AVE MARIA! Bozza di una possibile lettera aperta ai
Ministri Generali e Definitori e agli altri frati di buona volontà.
Cari fratelli nel
Serafico Padre San Francesco, cari Sacerdoti,
pace a
voi e una benedizione speciale materna di Maria Santissima a chi leggerà da figlio di benedizione questa
lettera.
La scrivo
doverosamente e con molta amarezza d’animo avendo costatato la deriva in cui si
trova il mio caro Ordine Serafico nel quale sono stato chiamato dal Signore sin
dalla più tenera età. Non ho grandi esperienze, però ho conosciuto e vissuto anche gli anni immediatamente
post-conciliari. Poi per grazia di Dio ad un certo punto ho capito che l’essenziale è l’interiore conversione, e
il distacco da ogni umano attaccamento a noi stessi e ai facili compromessi col mondo, per essere
solo disponibili a fare sempre la Volontà del Signore, tutta espressa nella
Santa Regola e nelle Sante Costituzioni.
<<..facciano attenzione che ciò che devono
desiderare sopra ogni cosa è:
di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e di avere
umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, e di amare quelli che ci
perseguitano e ci riprendono e ci calunniano,
poiché
dice il Signore: «Amate i vostri nemici e
pregate
per quelli che vi perseguitano e vi calunniano ;
beati
quelli che sopportano persecuzione a causa della
giustizia,
poiché di essi è il regno dei cieli. E chi
persevererà
fino alla fine, questi sarà salvo»>>. (Reg. c.X)
Sintetizzando
a me pare che il Serafico Padre mi invita particolarmente a vivere un rinnovato
spirito di preghiera e di penitenza, la celebrazione fervorosa della Sacra
Eucaristia e della Liturgia della Ore, la recita quotidiana dei misteri del
Santo Rosario e l’offerta della Santa Messa all’Immacolata nel primo sabato
d’ogni mese, e –dulcis in fundo- mi invita a un religioso e austero modo di
vita che sia a tutti di buon esempio.
Ora “il
mondo”, per la seduzione di Satana, cammina per la sua strada adorando idoli
falsi: denaro, superbia con le tante false ideologie che distruggono la verità, e
poi l’idolo dell’impurità che seduce
tutte le nazioni della terra. NON SOLO.
Ancor più Satana ha messo mano anche
nella santa Chiesa per distruggere la fede. Lo fa col razionalismo e il relativismo, e con la contestazione al Papa.
Nessuno potrà negare questa crisi:
essa esiste ed è, a mio parere, più
profonda di quanto si possa immaginare, perché provocata dai figli stessi della
Chiesa.
Davvero –
dice san Pietro - falsi maestri hanno
insegnato eresie disastrose e si son messi contro Dio che li ha salvati. Molti
li hanno seguiti e vivono -come loro- una vita immorale, e così la vita
cristiana (e religiosa) è disprezzata. Allora è facile a tutti imbattersi in chi deride anche la
stessa parola “eresia” affermando che
non ne esistono più da un bel po’ . E’ facile incontrare chi ti ride in faccia
perché gli state offrendo un articolo d’una rivista “apologetica” ben fatta e te la rifiuta con sussiego se non con
sdegno. E’ facile sentir dire –anche da professori- che si deve amare il
prossimo per se stesso e non per amor di Dio. E’ facile sentire consigliare e
decidere lavori servili sia pure nei giorni di festa contro l’insegnamento
ufficiale della santa Chiesa. C’è pure chi , pur vescovo, dice e afferma che
nessuno pecca perché vuol peccare (come dire che nessuno si danna perché vuole
dannarsi).
Altri arrivano a proibire la confessione dei peccati veniali, e altri ancora non sanno neppure che i peccati mortali vanno confessati per numero; altri poi riducono arbitrariamente la normale ora di digiuno eucaristico per fare la Comunione. Altri non si preoccupano affatto dell’assenza dei confessionali nella loro chiesa, o li hanno dislocati a distanza in altre stanze obbligando anche praticamente il fedele a confessarsi faccia a faccia senza misericordia (!) e senza prudenza (!). Potete immaginare con quali frutti. Ma perché continuare?
