lunedì 23 giugno 2014

La SS. Consolata



Sta per incominciare la novena della nostra cara Madre. [La festa ricorre il 20 giugno] Per noi, figli prediletti della Consolata, è importante questa festa? È tutto!... A Torino, novena solennissima; tutta la città si commuove. Quante Comunioni! Quante persone vengono a pregare!

Vi farei un torto ad invitarvi a far bene questa novena e ad indicarvi come dovete farla. Basta sapere che ci avviciniamo a festeggiare la nostra cara Mamma per dire tutto!... Non è infatti la SS. Vergine, sotto questo titolo della Consolata, la nostra Madre, e non siamo noi i suoi figli? Sì, nostra Madre tenerissima, che ci ama come pupilla degli occhi suoi, che ideò il nostro Istituto, lo sostenne in tutti questi anni materialmente e spiritualmente, sia qui in Casamadre e sia in Africa, ed è sempre pronta a tutti i nostri bisogni. Che se celebriamo con trasporto tutte le feste della Madonna, specialmente quelle dell'Immacolata e dell'Assunta, con quanto più trasporto dobbiamo celebrare questa, che è la " nostra " festa, nostra cioè in modo tutto particolare.

No, non voglio dirvi che vi prepariate; sono certo che siete tutti ben disposti a far bene questa novena, a celebrare con entusiasmo questa festa. Se vi fosse fra voi chi non ha questi sentimenti, preghi la Madonna che glieli infonda; altrimenti è cattivo segno.

Non v'ha dubbio che tutto quello che si è fatto qui, tutto è opera della SS. Consolata. Ella ha fatto per questo Istituto dei miracoli quotidiani; ha fatto parlare le pietre; ha fatto piovere denari. Nei momenti dolorosi, la Madonna intervenne sempre in modo straordinario... Ho visto molto, molto... E se voi steste attenti, vedreste e comprendereste che il buon spirito che c'è in tutto l'andamento della Casa, lo stesso desiderio di farvi buoni, tutto, tutto è grazia della SS. Consolata. E ciò, senza parlare delle grazie concesseci lungo l'anno, anche d'ordine temporale, come il pane quotidiano. Sì, anche per questo lascio l'incarico alla Madonna. Per le spese ingenti dell'Istituto e delle Missioni non ho mai perduto il sonno o l'appetito. Dico alla SS. Consolata: " Pensaci tu! Se fai bella figura, sei tu!

La Madonna, sotto tutti i titoli, è una sola; ma voi dovete esserle divoti in modo speciale sotto questo titolo. La " Consolata " è in modo speciale nostra e noi dobbiamo essere gloriosi di avere una tale Patrona, essere santamente superbi che il nostro Istituto s'intitoli " della Consolata ". Noi siamo Consolatini.

Vi furono due persone che volevano fondare delle Suore ed ambedue volevano

dare alle loro istituzioni il nome della Consolata. Vennero da me, perché decidessi la questione. Dissi loro: " Io sono il proprietario di questo titolo e non voglio che lo prendiate voi, né l'una né l'altra ". Una disse: " Prima non conoscevo questo titolo, ora l'ho conosciuto e mi piace e non voglio lasciarlo ". Anche l'altra insisteva nello stesso senso. Ripetei loro: " vi proibisco di tenerlo! ". Vollero tenerlo ugualmente, facendo un po' di prepotenza, ma sapete che avvenne? Siccome non avevano la benedizione della Consolata, una, che era Suora, finì con dare dispiaceri e anche scandalo. L'altra fondò bensì delle Suore, ma poi l'istituzione non continuò... Però vedete come apprezzavano il nome della Consolata!

