Spiegazione dell’ottavo
versetto del Magnificat:
"Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes"
ossia: "Ha ricolmato di beni gli affamati, * e ha rimandato i ricchi a mani vuote"
Queste parole della Beata
Vergine, pronunciate per un moto profetico, come le precedenti, comprendono ancora
il tempo passato, presente e futuro, secondo le diverse spiegazioni che vi
danno i santi Dottori.
Qualcuno le applica agli angeli
buoni e cattivi, agli angeli umili e agli angeli superbi, agli angeli
obbedienti a Dio e agli angeli ribelli a Dio.
Gli angeli buoni, riconoscendo che Dio li ha
tratti dal nulla e che hanno ricevuto dalla sua Divina Bontà tutte le loro
perfezioni, gliele rinviano e gliene fanno omaggio, riservandosi soltanto il
nulla, ragion per cui Dio li ha fatti passare dallo stato della grazia nel
quale sono, allo stato della gloria, ricolmandoli
di beni inestimabili, racchiusi nella beata eternità.
Gli angeli cattivi, al contrario,
contemplando le eccellenze di cui Dio li ha adornati nella loro creazione, vi
provano compiacenza, se ne appropriano e se ne gloriano come se queste
provenissero da loro, per una superbia ed un’arroganza insopportabili, che
obbliga la Divina Giustizia a spogliarli di tutta la loro luce e perfezioni,
riducendoli in un’estrema miseria e povertà, e a precipitarli nel fondo
dell’inferno.
Qualche altro Autore applica
queste parole ai pagani convertiti a Dio per la fede cristiana e agli Ebrei che
restano nel loro accecamento.
I pagani, prima della venuta di
Dio sulla terra, erano in un’estrema povertà - come è sottolineato dalla parola
Esurientes -, poiché non solo non conoscevano
affatto il loro Creatore, ma non adoravano altro dio all’infuori del diavolo.
E, dato che hanno abbracciato la religione cristiana, Dio li ha arricchiti dei
tesori inconcepibili che possiede.
Al contrario, i perfidi [= senza
la vera fede] Ebrei non avendo affatto voluto ricevere il Salvatore del mondo,
ma essendo rimasti nel loro indurimento, sono stati
spogliati di tutti i doni, grazie e favori di cui Dio li aveva adornati: «Divites dimisit inanes».
Altri Santi Padri attribuiscono
queste parole ai santi Patriarchi, ai santi Profeti e a tutti i giusti
dell’antica Legge, i quali avevano una fame insaziabile, una sete ardentissima
e un desiderio ardentissimo della venuta del Redentore, e che, proprio per
questo, sono stati ricolmati di grazie e di
santità: «Esurientes implevit bonis».
Invece i sacerdoti arroganti
degli Ebrei e i superbi Farisei, credendosi ricchi in virtù e santità e
disprezzando le grazie che il Figlio di Dio aveva loro presentato, hanno
perduto miserabilmente la Legge, la fede e la salvezza eterna che Dio aveva
messo nelle loro mani.
Dal momento che la Beata Vergine
aveva una fede molto più perfetta e un amore infinitamente più ardente nei riguardi del
Salvatore che doveva venire sulla terra, anche la sua fame, la sua sete ed i
suoi desideri erano molto più grandi e più accesi di tutti i desideri dei
Patriarchi, dei Profeti e dei santi che l’avevano preceduta o che vivevano nel
suo tempo.
È altrettanto vero che quest’adorabile
Salvatore tanto atteso, tanto desiderato e tanto richiesto a Dio, che era il
Figlio unico e diletto delle sue viscere verginali, l’ha ricolmata di
un’infinità di beni incomprensibili ed inspiegabili, nei nove mesi che l’ha
portato nelle sue sacre viscere, per tutto il tempo che ha conversato
familiarmente con Lei in questo mondo e quando, dopo la sua A- scensione, l’ha
ricevuto tante volte nel suo sacro petto e nel suo Cuore materno nella Santa
Eucaristia, e soprattutto da quando Ella lo possiede perfettamente in Cielo.
Sant’Agostino applica la parola Esurientes agli umili e Divites, ai superbi.
«Gli umili - egli dice -, riconoscono di non aver nulla da se stessi, e di
avere un estremo bisogno del soccorso e della grazia del Cielo, mentre i superbi
si persuadono di essere ricolmi di grazia e di virtù. Per questo Dio prova
piacere nel riversare i suoi doni in quelli e nel toglierli a questi altri»[1] S. Agostino, in
Magnif.
Queste stesse parole si attribuiscono ancora, secondo il pensiero
di molti santi Dottori, a tutti i poveri che hanno il cuore distaccato dalle
cose della terra e che amano ed abbracciano la povertà per amor di Colui che,
possedendo tutti i tesori della Divinità, ha voluto farsi povero per nostro
amore, per metterci in possesso delle ricchezze eterne.
Ma bisogna attribuirle
specialmente a coloro che si sono spogliati volontariamente di tutto
attraverso il santo voto della povertà, per imitare più perfettamente il nostro
Divin Salvatore e la sua Santissima Madre nello stato della loro povertà, la
quale era così grande che il Figlio di Dio ha pronunciato queste parole: «Le volpi hanno le loro tane
e gli uccelli del cielo hanno i nidi, ma il Figlio dell ’uomo non ha dove
posare il capo»[2]. Oh! Questa povertà volontaria contiene
grandi tesori, poiché il nostro Salvatore ha detto: «Beati
voi poveri, perché vostro è il regno di Dio»[3]. Oh! Il possesso delle ricchezze della
terra è pericoloso, poiché Colui che è la Verità Eterna ha detto: «Guai a voi, ricchi, perché
avete già la vostra consolazione»[4]!