C’è pure chi al fraterno saluto mattutino “Sia lodato Gesù Cristo!” si rifiuta di rispondere come i nostri santi Padri ci hanno insegnato. Ricordo anche che ci fu chi voleva proibire di predicare ai fedeli che si deve ubbidire al Papa e ai Vescovi e Sacerdoti uniti a Lui. Voi che leggete conoscerete certamente mille altre trovate o invenzioni.
Altri arrivano a proibire la confessione dei peccati veniali, e altri ancora non sanno neppure che i peccati mortali vanno confessati per numero; altri poi riducono arbitrariamente la normale ora di digiuno eucaristico per fare la Comunione. Altri non si preoccupano affatto dell’assenza dei confessionali nella loro chiesa, o li hanno dislocati a distanza in altre stanze obbligando anche praticamente il fedele a confessarsi faccia a faccia senza misericordia (!) e senza prudenza (!). Potete immaginare con quali frutti. Ma perché continuare?
C’è pure chi al fraterno saluto mattutino “Sia lodato Gesù Cristo!” si rifiuta di rispondere come i nostri santi Padri ci hanno insegnato. Ricordo anche che ci fu chi voleva proibire di predicare ai fedeli che si deve ubbidire al Papa e ai Vescovi e Sacerdoti uniti a Lui. Voi che leggete conoscerete certamente mille altre trovate o invenzioni.
Stando
così le cose diventa importante saper discernere i buoni dai falsi
maestri. SE diffondono le verità della
fede cattolica e ubbidiscono al Magistero allora sono buoni. MA, se superbi,
amanti dell’errore e disobbedienti al Magistero, allora sono falsi falsi
falsi. Gesù benedetto ci vuole semplici
ma astuti, colombe e serpenti. Bambini sì, però intelligenti, non stupidi.
Allora mi
son deciso a scrivere. Non tanto per
un desiderio di difesa personale per la situazione che vivo da un po’ d’anni,
quanto per chiarire e precisare meglio a
me stesso prima di tutto e poi a qualche altro che cerca la verità il nocciolo
della questione che come sempre è più profondo.
Nella mia
vita una volta ho ricevuto nel giro di 23 giorni ben tre lettere: per lo stile e il contenuto mi parvero puro fumo derivante da un fuoco sotterraneo
che prima o poi doveva per forza esplodere. Ecco. Proprio così, noi oggi nella
Chiesa viviamo sotto continue esplosioni e/o divisioni causate dalla
contestazione al Papa. Dolorosamente
pure nell’Ordine Serafico. Ho sempre
creduto che in genere le contestazioni o opposizioni al Santo Padre sono
una pietra che si getta in faccia a Gesù benedetto.
Nel 1989
quando la Chiesa in Italia permise la Comunione in mano io ero già in Venezuela
dove lo stesso permesso purtroppo giunse nel 1993. Molto sfacelo, molta
divisione si diffuse da allora nelle comunità ecclesiali e francescane. Si
moltiplicarono i così detti ministri straordinari che ormai la fanno da padrone
anche per uno sparuto numero di fedeli (quando il mio vescovo Mons. Alessandro
F. Medina q.e.p.d. li permetteva solo quando i comunicanti fossero più di 350
c.)
Ma la
cosa più triste avvenne e succede ancora quando anche dopo la pubblicazione
dell’ <Istruzione “Redemptionis
sacramentum” su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la
Santissima Eucaristia> della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si continua
come prima e più di prima, come se il l’Istruzione non fosse stata redatta per
disposizione del Sommo Pontefice B. Giovanni Paolo II e approvata dal medesimo
il 19.3.2004 disponendone la pubblicazione e l’immediata osservanza da parte di
coloro a cui spetta.
Con
amarezza mi hanno riferito di un Vescovo che non si è degnato di rispondere a
una missiva di un sacerdote della diocesi, e come alcuni frati pur Superiori
Maggiori trattano questi argomenti con sufficienza … oserei dire beffarda.