Congratuliamoci e gloriamoci di essere i figli prediletti della SS. Consolata e non lasciamo che gli altri ci portino via tutte le grazie. Si, lo ripeto: dobbiamo essere santamente superbi di appartenere alla Madonna sotto questo titolo invidiato da molti. E quanti ci vogliono bene, perché ci chiamiamo " I Missionari della Consolata! ". Perciò dobbiamo corrispondere e portarlo degnamente. Il nome che portate, deve spingervi a divenire ciò che dovete essere. Se voi aveste altri titoli, come per esempio quello di Giuseppini, dovreste essere divoti in modo particolare del Santo di cui portate il nome. Perciò dovete portare bene quello che avete, di Missionari della Consolata, con una grande divozione alla Madonna sotto questo titolo.

Le facciamo quasi un torto a rivolgerle quelle parole: Monstra te esse Matrem. Oh, non ha bisogno davvero che glielo ricordiamo! Piuttosto Essa potrebbe dire a noi: Monstra te esse filium! Siamo figli della Consolata e figli prediletti; ma praticamente ci dimostriamo sempre tali, con onorarla in tutti i modi possibili, con ricorrere a Lei colla confidenza di figli amatissimi, con procurare di ascoltarne i comandi e anche i desideri, che sono di farci buoni e santi?...

Questo non è per farvi un torto; è perché alle volte non ci si pensa. Questo amore di figli è di sua natura tenero; bisogna ricorrere lungo il giorno a Lei, proprio come ad una Madre... Chi non ha un po' di sentimento e di amore particolare alla SS. Consolata, non ha cuore; e noi dobbiamo averlo il cuore!

Non aggiungo altro. In questa novena sappiate fare sacrifici, vincervi, studiare con energia; anche se fa caldo, scuotete la noia e non lasciatela dominare. Il cuore dice ciò che bisogna fare per una Madre!... Felici voi se, il giorno della festa, avrete un gran mazzo di fiori preziosi, di opere buone da presentarLe!

Dunque, impegno a farLe onore. Domanderemo tante grazie per noi e per l'Istituto: quella in primo luogo che, crescendo in numero, cresciate anche in grazia per corrispondere, sì che la Madonna sia contenta. Se noi ci diportiamo da figli, abbiamo dei diritti e, direi, possiamo anche pretendere. Il frutto pertanto di questa festa sia di cercare di piacere sempre più alla Madonna e farle tutti gli ossequi dei migliori dei suoi figli.



L'Ufficio della Madonna Consolata

L'Ufficio della Madonna è la preghiera ufficiale dell'Istituto, composta a lode di Dio e della SS. Vergine. Nelle Comunità dove non si recita l'Ufficio Divino si dice quello della Madonna.

Si legge nella vita di S. Brunone, fondatore dei Certosini, che, chiamato a Roma dal Papa in aiuto nella cura della Chiesa, i suoi discepoli nella Certosa di Grenoble, si trovavano combattuti da varie tentazioni, specie di scoraggiamento per quella vita dura e austera. Dietro consiglio del loro Priore, il Beato Laodovino, essi ricorsero alla SS. Vergine con fervorose preghiere. Orbene, una notte mentre stavano in chiesa salmodiando, la Madonna apparve al B. Laodovino e gli disse: " Recitate il mio Ufficio ed avrete la stabilità del vostro monastero fino alla fine del mondo " (964). Infatti ora i Certosini recitano l'Ufficio Divino e quello della Madonna; ed è proprio da quest'ultimo che riconoscono la stabilità dell'Ordine, e più dello spirito, per cui non ebbero mai bisogno di riforma.

Anche il nostro Istituto, dall'Ufficio della Madonna ben recitato, otterrà tutte le grazie per andar avanti bene e durare nello spirito per cui è sorto. Quello che la Madonna fece per i Certosini lo farà anche per noi. Ella benedirà l'Istituto.

Ecco perché fin da principio, quando non era ancor prescritto dalle Costituzioni, l'Ufficio della Madonna si è sempre recitato nell'Istituto. Io vi dò grande importanza. Voglio che sia la prima cosa dopo la S. Messa e la S. Comunione.

