mercoledì 25 settembre 2019

Spiegazione degli ultimi tre versetti del Magnificat (11) : di san Giovanni Eudes







Spiegazione dell’ottavo versetto del Magnificat:

"Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes"
ossia: "Ha ricolmato di beni gli affamati, * e ha rimandato i ricchi a mani vuote"
Queste parole della Beata Vergine, pronunciate per un moto profetico, come le precedenti, comprendono ancora il tempo passato, presente e futuro, secondo le diverse spiegazioni che vi danno i santi Dottori.
Qualcuno le applica agli angeli buoni e cattivi, agli angeli umili e agli angeli superbi, agli angeli obbedienti a Dio e agli angeli ribelli a Dio.
 Gli angeli buoni, riconoscendo che Dio li ha tratti dal nulla e che hanno ricevuto dalla sua Divina Bontà tutte le loro perfezioni, gliele rinviano e gliene fanno omaggio, riservandosi soltanto il nulla, ragion per cui Dio li ha fatti passare dallo stato della grazia nel quale sono, allo stato della gloria, ricolmandoli di beni inestimabili, racchiusi nella beata eternità.
Gli angeli cattivi, al contrario, contemplando le eccellenze di cui Dio li ha adornati nella loro creazione, vi provano compiacenza, se ne appropriano e se ne gloriano come se queste provenissero da loro, per una superbia ed un’arroganza insopportabili, che obbliga la Divina Giustizia a spogliarli di tutta la loro luce e perfezioni, riducendoli in un’estrema miseria e povertà, e a precipitarli nel fondo dell’inferno.
Qualche altro Autore applica queste parole ai pagani convertiti a Dio per la fede cristiana e agli Ebrei che restano nel loro accecamento.
I pagani, prima della venuta di Dio sulla terra, erano in un’estrema povertà - come è sottolineato dalla parola Esurientes -, poiché non solo non conoscevano af­fatto il loro Creatore, ma non adoravano altro dio all’infuori del diavolo. E, dato che hanno abbracciato la religione cristiana, Dio li ha arricchiti dei te­sori inconcepibili che possiede.
Al contrario, i perfidi [= senza la vera fede] Ebrei non avendo af­fatto voluto ricevere il Salvatore del mondo, ma essendo rimasti nel loro in­durimento, sono stati spogliati di tutti i doni, grazie e favori di cui Dio li aveva adornati: «Divites dimisit inanes».

Altri Santi Padri attribuiscono queste parole ai santi Patriarchi, ai santi Profeti e a tutti i giusti dell’antica Legge, i quali avevano una fame insazia­bile, una sete ardentissima e un desiderio ardentissimo della venuta del Re­dentore, e che, proprio per questo, sono stati ricolmati di grazie e di santità: «Esurientes implevit bonis».
Invece i sacerdoti arroganti degli Ebrei e i su­perbi Farisei, credendosi ricchi in virtù e santità e disprezzando le grazie che il Figlio di Dio aveva loro presentato, hanno perduto miserabilmente la Leg­ge, la fede e la salvezza eterna che Dio aveva messo nelle loro mani.
Dal momento che la Beata Vergine aveva una fede molto più perfetta e un amore  infinitamente più ardente nei riguardi del Salvatore che do­veva venire sulla terra, anche la sua fame, la sua sete ed i suoi desideri erano molto più grandi e più accesi di tutti i desideri dei Patriarchi, dei Profeti e dei santi che l’avevano preceduta o che vivevano nel suo tempo.
È altrettan­to vero che quest’adorabile Salvatore tanto atteso, tanto desiderato e tanto richiesto a Dio, che era il Figlio unico e diletto delle sue viscere verginali, l’ha ricolmata di un’infinità di beni incomprensibili ed inspiegabili, nei nove mesi che l’ha portato nelle sue sacre viscere, per tutto il tempo che ha con­versato familiarmente con Lei in questo mondo e quando, dopo la sua A- scensione, l’ha ricevuto tante volte nel suo sacro petto e nel suo Cuore ma­terno nella Santa Eucaristia, e soprattutto da quando Ella lo possiede perfet­tamente in Cielo.

Sant’Agostino applica la parola Esurientes agli umili e Divites, ai su­perbi. «Gli umili - egli dice -, riconoscono di non aver nulla da se stessi, e di avere un estremo bisogno del soccorso e della grazia del Cielo, mentre i su­perbi si persuadono di essere ricolmi di grazia e di virtù. Per questo Dio pro­va piacere nel riversare i suoi doni in quelli e nel toglierli a questi altri»[1] S. Agostino, in Magnif.