Ultimamente
poi non è bastato neppure l’esempio offerto dal Santo Padre Benedetto XVI che
offre Gesù Eucaristico nella forma cattolica di tradizione, per smuovere e
convincere i cuori dei sacerdoti almeno
francescani. Ché dirà il Serafico Padre, dalla sua gloriosa Tomba, a tutti quelli che sono
infedeli e disobbedienti a molteplici norme prescritte nella celebrazione della
santa Messa e nell’amministrazione degli altri sacramenti?
Sono convinto personalmente che san Francesco previde i nostri tempi, che sono i più decisivi di tutta la storia, e volle metterci in guardia scrivendo perciò ai laici e ai chierici e ai ministri Custodi dei gioielli di lettere, dove da Serafino ci è maestro insigne:
Sono convinto personalmente che san Francesco previde i nostri tempi, che sono i più decisivi di tutta la storia, e volle metterci in guardia scrivendo perciò ai laici e ai chierici e ai ministri Custodi dei gioielli di lettere, dove da Serafino ci è maestro insigne:
16 <<Ecco, ogni giorno
Egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della
Vergine; 17 ogni giorno Egli
stesso viene a noi in apparenza umile; 18 ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle
mani del sacerdote. 19 E come ai santi
Apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane
consacrato. 20 E come essi con gli
occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di Lui, ma, contemplandolo con
gli occhi dello spirito, credevano che Egli era lo stesso Dio, 21 così anche noi, vedendo pane e vino con gli
occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il
suo santissimo Corpo e Sangue vivo e vero. (Ammonizioni)
34 <<E siamo tutti
fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle
sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano,
annunciano e amministrano. 35 Ed essi soli
debbono amministrarli e non altri. [Quanta sorpresa in queste parole! Il nostro
Serafico Padre è davvero un profeta che mirabilmente difende il Sacerdozio e
l’Eucaristia Santissima].
36 Specialmente poi i
religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre
cose e più grandi, senza però tralasciare queste. (Lettera ai fedeli).
3 <<Niente infatti possediamo e vediamo
corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il
sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti «da
morte a vita».
[208] 4 Tutti coloro, poi, che amministrano così santi ministeri,
considerino tra sé, soprattutto quelli che li amministrano senza discrezione, [e osano deridere e vessare quanti con ogni attenzione e discrezione
intendono trattare questi misteri] quanto siano miserandi i calici, i corporali e
le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue del
Signore nostro. [Ché direbbe il
Serafico Padre di quei frati che non usano come si deve il corporale, e non
sanno/o non vogliono aprire e usare
nemmeno il purificatoio come si deve? CHE direbbe altresì a quanti con forza
impediscono la fedeltà a molte altre norme comandate nel messale
medesimo? Perché uno non dovrebbe usare
il velo sul calice e la borsa per custodire il corporale, e il piattino alla Comunione
dei fedeli, e anche un degno inginocchiatoio o genuflessorio facoltativo che
promuove e facilita la devozione eucaristica, ecc.?]
5 E da molti viene lasciato in luoghi indecorosi, viene
trasportato senza nessun onore [e aggiungerei
‘conservato’ senza la doverosa attenzione a sostituire o cambiare almeno
ogni mese le sacre specie, per evitare che le particole diventino preda di
vermetti bianchi, da me scoperti in un tabernacolo] e ricevuto senza le
dovute disposizioni e amministrato agli
altri senza discrezione. [La
lingua batte dove il dente….]
[209] 6 Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono
calpestate, 7 perché «l’uomo
carnale non comprende le cose di Dio».
8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto
questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e
noi l’abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? 9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue
mani?
10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con
fermezza emendiamoci; … ( LETTERA
A TUTTI I CHIERICI SULLA RIVERENZA DEL
CORPO DEL SIGNORE).
Se riporto le parole del Serafico Padre lo faccio semplicemente
per ricordare a me e anche a voi le indicazioni del più umile Santo che fu
detto “homo catholicus et totus
apostolicus” per eccellenza.
IMPARIAMO QUINDI DA SAN FRANCESCO. Specialmente noi che siamo i figli
d’un così tanto illustre e umilissimo
Fondatore la cui attività –insieme a
quella di San Domenico - ha fatto meravigliosamente rifiorire la Chiesa di Dio.
