martedì 24 settembre 2013

BEATA Maria di Gesù Crocifisso Il cadavere ob­bedì a quell'ordine e la suora fu seppellita.



Mentre si terminava l'ultimo piano del monastero delle Carmelitane e che si costruiva nel giardino una lavanderia, ecc., la Madre Priora mi faceva entrare nel cantiere per sorve­gliare gli operai. C'era la piccola suora che serviva da interprete, perché essa sola sapeva parlare l'arabo. Di tanto in tanto, mi parlava di Gesù, del suo desiderio di andare presto da­ lui e, più volte, mi ripeté queste parole: «Padre, sento che Gesù mi chiama, andrò ben pre­sto a vederlo». 
Un giorno, come annoiato, gli dissi: Bah! Siete sempre la stessa; continua­mente mi dite che state per lasciarci, e il momento non arriva mai; affrettatevi, non vi restano che tre mesi. Sapevo che aveva annunciato in un'estasi che non sarebbe rimasta a Betlemme più di tre anni. Poco tempo dopo questa conversazione, portando due contenito­ri di acqua, uno in ogni mano, per fare bere gli operai, la suorina cade, salendo una scala provvisoria. La si trasporta nell'infermeria, si chiama il medico il quale constata che il braccio sinistro è rotto. Malgrado tutte le numerose cure delle buone suore e del medico, la cancrena si sviluppa rapidamente, e suor Maria di Gesù Crocifisso muore con la più per­fetta rassegnazione alla volontà di Dio. Alcune ore prima che morisse, andai a vederla nel­l'infermeria e le domandai ciò che pensasse della nostra possibile residenza a Betlemme. In quel momento si sollecitava dalla Santa Sede l'autorizzazione a fondare questa residen­za per il servizio spirituale al Carmelo. La piccola suora mi rispose in questi precisi termi­ni: «Ciò è fatto in Cielo, e per conseguenza, si farà sulla terra». Effettivamente, alcuni me­si dopo, la vigilia di Capodanno, secondo la mia abitudine, andai a porgere gli auguri di buon anno a Mons. Patriarca Bracco. Quando ebbi finito, mi disse: Ed io, ora vi annuncio che Bétharram è autorizzato da Roma a stabilire una residenza a Betlemme.
Ecco ciò che dichiaro e garantisco essere pura verità, e semplicemente redatta. Prospero Chirou prete del S.C. Dopo la morte di suor Maria di Gesù Crocifisso, parecchie carmelitane, sia a Be­tlemme, sia a Pau, hanno sentito dei profumi di una soavità tutta celeste, in parec­chi posti del loro monastero. Questo ci fa ricordare che, durante la sua vita, questi stessi deliziosi profumi emanavano a diverse riprese dal corpo della suora.

Le Dame di Nazareth a Chef-Amar, che possedevano un pezzo di tela intinta nel suo sangue, ci hanno scritto per attestare che emana un soave profumo.
Suo fratello Paolo, che lei non aveva potuto più rivedere dalla sua infanzia, ven­ne a suonare al Carmelo di Betlemme poco tempo dopo la sua morte. Ci parlò del­la sua prima infanzia; ci raccontò come lei era stata raccolta da uno zio paterno e la sua sparizione all'età di circa tredici anni.
Ci disse che aveva ricevuto la lettera di lei fatta scrivere in quel periodo, per in­vitarlo a venire a vederla, ma che non avendola trovata nella sua famiglia, ad Ales­sandria, egli aveva creduto, come tutti i suoi parenti, che li avesse ingannati.

Paolo Baouardy morì nel marzo 1890. Il sacerdote cattolico che lo ha assistito durante la sua morte, attestò a Don Sisha, allora curato latino di San Giovanni d'Acri, il quale l'ha affidato ad una lettera, che possiede il Carmelo di Betlemme, che tre giorni dopo il suo trapasso, sua sorella Maria di Gesù Crocifisso gli era ap­parsa e lo aveva avvertito che, fra tre giorni, egli non sarebbe più stato in questo mondo; il che si era verificato. 1 Greci cattolici che lo hanno assistito durante la sua agonia hanno raccontato tante volte ai suoi figli, Giorgio e Maria," che era me­ravigliato che non vedessero sua sorella, come lui. La camera era tutta profumata da odore di incenso; quella brava gente cercò in tutti gli angoli da dove potesse ve­nire questo profumo; essi non trovarono niente.
Ed è proprio questo profumo o quello di violetta che emana ancora qualche vol­ta, la biancheria delle sue stimmate.