E parlando attraverso il suo Apostolo,
pronuncia queste terribili parole: «Coloro
che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte
bramosie insensate e funeste, che fanno
affogare
gli uomini in rovina e perdizione>>[5].
Per questo, se avete delle ricchezze, non amate le false ricchezze della
terra, ma amate le vere ricchezze del Cielo, che sono il timore e l’amor di
Dio, la carità verso il prossimo, l’umiltà, l’obbedienza, la pazienza, la
purezza e le altre virtù cristiane che vi metteranno in possesso di un tesoro
eterno.
Ecco poi un’altra spiegazione delle parole: «Esurientes implevit bonis», che è di grande
consolazione. E’ ancora una profezia della Divina Madre di Dio, che comprende
una conversione straordinaria, che deve compiersi in tutto il mondo, degli
infedeli, degli Ebrei, degli eretici e dei falsi cristiani, predetta ed
annunciata da lungo tempo dall’oracolo delle sante Scritture, per bocca
della Chiesa, e attraverso la voce dei Santi Padri e di parecchie altre sante
persone attraverso le quali ha parlato lo Spirito di Dio.
Aprite i Sacri Libri e
sentirete questo Divino Spirito che, parlando di Nostro Signore, per bocca del
Profeta regale, assicura che Egli dominerà e regnerà in tutta la terra[6]«Et
dominabitur a mari usque ad mare, et a flumìne usque ad terminos orbis ter-
rarum»(Sai 71,8).Che tutti i re della terra l’adoreranno; che tutti i popoli lo
serviranno[7]; che
tutte le tribù saranno benedette in Lui; che trnte le nazioni lo magnificheranno[8]; che
tutto l’universo sarà ripieno della sua gloria[9]; che tutte le generazioni
che ha fatto, qualunque esse siano, verranno, l’adoreranno e glorificheranno il
suo santo nome[10];
che tutto il globo terrestre si convertirà a Lui e tutte le famiglie del mondo
si prosterneranno davanti al suo Volto per adorarlo[11].
Non udite l’Eterno Padre, che,
parlando al Figlio suo nel salmo secondo,
gli promette di dargli in eredità tutte le nazioni del mondo e di metterlo in
possesso di tutta la terra[12]?
Non sentite la Chiesa fare
così sovente questa preghiera a Dio: «Omnis
terra adoret te, et psallat tibi, psalmum dicat nomini tuo, Domine:
A te [Signore] si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome»[13]?
Non conoscete le preghiere
solenni che la Chiesa eleva tutti gli anni, il Venerdì Santo, per la
santificazione di tutti i suoi figli e per la conversione di tutti gli eretici,
di tutti gli Ebrei e di tutti i pagani; e che tutti i giorni essa obbliga tutti
i sacerdoti che celebrano il Santo Sacrificio della Messa, ad offrirlo a Dio
per tutti gli uomini, domandando la salvezza di tutto il mondo, dicendo queste
parole: «Offerimus tibi calicem salutaris,
tuam deprecantes clementiam ut in conspectu divinae Majestatis tuae, prò
nostra, et totius mundi salute, cum odore suavitatis ascendat»? Ora,
ditemi, lo Spirito Santo che anima e guida la Chiesa in tutto, le fa forse
recitare preghiere inutili e senza effetto?
Questa grande conversione è stata
rivelata dallo Spirito di Dio, non solo ai Profeti dell’antica Legge, ma
anche ai più grandi santi e sante della nuova Legge. Il grande apostolo san
Paolo non ci assicura forse che tutti gli Ebrei si convertiranno, e che la loro
conversione sarà seguita da quella di tutto il mondo?[14]
Per cui vi prego di considerare
che non vi è uomo al mondo più opposto a
Dio, più contrario aJ nostro Salvatore, più nemico della sua religione, più
indegno della sua grazia e, di conseguenza, piu loiitano dalla conversione ai
questi perfidi. Per questo, se nonostante tutto ciò, Dio deve far loro questa
misericordia, vi è gran ragione di credere che non la rifiuterà a tutti gli
altri uomini.
Conoscete le preghiere solenni che la Chiesa eleva tutti gli
anni, il Venerdì Santo, per la santificazione di tutti i suoi figli e per la
conversione di tutti gli eretici, di tutti gli Ebrei e di tutti i pagani; e
che tutti i giorni essa obbliga tutti i sacerdoti che celebrano il Santo
Sacrificio della Messa, ad offrirlo a Dio per tutti gli uomini, domandando la
salvezza di tutto il mondo, dicendo queste parole: «Offerimus tibi calicem salutaris, tuam deprecantes
clementiam ut in conspectu divinae Majestatis tuae, pro nostra, et totius
mundi salute, cum odore suavitatis ascendat»? Ora, ditemi, lo Spirito
Santo che anima e guida la Chiesa in tutto, le fa forse recitare preghiere
inutili e senza effetto?
Questa grande conversione è stata
rivelata dallo Spirito ai Dio, non solo ai Profeti dell’antica Legge, ma anche
ai più grandi santi e sante della nuova Legge. Il grande apostolo san Paolo non
ci assicura forse che tutti gli Ebrei si convertiranno, e che la loro
conversione sarà seguita da quella di tutto il mondo?[15]
Per cui vi prego di considerare che non vi è uomo al mondo più opposto a Dio, più contrario al nostro Salvatore, più
nemico della sua religione, più indegno della sua grazia e, di conseguenza,
più lontano dalla conversione ai questi perfidi. Per questo, se nonostante
tutto ciò, Dio deve far loro questa misericordia, vi è gran ragione di credere
che non la rifiuterà a tutti gli altri uomini.