Con
gran sorpresa e
soddisfazione ho sentito che il Papa Benedetto XVI, in Assisi, parlando ai
Vescovi nel nov. 2010, è entrato direttamente nel tema liturgico. E ha dettato
lui i criteri di una "vera" riforma della liturgia. (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1345540)
"Ogni vero riformatore – ha scritto – è un obbediente della fede: non si muove in maniera
arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è
il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di
autenticità di ciò che si celebra".
Il
Santo Padre ha speso buona parte del suo messaggio a illustrare ai vescovi
italiani [e quindi anche ai rev. Custodi dei nostri santuari] lo spirito con cui quel grande Santo obbedì a
quella riforma liturgica, e fece obbedire i suoi frati.
Oggi molti cattolici , laici o religiosi, propugnano una Chiesa più spirituale
e "profetica", invece che istituzionale e rituale. Soprattutto in
campo liturgico vogliono creatività e libertà. Oh! quanta! Basta vedere come si
trattano i sacri paramenti con tutto ciò che serve al decoro della liturgia, e
osservare quanta licenza si prendono nel cambiare le formule in uso nel
Breviario e nella santa Messa; per esempio alla benedizione finale: invece di
dire “Vi benedica Dio onnipotente …” si
sente dire semplicemente “Benedica Dio
onnipotente …”
Ma Benedetto XVI ha mostrato, nel messaggio, che il vero san Francesco era di
tutt'altro orientamento, perché profondamente convinto che il culto cristiano
debba corrispondere alla "regola della fede" ricevuta, e in questo
modo dar forma alla Chiesa. I sacerdoti, per primi, dobbiamo fondare sulle
"cose sante" della liturgia la nostra santità di vita. Tra le cose
più importanti: il Breviario e la santa Messa.
Il
Serafico Padre e i suoi frati adottarono
-dice il Papa- il “Breviario”
che fu un frutto del Lateranense IV. Così fecero propria la preghiera liturgica
del Sommo Pontefice. [[ORA
io mi sto chiedendo da un po’ di tempo
perché mai il santo breviario presso i nuovi frati sfornati da certi seminari non ha più quel
posto principe che ebbe nella vita del Serafico Padre. (Forse perché in PC trovano anche lo
stesso breviario??? Sarà!).
Con estrema facilità si passano giornate
intere senza Breviario, ci si sposta da un punto all’altro del globo, o delle
provincie o delle custodie , e non si ha con sé il Breviario!!! Già! Ora che scrivo capisco perché. Forse viaggiando
un po’ tutti da camaleonti, se uno si mettesse a pregare il Breviario in treno
o in aereo o in bus o in ristorante verrebbe scoperto o identificato, ecc. ecc.
e allora lo si lascia. E’ diventato troppo pesante e ingombrante. Sbaglio forse
se affermo che una cosa /il breviario/ è legata all’altra /l’abito religioso/?
L’IMPORTANZA DELL’ABITO! Ma serve parlarne? E’ tutto scritto già nella Santa Regola
professata con tutte le sante Costituzioni!
E’ scritto nel Codice di Diritto Canonico di santa Romana Chiesa. Ci
gloriamo dei nostri Santi che hanno avuto un amore e una venerazione
particolare per l’abito di san Francesco (da noi custodito) che indossavano
giorno e notte, arrivando a considerarsi indegni di indossarlo; e poi non
vogliamo imitarli? Non è proprio il modo
normale di vivere da frati. Si dice: “Carità, carità, carità!” e va bene. Ma la
carità si lasci condurre dalla prudenza e dall’obbedienza, se no forse non è
genuina. Si farebbero meno chiacchiere e
più osservanza. Certo non dimenticheremo che con l’abito esterno ci vuole pure
quell’interiore dell’anima. Vivendola
così la nostra vita sarebbe una continua predica di povertà di obbedienza e di
castità, e l’Ordine chissà diverrebbe più fecondo di frutti realizzando la
missione affidataci da Gesù benedetto!]].