*

Per completare questo capitolo, riferiremo ancora alcune guarigioni attribuite al­la Serva di Dio e che lasciamo all'Autorità competente di apprezzare.
Il medico che la curò durante la sua ultima malattia, ha assicurato che egli era stato guarito da un male orribile al piede, con la sola applicazione di un panno che aveva inzuppato lui stesso nel suo sangue.

La religiosa del Buon Pastore che l'aveva vista sotto forma di una colomba, ci scrisse che suo cognato era stato immediatamente guarito da un male alla mano che i medici dovevano amputare per evitare la cancrena, mediante l'applicazione di un panno intinto nel sangue di suor Maria di Gesù Crocifisso. Questo panno emanava un soave profumo.

Una giovane madre, dopo essere stata tutto un giorno in un incombente perico­lo, fu liberata non appena le si ebbe posato sopra un oggetto che era servito a suor Maria di Gesù Crocifisso (Pau, 1880).


Una religiosa, affetta da malattia di cuore e da vomiti continui, che l'avevano ri­dotta in uno stato di estrema debolezza, non riceveva alcun sollievo da tutte le cu­re del medico. Cominciò una novena per ottenere la sua guarigione per interces­sione di suor Maria di Gesù Crocifisso; fin dall' indomani, si produsse un sensibile miglioramento. Appese alla sua maglietta un sacchettino contenente dei capelli del­la suora, e, da quel momento, il vomito finì completamente. Da allora, malgrado le sue deboli forze, non ha mai cessato di assolvere il suo compito, e può perfino fa­re lezione senza alcun disturbo, cosa che non era stata capace di fare da parecchi anni. (San Maurizio, Yonne, 1881).


La signora P.., di Bayonne, scriveva, il 22 luglio 1881, alla Priora del Carmelo di Pau: "Che Dio sia esaltato nei suoi santi e sante! La santa figlia del Carmelo che ho avuto la gioia di conoscere e che invoco con fede e fiducia, ha avuto pietà di me e mi ha restituito la salute. Oh! quanto è potente, questa così buona suor Maria di Gesù Crocifisso! Sono penetrata della più viva riconoscenza, non ho parole per di­re tutto quello che provo per lei... Ben lo dico ad alta voce e vorrei renderlo pubblico ovunque; è lei che mi ha guarito, che mi ha restituito la salute che avevo per­duto da quattordici anni; oggi vivo come tutti... Ho la ferma fiducia che terminerà ciò che ho così ben cominciato, e che questa salute, che mi ha fatto recuperare, non servirà che per lavorare efficacemente".

Una giovane signora, pericolosamente ammalata, ebbe l'ispirazione di poggiare al suo collo un rosario che aveva avuto da suor Maria di Gesù Crocifisso; il perico­lo scomparve e le fu restituita la salute per la felicità dei suoi figli. (Marsiglia, 1882).


Prima della sua partenza per Betlemme, suor Maria di Gesù Crocifisso aveva detto a suor Agnese del Carmelo di Pau che il buon Dio avrebbe reso a sua sorella la sig.ra S... ciò che aveva fatto per la fondazione. Questa signora, aveva offerto pa­recchi doni per la sagrestia e la comunità. Alcuni anni più tardi, suo marito si am­malò; non era praticante, e allorché fu in pericolo, non gli si poteva parlare degli ultimi sacramenti. Un giorno, si sveglia come da un sonno e domanda un sacerdo­te. Da quel momento, pregava, era ammirevole per rassegnazione e pazienza in mezzo ad atroci sofferenze. Il Padre Berdoulet, prete del Sacro Cuore di Bétharram, che l'assisteva, gli mostrò un giorno la fotografia di suor Maria di Gesù Crocifisso che aveva già lasciato questa terra e che il malato non aveva mai visto. Appena la vide la prese e la baciò più volte dicendo: È lei che mi ha convertito, è proprio lei quella che mi ha convertito. Ed era fuori di sé per la gioia e la felicità. Fin dai pri­mi giorni di questa malattia, che suor Agnese ignorava, suor Maria di Gesù Croci­fisso la mise a conoscenza durante il suo sonno, dicendole che suo cognato stava per morire. Questa notizia le fu ben presto confermata dalla lettera di sua sorella.