È la preghiera della Comunità, dell'Istituto, una preghiera nostra particolare con la quale potete ottenere le grazie anche grandi di cui abbisogniamo qui e nelle Missioni. A questo Ufficio attribuisco molte grazie, e ne aspetto molte altre.

In principio lo facevo recitare ogni giorno da tutti i chierici. Indotto dalla necessità (durante la guerra) con molto rincrescimento dovetti dispensarne i professi, lasciandolo solo ai Novizi ed ai Professi del primo anno (Confer. 28 Sett. 1916). Ma non sono ancor morto, e spero che potrò nuovamente farlo recitare da tutti: questo mi sta molto a cuore.

Coloro che hanno la consolazione di recitarlo, procurino di dirlo bene, con attenzione. Siete i rappresentanti dell'Istituto presso la Madonna, ed anche se pochi, otterrete le grazie necessarie per l'Istituto.

Qualcuno dirà: " Perché far recitare, nell'Istituto, l'Ufficio della Madonna da giovani che non sono ancora obbligati dalla Chiesa al Divino Ufficio, mentre hanno tanto da studiare? E poi, non sarebbe meglio altra preghiera che capiscono di più? ". Rispondo che chi così parlasse, non sa che cosa si dica.

L'Ufficio della Madonna, dopo quello Divino, è la prima e più eccellente preghiera: sia per la sua sostanza, che per l'autore e per la sua efficacia.

Sostanzialmente venne composto da S. Pier Damiani secondo alcuni, e secondo altri da S. Bonaventura. Il Salterio, di cui essenzialmente è composto, è una raccolta di Salmi, di Inni, di Cantici, con cui la nazione Giudaica lodava Dio e tramandava ai figli la memoria dei grandi avvenimenti dei padri; in essi si concentra quanto sta scritto negli altri libri del Vecchio Testamento. Specialmente Davide, che è l'autore della maggior parte dei Salmi, quale profeta, espresse in essi i caratteri del vero Messia e del suo regno, che è la Chiesa; sì che vien detto dai Padri: " la bocca della Chiesa ". La Chiesa si servì sin da principio del Salterio per celebrare le lodi di Dio.

I Salmi scelti per l'Ufficio della Madonna sono applicabili a Lei, e ne proclamano le glorie.

Non crediate che la recita dell'Ufficio sia una cosa inutile, un riempitivo del tempo. Ah no! L'Ufficio, come il Rosario, è una preghiera molto cara alla Madonna. Recitare l'Ufficio è una delle cose più belle. Dall'Ufficio della Madonna dipendono tante grazie, e mi sta proprio tanto a cuore.

Voglio che l'Ufficio si reciti possibilmente in chiesa: così si tiene compagnia a Nostro Signore, e si sta più raccolti. Basterebbe ad invogliare l'animo alla recita dell'Ufficio della Madonna il fatto che esso ci dà occasione di fare frequenti visite a Gesù Sacramentato, mentre, senza di esso, vi si andrebbe solo il mattino e la sera.

Si dica bene: non troppo adagio, non mangiar le sillabe, fare l'asterisco. Non importa se siete pochi: anche solo due rappresenterebbero la comunità. Vi sono i Sacramentini ed altre Istituzioni di adorazione perpetua, che stanno per turno, uno alla volta, in adorazione davanti al SS. Sacramento: quell'uno rappresenta tutti gli altri... Laus perennis: ecco quello che ottiene tante grandi grazie al Cottolengo!

Prepariamoci fin dal primo segno della campanella, e poi diciamolo con fervore, senza temere di rovinarci la salute a recitare tutti a voce alta.

Facciamo il proposito di recitare sempre l'Ufficio pie, attente ac devote. Piamente: prepararsi quando si viene in Chiesa, con un atto di contrizione e di amore Attentamente: recitare bene tutte le parole; attenti all'asterisco, alle pause; non in fretta; non pensare ad altro; fare profitto anche del senso di ciò che si dice, in quanto potete capire. Divotamente: attenzione interna ed esterna; presenza di Dio e della Madonna; tenere una posizione esterna conveniente, non mai le gambe fuori posto. Via le distrazioni; certe volte non si possono impedire, ma cacciarle via con un sguardo al tabernacolo.