Sinceramente ho l’impressione che ci
troviamo in uno stato di liquefazione. Non sono il solo ad aver fatto l’esperienza
che richiamandomi o appellandomi ai documenti sempre chiari del Sommo Pontefice
sulla confessione o al Direttorio per il
ministero e la vita dei presbiteri o
ai vari motu proprio del Beato
Giovanni Paolo II e dell’attuale Santo
Padre Benedetto XVI sulla Liturgia e sulla Messa di sempre e
altro, la risposta ricevuta sia
stata più o meno di questo tenore: << “Sai? Se ascoltassimo Roma,
qui tutti perderebbero la fede (!), “Basta con Roma, un altro cristianesimo è
possibile, la fede in linguaggio moderno (!), “Questi documenti dicono cose
giuste, ma … non sono adatte alla nostra situazione ecclesiale” >>. E così via. E sei bell’e
spacciato. Questi non sono casi tanto rari, credetemi. Allora, io, l’ultimo dell’Ordine vorrei gridare sia pure umilmente
e in ginocchio quanto diceva Don Divo
Barsotti :”Guai se rompiamo il legame con la Chiesa di sempre” . Ed
anche: “Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti”. (Beato Giovanni Paolo II).
*
Andiamo
al sodo. Quanto ho scritto fin qui è sacrosanto,
ma il resto che sto per scrivere lo è
ancora di più. Da anni ho sempre
agognato celebrare la Messa di sempre. In verità fui ordinato quando ancora non
era iniziata la ‘rivoluzione vera e propria’. Era l’anno 1965. Poi poco a poco tutto ‘precipitò’. Vivendo in
Latino America alcuni amici vollero conoscere la santa Messa tridentina. Col
permesso del Vescovo la celebrai alcune volte nella loro cappella. Nel 2001
tornando in Italia ho percepito e visto un lento ma continuo ritorno all’antica
santa Messa. Ho pregato fiducioso per la soluzione delle difficoltà, e alla
fine col Papa Benedetto XVI è
arrivata la … GRAZIA. E che
Grazia!
Debbo confessar però che mi addolorò assai vedere, in quel 7 luglio 2007, sul viso di persone che stimavo responsabili una qualche smorfia sgraziata e sgradevole, oppure, in riunioni di Clero e di frati, un assordante silenzio su un argomento di tale importanza. Ripeto che un tale comportamento mi disgustò. Ingenuamente ne attribuivo la causa a semplice ignoranza. Ora mi chiedo: era solo ignoranza? Ma lasciamo perdere. Ciò che conta è rendere grazie a Dio, perché la santa Messa di sempre ha preso il volo e ora, con l’aiuto della stampa, internet e convegni e Istruzioni che rafforzano il fondamentale motu proprio Summorum Pontificum, essa viene sempre più conosciuta e cercata e amata: non si tratta di nostalgici, ma soprattutto di famiglie e giovani desiderosi d’una più profonda ricchezza.
Con quanta gioia, credetemi, dopo tanti anni dall’ordinazione ho potuto cantarla di nuovo questa Santa Messa di sempre, io che ne avevo cantata solo una! E’ stata una grande benedizione di Gesù benedetto sulla mia vita. Come si fa a non gioire per questa benedizione insieme agli altri fratelli? Gaudere cum gaudentibus, direbbe san Paolo. Purtroppo non è stato sempre così.
In verità, in certi luoghi, prima con minacce, poi con sotterfugi si è passato ai fatti e per ostacolare la celebrazione del Divino Sacrificio nel rito romano antico o di sempre /esattamente quella santa Messa familiare al nostro Serafico Padre san Francesco/ hanno meschinamente sottratto ai confratelli sacerdoti le carte-gloria e i sacri paramenti (–pur in buone se non ottime condizioni, come lo erano i manipoli , il velo per il calice e la borsa per il corporale nuovi di zecca-) per portarli a … ristrutturare o restaurare. Non si sa dove, e né quando saranno ‘pronti’. Un autentico escamotage indegno d’una fraternità solo conclamata ipocritamente, perché va contro i diritti e la dignità che ha ogni Sacerdote giovane o anziano, simpatico o antipatico che sia.