Queste stesse parole si attribuiscono ancora, secondo il pensiero di molti santi Dottori, a tutti i poveri che hanno il cuore distaccato dalle cose della terra e che amano ed abbracciano la povertà per amor di Colui che, posse­dendo tutti i tesori della Divinità, ha voluto farsi povero per nostro amore, per metterci in possesso delle ricchezze eterne.
Ma bisogna attribuirle spe­cialmente a coloro che si sono spogliati volontariamente di tutto attraverso il santo voto della povertà, per imitare più perfettamente il nostro Divin Salva­tore e la sua Santissima Madre nello stato della loro povertà, la quale era co­sì grande che il Figlio di Dio ha pronunciato queste parole: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo hanno i nidi, ma il Figlio dell ’uomo non ha dove posare il capo»[2]. Oh! Questa povertà volontaria contiene grandi tesori, poiché il nostro Salvatore ha detto: «Beati voi poveri, perché vostro è il re­gno di Dio»[3].       Oh! Il possesso delle ricchezze della terra è pericoloso, poi­ché Colui che è la Verità Eterna ha detto: «Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione»[4]!   E parlando attraverso il suo Apostolo, pro­nuncia queste terribili parole: «Coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno
af­fogare gli uomini in rovina e perdizione>>[5]. Per questo, se avete delle ric­chezze, non amate le false ricchezze della terra, ma amate le vere ricchezze del Cielo, che sono il timore e l’amor di Dio, la carità verso il prossimo, l’umiltà, l’obbedienza, la pazienza, la purezza e le altre virtù cristiane che vi metteranno in possesso di un tesoro eterno.
Ecco poi un’altra spiegazione delle parole: «Esurientes implevit bonis», che è di grande consolazione. E’ ancora una profezia della Divina Madre di Dio, che comprende una conversione straordinaria, che deve compiersi in tutto il mondo, degli infedeli, degli Ebrei, degli eretici e dei falsi cristiani, predetta ed annunciata da lungo tempo dall’oracolo delle sante Scritture, per bocca della Chiesa, e attraverso la voce dei Santi Padri e di parecchie altre sante persone attraverso le quali ha parlato lo Spirito di Dio.

     Aprite i Sacri Libri e sentirete questo Divino Spirito che, parlando di Nostro Signore, per bocca del Profeta regale, assicura che Egli dominerà e regnerà in tutta la terra[6]«Et dominabitur a mari usque ad mare, et a flumìne usque ad terminos orbis ter- rarum»(Sai 71,8).Che tutti i re della terra l’adoreranno; che tutti i po­poli lo serviranno[7]; che tutte le tribù saranno benedette in Lui; che trnte le nazioni lo magnificheranno[8]; che tutto l’universo sarà ripieno della sua glo­ria[9]; che tutte le generazioni che ha fatto, qualunque esse siano, verranno, l’adoreranno e glorificheranno il suo santo nome[10]; che tutto il globo terrestre si convertirà a Lui e tutte le famiglie del mondo si prosterneranno da­vanti al suo Volto per adorarlo[11].
Non udite l’Eterno Padre, che, parlando al Figlio suo nel salmo secondo, gli promette di dargli in eredità tutte le nazioni del mondo e di metterlo in possesso di tutta la terra[12]?
Non sentite la Chiesa fare così sovente questa preghiera a Dio: «Omnis terra adoret te, et psallat tibi, psalmum dicat nomini tuo, Domine: A te [Si­gnore] si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome»[13]?
Non conoscete le preghiere solenni che la Chiesa eleva tutti gli anni, il Venerdì San­to, per la santificazione di tutti i suoi figli e per la conversione di tutti gli ereti­ci, di tutti gli Ebrei e di tutti i pagani; e che tutti i giorni essa obbliga tutti i sa­cerdoti che celebrano il Santo Sacrificio della Messa, ad offrirlo a Dio per tutti gli uomini, domandando la salvezza di tutto il mondo, dicendo queste parole: «Offerimus tibi calicem salutaris, tuam deprecantes clementiam ut in conspectu divinae Majestatis tuae, prò nostra, et totius mundi salute, cum odore suavitatis ascendat»? Ora, ditemi, lo Spirito Santo che anima e guida la Chie­sa in tutto, le fa forse recitare preghiere inutili e senza effetto?

Questa grande conversione è stata rivelata dallo Spirito di Dio, non solo ai Profeti dell’antica Legge, ma anche ai più grandi santi e sante della nuova Legge. Il grande apostolo san Paolo non ci assicura forse che tutti gli Ebrei si convertiranno, e che la loro conversione sarà seguita da quella di tutto il mondo?[14] Per cui vi prego di considerare che non vi è uomo al mondo più opposto a Dio, più contrario aJ nostro Salvatore, più nemico della sua reli­gione, più indegno della sua grazia e, di conseguenza, piu loiitano dalla con­versione ai questi perfidi. Per questo, se nonostante tutto ciò, Dio deve far loro questa misericordia, vi è gran ragione di credere che non la rifiuterà a tutti gli altri uomini.

Conoscete le preghiere solenni che la Chiesa eleva tutti gli anni, il Venerdì San­to, per la santificazione di tutti i suoi figli e per la conversione di tutti gli ereti­ci, di tutti gli Ebrei e di tutti i pagani; e che tutti i giorni essa obbliga tutti i sa­cerdoti che celebrano il Santo Sacrificio della Messa, ad offrirlo a Dio per tutti gli uomini, domandando la salvezza di tutto il mondo, dicendo queste parole: «Offerimus tibi calicem salutaris, tuam deprecantes clementiam ut in conspectu divinae Majestatis tuae, pro nostra, et totius mundi salute, cum odore suavitatis ascendat»? Ora, ditemi, lo Spirito Santo che anima e guida la Chie­sa in tutto, le fa forse recitare preghiere inutili e senza effetto?

Questa grande conversione è stata rivelata dallo Spirito ai Dio, non solo ai Profeti dell’antica Legge, ma anche ai più grandi santi e sante della nuova Legge. Il grande apostolo san Paolo non ci assicura forse che tutti gli Ebrei si convertiranno, e che la loro conversione sarà seguita da quella di tutto il mondo?[15] Per cui vi prego di considerare che non vi è uomo al mondo più opposto a Dio, più contrario al nostro Salvatore, più nemico della sua reli­gione, più indegno della sua grazia e, di conseguenza, più lontano dalla con­versione ai questi perfidi. Per questo, se nonostante tutto ciò, Dio deve far loro questa misericordia, vi è gran ragione di credere che non la rifiuterà a tutti gli altri uomini.
Santa Ildegarda l’ha detto chiaramente, come è messo in evidenza nel secondo Lbro delia sua vita, al capitolo secondo; e l’ha appreso dallo Spirito Santo, poiché i libri delle sue Rivelazioni sono stati approvati da un Conci­lio, dopo essere stati letti pubblicamente, per comando del papa Eugenio III che vi presiedeva, davanti a tutti i Padri del Concilio, tra i quali vi era san Bernardo.