Sebbene non sia necessario che i recitanti capiscano il senso dei Salmi, perché parlano a nome e per bocca della Chiesa, tuttavia S. Tommaso afferma che chi intende, oltre il frutto del merito, riporta anche quello della consolazione e refezione spirituale; per cui guadagna di più chi prega e intende, che non chi, pregando con la lingua, non intende quello che dice (965). Tale conoscenza accende il fervore e rende più facile e dolce l'obbligo della recitazione pel bene del recitante e della Chiesa stessa.

Nel recitare l'Ufficio della Madonna, voi pregate per voi e per la Chiesa, e anche per l'Istituto: quali membri del medesimo, lo rappresentate davanti a Dio. Quindi farete bene ad applicare i Salmi e quanto recitate, alle gioie, ai dolori, alle speranze e ai timori dell'Istituto. Specialmente loderete il Signore a nome di tutti i vostri Confratelli. Osservate come, in particolare, ben si applicano in questo senso i Salmi: Laudate Dominum omnes gentes, il Benedixisti di Prima e l'In Convertendo Dominus di Nona.

Ho letto, nella vita di una sant'anima, un pensiero che mi piace molto. Essa diceva che tutto quello che non poteva ottenere con altre preghiere, l'otteneva con la recita dell'Ufficio della Madonna. Vedete l'importanza che la Madonna dà al suo Ufficio!

Colla recita dell'Ufficio della Madonna voi chierici vi preparate a ben recitare l'Ufficio Divino. Se ben recitato, essa vi otterrà di ben prepararvi in questo tempo di formazione, e ad avere poi sempre nelle Missioni il vero spirito dell'Istituto; inoltre otterrà tante grazie anche speciali per i benefattori.

Desidero che la recita dell'Ufficio l'abbiate proprio a cuore, che la prendiate come un vostro dovere, una missione impostavi di rappresentanti dell'Istituto; perché tutte le grazie che il Signore vuol fare all Istituto e alle Missioni vengono per mezzo dell'Ufficio ben recitato.



L'" Ave Maria " e la " Salve Regina"

L'AVE MARIA - La più eccellente preghiera alla SS. Vergine è certamente l'Ave Maria. Ciò risulta dalla sua natura, dall'insegnamento della Chiesa e dei Santi, nonché dai beni che apporta.

Chi compose l'Ave Maria? L'Arcangelo Gabriele compose la prima parte: Ave gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus (966). Né egli parlò così a caso o di propria iniziativa, ma per mandato dell'Eterno Divin Padre. Vi concorse in secondo luogo S. Elisabetta con le parole: Benedicta tu inter mulieres et benedictus fructus ventris tui (967); e ciò disse ispirata dallo Spirito Santo, come espressamente fa notare l'Evangelista. Vi concorse in terzo luogo con le rimanenti parole la Chiesa, essa pure ispirata dallo Spirito Santo.

È poi eccellente per la stima che la Chiesa ne fa, col farcela recitare soventissimo. Quante volte si recita l'Ave Maria! Si recita nelle preghiere del mattino e della sera; poi tre volte all'Angelus del mattino, mezzogiorno e sera; poi 50 volte nella recita del Rosario (150 volte per quelli che lo recitano intero)... Quante volte, dunque, la si recita in un giorno... in un mese... in un anno! Quante Ave Maria in tutto il corso di nostra vita! Ora, se la Chiesa ce la fa recitare così sovente, segno è che la stima molto.