Si ha la pretesa e l’arroganza dispotica di voler comandare in campi dove già c’è chi comanda da duemila anni! Nella santa Messa ordinaria si deve usare sempre, oltre alla stola, pure la casula o pianeta e non la sola stola. Nella santa Messa straordinaria poi ci vuole il manipolo oltre al velo sul calice, mentre nella Messa Ordinaria si auspica ugualmente che "Il calice sia lodevolmente ricoperto da un velo" (Ordinamento generale del Messale romano n 118), ed ecc.
Debbo confessar però che mi addolorò assai vedere, in quel 7 luglio 2007, sul viso di persone che stimavo responsabili una qualche smorfia sgraziata e sgradevole, oppure, in riunioni di Clero e di frati, un assordante silenzio su un argomento di tale importanza. Ripeto che un tale comportamento mi disgustò. Ingenuamente ne attribuivo la causa a semplice ignoranza. Ora mi chiedo: era solo ignoranza? Ma lasciamo perdere. Ciò che conta è rendere grazie a Dio, perché la santa Messa di sempre ha preso il volo e ora, con l’aiuto della stampa, internet e convegni e Istruzioni che rafforzano il fondamentale motu proprio Summorum Pontificum, essa viene sempre più conosciuta e cercata e amata: non si tratta di nostalgici, ma soprattutto di famiglie e giovani desiderosi d’una più profonda ricchezza.
Con quanta gioia, credetemi, dopo tanti anni dall’ordinazione ho potuto cantarla di nuovo questa Santa Messa di sempre, io che ne avevo cantata solo una! E’ stata una grande benedizione di Gesù benedetto sulla mia vita. Come si fa a non gioire per questa benedizione insieme agli altri fratelli? Gaudere cum gaudentibus, direbbe san Paolo. Purtroppo non è stato sempre così.
In verità, in certi luoghi, prima con minacce, poi con sotterfugi si è passato ai fatti e per ostacolare la celebrazione del Divino Sacrificio nel rito romano antico o di sempre /esattamente quella santa Messa familiare al nostro Serafico Padre san Francesco/ hanno meschinamente sottratto ai confratelli sacerdoti le carte-gloria e i sacri paramenti (–pur in buone se non ottime condizioni, come lo erano i manipoli , il velo per il calice e la borsa per il corporale nuovi di zecca-) per portarli a … ristrutturare o restaurare. Non si sa dove, e né quando saranno ‘pronti’. Un autentico escamotage indegno d’una fraternità solo conclamata ipocritamente, perché va contro i diritti e la dignità che ha ogni Sacerdote giovane o anziano, simpatico o antipatico che sia.
Si ha la pretesa e l’arroganza dispotica di voler comandare in campi dove già c’è chi comanda da duemila anni! Nella santa Messa ordinaria si deve usare sempre, oltre alla stola, pure la casula o pianeta e non la sola stola. Nella santa Messa straordinaria poi ci vuole il manipolo oltre al velo sul calice, mentre nella Messa Ordinaria si auspica ugualmente che "Il calice sia lodevolmente ricoperto da un velo" (Ordinamento generale del Messale romano n 118), ed ecc.
Sembrerebbe che i giovani, certi giovani
sfornati dai seminari da una quindicina d’anni, forse non possano capire certe
cose, “siano come incapaci di atti liturgici. Per i quali non basta
l’istruzione , occorre l’educazione, anzi l’iniziazione, che al fondo non è
altro che l’esercizio di quest’atto” (R. Guardini, in Humanitas 20, 1965).
Eppure basterebbe così poco. Solo un
po’ di amore. Solo un po’ di santa curiosità. Solo qualche piccolissimo sforzo,
e grandi sarebbero i frutti nella loro vita attraverso un rito che di certo è più
articolato, ma con gesti tutti molto belli che aiutano a vedere la realtà.
Capirebbero perfettamente l’azione della Messa. Non è mai tardi darsi da
fare per riaffermare la nostra romanitas
e latinitas, ricordando // senza offesa per nessuno// che
il Venerabile Pio XII scriveva che il sacerdote che misconoscesse il latino era
afflitto da una “deplorevole miseria intellettuale”[!].