«Verrà il tempo - disse un giorno Nostro Signore a santa Brigida -, in cui non vi sarà che un solo gregge, un sole pastore e una sola fede, e che Dio sarà conosciuto chiaramente da tutti»[16].

«Sappiate - le dice ancora un’altra volta - che i pagani avranno tanta devozione, che i cristiani non saranno che i loro servi nella vita spirituale; e allora si compiranno le Scritture le quali dicono, che il popolo che non mi conosceva affatto mi glorificherà, e che i deserti saranno edificati. In quel tempo tutti canteranno: “Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e onore a tutti i santi!”»[17][18].
Tutti i Santi Padri sono concordi nell’ affermare"0 7 che dopo la morte dell’Anticristo tutto il mondo si convertirà e che, sebbene qualcuno di loro dica che il mondo non durerà, dopo questa morte, se non qualche giorno, ed altri qualche mese, molti tuttavia, ritengono che sussisterà ancora molti anni.
Santa Caterina da Siena, san Vincenzo Ferreri, san Francesco di Paola e molti altri santi hanno predetto questa conversione generale.
Accadrà allora che si compirà questa grande profezia della Regina dei Profeti: «Esurientes implevit bonis»; forse non secondo tutta la perfezione che sarebbe auspicabile e in modo che non resti alcuna persona sulla terra che non conosca ed ami Dio. Ma, sebbene questa conversione non sia gene­rale, sarà un delizioso e magnifico festino per tutti coloro che hanno una gran fame e una sete ardente della gloria di Dio e della salvezza delle anime, poiché saranno colmati di una contentezza e di una gioia inconcepibile, nel vedere il loro Creatore e il loro Salvatore conosciuto, servito ed onorato da tutto il mondo, come pure la sua degnissima Madre. 
Accadrà, quindi, che i demoni, che possiedono tanti tesori sulla terra, cioè tante anime d’infedeli, di Ebrei, di eretici e di cattivi cattolici, ne vengano espropriati, secondo le Divine Parole: «Et divites dimisit inanes».
Se questa profezia non si compirà completamente sulla terra, essa avrà il suo intero e perfetto compimento in Cielo, poiché sarà là che la fame insa­ziabile e la sete ardente della gloria di Dio e della salvezza delle anime che hanno tutti i santi sulla terra, mentre vi dimorano, sarà perfettamente saziata ed estinta, e queste parole saranno compiute in ciascuno di loro: «Satiabor, cum apparuerit gloria tua»m. Non vi è spirito che non possa comprendere né linguaggio che non sia in grado di esprimere la minima particella di beni inestimabili ed inenarrabili di cui Dio li ricolmerà, per lo zelo con il quale avranno procurato il suo onore sulla terra e la salvezza delle anime che avranno liberato dalla possessione dei demoni.

<<O Madre di Misericordia che, per le vostre preghiere e meriti, avete an­ticipato il tempo dell’Incarnazione del Salvatore del mondo, anticipate  an­che, se così vi piace, il tempo desiderabile di questa grande conversione, tan­to necessaria per la salvezza di tante anime che periscono ogni giorno.
Ahi­mè! Abbiatene pietà, o Madre della Grazia e pregate il Figlio vostro che ab­bia pietà dell’opera delle sue mani, che abbia compassione di tanti dolori che la sua umanità santa ha sofferto e del prezioso Sangue che ha sparso per sal­vare le anime che scendono continuamente negli inferi.>>






[1]   S. Agostino, in Magnif.
[2]  «Vulpes foveas habent et volucres coeli nidos: Filius autem hominis non habet ubi caput rechnet» (Mt 8,20).
[3]  «Beati pauperes, quia vestrum est regnum Dei» {Le 6,20).
[4]  «Fix vobis divitibus, quia habetis consolationem vestram» {ivi, 6,24).
[5]   «Nam qui volunt divites fieri, incìdunt in tentationem, et in laqueum diaboli, et desiderio multa inutilia et nociva, quee mergunt homines in interìtum et perditio- nem»(lTm 6,9).
[6]  «Et dominabitur a mari usque ad mare, et a flumìne usque ad terminos orbis ter- rarum»(Sai 71,8).
[7]  «Et adorabunt eum omnes reges terree, omnes gentes servient ei» (ivi, 1 ] ).
[8]  «Et benedicentur in ipso omnes tribus terree; omnes gentes magnificabunt eum» (ivi, 17).
[9]  «Et replebitur majestate eius omnis terra» (ivi, 19).
[10]   «Omnes gentes quascumque fecisti, venient et adorabunt coram te, Domine; et glorifìcabunt nomen tuum» (ivi, 85,9).
01«Reminiscentur et convertentur ad Dominum universi fines terree. Et adorabunt in conspectu eius universaj familice gentium» (Sai 21,28).
[12]«Postula a me, et dabo tibi Gentes hcereditatem tuam, et possessionem tuam
terminos terree» (ivi, 2,8).
[14]  «Et sic omnis Israel salvus fieret, sicut scriptum est: Veniet ex Sion, qui eripiat et avertat impietatem a Jacob» (Rm11,26).
[15]  «Et sic omnis Israel salvus fieret, sicut scriptum est: Veniet ex Sion, qui eripiat et avertat impietatem a Jacob» (Rm11,26).
[16]  Revel.,lib. 6, cap.77.
[17]  Ibidem,cap. 83.
[18]   LYRAN., in cap. 3 Epist.1 ad Thess.;DIONISIO CARTAGENA, ibidem-,CORNELIO A LAPIDE, in Epist. adRom.,cap. 11,15.