Santa Ildegarda l’ha detto
chiaramente, come è messo in evidenza nel secondo Lbro delia sua vita, al
capitolo secondo; e l’ha appreso dallo Spirito Santo, poiché i libri delle sue Rivelazioni sono stati approvati da un Concilio,
dopo essere stati letti pubblicamente, per comando del papa Eugenio III che vi
presiedeva, davanti a tutti i Padri del Concilio, tra i quali vi era san
Bernardo.
«Verrà il tempo - disse un giorno
Nostro Signore a santa Brigida -, in cui non vi sarà che un solo gregge, un sole
pastore e una sola fede, e che Dio sarà conosciuto chiaramente da tutti»[16].
«Sappiate - le dice ancora
un’altra volta - che i pagani avranno tanta devozione, che i cristiani non
saranno che i loro servi nella vita spirituale; e allora si compiranno le
Scritture le quali dicono, che il popolo che non mi conosceva affatto mi
glorificherà, e che i deserti saranno edificati. In quel tempo tutti
canteranno: “Sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e onore a
tutti i santi!”»[17][18].
Tutti i Santi Padri sono concordi
nell’ affermare"0 7 che dopo la morte dell’Anticristo tutto il
mondo si convertirà e che, sebbene qualcuno di loro dica che il mondo non durerà,
dopo questa morte, se non qualche giorno, ed altri qualche mese, molti tuttavia, ritengono che sussisterà ancora molti anni.
Santa Caterina da Siena, san
Vincenzo Ferreri, san Francesco di Paola e molti altri santi hanno predetto
questa conversione generale.
Accadrà allora che si compirà
questa grande profezia della Regina dei Profeti: «Esurientes implevit bonis»; forse non
secondo tutta la perfezione che sarebbe auspicabile e in modo che non resti
alcuna persona sulla terra che non conosca ed ami Dio. Ma, sebbene questa
conversione non sia generale, sarà un delizioso e magnifico festino per tutti
coloro che hanno una gran fame e una sete ardente della gloria di Dio e della
salvezza delle anime, poiché saranno colmati di una contentezza e di una gioia
inconcepibile, nel vedere il loro Creatore e il loro Salvatore conosciuto,
servito ed onorato da tutto il mondo, come pure la sua degnissima Madre.
Accadrà, quindi, che i demoni, che possiedono tanti tesori sulla terra, cioè
tante anime d’infedeli, di Ebrei, di eretici e di cattivi cattolici, ne vengano
espropriati, secondo le Divine Parole: «Et divites
dimisit inanes».
Se questa profezia non si compirà
completamente sulla terra, essa avrà il suo intero e perfetto compimento in
Cielo, poiché sarà là che la fame insaziabile e la sete ardente della gloria
di Dio e della salvezza delle anime che hanno tutti i santi sulla terra, mentre
vi dimorano, sarà perfettamente saziata ed estinta, e queste parole saranno
compiute in ciascuno di loro: «Satiabor,
cum apparuerit gloria tua»m. Non vi è spirito che non
possa comprendere né linguaggio che non sia in grado di esprimere la minima particella di beni inestimabili ed
inenarrabili di cui Dio li ricolmerà, per lo zelo con il quale avranno
procurato il suo onore sulla terra e la salvezza delle anime che avranno
liberato dalla possessione dei demoni.
<<O Madre di Misericordia
che, per le vostre preghiere e meriti, avete anticipato il tempo
dell’Incarnazione del Salvatore del mondo, anticipate anche, se così vi piace, il tempo
desiderabile di questa grande conversione, tanto necessaria per la salvezza di
tante anime che periscono ogni giorno.
Ahimè! Abbiatene pietà, o Madre
della Grazia e pregate il Figlio vostro che abbia pietà dell’opera delle sue
mani, che abbia compassione di tanti dolori che la sua umanità santa ha
sofferto e del prezioso Sangue che ha sparso per salvare le anime che scendono
continuamente negli inferi.>>
[1] S. Agostino, in
Magnif.
[2] «Vulpes foveas habent et volucres coeli nidos: Filius
autem hominis non habet ubi caput rechnet» (Mt 8,20).
[3] «Beati
pauperes, quia vestrum est regnum Dei» {Le 6,20).
[4] «Fix
vobis divitibus, quia habetis consolationem vestram» {ivi, 6,24).
[5] «Nam
qui volunt divites fieri, incìdunt in tentationem, et in laqueum diaboli, et
desiderio multa inutilia et nociva, quee mergunt homines in interìtum et
perditio- nem»(lTm 6,9).
[6] «Et
dominabitur a mari usque ad mare, et a flumìne usque ad terminos orbis ter-
rarum»(Sai 71,8).
[7] «Et
adorabunt eum omnes reges terree, omnes gentes servient ei» (ivi, 1 ] ).
[8] «Et
benedicentur in ipso omnes tribus terree; omnes gentes magnificabunt eum» (ivi, 17).
[9] «Et
replebitur majestate eius omnis terra» (ivi, 19).
[10] «Omnes
gentes quascumque fecisti, venient et adorabunt coram te, Domine; et
glorifìcabunt nomen tuum» (ivi, 85,9).
[12]«Postula
a me, et dabo tibi Gentes hcereditatem tuam, et possessionem tuam
[14] «Et sic omnis Israel salvus fieret, sicut
scriptum est: Veniet ex Sion, qui eripiat et avertat impietatem a Jacob» (Rm11,26).
[15] «Et sic omnis Israel salvus fieret, sicut
scriptum est: Veniet ex Sion, qui eripiat et avertat impietatem a Jacob» (Rm11,26).
[16] Revel.,lib. 6,
cap.77.
[17] Ibidem,cap. 83.