I fatti seguenti avvennero perfino mentre suor Maria di Gesù Crocifisso era viva. Prima della sua partenza per l'India, nel mese di agosto 1870, una guarigione ebbe luogo in Inghilterra per sua intercessione. Il giovane sacerdote inglese che ne fu l'oggetto, aveva conosciuto la novizia a Pau. La sua straordinaria devozione ver­so il sacramento dell'Eucarestia e il suo grande amore di Dio stabilì tra la suora e lui una specie di parentela spirituale, utile a tutti e due. Nel luglio 1870, questo sa­cerdote cadde così gravemente ammalato a Londra, che i medici disperarono di po­terlo salvare. Egli fece gli ultimi saluti alla sua famiglia e ricevette gli ultimi sa­cramenti. A questo punto, arrivava dalla Francia una lettera, dettata da suor Maria di Gesù Crocifisso e contenente uno dei panni applicati sulla piaga sanguinante del suo costato. La novizia avendo appreso per vie soprannaturali lo stato del malato, gli scriveva che la volontà di Dio si opponeva a che egli morisse in quel momento, perché doveva ancora compiere una grande opera per la gloria dell'Altissimo. Il malato applicò il panno sul suo petto e si ritrovò subito guarito.


Una suora di San Giuseppe dell'Apparizione, molto conosciuta per la sua carità, ha attestato per iscritto il fatto seguente, che citiamo in seguito alla sua testimo­nianza.

Questa religiosa era stata mandata dai suoi Superiori nell'isola di Cipro nel gen­naio 1874. La sua salute era deplorevole e il suo stato non fece che aggravarsi, al­cuni mesi dopo, in seguito ad una forte febbre che ricompariva ogni quindici giorni seguita da vomiti di sangue. 1 medici consultati dichiararono che la suora era ti­sica e che aveva poco tempo da vivere. Questo triste stato si prolungò fino al 1876. In autunno il male peggiorò in modo tale che i medici prescrissero alla suora il ri­poso più assoluto e perfino di evitare qualsiasi movimento. La sua Superiora, ve­dendola come in agonia, mise più volte uno specchio davanti alla sua bocca per as­sicurarsi se respirava ancora. Le era stato detto di fare il sacrificio della sua vita ed aveva ricevuto il santo viatico: pronta al terribile passaggio, attendeva il suo ultimo momento con tranquillità. Ora, accadde che una notte, verso le undici di sera, vide suor Maria di Gesù Crocifisso, innalzata dal suolo ad una grande altezza, rapita da Dio, con le braccia in croce, di fronte a lei, in mezzo ad una luce che illuminava la camera come in pieno giorno. Aveva il suo abito di religiosa.
Quanto a me, dice suor N..., io non l'avevo mai vista e sapevo che era lei e sapevo che par­lava con il buon Dio, e non dormivo affatto. La chiamo col suo nome e mi risponde. Le dissi: Maria, domandate al buon Dio (sapevo che Egli era presente, ma non so come) se sto per mo­rire. Lei parlò a Nostro Signore; in quanto a me non vidi che lei e non sentii che lei. Dopo al­cuni secondi, mi disse: «No, non morrete giovane, avete da fare un gran bene!». Poi, gli dissi: Domandategli se persevererò nella mia santa vocazione fino alla morte. Mi rispose come la prima volta, dopo alcuni secondi: «con la grazia». Infine, mi rispose su tutto quanto ho do­mandato per la mia anima, poi disparve, e ciò che mi ha annunciato mi è realmente accaduto.
A partire da quel momento mi sono ristabilita. L'anno dopo, fui in grado di sopportare il viaggio e sono partita da Cipro per Giaffa. Ed ecco che le Carmelitane di Betlemme passava­no per Giaffa per andare a Nazareth. Quale non fu la mia felicità nel riconoscere Maria, ma ta­le e quale l'avevo vista a Cipro. Il buon Dio me ne è testimonio, perché è proprio per lui che scrivo tutto questo. Siamo state così contente di vederci, soprattutto io! Lei andò a Nazareth; al suo ritomo, mi disse: «Andate a Nazareth, voialtri, prima di noi». Poi aggiunse: «San Giu­seppe ama molto il vostro ordine». Mi disse ancora: «Tu non mi vedrai più». Mi disse del po­co tempo che le restava di vivere, mi annunciò la sua morte e il mese in cui doveva morire. Mi disse anche: «Dopo la mia morte, ti si manderà un ricordo». Effettivamente, un mese dopo la sua morte, la madre N... del Bambino Gesù mi scrisse una parolina e mi mandò una immagi­ne del Bambino Gesù. Suor Maria aveva talmente baciato i suoi piedi che vi si vedeva l'im­pronta delle sue labbra.