La sua eccellenza viene inoltre comprovata dagli effetti che questa preghiera produce, e cioè dalle grazie che per mezzo di essa si ricevono. S. Bonaventura dice che Maria SS. risponde sempre con qualche grazia a chi la saluta con l'Ave Maria: Libenter Maria salutat cum gratia, si libenter salutamus cum Ave Maria (968). Anche S. Alfonso afferma che chi saluta Maria, vien salutato da Lei. Ciò avvenne un giorno sensibilmente a S. Bernardo, il quale avendo salutato la Madonna, come al solito, con le parole: Ave Maria! udì rispondersi: Ave Bernarde!(969). S. Alfonso aggiunge che, con questo saluto, si rinnova alla Madonna, in certo qual modo, il gaudio ch'Ella provò nel momento dell'Annunziazione (970).

Proponiamo di recitarla sempre bene, facendo nostri i sentimenti dell'Angelo e di S. Elisabetta nella prima parte, e quelli della Chiesa nella seconda. Soprattutto voi che vi preparate al sacerdozio, recitate la bene per ottenere due grazie in particolare: la purezza e la corrispondenza alla vocazione. Se uno vuol essere sicuro di vincere le tentazioni cattive, ricorra sovente alla Madonna. Il Beato Alano dice che il demonio fugge, quando noi diciamo: Ave Maria! Satan fugit, cum dico: Ave Maria!...

Anche per la corrispondenza alla vocazione bisogna ricorrere alla Madonna. Ella vi darà non solo le virtù necessarie, ma anche la scienza necessaria. Così infatti si narra Ella abbia fatto con S. Alberto Magno: da principio egli non riusciva negli studi ed era tentato di lasciare il convento; ma poi essendo ricorso alla Madonna ottenne tanta scienza, da diventare il maestro di S. Tommaso d'Aquino.

Ogni volta che recitiamo l'Ave Maria, dovremmo farlo con tanto entusiasmo, che il cuore ci scappi! Quando pare che la Madonna non ci guardi, scuotiamola con un'Ave Maria. Un giorno la Madonna promise a S. Geltrude che le avrebbe dato tanti aiuti in punto di morte, quante Ave Maria essa avesse recitato in vita. Se la gustassimo, se la recitassimo con trasporto, anziché dirla in fretta, ci fermeremmo a meditare ogni parola.



LA SALVE REGINA - Dopo l'Ave Maria, la preghiera più bella e utile è la Salve Regina. Venne probabilmente composta dal monaco Ermanno Contratto. S. Alfonso la dice: " divotissima orazione, in cui si trovano mirabilmente descritte la misericordia e la potenza della SS. Vergine ". L'aureo libro da lui composto: Le glorie di Maria, non è, nella sostanza che un commento della Salve Regina. S. Bonaventura ne fece una magnifica parafrasi, che costituisce le Lezioni del nostro Ufficio della SS. Consolata. Più ancora la Chiesa l'approvò, e la prescrisse al termine del Divino Ufficio, dalla festa della SS. Trinità all'Avvento.

Questa preghiera si compone di tre parti. La prima è nelle parole: Salve Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve! È come un proemio, in cui si fa appello al Cuore di Maria SS., chiamandola con cinque titoli onorifici. Di questi, i primi due: Regina e Madre, le convengono per proprietà, come dicono i Teologi. La Madonna è Regina, perché Figlia, Madre e Sposa del Re dei re; e quante volte nelle Litanie la invochiamo col titolo di Regina! Così pure Ella è nostra vera Madre, dataci da Nostro Signore. Ed è Madre di misericordia, per farci del bene e placare l'ira del suo Divin Figlio. Gli altri tre titoli sono dovuti alla Madonna per appropriazione. La nostra vera vita, dolcezza e speranza è Gesù; ma la Madonna ne partecipa, essendo Madre di Gesù e, per volontà di Dio, dispensatrice di tutte le grazie.

La seconda parte va fino al " post hoc exillum ostende ". È come il corpo della supplica, un'esposizione dei bisogni dell'anima. Nella prima parte prepariamo la supplica, nella seconda la esponiamo. Diciamo cioè alla Madonna che ci aiuti in questa valle di lacrime, che ci soccorra nelle nostre tribolazioni, che ci faccia da Avvocata presso il suo Divin Figlio, per impetrarci le grazie di cui abbiamo bisogno quaggiù, e poter così un giorno vedere e godere il frutto benedetto del suo seno, Gesù!...