[18] LYRAN., in cap. 3 Epist.1
ad Thess.;DIONISIO CARTAGENA, ibidem-,CORNELIO
A LAPIDE, in Epist. adRom.,cap. 11,15.
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Spiegazione
del nono versetto:
"Suscepit Israel
puerum suum, recordatus misericordiae suae"
ossia: "Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia."
ossia: "Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia."
Il gran Dio ha fatto due creature
all’inizio del mondo, l’angelo e l’uomo: l’angelo nel Cielo e l’uomo sulla
terra. Tutte e due sono stati così ingrati da rivoltarsi contro il loro
Creatore: l’angelo per la sua superbia, e l’uomo per la disobbedienza ai
Comandamenti del suo Dio.
Il peccato dell’angelo, essendo un peccato di
superbia, è sfato trovato così enorme al cospetto di Dio, che la sua Divina
Giustizia l’ha obbligato a cacciarlo dal Paradiso e a gettarlo nell’infemo.
Ma
la sua Misericordia, vedendo che l’uomo era caduto nel peccato per la
tentazione e la seduzione di satana, ne ha avuto compassione e ha preso la
risoluzione di trarlo fuori dallo stato miserabile in cui era ridotto e si è
persino impegnata attraverso la promessa che ha fatto. E tutti i peccati
innumerevoli ed enormi che sono stati commessi dopo questa promessa, dagli Ebrei,
dai pagani e da tutti gli uomini, non sono stati affatto capaci di impedirne
l’esecuzione, ma l’hanno ritardata per molti secoli, durante i quali tutta la
razza di Adamo, condannata e riprovata da Dio, era immersa in un abisso di
tenebre e nel baratro di mali infiniti e inspiegabili, da cui gli è stato
impossibile uscire con le sue sole forze. Più andava avanti, più essa sprofondava in
questo baratro e sguazzava nel fango dei suoi crimini: «Jacebat in malis - dice sant’Agostino -, vel etiam volutabatur, et de malis in mala precipitabatur totius
humani generis massa damnata» (Lib.
Enchiridii, capp. 26 e 27).
Dio non era conosciuto che in
Giudea: Notus in Judaea Deus (Sl 75, 2) e ancora molto
imperfettamente e da pochissime persone. Tutto il resto era sepolto nelle
tenebre dell’inferno, tutta la terra era ricolma di idoli e di idolatri, e la
tirannia di satana opprimeva tutto l’universo; la Legge di Mosè mostrava il peccato, ma non
lo guariva, cosicché sembrava che Dio, per un giustissimo giudizio, avesse
completamente dimenticato il genere umano in questo stato deplorevole, in
punizione dei suoi crimini.
La sua misericordia non appariva affatto;
non si vedevano che segni terribili della sua ira: che aveva precipitato la
terza parte degli angeli nell’inferno; che aveva inabissato tutto il mondo in
un diluvio universale; che aveva inghiottito il Faraone e tutta la sua armata
nelle acque del mar Rosso; che aveva fatto scendere dal Cielo torrenti di fuoco
e di fiamme per ridurre in cenere parecchie città; che aveva abbandonato
parecchie volte il suo popolo al furore dei suoi nemici; e che aveva inflitto
agli uomini molte altre terribili punizioni.
Ma, alla fine, il Figlio di Dio ricordandosi della sua misericordia,
che sembrava aver dimenticato per più di quattromila anni [per non palare di milioni di anni]: «Recordatus
misericordiae suae»,
e della promessa che aveva fatto ad Adamo, Abramo, Davide e a tanti altri Profeti, di ritirare il
genere umano da quest’abisso di mali, discende Egli stesso dal Cielo nel grembo
verginale della divina Maria, in cui Egli ha unito alla sua Persona divina
questa natura così miserabile che aveva così abbandonato; si fa Uomo per
salvare tutti gli uomini che vorranno essere del numero dei veri Israeliti,
ossia che vorranno
credere in Lui ed amarLo.
È ciò che la Beata Vergine ci annuncia attraverso le parole: «Suscepit
Israel puerum suum, recordatus misericordiae suae», che molti santi Dottori applicano, infatti,
al mistero dell’Incarnazione.
Qui si conclude il suo divin Cantico: è una ricapitolazione dei
misteri ineffabili che vi sono contenuti; è la fine della Legge e dei Profeti;
è il compimento delle ombre; è la consumazione delle figure.
È come se Ella dicesse:
“Ecco l’effetto delle predizioni dei Profeti; ecco ciò che le ombre
hanno messo in evidenza; ecco ciò che i Patriarchi hanno sperato; ecco la
verità delle promesse che Dio compie; ecco ciò che mi fa cantare dal più
profondo del mio Cuore: «Magnificat
anima mea Dominum».
Ecco il gran motivo delle mie gioie e dei miei rapimenti: «Et
exultavit spiritus meus in Deo salutari meo». Ecco ciò che mi farà proclamare Beata da
tutte le nazioni. Ecco le cose grandi che l’Onnipotente ha compiuto in me.
Ecco l’origine e la fonte inesauribile delle grazie indicibili e delle
misericordie inconcepibili che Dio riverserà di generazione in generazione su
tutti coloro che lo temono.
Ecco i più grandi miracoli della sua potenza infinita e della sua
bontà immensa. Ecco ciò che esalterà i più umili e ciò che confonderà i
superbi: «Suscepit Israel
puerum suum».
Ma qual è questo Israele?
Molti santi dicono che queste parole si devono applicare in primo
luogo al popolo d’Israele, avendo voluto il Figlio di Dio incarnarsi e nascere
tra gli Israeliti, nonostante le loro ingratitudini e tutti gli oltraggi che ne
doveva ricevere. Ho detto, in primo luogo, poiché il Verbo Divino si è unito
anche a tutta la natura umana, e non solo al popolo d’Israele.