Ecco davanti a Dio ed unicamente per la sua più grande gloria, e come se lo dicessi al momento della mia morte, tutto quello che è avvenuto.
Gerusalemme, 30 ottobre 1895
Suor N..., religiosa di San Giuseppe dell'Apparizione 

Farà inoltre piacere leggere la seguente lettera di Mons. Valerga, nipote del pri­mo Patriarca di Gerusalemme.
Dopo molte esitazioni e resistenze causate dal fatto che mio zio, il Patriarca Valerga, era contrario alla entrata delle Carmelitane in Palestina, mi decisi infine a visitare queste reli­giose. Avevo appena oltrepassato la soglia' che fui accolto proprio da suor Maria di Gesù Crocifisso, che esclamò quasi scherzosamente: «Oh! ecco colui che non voleva venire a ve­dere le Carmelitane, ecco colui che non mi voleva vedere!». Aggiunse qualche altra parola che non ricordo e disse che andava ad avvertire la Superiora.
Costei venne e dopo una breve conversazione con lei, osservò: «Ma voi volete vedere senza dubbio suor Maria di Gesù Crocifisso?». Precisamente, lo desidero e persino ve lo domando. Ebbi allora con suor Maria di Gesù Crocifisso uno scambio di spiegazioni ri­guardo alle difficoltà che mio zio il Patriarca aveva fatto circa l'ingresso in Palestina delle Carmelitane di Pau.


Portai in seguito la conversazione nel campo dei pensieri intimi. Su tutto mi rispose be­ne, salvo su un punto, riguardo al quale mi disse che non poteva soddisfarmi subito, ma sol­tanto poco dopo. Si trattava di un sogno che, in quei giorni, mi aveva turbato, e in seguito al quale mi era parso che mia madre fosse passata all'altra vita. Poco dopo, mi venne pre­sentata la Comunità. Tutte le suore erano davanti a me e in mezzo ad esse, suor Maria di Gesù Crocifisso. Tutto a un tratto, lei guarda il cielo con occhi radiosi e qualche cosa di ce­leste nella fisionomia che era assolutamente nuovo per me e che mi causava una impres­sione della quale non sapevo rendermi conto: «Ti darò subito, mi disse, la risposta su ciò che mi hai chiesto»; era riguardo a mia madre e ad alcune altre cose segrete. Mi rassicurò ben presto: «Non credere ai sogni, mi disse, tua madre è ben viva». Ed effettivamente mia madre visse ancora parecchi anni, essendo morta nel 1890. Mi raccomandai poi alle sue preghiere ed lei mi sollecitò di ricordarmi di lei nelle mie, dicendo che dovevo ben farlo, poiché sarei stato io a doverla seppellire fra poco tempo. Non diedi, in quel momento, gran­de importanza a questa affermazione, ma ecco come essa si realizzò.


Bisogna dire che la vigilia della morte della suora, Monsignore era ritornato a Bethjal­lah, dopo aver amministrato gli ultimi sacramenti alla moribonda, e mi trovavo io stesso in questa località con molti altri sacerdoti del Patriarcato. La notizia della sua morte ci ar­rivò l'indomani. La sera di quel giorno, non era stato ancora deciso chi avrebbe fatto il ser­vizio funebre, la mattina seguente. Don Belloni passò questo onore al curato di Betlem­me: costui addusse a pretesto delle occupazioni. Don Emilio, Don Teofilo, Don G. Marta, non so per quali motivi, rifiutarono di fare la cerimonia. Alla fine, mi venne a cercare nel­la mia camera, ove ero già coricato e mi si impose piuttosto che pregarmi, di cantare la messa.
Feci dunque il servizio funebre e fu solamente allorquando, secondo il rituale Carmeli­tano, gettai un pugno di terra sulla bara della suora, che mi ricordai della profezia: «Sarai tu a seppellirmi»: ne fui talmente emozionato che non potei finire l'orazione. 1 partecipan­ti se ne accorsero.
La vigilia della morte della suora, un messo, recante una lettera di Don Belloni, si pre­sentò a Mons. Bracco, allora a Gerusalemme. Fu durante il pranzo, una domenica. La let­tera annunciava che suor Maria di Gesù Crocifisso era molto grave e desiderava vedere il Patriarca.
Finito il pasto, Monsignore partì; io lo accompagnai con un giannizzero. Alla porta del convento ci attendevano Don Belloni, il Padre curato di Betlemme e il Padre Guido. Il Pa­triarca si recò presso la malata e, avendola vista, concluse che era necessario amministarle senza ritardo il Santo Viatico.