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Spiegazione del nono versetto:

"Suscepit Israel puerum suum, recordatus misericordiae suae"
ossia: "Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia."
Il gran Dio ha fatto due creature all’inizio del mondo, l’angelo e l’uomo: l’angelo nel Cielo e l’uomo sulla terra. Tutte e due sono stati così ingrati da rivoltarsi contro il loro Creatore: l’angelo per la sua superbia, e l’uomo per la disobbedienza ai Comandamenti del suo Dio. 
Il peccato dell’angelo, es­sendo un peccato di superbia, è sfato trovato così enorme al cospetto di Dio, che la sua Divina Giustizia l’ha obbligato a cacciarlo dal Paradiso e a gettar­lo nell’infemo. 
Ma la sua Misericordia, vedendo che l’uomo era caduto nel peccato per la tentazione e la seduzione di satana, ne ha avuto compassione e ha preso la risoluzione di trarlo fuori dallo stato miserabile in cui era ridot­to e si è persino impegnata attraverso la promessa che ha fatto. E tutti i pec­cati innumerevoli ed enormi che sono stati commessi dopo questa promessa, dagli Ebrei, dai pagani e da tutti gli uomini, non sono stati affatto capaci di impedirne l’esecuzione, ma l’hanno ritardata per molti secoli, durante i quali tutta la razza di Adamo, condannata e riprovata da Dio, era immersa in un abisso di tenebre e nel baratro di mali infiniti e inspiegabili, da cui gli è sta­to impossibile uscire con le sue sole forze. Più andava avanti, più essa sprofondava in questo baratro e sguazzava nel fango dei suoi crimini: «Jacebat in malis - dice sant’Agostino -, vel etiam volutabatur, et de malis in mala precipitabatur totius humani generis massa damnata»  (Lib. Enchiridii, capp. 26 e 27).

Dio non era conosciuto che in Giudea: Notus in Judaea  Deus (Sl 75, 2) e ancora molto imperfettamente e da pochissime persone. Tutto il resto era sepolto nelle tenebre dell’inferno, tutta la terra era ricolma di idoli e di idolatri, e la tirannia di satana opprimeva tutto l’universo;  la Legge di Mosè mostrava il peccato, ma non lo guariva, cosicché sembrava che Dio, per un giustissimo giudizio, avesse completamente dimenticato il genere umano in questo stato deplorevole, in punizione dei suoi crimini.
La sua misericordia non appariva affatto; non si vedevano che segni terribili della sua ira: che aveva preci­pitato la terza parte degli angeli nell’inferno; che aveva inabissato tutto il mondo in un diluvio universale; che aveva inghiottito il Faraone e tutta la sua armata nelle acque del mar Rosso; che aveva fatto scendere dal Cielo torrenti di fuoco e di fiamme per ridurre in cenere parecchie città; che aveva abbandonato parecchie volte il suo popolo al furore dei suoi nemici; e che aveva inflitto agli uomini molte altre terribili punizioni.

Ma, alla fine, il Figlio di Dio ricordandosi della sua misericordia, che sembrava aver dimenticato per più di quattromila anni [per non palare di milioni di anni]: «Recordatus misericordiae suae», e della promessa che aveva fatto ad Adamo,  Abramo,  Davide e a tanti altri Profeti, di ritirare il genere umano da quest’abisso di mali, discende Egli stesso dal Cielo nel grembo verginale della divina Maria, in cui Egli ha unito alla sua Persona divina questa natura così miserabile che aveva così abbandonato; si fa Uomo per salvare tutti gli uomini che vorran­no essere del numero dei veri Israeliti, ossia che vorranno credere in Lui ed amarLo.

È ciò che la Beata Vergine ci annuncia attraverso le parole: «Suscepit Israel puerum suum, recordatus misericordiae suae», che molti santi Dottori applicano, infatti, al mistero dell’Incarnazione.
Qui si conclude il suo divin Cantico: è una ricapitolazione dei misteri ineffabili che vi sono contenuti; è la fine della Legge e dei Profeti; è il compimento delle ombre; è la consu­mazione delle figure.

È come se Ella dicesse:
“Ecco l’effetto delle predizioni dei Profeti; ecco ciò che le ombre hanno messo in evidenza; ecco ciò che i Patriarchi hanno sperato; ecco la verità delle promesse che Dio compie; ecco ciò che mi fa cantare dal più profondo del mio Cuore: «Magnificat anima mea Dominum».
Ecco il gran motivo delle mie gioie e dei miei rapimenti: «Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo». Ecco ciò che mi farà pro­clamare Beata da tutte le nazioni. Ecco le cose grandi che l’Onnipotente ha compiuto in me.
Ecco l’origine e la fonte inesauribile delle grazie indicibili e delle misericordie inconcepibili che Dio riverserà di generazione in genera­zione su tutti coloro che lo temono.
Ecco i più grandi miracoli della sua po­tenza infinita e della sua bontà immensa. Ecco ciò che esalterà i più umili e ciò che confonderà i superbi: «Suscepit Israel puerum suum».

