È uno degli eventi fondatori della Francia, dell’Europa intera forse.
La notte di Natale del 496 d.C, il re merovingio Clodoveo (Clovis per i francesi) viene battezzato da San Remigio, a Reims, assieme a tremila guerrieri franchi. Abbracciando la fede della moglie, la regina Clotilde, il sovrano soddisfa le ambizioni delle élites gallo-romane, orgogliose di poter assimilare la vittoria di Tolbiac sugli Alemanni a quella di Costantino a Ponte Milvio.
Il battesimo di Clodoveo è sempre stato oggetto di un acceso dibattito in Francia: da un lato coloro che nell’episodio vedono la genesi di un’intera nazione e dall’altro quelli che tendono a sminuirne l’importanza, sostenendo che ben prima del re merovingio non pochi invasori barbari si erano convertiti al cristianesimo.
Tuttavia, tale opposizione (che in realtà ha radici ideologico/politiche), non ci aiuta a cogliere la vera importanza di questo battesimo.
C’è un aspetto decisivo da sottolineare: a differenza degli altri re barbari che scorrazzavano per il continente, Clodoveo, istruito da Remigio sui contenuti della fede cristiana, sceglie di abbracciare il Credo Niceno e non l’eresia ariana! Conformandosi senza riserve al Dogma Trinitario, Clodoveo diventa il primo re all’interno dei vecchi confini dell’Impero d’Occidente a sposare la fede della stragrande maggioranza degli abitanti del suo regno, la fede del popolo della Gallia romana, evangelizzata ormai da oltre un secolo. Non dimentichiamo che all’epoca il popolo cattolico di tale Gallia subiva, nel vero senso del termine, la dominazione di re ariani nei regni visigoti e anche in Borgogna.
Ora, non bisogna cadere nella facile tentazione di idealizzare i Franchi: come tutti i popoli germanici anch’essi erano stati degli invasori dell’Impero prima di divenirne ausiliari, invasori che, anche nel caso della dinastia di Clodoveo, mai si comportarono come veri Romani, né prima né dopo la conversione…
Eppure tale conversione di un re barbaro avrebbe avuto delle conseguenze importantissime, al di là delle intenzioni dello stesso Clodoveo. Vediamole.
L’adozione della fede cattolica aveva fatto del sovrano franco un alleato naturale dell’imperatore Anastasio, impegnato nel tentativo di riconquistare l’Italia dagli Ostrogoti ariani di Teodorico. Il battesimo era valso a Clodoveo il riconoscimento da parte delle autorità di Costantinopoli del titolo di continuatore dell’impero d’Occidente.
L’investitura più importante avvenne però tra il popolo: le genti gallo-romane (cattoliche come abbiamo già detto) dei regni visigoti e burgundi elessero subito Clodoveo loro liberatore contro quei sovrani ariani che si erano spesso rivelati inesorabili tiranni. Un fatto determinante, che Clodoveo sfruttò con una abile propaganda volta a presentare la sua guerra contro Alarico II e i Visigoti come una vera e propria crociata posta sotto la protezione di San Martino di Tours, il santo del popolo per eccellenza!
Il prestigio datogli dal battesimo avvicinò Clodoveo all’episcopato della Gallia. I vescovi lo istruirono sull’opportunità di estendere al regno quel Codice Teodosiano che avrebbe assicurato la continuità del diritto romano, decisione emblematica di quanto tale collaborazione con i veri portatori dei geni della civiltà romana (la Chiesa) sarebbe stata preziosa per la ricostruzione della società e delle sue istituzioni nei secoli a venire.
Il Concilio di Orleans, 511 d.C, stabilì poi le regole di ripartizione dei poteri civili e religiosi, ponendo così le basi di un’unità politico/istituzionale che sarebbe sopravvissuta alla partizione del regno operata dai discendenti di Clodoveo.
Al contrario, quindi, di quello che succedeva nella Spagna dei Visigoti, nell’Italia ostrogota e longobarda o nell’Africa vandala, la comunità di fede formatasi tra gli invasori franchi e la Gallia-romana avrebbe suscitato una spontanea e propizia fusione delle due popolazioni. Si tratta di un dato importantissimo che determina la nascita della Francia: nuova comunità di destino, nuova nazione e nuovo popolo al di là delle divisioni etniche, che trovò nel battesimo di Clovis un primo impulso decisivo.
Riconoscere ciò non significa certo negare l’evidenza delle regressioni politico sociali dell’epoca merovingia: non sono certo i barbari che hanno fatto la civiltà cristiana. Tuttavia, ripercorrendo le conseguenze più significative del battesimo di Clovis, ci accorgiamo che la sua conversione al Cattolicesimo ha davvero permesso alla Chiesa di prendere, in Francia, il testimone di Roma e di salvare, per l’avvenire, l’essenziale.
Un battesimo ha permesso di tenere accesa, nella notte più buia, la fiamma culturale che presto avrebbe dato vita all’Europa.
Oggi, mentre la Francia sembra ripiombare nell’oscurità e nel caos, mentre il popolo è sbriciolato da un totalitarismo senza nome e senza volto, preso tra l’incudine dell’Islam e di un nuovo materialismo progressista, il battesimo di Clodoveo ha tanto da insegnarci.
Luca Costa
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