martedì 3 giugno 2014

Leggiamo la Bibbia con sant'Antonio


13. “Il parto della Vergine gloriosa è paragonato alla rosa e al giglio, perché come questi fiori, pur spandendo un profumo soavissimo, non si deteriorano, così Maria, dando alla luce il Figlio di Dio, restò intatta nella sua verginità. Quindi il Padre, quando la Vergine Maria partoriva il suo Figlio, poteva dire ciò che Isacco disse a Giacobbe: “Ecco il profumo del mio Figlio, come il profumo di un campo ubertoso, che Dio ha benedetto” (Gn 27,27)
La natività di Cristo fu come il profumo di un campo ripieno di fiori, perché lasciò intatto il fiore della verginità della Madre, quando da essa venne alla luce. E la beata Vergine stessa fu un campo pieno di rose e gigli, che il Signore benedisse; infatti di lei è detto: “Benedetta tu fra le donne” (Lc 1,28).


Osserva che Maria si turbò quando si sentì proclamare “benedetta fra le donne”, essa che aveva sempre preferito sentirsi dire “benedetta fra le vergini”: per questo “si domandava quale senso avesse quel saluto” (Lc 1,29), che in un primo momento le sembrava sospetto. E quando nella promessa di un figlio tutto le fu chiaro, non poté più ignorare il pericolo che correva la sua verginità, e disse: “Come può avvenire questo, dal momento che io non conosco uomo?” (Lc 1,34), cioè mi sono prefissa di non conoscerlo? 

Altri dicono che fosse turbata, perché sentiva dire di sé, ciò che assolutamente non le sembrava di essere. “Virtù davvero rara, che la tua santità così evidente, sia ignota solo a te stessa!” – esclama il beato Bernardo. Egli poi aggiunge: Tu magari in segreto ti deprezzi, perché ti pesi con la bilancia della verità; poi invece in pubblico, pensando di essere di ben altro valore, ti vendi a noi ad un prezzo superiore a quello che hai fatto a te stesso.


Quindi del parto verginale di Maria diciamo: “Come il fiore della rosa nei giorni di primavera”. Diciamo prima­vera (in lat. ver) perché verdeggia. Infatti in primavera la terra si veste di erbe, si colora di fiori variopinti, ritorna il clima mite, gli uccelli “suona­no la cetra” e tutto sembra sorridere. 
Ti rendiamo grazie, Padre Santo, perché nel pieno dell’in­verno, tra i più grandi freddi, ci hai elargito un tempo primaverile. Infatti in questa nascita del Figlio tuo, Gesù benedetto, che si celebra in pieno inverno, nella stagione dei freddi più intensi, ci hai dato un tempo primaverile, ricolmo di ogni incanto. Oggi la Vergine, terra benedetta, ricolma della benedizione del Signore, ha partorito l’erba verdeggiante, il pascolo dei penitenti, cioè il figlio di Dio. 

Oggi la terra si colora con i fiori delle rose e i gigli delle convalli. Oggi gli angeli, accompagnandosi con la cetra, cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli” (Lc 2,14). Oggi viene ristabilita sulla terra la tranquillità e la pace. Che vuoi di più? Tutto sorride, tutto esulta. E perciò l’angelo dice ai pastori: “Ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).









Religiosi omnes adorate et honorate illam:
quia ipsa est adiutrix et spiritualis advocata

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