Ma qual è questo Israele?
Molti santi dicono che queste parole si devo­no applicare in primo luogo al popolo d’Israele, avendo voluto il Figlio di Dio incarnarsi e nascere tra gli Israeliti, nonostante le loro ingratitudini e tutti gli oltraggi che ne doveva ricevere. Ho detto, in primo luogo, poiché il Verbo Divino si è unito anche a tutta la natura umana, e non solo al popolo d’Israele.
Ma perché la Beata Vergine dice: «Suscepit Israel puerum suum»? E’ lo Spirito Santo che parla per bocca sua e mette in evidenza due cose attraverso la parola Puerum.
In primo luogo, infatti, ci fa intendere che il Figlio di Dio non solo si è fatto Uomo, per renderci Dio, ma si è fatto Bambino per ren­derci figli di Dio: «Puer natus est nobis».
In secondo luogo, mette davanti ai nostri occhi il Verbo Incarnato, non solo come uomo e come bambino, ma come servo: puerum.
E’ ciò che affer­ma lo Spirito Santo, sempre per bocca di san Paolo, in questi termini: «Semetipsum exinanivit, formam servi accipiens: Umiliò se stesso, assumendo la condizione di servo» Fil 2,7.
E non sentiamo il nostro Salvatore dire di non es­sere venuto per essere servito, ma per servire: «Filius homìnis non venit ministrari, sed ministrare» Mt 20, 28 ?
       Oh! Eccesso d’amore incomparabile! Il Sommo Monarca dell’Universo prende la forma di servo, per liberarci dalla schiavitù di satana, e per renderci figli di Dio! O mio Salvatore, noi non siamo degni di essere vostri schiavi e, non accontentandoVi di chiamarci vostri amici e vostri fratelli, ci avete resi figli dello stesso Padre adorabile, di cui Voi siete il Figlio diletto e, di conseguenza, suoi eredi e vostri coeredi.

Voi andate ancora oltre, poiché per un altro eccesso di bontà che non ha mai avuto eguali, volete essere e siete lo Sposo delle nostre anime e volete che le nostre anime siano le vostre vere spose e, quindi, che esse non siano che una cosa sola con Voi, e che Voi siate in comunione di beni con esse. Ma questo non basta ancora ad accontentare gli ardori del vostro amore nei nostri riguardi.

Voi volete essere nostro Capo e che noi siamo vostre mem­bra e, di conseguenza, che noi siamo una cosa sola con Voi, come le mem­bra formano una cosa sola con il loro capo; che noi siamo animati da uno stesso spirito; che viviamo di una stessa vita; che non abbiamo che uno stes­so cuore e una stessa anima; e che, infine, noi siamo consumati in unità con Voi e con il Padre vostro, come questo Divin Padre e Voi  siete una cosa so­la.
Non è forse, mio carissimo Gesù, ciò che gli avete chiesto per noi alla vi­gilia della vostra morte, quando gli avete rivolto la preghiera: «Sicut tu Pater in me, et ego in te, ut ipsi in nobis unum sint: Come tu, Padre, siete in me e io sono in te, siano anch’essi in noi siano una cosa sola». «Ego in eis, et tu in me, ut sint consummati in unum: Io in loro e tu in me, perché siano perfet­ti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me» Gv 17, 21.23 ? Oh! Miracolo d’amore! Oh! Prodigio di carità! Oh! Abisso di bontà!

O mio Salvatore, non mi stupisco affatto se ci assicurate che ci metterete in possesso dello stesso Regno che il Padre vostro vi ha dato; che ci farete mangiare alla stessa mensa con Voi e che ci farete sedere sul vostro trono, «in throno meo», come Voi siete seduto sul trono del Padre vostro.
Se, infat­ti, siamo una cosa sola con Voi, dobbiamo possedere uno stesso Regno, mangiare ad una stessa mensa, esser seduti sullo stesso trono, essere animati da uno stesso spirito, vivere di una stessa vita ed avere un cuore solo ed un’anima sola con Voi.                
 Si può forse immaginare una bontà più ammirabile? Vi è mai stato ed è possibile concepire una bontà simile? O cuore umano, come sei duro, come sei insensibile, come sei snaturato, se una tale bontà non è stata capace di intenerirti! O mostro d’ingratitudine, chi amerai, se non Colui che nutre tanto amore per te, anzi che è tutto cuore e tutto amore verso dite?

Ecco le meraviglie che sono comprese in queste parole della Madre di Gesù: «Suscepit  Israel puerum  suum», poiché Ella ci mette in evidenza il mistero dell’Incarnazione, che è la Fonte di tutti i misteri di carità e di un’infinità di altri.

Ma qual è la causa prima di questo mistero ineffabile e, di conseguenza, di tutti i beni infiniti che ne derivano? Non udite la Santissima Vergine che ce la pone dinanzi agli occhi nelle parole: «Recordatus misericordiae suae»?

Sì, Madre della Grazia, è questa Divina Misericordia il principio dell’Incar­nazione del Figlio vostro e di tutti i tesori immensi che possediamo attraver­so questo mistero. Ma non è forse altrettanto vero che, dopo quest’incomparabile Misericordia, noi dobbiamo riconoscenza al vostro Cuore materno? Infatti, per quale mezzo avete tratto il Verbo Eterno dal seno adorabile del Padre suo, nel vostro grembo verginale e nelle vostre sacre viscere?
Non udiamo lo Spirito Santo che, facendovi parlare, vi fa dire che, mentre l’Eterno Re riposava nel seno e nel Cuore del Padre suo, la profondissima umiltà del vostro amabile Cuore ha emanato un odore così gradevole e potente che, es­sendosi elevato sino a Lui, l’ha talmente incantato da attirarlo in Voi, in cui si è incarnato per la Redenzione dell’universo? Non è forse questo che signi­ficano le Divine Parole: «Dum esset Rex in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suum» Ct 1,11?  E’ la spiegazione che danno i santi, dicendo che il nardo è un’erba piccolissima, ma odorosissima, che rappresenta la vostra umiltà.

