venerdì 13 settembre 2013

L'artefice non riesce a modellare la resina pregiata


Le parabole di Gesù
(026)
L'artefice non riesce a modellare la resina pregiata (337.3)

Ad un artefice venne portato da un ricco stolto un grosso blocco di una sostanza bionda come il miele del più fino, e gli venne ordinato di lavorarlo riducendolo ad ornata ampolla.
"Non è sostanza buona al lavoro, questa" disse l'artefice al riccone. "Vedi? E' molliccia, elastica. Come posso scolpirla e modellarla?"
"Come? Non è buona? E' una resina pregiata, e un mio amico ne ha una piccola anfora nella quale il suo vino acquista un prezioso sapore. L'ho pagata a peso d'oro, per avere un'anfora più grande, e mortificare così il mio amico che se ne vanta. Fammela. E subito. O dirò che sei un artefice incapace."

"Ma quella del tua amico sarà di biondo alabastro".
"No. E' di questa sostanza".
"Sarà d'ambra fina".
"No. E' di questa sostanza".
"Sarà, mettiamolo, di questa sostanza, ma resa compatta, dura da secoli di antichità o da mescolanze con altre sostanze solidificanti. Chiediglielo e torna a dirmi come fu fatta la sua."
"No. Me l'ha venduta lui stesso assicurandomi che va usata così."
"E allora ti ha truffato per punirti della tua invidia sulla sua bell'anfora."
"Guarda come parli! Lavora, o io ti punirò levandoti la bottega. Chè tanto non vale tutto quanto hai per quello che mi costa questa resina stupenda."


L'artefice, desolato, si mise all'opera. Impastava.... Ma la pasta gli si appiccicava alle mani. Cercava di solidificarne in briciolo con mastici e polveri.... Ma la resina perdeva la sua trasparenza d'oro. La portava presso il forno fusorio sperando che il calore la indurisse e con le mani nei capelli doveva levarla perchè si faceva liquida. Mandò sull'alto Ermon a prendere neve gelata e ve la immerse.... Induriva, era bella. Ma non si modellava più. <La modellerò con lo scalpello> disse. Al primo colpo di scalpello la resina andò in pezzi.

L'artefice, disperato del tutto, già convinto che nulla poteva rendere lavorabile quella sostanza, tentò un'ultima prova. Riunì i pezzi, li fece di nuovo fluidi nel calore del forno, li ricongelò, ma non troppo, con la neve, e nella massa, molliccia appena, provò a lavorare di scalpello e di spatola. Si modellava, oh! sì! Ma appena levato scalpello e spatola tornava alla forma di prima, quasi fosse la pasta del pane gonfiante nella madia.

L'uomo si dette per vinto. E per fuggire alle rappresaglie del ricco e alla rovina, nella notte caricò su un carro la moglie, i figli, le suppellettili e gli arnesi di lavoro, lasciando al centro della stanza da lavoro, vuota di ogni cosa, la massa bionda della resina con sopra un cartiglio e la parola: <Inlavorabile>, e fuggi oltre i confini....

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