Ma perché la Beata Vergine dice: «Suscepit Israel puerum suum»? E’ lo Spirito Santo che parla per
bocca sua e mette in evidenza due cose
attraverso la parola Puerum.
In primo luogo, infatti, ci fa intendere che il Figlio di Dio non solo
si è fatto Uomo, per renderci Dio, ma si è fatto Bambino per renderci figli di
Dio: «Puer natus
est nobis».
In secondo luogo, mette davanti ai nostri occhi il Verbo Incarnato,
non solo come uomo e come bambino, ma come servo: puerum.
E’ ciò che afferma lo Spirito Santo, sempre per bocca di san Paolo,
in questi termini: «Semetipsum exinanivit,
formam servi accipiens: Umiliò se stesso, assumendo la condizione di servo» Fil 2,7..
E non sentiamo
il nostro Salvatore dire di non essere venuto per essere servito, ma per
servire: «Filius homìnis non venit ministrari,
sed ministrare» Mt 20, 28 ?
Oh! Eccesso
d’amore incomparabile! Il Sommo Monarca dell’Universo prende la forma di servo,
per liberarci dalla schiavitù di satana, e per renderci figli di Dio! O mio
Salvatore, noi non siamo degni di essere vostri schiavi e, non accontentandoVi
di chiamarci vostri amici e vostri fratelli, ci avete resi figli dello stesso
Padre adorabile, di cui Voi siete il Figlio diletto e, di conseguenza, suoi
eredi e vostri coeredi.
Voi andate ancora oltre, poiché
per un altro eccesso di bontà che non ha mai avuto eguali, volete essere e
siete lo Sposo delle nostre anime e volete che le nostre anime siano le vostre
vere spose e, quindi, che esse non siano che una cosa sola con Voi, e che Voi
siate in comunione di beni con esse. Ma questo non basta ancora ad accontentare
gli ardori del vostro amore nei nostri riguardi.
Voi volete essere nostro Capo e
che noi siamo vostre membra e, di conseguenza, che noi siamo una cosa sola con
Voi, come le membra formano una cosa sola con il loro capo; che noi siamo
animati da uno stesso spirito; che viviamo di una stessa vita; che non abbiamo
che uno stesso cuore e una stessa anima; e che, infine, noi siamo consumati in
unità con Voi e con il Padre vostro, come questo Divin Padre e Voi siete una
cosa sola.
Non è forse, mio carissimo Gesù,
ciò che gli avete chiesto per noi alla vigilia della vostra morte, quando gli
avete rivolto la preghiera: «Sicut tu Pater in me, et ego in te, ut ipsi in nobis unum
sint: Come tu, Padre, siete in me e io sono in te, siano
anch’essi in noi siano una cosa sola».
«Ego in
eis, et tu in me, ut sint consummati in unum: Io in loro e tu
in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato
e li hai amati come hai amato me» Gv 17, 21.23 ? Oh! Miracolo d’amore! Oh!
Prodigio di carità! Oh! Abisso di bontà!
O mio Salvatore, non mi stupisco
affatto se ci assicurate che ci metterete in possesso dello stesso Regno che il
Padre vostro vi ha dato; che ci farete mangiare alla stessa mensa con Voi e che
ci farete sedere sul vostro trono, «in throno meo», come Voi siete seduto
sul trono del Padre vostro.
Se, infatti, siamo una cosa sola
con Voi, dobbiamo possedere uno stesso Regno, mangiare ad una stessa mensa,
esser seduti sullo stesso trono, essere animati da uno stesso spirito, vivere
di una stessa vita ed avere un cuore solo ed un’anima sola con Voi.
Si può forse immaginare una
bontà più ammirabile? Vi è mai stato ed è possibile concepire una bontà simile?
O cuore umano, come sei duro, come sei insensibile, come sei snaturato, se una
tale bontà non è stata capace di intenerirti! O mostro d’ingratitudine, chi
amerai, se non Colui che nutre tanto amore per te, anzi che è tutto cuore e
tutto amore verso dite?
Ecco le meraviglie che sono
comprese in queste parole della Madre di Gesù: «Suscepit Israel puerum
suum», poiché Ella ci
mette in evidenza il mistero dell’Incarnazione, che è la Fonte di tutti i
misteri di carità e di un’infinità di altri.
Ma qual è la causa prima di questo mistero ineffabile e, di conseguenza, di tutti i
beni infiniti che ne derivano? Non udite la Santissima Vergine che ce la pone
dinanzi agli occhi nelle parole: «Recordatus misericordiae suae»?
Sì, Madre della Grazia, è questa Divina Misericordia il principio
dell’Incarnazione del Figlio vostro e di tutti i tesori immensi che possediamo
attraverso questo mistero. Ma
non è forse altrettanto vero che, dopo quest’incomparabile Misericordia, noi
dobbiamo riconoscenza al vostro Cuore materno? Infatti, per quale mezzo
avete tratto il Verbo Eterno dal seno adorabile del Padre suo, nel vostro
grembo verginale e nelle vostre sacre viscere?
Non udiamo lo Spirito Santo che, facendovi parlare, vi fa dire che,
mentre l’Eterno Re riposava nel seno e nel Cuore del Padre suo, la
profondissima umiltà del vostro amabile Cuore ha emanato un odore così
gradevole e potente che, essendosi elevato sino a Lui, l’ha talmente incantato
da attirarlo in Voi, in cui si è incarnato per la Redenzione dell’universo? Non
è forse questo che significano le Divine Parole: «Dum esset
Rex in accubitu suo, nardus mea dedit
odorem suum» Ct 1,11? E’
la spiegazione che danno i santi, dicendo che il nardo è un’erba piccolissima,
ma odorosissima, che rappresenta la vostra umiltà.