Ma, oltre al merito e alla forza di questa santa virtù, quanti sospiri ar­dentissimi avete innalzato al Cielo?
Quante lacrime avete sparso?
Quanti di­giuni e mortificazioni avete praticato?
Quante preghiere ardentissime e infìammatissime avete levato per ottenere dal Padre delle misericordie il com­pimento delle sue promesse riguardo l’Incamazione del Figlio suo, e per far risuonare agli orecchi di questo stesso Figlio queste preghiere e queste grida di tutti i santi Patriarchi, Profeti e giusti che hanno preceduto la sua venuta sulla terra: «Veni Domine, veni et noli tardare, veni et libera nos: Venite, Signore, venite e non tardate più, venite e liberateci da tanti mali di cui la terra è piena».

E’ dunque all’umiltà, all’amore, alla carità e allo zelo del vostro Cuore ammirabile, o Vergine Santa, che siamo obbligati, dopo la Divina Miseri­cordia, per la sua adorabile Incarnazione, sottolineata in queste sante parole del vostro divin Cantico: «Suscepit Israel puerum suum». Oh! Vi cantino tutti gli angeli e tutti i santi per sempre un cantico di riconoscenza, di lode, di benedizione e di ringraziamento immortali a nome di tutto il genere uma­no per la riconoscenza ineffabile di cui vi saremo eternamente grati.





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Spiegazione del decimo versetto:


“Sicut locutus est ad patres nostros,
ossia: "Come aveva promesso ai nostri padri,* 
Abraham et semini eius in saecula
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".


Quest’ultimo versetto del sacro Cantico dellaBeata Vergine ci pone di­nanzi agli occhi la veracità di Dio in queste parole e la fedeltà alle sue pro­messe.
E a buon diritto che viene detto nelle Scritture, Fidelis et Verax175, il Fedele e il Vero, poiché non solo è vero nelle sue parole, ma è la Verità stes­sa e la Verità essenziale, eterna ed immutabile.

Non solo è fedele nelle sue promesse, ma è la Fedeltà stessa, infinitamente potente, infinitamente sa­piente ed infinitamente buono: 
infinitamente potente, per vincere tutti gli ostacoli che possono opporsi al compimento delle sue promesse;  infinita­mente sapiente, per compierle nel tempo, nei luoghi e nel modo più conve­niente; infinitamente buono, per compierle nella maniera più utile e più van­taggiosa per tutti quelli  per cui le ha fatte.

Gli uomini parlano molto e sono molto facili a promettere molte cose; ma le loro parole e le loro promesse sono molto spesso soltanto bugie e in­ganni. Dio parla poco: «Semel locutus est Deus»Sal 61,12 ; Egli non ha che una pa­rola nella bocca: «Verbum erat apud Deum» Gv 1,1., ma con questa sola parola ha dato l’essere a tutte le cose: «Dixit et facta sunt»Sal 148,5. Con quest’unica parola porta e conserva tutte le cose: «Portans omnia verbo virtutis suae»Eb1,3; con questa sola parola governa ogni cosa; con questa sola parola fa e compie davvero e fedelmente tutte le sue promesse e concede sempre più di quanto ha promesso.
Ha promesso innanzitutto ad Abramo di dargli un figlio che si sarebbe chiamato Isacco  e gliene dà un numero incalcolabile. Gli promette in seguito di moltiplicare i suoi figli come le stelle del Cielo: e gli dona un Figlio che è il Creatore e il sovrano Signore della Terra e del Cielo, che è Uomo e Dio contemporaneamente.           
Ha promesso ad Adamo e agli altri Pa­triarchi e Profeti di liberare gli uomini dalla perdizione nella quale il peccato li aveva immersi. Tuttavia, non si accontenta di tirarli fuori da questo infeli­ce stato, liberandoli dalla schiavitù di satana, ma si fa Uomo per renderli Dei e si fa Figlio dell’uomo per renderli figli di Dio; discende dal Cielo sulla ter­ra per farli salire dalla terra al Cielo.

Sono le promesse che ha fatto ad Adamo, ad Abramo e agli altri Padri e Patriarchi, di cui la Beata Vergine fa menzione in queste ultime parole del suo divin Cantico: «Sicut locutus est ad patres nostros, Abraham et semini eius in saecula: Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre». 
Sono le promesse che si sono compiute quando si è incarnato nelle sue viscere benedette. È ciò che ha dichiarato agli Ebrei quando ha detto loro: «Abraham pater vester exultavit, ut videret diem meum: vidit et gavisus est: Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò»Gv 8,56, ossia il giorno della mia Incarnazione, della mia nascita, e della mia dimora sulla terra, da cui sperava la sua salvezza e la salvezza di tutto il mondo. L’ha visto, ossia l’ha cono­sciuto per fede o meglio l’ha conosciuto attraverso la rivelazione che il Pa­dre mio gli ha fatto, e ne ha ricevuto una grande gioia.