Oggi più che mai si parla di libertà. Ed
è bello, se si intende nel suo giusto valore di appartenenza a qualcuno. Oggi si
fa ecumenismo con … diciamo tutti, ma
poi ti accorgi che non è veramente genuino, difatti succede a volte che la sola
parola pianeta (oltretutto casula è il suo sinonimo) o manipolo fa ad alcuni
saltare il sangue alla testa. Perché mai? Un amico sacerdote mi diceva che la Pastorale
all’insegna del Conc.Vat. II e le pianete non sono un binomio impossibile!
Per secoli i missionari francescani, gesuiti, barnabiti ecc. hanno
evangelizzato terre di missioni nelle Nuove Terre usando le pianete durante la
celebrazione dei Sacri Riti. Non ci sembra la pianeta abbia impedito,
ostacolato o ridotto l’opera missionaria dei buoni frati. San
Giovanni Bosco e molti preti “operai” conducevano la loro opera pastorale tra i
giovani, i carcerati, le fabbriche, i poveri e gli ammalati indossando pianeta
e manipolo durante la S. Messa. E anche nel loro caso la loro attività
pastorale non ha subito lesioni o impedimenti. Allora si
può benissimo portare avanti una pastorale secondo il CVII - (che poi cosa avrà
di tanto diverso da quella che la Chiesa ha sempre professato “prima” del CVII,
lo dobbiamo ancora capire) - pur usando o magari tollerando, la pianeta. Ricordando anche che le casule “moderne” o gli stoloni sopra il camice, non sono mica
“materia” (né prossima né remota) del sacramento eh!!! Non è nemmeno
forma! La “pastorale all’insegna del CVII” non funzionerebbe forse lo stesso se indossassimo una bella, decorosa e degna pianeta? -
Ma riprendiamo il filo maestro.
Ma riprendiamo il filo maestro.
Se il Santo Padre, meglio e con tutta verità, se i Sommi Pontefici, per salvare la
Liturgia hanno voluto offrire questa possibilità di celebrare quella santa Messa
di sempre che non fu mai abolita o proibita, Santa Messa che venne celebrata cotidie nello
stesso ultimo Concilio, chi sono mai quelli che vogliono opporsi
– costi quel che costi! - a questo diritto sacrosanto? E perché non si decidono in tempo a cancellare tutti gli abusi che fin'ora si sono permessi? Di questi abusi parlò il Beato Giovanni Paolo II nella dimenticata Istruzione "Redemptionis Sacramentum" 2004:
<<[11.] Troppo grande è il Mistero dell’Eucaristia «perché qualcuno possa
permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il
carattere sacro e la dimensione universale».
[27] Chi al contrario, anche se Sacerdote, agisce così,
assecondando proprie inclinazioni, lede la sostanziale unità del rito romano,
che va tenacemente salvaguardata,[28] e
compie azioni in nessun modo consone con la fame e sete del Dio vivente provate
oggi dal popolo, né svolge autentica attività pastorale o corretto rinnovamento
liturgico, ma priva piuttosto i fedeli del loro patrimonio e della loro eredità. // Atti arbitrari, infatti, non giovano a un effettivo rinnovamento,[29] ma ledono il giusto diritto dei fedeli
all’azione liturgica che è espressione della vita della Chiesa secondo la sua
tradizione e la sua disciplina. // Inoltre, introducono elementi di deformazione e
discordia nella stessa celebrazione eucaristica che, in modo eminente e per sua
natura, mira a significare e realizzare mirabilmente la comunione della vita
divina e l’unità del popolo di Dio.[30] // Da
essi derivano insicurezza dottrinale, perplessità e scandalo del popolo di Dio
e, quasi inevitabilmente, reazioni aspre: tutti elementi che nel nostro tempo,
in cui la vita cristiana risulta spesso particolarmente difficile in ragione del
clima di «secolarizzazione», confondono e rattristano notevolmente molti
fedeli.[31] >>
(E' commovente la chiarezza con cui parlano i Sommi Pontefici!) Quei tali che si industriano a moltiplicare gli abusi liturgici mi fanno ricordare un certo Cardinale che - l'ho saputo da fonte sicura - una volta in Vaticano sbottò dicendo
“Dio o non Dio, qui comando io!!!”. Bella roba. Affari suoi.