Ma, oltre al merito e alla forza di questa santa virtù, quanti sospiri
ardentissimi avete innalzato al Cielo?
Quante lacrime avete sparso?
Quanti digiuni e mortificazioni avete praticato?
Quante preghiere ardentissime e infìammatissime avete levato per
ottenere dal Padre delle misericordie il compimento delle sue promesse
riguardo l’Incamazione del Figlio suo, e per far risuonare agli orecchi di
questo stesso Figlio queste preghiere e queste grida di tutti i santi
Patriarchi, Profeti e giusti che hanno preceduto la sua venuta sulla terra: «Veni
Domine, veni et noli tardare, veni et libera nos: Venite, Signore, venite e non tardate più,
venite e liberateci da tanti mali di cui la terra è piena».
E’ dunque all’umiltà, all’amore, alla carità e allo zelo del vostro
Cuore ammirabile, o Vergine Santa, che siamo obbligati, dopo la Divina Misericordia,
per la sua adorabile Incarnazione, sottolineata in queste sante parole del
vostro divin Cantico: «Suscepit Israel puerum
suum». Oh! Vi cantino tutti gli angeli e tutti i santi per sempre
un cantico di riconoscenza, di lode, di benedizione e di ringraziamento
immortali a nome di tutto il genere umano per la riconoscenza ineffabile di
cui vi saremo eternamente grati.
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Spiegazione del decimo
versetto:
“Sicut locutus
est ad patres nostros,
ossia: "Come aveva promesso ai nostri padri,*
ossia: "Come aveva promesso ai nostri padri,*
Abraham et semini eius in saecula”
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
Quest’ultimo versetto del sacro
Cantico della. Beata Vergine ci pone dinanzi agli occhi la veracità di Dio in
queste parole e la fedeltà alle sue promesse.
E a buon diritto che viene detto
nelle Scritture, Fidelis et Verax175,
il Fedele e il Vero, poiché non solo è vero nelle sue parole, ma è la Verità
stessa e la Verità essenziale, eterna ed immutabile.
Non solo è fedele nelle sue
promesse, ma è la Fedeltà stessa, infinitamente
potente, infinitamente sapiente ed infinitamente
buono:
infinitamente potente, per
vincere tutti gli ostacoli che possono opporsi al compimento delle sue
promesse; infinitamente sapiente, per compierle nel tempo, nei
luoghi e nel modo più conveniente; infinitamente buono, per compierle nella maniera più utile e più vantaggiosa per
tutti quelli per cui le ha fatte.
Gli uomini
parlano molto e sono molto facili a promettere molte cose; ma le loro parole e
le loro promesse sono molto spesso soltanto bugie e inganni. Dio parla poco: «Semel locutus est Deus»Sal 61,12 ;
Egli non ha che una parola nella bocca: «Verbum
erat apud Deum» Gv 1,1., ma con questa sola parola ha
dato l’essere a tutte le cose: «Dixit et
facta sunt»Sal 148,5. Con quest’unica parola porta e
conserva tutte le cose: «Portans
omnia verbo virtutis suae»Eb1,3; con questa sola
parola governa ogni cosa; con questa sola parola fa e compie davvero e
fedelmente tutte le sue promesse e concede sempre più di quanto ha promesso.
Ha promesso
innanzitutto ad Abramo di dargli un
figlio che si sarebbe chiamato Isacco e gliene dà un numero incalcolabile. Gli
promette in seguito di moltiplicare i suoi figli come le stelle del Cielo: e
gli dona un Figlio che è il Creatore
e il sovrano Signore della Terra e del Cielo, che è Uomo e Dio contemporaneamente.
Ha promesso
ad Adamo e agli altri Patriarchi e
Profeti di liberare gli uomini dalla perdizione nella quale il peccato li aveva
immersi. Tuttavia, non si accontenta di tirarli fuori da questo infelice
stato, liberandoli dalla schiavitù di satana, ma si fa Uomo per renderli Dei e
si fa Figlio dell’uomo per renderli figli di Dio; discende dal Cielo sulla terra
per farli salire dalla terra al Cielo.
Sono le promesse che ha fatto ad Adamo, ad Abramo e agli altri Padri e
Patriarchi, di cui la Beata Vergine fa menzione in queste ultime parole del suo
divin Cantico: «Sicut locutus est ad patres
nostros, Abraham et semini eius in saecula: Come aveva promesso
ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre».
Sono le promesse
che si sono compiute quando si è incarnato nelle sue viscere benedette. È ciò
che ha dichiarato agli Ebrei quando ha detto loro: «Abraham pater vester exultavit, ut videret diem meum: vidit
et gavisus est: Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di
vedere il mio giorno; lo vide e se ne
rallegrò»Gv 8,56, ossia il
giorno della mia Incarnazione, della mia nascita, e della mia dimora sulla
terra, da cui sperava la sua salvezza e la salvezza di tutto il mondo. L’ha
visto, ossia l’ha conosciuto per fede o meglio l’ha conosciuto attraverso la
rivelazione che il Padre mio gli ha fatto, e ne ha ricevuto una grande gioia.
Conformemente a ciò, sentiamo un angelo parlare nei libri di santa Brigida
(In Serm. angel.,cap. 8), affermando che:
«Una delle più grandi consolazioni che Dio donò ai suoi amici dell’antica
Legge: cioè ai santi Patriarchi e ai santi Profeti, fu di rivelar loro che suo
Figlio doveva nascere sulla terra per la salvezza del mondo e che sarebbe nato
da Madre ammirabile.