Conformemente a ciò, sentiamo un angelo parlare nei libri di santa Bri­gida (In Serm. angel.,cap. 8), affermando che:

«Una delle più grandi consolazioni che Dio donò ai suoi amici dell’an­tica Legge: cioè ai santi Patriarchi e ai santi Profeti, fu di rivelar loro che suo Figlio doveva nascere sulla terra per la salvezza del mondo e che sarebbe nato da Madre am­mirabile.
È la consolazione che la Divina Maestà diede particolarmente al santo patriarca Abramo, quando gli fece conoscere che l’Uno e l’Altra dovevano nascere dalla sua stirpe, da cui ricevette una gioia molto più grande che dalla nascita del figlio suo Isacco e da tutti coloro che dovevano nascere da lui, sebbene dovessero essere in maggior numero, secondo la promessa di Dio, delle stelle del Cielo: perché egli aveva molto più amore per un tale Figlio e per una tale Figlia che per tutti gli altri figli insieme. ...».

Da qui vediamo quanto Dio sia veritiero nelle sue parole e nelle sue promesse, cosa che ci deve essere di grande consolazione. Questo fedelissi­mo compimento delle promesse di Dio, infatti, ci dona la certezza infallibile che tutte le altre promesse che ci ha fatto si compiranno nel modo più perfet­to. Quali sono queste promesse? Ve ne sono di due tipi: le une appartengono alla vita presente, le altre riguardano la vita del tempo che verrà, «Vitam venturi saeculi».


Che cosa ci promette Dio in questa vita?
Ci promette che, se viviamo nel suo timore, ci preserverà da ogni sorta di mali: «Timenti Dominum non occurrent mala» Sir 33,1. Sì, poiché tutto coopera al bene di coloro che amano Dio: «Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum» Rm 8,28.
Ci promette che verserà su di noi ogni sorta di benedizioni corporali e spirituali, temporali ed eterne, che sono specificate in dettaglio nelle sue Divine Scritture, sia nell’Antico che nel nuovo Testamento.
Ci promette che sarà il nemico dei nostri nemici e che affliggerà coloro che ci affliggono. Es 23,22; che conterà tutti i capelli della nostra testa, e che neppu­re uno perirà; che terrà conto di tutti i passi che faremo a suo servizio: «Gressus meos dinumerasti» Gb 14,16; che proverà i mali che ci verranno fatti, co­me se lo si ferisse nella pupilla dell’occhio: «Qui tetigerit vos, tangit pupillam oculi mei»  Zc 2,8; che custodirà le buone opere che faremo, come la pupilla dei suoi occhi: “Gratiam hominis quasi pupillam conserva bit  Sir 17,18; che Colui che crede in Lui, cioè con una fede viva e animata d’amore, non morrà mai: «Qui credit in me, non morietur in aeternum» Gv 11,26 che se qualcuno conserva la sua parola, non vedrà mai la morte.

Ecco le promesse che il nostro Salvatore ci ha fatto, che riguardano la vita presente; ma eccone molte altre che appartengono alla vita del Cielo.
Il nostro benigno Salvatore ci promette che nel giorno della risurrezione finale non solo risusciterà i nostri corpi, ma li rivestirà dello splendore, dell’impassibilità, dell’immortalità e della gloria del suo Santissimo Corpo: «Reformabit corpus humilitatis nostrae, configuratum corpori claritatis suae» Fil 3,21; li farà restare con Lui, non solo in Cielo, ma nel seno e nel Cuore del Padre suo: «Pater, quos dedisti mihi, volo ut ubi sum ego, et illi sint mecum» Gv 17, 24; ci farà re dello stesso Regno che il Padre suo gli ha dato: «Ego dispono vobis sicut dìsposuit mihi Pater meus regnum» Lc 22, 29; ci farà eredi del Padre suo e suoi coeredi: «Haeredes Dei, cohaeredes Christi» Rm 8, 17; ci metterà in possesso di tutti i beni: «Super omnia bona sua constituet eum» Mt 24,47 ; ci donerà la gloria che il Padre suo gli ha dato: “Claritatem quam dedisti mihi dedi eis”Gv 17,22;    ci assocerà con gli angeli: ci farà sedere nei troni dei suoi ange­li, ci farà vivere della vita dei suoi angeli e ci farà gioire della loro felicità: «aequales angelis sunt “ Lc 20, 36; ci farà mangiare alla sua tavola: «Ut edatis et bibatis super mensam meam» Lc 22, 30; ci farà sedere nel suo trono: «Qui vicerit, dabo ei sedere mecum in throno meo» Ap 3, 21Per grazia e partecipazione saremo ciò che Egli è per natura e per essenza: «Divinae consortes naturae» 2 Pt 1,4 ; infine sa­remo una cosa sola con il Padre suo e con Lui, così come essi sono una cosa sola, come abbiamo già detto: «Ut sint unum, sicut et nos unum sumus>> Gv 17, 22.

Ecco le promesse meravigliose del nostro buonissimo Redentore. Ma è possibile che si compiano cose così grandi? Sì, ed è così certo come è vero che Dio è Dio; è ciò che dice la Beata Vergine: «Sicut locutus est...».

