13. “Il parto della Vergine gloriosa è paragonato alla rosa
e al giglio, perché come questi fiori, pur spandendo un profumo soavissimo, non
si deteriorano, così Maria, dando alla luce il Figlio di Dio, restò intatta
nella sua verginità. Quindi il Padre, quando la Vergine Maria partoriva il suo
Figlio, poteva dire ciò che Isacco disse a Giacobbe: “Ecco il profumo del mio
Figlio, come il profumo di un campo ubertoso, che Dio ha benedetto” (Gn
27,27)
.
La natività di Cristo fu come il profumo di un campo ripieno
di fiori, perché lasciò intatto il fiore della verginità della Madre, quando da
essa venne alla luce. E la beata Vergine stessa fu un campo pieno di rose e
gigli, che il Signore benedisse; infatti di lei è detto: “Benedetta tu fra le
donne” (Lc 1,28).
Osserva che Maria si turbò quando si sentì proclamare
“benedetta fra le donne”, essa che aveva sempre preferito sentirsi dire
“benedetta fra le vergini”: per questo “si domandava quale senso avesse quel
saluto” (Lc 1,29), che in un primo momento le sembrava sospetto.
E quando nella promessa di un figlio tutto le fu chiaro, non poté più ignorare
il pericolo che correva la sua verginità, e disse: “Come può avvenire questo,
dal momento che io non conosco uomo?” (Lc 1,34), cioè mi sono
prefissa di non conoscerlo?
Altri dicono che fosse turbata, perché sentiva dire di sé,
ciò che assolutamente non le sembrava di essere. “Virtù davvero rara, che la
tua santità così evidente, sia ignota solo a te stessa!” – esclama il beato
Bernardo. Egli poi aggiunge: Tu magari in segreto ti deprezzi, perché ti pesi
con la bilancia della verità; poi invece in pubblico, pensando di essere di ben
altro valore, ti vendi a noi ad un prezzo superiore a quello che hai fatto a te
stesso.
Quindi del parto verginale di Maria diciamo: “Come il fiore
della rosa nei giorni di primavera”. Diciamo primavera (in lat. ver)
perché verdeggia. Infatti in primavera la terra si veste di erbe,
si colora di fiori variopinti, ritorna il clima mite, gli uccelli “suonano la
cetra” e tutto sembra sorridere.
Ti rendiamo grazie, Padre Santo, perché nel pieno dell’inverno,
tra i più grandi freddi, ci hai elargito un tempo primaverile. Infatti in
questa nascita del Figlio tuo, Gesù benedetto, che si celebra in pieno inverno,
nella stagione dei freddi più intensi, ci hai dato un tempo primaverile,
ricolmo di ogni incanto. Oggi la Vergine, terra benedetta, ricolma della
benedizione del Signore, ha partorito l’erba verdeggiante, il pascolo dei
penitenti, cioè il figlio di Dio.
Oggi la terra si colora con i fiori delle rose e i gigli
delle convalli. Oggi gli angeli, accompagnandosi con la cetra, cantano: “Gloria
a Dio nel più alto dei cieli” (Lc 2,14). Oggi viene ristabilita
sulla terra la tranquillità e la pace. Che vuoi di più? Tutto sorride, tutto
esulta. E perciò l’angelo dice ai pastori: “Ecco, vi annunzio una grande gioia,
che sarà di tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore,
che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto
in fasce, che
giace in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).
Religiosi omnes adorate et honorate illam:
quia ipsa est adiutrix et spiritualis advocata
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