È la consolazione che la Divina Maestà diede particolarmente al santo
patriarca Abramo, quando gli fece conoscere che l’Uno e l’Altra dovevano
nascere dalla sua stirpe, da cui ricevette una gioia molto più grande che dalla
nascita del figlio suo Isacco e da tutti coloro che dovevano nascere da lui,
sebbene dovessero essere in maggior numero, secondo la promessa di Dio, delle
stelle del Cielo: perché egli aveva molto più amore per un tale Figlio e per
una tale Figlia che per tutti gli altri figli insieme. ...».
Da qui vediamo quanto Dio sia veritiero nelle sue parole e nelle sue
promesse, cosa che ci deve essere di grande consolazione. Questo fedelissimo
compimento delle promesse di Dio, infatti, ci dona la certezza infallibile che
tutte le altre promesse che ci ha fatto si compiranno nel modo più perfetto.
Quali sono queste promesse? Ve ne sono di due tipi: le une appartengono alla
vita presente, le altre riguardano la vita del tempo che verrà, «Vitam venturi saeculi».
Che cosa ci promette Dio in questa
vita?
Ci promette che, se viviamo nel suo timore, ci preserverà da ogni
sorta di mali: «Timenti Dominum non occurrent mala»
Sir 33,1. Sì, poiché tutto coopera al bene di coloro che amano Dio: «Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum» Rm
8,28.
Ci promette che verserà su di noi ogni sorta di benedizioni corporali
e spirituali, temporali ed eterne, che sono specificate in dettaglio nelle sue
Divine Scritture, sia nell’Antico che nel nuovo Testamento.
Ci promette che sarà il nemico dei nostri nemici e che affliggerà
coloro che ci affliggono. Es 23,22; che conterà tutti i capelli
della nostra testa, e che neppure uno perirà; che terrà conto di tutti i passi
che faremo a suo servizio: «Gressus
meos dinumerasti» Gb 14,16; che proverà i mali che ci
verranno fatti, come se lo si ferisse nella pupilla dell’occhio: «Qui tetigerit vos, tangit pupillam oculi mei» Zc 2,8; che custodirà le buone opere
che faremo, come la pupilla dei suoi occhi: “Gratiam
hominis quasi pupillam conserva bit” Sir 17,18; che Colui che crede in Lui, cioè
con una fede viva e animata d’amore, non morrà mai: «Qui credit in me, non morietur in aeternum» Gv
11,26 che se qualcuno conserva la sua parola, non vedrà mai la morte.
Ecco le promesse che il nostro Salvatore ci ha fatto, che riguardano
la vita presente; ma eccone molte altre che appartengono alla vita del Cielo.
Il nostro benigno Salvatore ci promette che nel giorno della
risurrezione finale non solo risusciterà i nostri corpi, ma li rivestirà dello
splendore, dell’impassibilità, dell’immortalità e della gloria del suo
Santissimo Corpo: «Reformabit corpus
humilitatis nostrae, configuratum corpori claritatis suae»
Fil 3,21; li farà restare con Lui, non solo in Cielo, ma nel seno e nel
Cuore del Padre suo: «Pater, quos dedisti mihi,
volo ut ubi sum ego, et illi sint mecum» Gv 17, 24; ci
farà re dello stesso Regno che il Padre suo gli ha dato: «Ego dispono vobis sicut dìsposuit mihi Pater meus regnum»
Lc 22, 29; ci farà eredi del Padre suo e suoi coeredi: «Haeredes Dei, cohaeredes Christi» Rm 8, 17;
ci metterà in possesso di tutti i beni: «Super
omnia bona sua constituet eum» Mt 24,47 ; ci donerà la gloria che
il Padre suo gli ha dato: “Claritatem
quam dedisti mihi dedi eis”Gv 17,22; ci
assocerà con gli angeli: ci farà sedere nei troni dei suoi angeli, ci farà
vivere della vita dei suoi angeli e ci farà gioire della loro felicità: «aequales angelis sunt “ Lc 20, 36;
ci farà mangiare alla sua tavola: «Ut edatis
et bibatis super mensam meam» Lc 22, 30; ci farà
sedere nel suo trono: «Qui vicerit, dabo ei sedere
mecum in throno meo» Ap 3, 21. Per grazia e
partecipazione saremo ciò che Egli è per natura e per essenza: «Divinae consortes naturae» 2 Pt 1,4 ;
infine saremo una cosa sola con il Padre suo e con Lui, così come essi sono
una cosa sola, come abbiamo già detto: «Ut sint
unum, sicut et nos unum sumus>> Gv 17, 22.
Ecco le promesse meravigliose del nostro buonissimo Redentore. Ma è
possibile che si compiano cose così grandi? Sì, ed è così certo come è vero che
Dio è Dio; è ciò che dice la Beata Vergine: «Sicut
locutus est...».
O cristiano, com’è
ammirabile la tua religione! Com’è alta ed eminente la tua professione! Com’è
felice e vantaggiosa la tua condizione! Come può accadere che tu non muoia di
gioia alla vista di queste incantevoli verità? Ma com’è possibile che il tuo
cuore resti freddo e ghiacciato in mezzo a queste fiamme ardenti dell’amore del
tuo Dio nei tuoi riguardi?
Oh! I bracieri dell’inferno saranno terribili per
te se, invece di amare un Dio che ti ama tanto, tu lo disprezzi e lo oltraggi,
e calpesti i suoi divini Comandamenti! O mio Dio, è con tutto il mio cuore che
voglio amarvi, non per timore dell’inferno, ma per amor vostro. O mio
Salvatore, prendete, se così vi piace, un pieno, intero ed eterno possesso del
mio cuore.