O cristiano, com’è ammirabile la tua religione! Com’è alta ed eminente la tua professione! Com’è felice e vantaggiosa la tua condizione! Come può accadere che tu non muoia di gioia alla vista di queste incantevoli verità? Ma com’è possibile che il tuo cuore resti freddo e ghiacciato in mezzo a queste fiamme ardenti dell’amore del tuo Dio nei tuoi riguardi? 
Oh! I bracie­ri dell’inferno saranno terribili per te se, invece di amare un Dio che ti ama tanto, tu lo disprezzi e lo oltraggi, e calpesti i suoi divini Comandamenti! O mio Dio, è con tutto il mio cuore che voglio amarvi, non per timore dell’inferno, ma per amor vostro. O mio Salvatore, prendete, se così vi pia­ce, un pieno, intero ed eterno possesso del mio cuore.
Il nostro adorabile Salvatore non è il solo ad essere chiamato Fedele e Vero, poiché la Santa Chiesa conferisce questi titoli anche alla sua Divina Madre: Virgo fidelis, Vergine fedele. Questa Vergine Madre ha dichiarato a qualcuno dei suoi favoriti, così come è riportato nel quarto Trattato della Triplice Corona  delRev.P.Poiré,SJ, cap 9,9, che tra i titoli d’onore che le erano dati nelle Litanie che si cantano tutti i giorni a sua lode, quelli che le erano più graditi erano: Mater amabilis, Mater admirabilis e Virgo Fidelis. E certo, è ben a ragione che possiede questo titolo, poiché Ella è fedelissima alla sua parola e alle sue promesse.

Ascoltiamola. «Transite ad me omnes - è lo Spirito Santo che la fa par­lare così -: Venite tutti a me» Sir 24, 26. Ella dice: Omnes, non solo qualcuno, ma tutti: uomini e donne, grandi e piccoli, ricchi e poveri, giovani e vecchi, bambini e adolescenti, sani e malati, giusti e peccatori, fedeli ed infedeli, sa­pienti ed ignoranti.
«Desidero, infatti, - continua l’augusta Madre di Dio - sollevarvi tutti nelle vostre necessità e procurare la salvezza di tutti. Venite a me che sono la Madre del vostro Creatore e del vostro Redentore, la vostra Regina e la vostra Sovrana, a me che sono vostra Madre e una Madre tutta amore: “Mater pulchrae delectionisSir 24,24.

Venite a me con grande fiducia, poi­ché Dio mi ha dato tanto potere in Cielo e in Terra, ed ho più amore e tene­rezza per voi, di quanto ve ne siano mai stati nel cuore di tutte le madri che vi furono, che sono e che saranno.
Venite a me poiché, come ho dato la vita al vostro adorabile Capo, che è il mio Figlio Gesù, posso darla anche alle sue membra.
Venite a me poiché, come vi ho dato un Salvatore, posso e vo­glio anche cooperare con Lui alla vostra salvezza eterna: "Qui me invenerit, [...] hauriet salutem a Domino" Prv 8,35.

Venite a me e vi aiuterò in tutti i vostri bisogni; sarò sempre con voi per guidarvi ovunque e in ogni cosa; vi conso­lerò nelle vostre afflizioni; vi proteggerò da tutti i pericoli di questa vita; vi difenderò da tutti i vostri nemici visibili e invisibili; vi illuminerò nelle tene­bre; vi fortificherò nelle vostre debolezze; vi sosterrò nelle vostre tentazioni; vi assisterò nell’ora della vostra morte; riceverò le vostre anime all’uscita dai loro corpi e le presenterò a mio Figlio.
 Infine, vi alloggerò nel mio seno e nel mio Cuore materno; vi avrò sempre presenti davanti ai miei occhi e vi farò vedere che ho un vero Cuore di Madre per voi.

“Ascoltatemi, figli miei: Nunc ergo, filii, audite me Prv 8, 32, poiché beato è colui che mi ascolta e che obbedisce alle mie parole: Beatus homo, qui audit me Prv 8, 32..
Che cosa ho da dirvi? Gettate uno sguardo sulla vita che ho condotto sulla terra e su tutte le virtù che Dio mi ha fatto la grazia di praticare: sono come tante voci che vi parlano e vi dicono: "Beati qui custodiunt vias meas. Beati coloro che camminano per la via per la quale ho camminato”  ossia coloro che camminano sulla via della fede, della speranza, della carità, dell’umiltà, dell’obbedienza, della purezza, della pazienza e delle altre virtù che ho praticato sulla terra. Abbracciate dunque tutte queste virtù con tutto il vostro cuore e soprattutto abbiate un grande amore per mio Figlio Gesù; se lo amate, custodirete fedelmente tutti i suoi Comandamenti: “Quodcumque dixerit vobis facite” Gv 2, 5.

Infine, sappiate che il Figlio mio ed io, amiamo coloro che ci amano: “Diligentes nos dilìgimus” Prv 8,17. Amateci, dunque, come vostro Padre e vostra Madre, e noi vi ameremo teneramente e ardentemente come nostri carissimi figli. Ma se voi ci amate davvero sforzatevi di mettere il nostro amore nei cuori degli altri e si compiranno nei vostri riguardi le parole: ‘"Qui elucidant [nos], vitam aeternam habebunt : Coloro che ci fanno conoscere e amare avranno la vita eterna”Sir 24,31 »

Ecco le parole e le promesse della nostra buonissima Madre che si compiranno infallibilmente nei riguardi dei suoi veri figli; e spesso, Ella fa persino più di quanto non abbia promesso.

O Gesù, Figlio unico di Dio, che avete voluto essere il Figlio unico di Maria e associarci nella schiera dei figli suoi e vostri fratelli, rendeteci partecipi, se così vi piace, dell’Amore che Le portate, come anche dell’Amore che Ella vi porta, affinché noi amiamo Gesù con il Cuore di Maria ed amiamo Maria con il Cuore di Gesù, ed abbiamo un cuor solo ed un amore solo con Gesù e Maria.

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Mater Amabilis, Mater Admirabilis, Virgo Fidelis
ORA PRO NOBIS
AVE MARIA PURISSIMA


Dall'opera "Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio" Libro X: Spiegazione
del Cantico del Sacratissimo Cuore della Beata Vergine Maria.
Di San Giovanni Maria Eudes

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