. Trascinandosi fino al paese, vi arrivò il 24 dicembre 1640. Nonostante fosse così ammalato volle ancora predicare, ma ben presto dovette mettersi a letto, che non lasciò più.

Ricevuti i Sacramenti, assistito da due sacerdoti suoi confratelli, visibilmente consolato da Maria, spirò il 31 dicembre 1640. Aveva 43 anni.
Clemente XI lo dichiarò beato l’8 maggio 1716 e Clemente XII, il 5 aprile 1737, lo ascrisse al catalogo dei santi.

A La Louvesc, data la crudezza dell'inverno sui monti del Vivarese, la festa del santo non si celebra nella data di culto ufficiale (31 dicembre) ma il 16 giugno.



Autore: Antonio Galuzzi

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