Il nostro adorabile Salvatore non è il solo ad essere chiamato Fedele
e Vero, poiché la Santa Chiesa conferisce questi titoli anche alla sua Divina
Madre: Virgo fidelis,
Vergine fedele. Questa Vergine Madre ha dichiarato a qualcuno dei suoi
favoriti, così come è riportato nel quarto Trattato della Triplice Corona delRev.P.Poiré,SJ, cap 9,9,
che tra i titoli d’onore che le erano dati nelle Litanie che si cantano tutti i giorni a sua lode, quelli che le
erano più graditi erano: Mater
amabilis, Mater admirabilis e Virgo
Fidelis.
E certo, è ben a ragione che possiede questo titolo, poiché Ella è fedelissima
alla sua parola e alle sue promesse.
Ascoltiamola. «Transite ad
me omnes -
è lo Spirito Santo che la fa parlare così -: Venite tutti a me» Sir 24,
26. Ella dice: Omnes, non solo qualcuno, ma tutti: uomini e donne,
grandi e piccoli, ricchi e poveri, giovani e vecchi, bambini e adolescenti,
sani e malati, giusti e peccatori, fedeli ed infedeli, sapienti ed ignoranti.
«Desidero, infatti, - continua l’augusta Madre di Dio - sollevarvi
tutti nelle vostre necessità e procurare la salvezza di tutti. Venite a me che
sono la Madre del vostro Creatore e del vostro Redentore, la vostra Regina e la
vostra Sovrana, a me che sono vostra Madre e una Madre tutta amore: “Mater
pulchrae delectionis”Sir
24,24.
Venite a me con grande fiducia, poiché Dio mi ha dato tanto potere in
Cielo e in Terra, ed ho più amore e tenerezza per voi, di quanto ve ne siano
mai stati nel cuore di tutte le madri che vi furono, che sono e che saranno.
Venite a me poiché, come ho dato la vita al vostro adorabile Capo, che
è il mio Figlio Gesù, posso darla anche alle sue membra.
Venite a me poiché, come vi ho dato un Salvatore, posso e voglio
anche cooperare con Lui alla vostra salvezza eterna: "Qui
me invenerit, [...] hauriet salutem a Domino" Prv 8,35.
Venite a me e vi aiuterò in tutti i vostri bisogni; sarò sempre con
voi per guidarvi ovunque e in ogni cosa; vi consolerò nelle vostre afflizioni;
vi proteggerò da tutti i pericoli di questa vita; vi difenderò da tutti i
vostri nemici visibili e invisibili; vi illuminerò nelle tenebre; vi
fortificherò nelle vostre debolezze; vi sosterrò nelle vostre tentazioni; vi
assisterò nell’ora della vostra morte; riceverò le vostre anime all’uscita dai
loro corpi e le presenterò a mio Figlio.
Infine, vi alloggerò nel mio
seno e nel mio Cuore materno; vi avrò sempre presenti davanti ai miei occhi e
vi farò vedere che ho un vero Cuore di Madre per voi.
“Ascoltatemi, figli miei: Nunc ergo, filii, audite me” Prv 8, 32, poiché “beato
è colui che mi ascolta e che obbedisce alle mie parole: Beatus homo,
qui audit me”
Prv 8, 32..
Che cosa ho da dirvi? Gettate uno sguardo sulla vita che ho condotto
sulla terra e su tutte le virtù che Dio mi ha fatto la grazia di praticare:
sono come tante voci che vi parlano e vi dicono: "Beati
qui custodiunt vias meas. Beati coloro che camminano per la via per la quale ho camminato”
ossia coloro che camminano sulla
via della fede, della speranza, della carità, dell’umiltà, dell’obbedienza,
della purezza, della pazienza e delle altre virtù che ho praticato sulla terra.
Abbracciate dunque tutte queste virtù con tutto il vostro cuore e soprattutto
abbiate un grande amore per mio Figlio Gesù; se lo amate, custodirete
fedelmente tutti i suoi Comandamenti: “Quodcumque dixerit vobis facite” Gv 2, 5.
Infine, sappiate che il Figlio mio ed io, amiamo coloro che ci amano: “Diligentes nos dilìgimus” Prv 8,17.
Amateci, dunque, come vostro Padre e vostra Madre, e noi vi ameremo teneramente
e ardentemente come nostri carissimi figli. Ma se voi ci amate davvero sforzatevi di mettere il nostro amore nei
cuori degli altri e si compiranno nei vostri riguardi le parole: ‘"Qui
elucidant [nos], vitam aeternam habebunt : Coloro che ci fanno conoscere e amare avranno la vita eterna”Sir
24,31 »
Ecco le parole e le promesse della nostra buonissima Madre che si
compiranno infallibilmente nei riguardi dei suoi veri figli; e spesso, Ella fa
persino più di quanto non abbia promesso.
O Gesù, Figlio unico
di Dio, che avete voluto essere il Figlio unico di Maria e associarci nella
schiera dei figli suoi e vostri fratelli, rendeteci
partecipi, se così vi piace, dell’Amore che Le portate, come anche dell’Amore
che Ella vi porta, affinché noi amiamo Gesù con il Cuore di Maria ed amiamo
Maria con il Cuore di Gesù, ed abbiamo un cuor solo ed un amore solo con Gesù e
Maria.
Tag: Magnificat ( 11 )
Mater Amabilis, Mater Admirabilis, Virgo Fidelis
ORA PRO NOBIS
AVE MARIA PURISSIMA
Dall'opera "Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio" Libro X: Spiegazione
del Cantico del Sacratissimo Cuore della Beata Vergine Maria.
Di San Giovanni Maria Eudes
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