Don Belloni passò questo onore al Padre Curato, e questi al Padre Guido. Non volendo nessuno dei tre assolvere a questo compito, si concluse che, essendo presente il primo Par­roco della diocesi, bisognava lasciare a lui quest'onore e questo dovere. Lo si pregò. Mon­signore accettò.

Fatto ciò, siccome il male peggiorava, si decise di dare l'Estrema Unzione all'ammala-
ta. Stessa discussione e stessa conclusione come per il Viatico; anche questa volta, Monsi­gnore accettò. Non si decideva a lasciare il capezzale della malata, e fu solamente a notte inoltrata che riprendemmo il cammino di Bethjallah.
Arrivati vicino alla tomba di Rachele, siccome camminavo ad una breve distanza da Mons. Bracco, lo vidi tutt'a un tratto fermarsi e battersi la fronte come preso da qualche co­sa di grave; poi esclamò: Ecco una profezia realizzata! Che avviene? gli dissi avvicinan­domi. Si è che la malata mi aveva profetizzato che le avrei dato il Viatico e l'Estrema Un­zione, e in effetti, le ho appena amministrato questi sacramenti.
L'indomani, ci si venne ad annunziare la morte di suor Maria di Gesù Crocifisso. Noto espressamente che Mons. Patriarca era molto riservato su tutte queste cose e che ha potuto essere il confidente di altre cose ancora delle quali non sono a conoscenza.

Ho sentito raccontare che in un giardino (a Pau o a Mangalore, non saprei dirlo), suor Maria di Gesù Crocifisso ebbe il cuore trafitto come lo si racconta di santa Teresa. Effetti­vamente, alcune ore dopo la sua morte, un certo Carpani, che faceva la professione di me­dico, venne a fare 1'espianto del cuore. Il cuore prelevato, lo si mise su un piatto, perché tutti potessero esaminarlo. Ero-presente con Don Belloni, Don Emilio, Don Teofilo, Don Giovanni Maria Marta, Don Riccardo Branca. Potemmo tutti constatare che il cuore porta­va la cicatrice di una ferita che si sarebbe detta prodotta da una lunga punta di ferro... Il cuore posto così su un piatto passava di mano in mano, di modo che tutti i sacerdoti pre­senti e le stesse religiose, poterono constatare questo fatto meraviglioso.
Potemmo constatare anche che, ai piedi e alle mani, la suora portava le cicatrici delle piaghe, simili a buchi. Su questo argomento, Don Belloni, confessore di suor Maria di Ge­sù Crocifisso, mi assicurò che, lei viva, quando si metteva in controluce una sua mano, si sarebbe detto che la carne ne era trapassata al posto delle stimmate.
Potemmo tutti inoltre constatare la traccia visibile di una larga ferita ricevuta al collo. Suor Cipriana (suora di San Giuseppe dell'Apparizione) mi ha raccontato che suor Maria di Gesù Crocifisso, trovandosi ad Alessandria, era stata colpita al collo dall'arma tagliente di un miserabile che la gettò in un fosso, ove sarebbe morta se la Santa Vergine non l'a­vesse salvata da questo pericolo.
Pochi giorni dopo la sepoltura, ho sentito raccontare che, essendo terminata l'operazio­ne di Carpani per 1'espianto del cuore, il cadavere aveva steso le braccia a forma di croce ed era rimasta in questa posizione fino a quando venne il momento di metterlo nella bara. La Madre Priora ordinò a questo punto al cadavere di piegare le braccia... Il cadavere ob­bedì a quell'ordine e la suora fu seppellita. 

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