// Altri poi hanno il pallino della
concelebrazione obbligatoria, quando il Codice di Santa Madre Chiesa favorisce
piena libertà, ossia non obbliga nessuno a concelebrare (canone 902). / Ora io mi chiedo: Chi tra i frati assumesse
sostanzialmente questi atteggiamenti non sarà forse per una… non-leggera ignoranza o forte imprudenza o alta
disobbedienza alla nostra Santa Regola?
In essa – ben sappiamo- come il
Serafico Padre per due volte – all’inizio, nel primo capitolo e alla fine
dell’ultimo – ha voluto lasciare scritto: *<<2 Frate Francesco promette obbedienza e
reverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e
alla Chiesa romana. 3 E
gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi
successori. *… sempre
sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, stabili nella fede
cattolica, osserviamo la povertà, l’umiltà e il santo Vangelo del Signore
nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso.>>
Ci confortino le luminosissime parole del Papa
Benedetto XVI che fanno seguito alle precedenti più su riferite:
“L’autentico
credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e
l’opera di Dio. Essa è “veritatis splendor” (Sacramentum caritatis, 35),
avvenimento nuziale, pregustazione della città nuova e definitiva e
partecipazione ad essa; è legame di creazione e di redenzione, cielo aperto
sulla terra degli uomini, passaggio dal mondo a Dio; è Pasqua, nella croce e
nella risurrezione di Gesù Cristo; è l’anima della vita cristiana, chiamata
alla sequela, riconciliazione che muove a carità fraterna.”
A questo punto sia ben chiaro che non
voglio minimamente esasperare il clima, ma solo affermare che gli interessi nostri
dovrebbero convergere, e certi comportamenti evitarli con impegno forte. Dobbiamo avere il coraggio della verità per
non perdere la vera carità che è amore a Gesù Cristo benedetto e alle anime.
Tirare avanti con ambiguità sarebbe un cerchio nefasto che soffocherebbe molti
cuori. Insomma: Se A è bianco non è in certo modo anche nero. E qui, per
favorire il riflettere e pensare che si nutrono di silenzio, faccio punto.
***
La Mamma Celeste con l’aiuto di tutti
i suoi figli, non ultimi noi Francescani, - che come ogni cristiano viviamo nel mondo ma non siamo
del mondo - vincerà tutti gli idoli che
contrastano il nostro cammino e la scala al cielo, e porterà tutti
all’adorazione e all’amore dell’unico vero Dio, Gesù Cristo benedetto, nostro
Redentore. Col salmista voglio pregare per me e per tutti i fratelli, così:
“Mio Dio, Ti supplico: volgiti a noi e abbi
misericordia, dona ai tuoi servi la tua
forza, salva i figli della tua ancella.
“Dacci
un segno di benevolenza, mio Dio, Tu che sei il mio soccorso e la mia
consolazione. / “Domine, vim patior. Responde pro me”. Amen.
Ora, fratelli, perché io viva nella sua genuina purezza lo spirito serafico
trasmessoci dai santi Padri dell’Ordine abbiate la bontà di cordialmente
benedirmi. Ringraziondovene immensamente come posso, di cuore anch’io “Vi
benedico insieme a tutti i vostri cari con la speciale materna benedizione di Maria Santissima, nel Nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Amen.
Vi ricorderò sempre
nella santa Messa e nel santo Rosario. Ave Maria Purissima!
Vostro
in JMJFr pgmm
"O Sacro Cuore di Gesù...
O Sacro Cuore di Maria
Unitevi con noi in questa preghiera d'amore
affinché ogni figlio di questo Mondo
dimostri amore per Voi Due
che Uniti e Assieme avete Redento il Mondo. ..."
AMDG et BVM
Nessun commento:
Posta un commento