Cani e porci contro la verità.
20. 68. Nel comando con cui ci si proibisce di dare una cosa santa ai cani e di gettare le nostre perle ai porci, si deve esaminare attentamente che cosa significhi una cosa santa, che cosa le perle, i cani e i porci.
Una cosa santa è quella che è empietà violare e profanare. Di questo crimine sono considerati colpevoli il tentativo e l’intenzione, sebbene la cosa santa è di per sé inviolabile e improfanabile.
Sono da considerarsi perle tutti i grandi valori dello spirito e poiché sono nascoste in un recesso, sono tratte, per così dire, dalla profondità e si rinvengono negli involucri delle allegorie, quasi paragonabili ai gusci di conchiglia aperti.
È ammessa dunque questa interpretazione: si possono considerare una sola e medesima realtà una cosa santa e la perla, ma una cosa santa dal fatto che non si deve profanare, una perla dal fatto che non si deve conculcare.
Un tizio tenta di profanare quel che non vuole illeso; conculca invece quel che ritiene spregevole e lo considera sotto di sé e perciò si dice che è calpestato tutto ciò che si conculca.
Perciò i cani, poiché assaltano per dilaniare, non permettono che rimanga illeso l’essere che dilaniano. Non date, dice il Signore, una cosa santa ai cani 193, poiché anche se non è possibile dilaniare e profanare ed essa rimane illesa e inviolabile, si deve riflettere che cosa intendono coloro che si oppongono con odio accanito e per quanto sta in loro, se fosse possibile, tentano di distruggere la verità.
I porci poi, sebbene non assalgano col morso come i cani, imbrattano dappertutto calpestando. Non gettate dunque, dice il Signore, le vostre perle davanti ai porci affinché non le calpestino con le loro zampe e non si voltino per farvi a pezzi 194. Ritengo dunque che non illogicamente i cani siano indicati per coloro che contraddicono la verità e i porci per coloro che la conculcano.
Nessun commento:
Posta un commento