mercoledì 20 agosto 2014

San Bernardo di Chiaravalle - Sermoni sul Cantico dei Cantici

Opere. Sermoni sul Cantico dei Cantici
san Bernardo di Chiaravalle

Copertina di 'Opere. Sermoni sul Cantico dei Cantici'
Descrizione
Quando san Bernardo muore, il 20 agosto 1153, lascia incompiuti i sermoni dedicati al Cantico dei Cantici; in realtà, non a tutto il testo sacro, poiché gli 86 discorsi del Dottor Mellifluo si fermano appena al capitolo 3, 1 super Cantica. E così come sono fluiti dalla penna del Santo, i sermoni non vantano neppure un titolo d'autore.

Quello che conosciamo ora, ormai accreditato dalla maggioranza dei manoscritti del XII secolo - Sermones super Cantica Canticorum -, lo dobbiamo al segretario di san Bernardo, Goffredo di Auxerre. Scritti tra il 1135 e il 1155, i Sermones sono il frutto e la testimonianza di un'esperienza mistica genuina e sempre più pura ed intensa, che l'Autore sente il bisogno di comunicare agli altri, aiutato in questo da un grande talento letterario.

L'opera dopo la morte di san Bernardo ha avuto una vita lunga e travagliata: in mano a copisti e correttori, ha continuato ad evolversi. L'edizione critica qui pubblicata è frutto di un accuratissimo lavoro che ha ricostruito il testo dopo aver appurato e pesato ben tre versioni meritevoli di fiducia. Il secondo volume completa la pubblicazione.



I quattro gradi dell'amore

L'amore di se stessi per sé:
« [...] bisogna che il nostro amore cominci dalla carne. Se poi è diretto secondo un giusto ordine, [...] sotto l'ispirazione della Grazia, sarà infine perfezionato dallo spirito. Infatti non viene prima lo spirituale, ma ciò che è animale precede ciò che è spirituale. [...] Perciò prima l'uomo ama se stesso per sé [...]. Vedendo poi che da solo non può sussistere, comincia a cercare Dio per mezzo della fede, come un essere necessario e Lo ama. »
L'amore di Dio per sé:
« Nel secondo grado, quindi, ama Dio, ma per sé, non per Lui. Cominciando però a frequentare Dio e ad onorarlo in rapporto alle proprie necessità, viene a conoscerlo a poco a poco con la lettura, con la riflessione, con la preghiera, con l'obbedienza; così gli si avvicina quasi insensibilmente attraverso una certa familiarità e gusta pura quanto sia soave. »
L'amore di Dio per Dio:
« Dopo aver assaporato questa soavità l'anima passa al terzo grado, amando Dio non per sé, ma per Lui. In questo grado ci si ferma a lungo, anzi, non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado. »
L'amore di sé per Dio:
« Quello cioè in cui l'uomo ama se stesso solo per Dio. [...] Allora, sarà mirabilmente quasi dimentico di sé, quasi abbandonerà se stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo il profeta, quando diceva: "-Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia-". [...] »
(San Bernardo di Chiaravalle, De diligendo Deo, cap. XV)

Si ricordi anche la visione di Maria contenuta nella Divina Commedia, dove Dante riporta la straordinaria preghiera del doctor marianus Bernardo Di  Chiaravalle
« Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate. »

(Paradiso XXXIII,1-21)


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