S. Giuseppe Cafasso un giorno diede ad un condannato a morte una commissione da portare subito alla Madonna. " Ma non andrò prima da Nostro Signore? " domandò il barabba convertito. " No - gli rispose il Santo - passerete prima dalla Madonna, perché è lei la commissioniera " (971).

Viene poi la terza parte, che è come la perorazione, per muovere la Madonna ad ascoltarci: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! Quest'ultima parte si dice abbia avuto origine da questo fatto: Si cantava in una chiesa la Salve Regina e, giunti alla fine, S. Bernardo, che era presente, alzò un grido: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! Era un Santo e il popolo ripetè quelle parole, aggiungendole alla Salve Regina (972). Le parole: Dignare me, ecc. sono un versetto aggiunto.

I Santi erano innamorati di questa preghiera, come dell'Ave Maria. Cerchiamo dunque di recitarla veramente bene, pensando a quello che diciamo. Non dico di meditare parola per parola, ma se uno pensa a quello che dice, i sentimenti vengono da sé. Facciamo tesoro di queste preghiere e dei sentimenti che le compongono, allora non le troveremo lunghe, ma le reciteremo con fervore e otterremo maggior abbondanza di grazie.



Il santo Rosario

Tante volte avete udito parlare dell'eccellenza del santo Rosario: sia in se stesso, sia nella stima che ne fecero i Sommi Pontefici e i Santi, sia per i grandi benefici che arreca. Questi beni sono numerose grazie spirituali e temporali, per noi e per gli altri, per il tempo e per l'eternità; sono inoltre le innumerevoli indulgenze di cui il santo Rosario è stato arricchito dai Sommi Pontefici.

S. Alfonso narra che una volta la SS. Vergine disse a S. Domenico, in riferimento alla regione di Linguadoca infestata dall'eresia degli Albigesi: " Questo terreno sarà sempre sterile, sino a che non vi cadrà la pioggia ". Domandando il Santo quale fosse questa pioggia, la Vergine rispose: " La divozione del Rosario " (973). Gli uomini avrebbero pensato che, per vincere gli eretici, si sarebbe dovuto studiare, studiare, studiare... Non così la pensa Iddio. Per vincere gli eretici fa d'uopo anzitutto pregare, pregare, pregare!

S. Geltrude ebbe un giorno questa visione: vide Gesù fanciullo che, seduto ai piedi di Maria SS., raccoglieva tanti grani d'oro e glieli porgeva. Ella li infilzava e ne faceva una bella corona. Avendo domandato che cosa ciò significasse, le fu risposto che quei grani d'oro rappresentavano le Ave Maria che la Santa recitava nel suo Rosario (974).

S. Francesco di Sales, a Parigi, fece voto di recitarlo tutti i giorni di sua vita: se non intero, almeno una terza parte; e, per non scordarsene, teneva la corona attorno al braccio. Gli avveniva talora di dover star alzato sino a mezzanotte per non tralasciarlo. Era stanco e i servi gli dicevano che si accontentasse di dire tre Ave Maria, ma egli non si accontentava di ciò, lo recitava tutto. A Parigi, con la fedeltà a questo voto, ottenne la liberazione da grave tentazione (975).

S. Alfonso lo dice l'ossequio più gradito alla SS Vergine (976). S. Filippo diceva che se un sol giorno avesse tralasciato la recita del Rosario intero, non avrebbe tenuto quel giorno per grato a Dio. Questo Santo viene dipinto con la corona del Rosario in mano. Una delle sue corone si conserva quale reliquia in Torino, nella chiesa di S. Filippo; con la benedizione data a mezzo di questa corona si ottengono tante grazie, specialmente guarigioni di infermi, ai quali essa viene recata. Quando, nel 1900, mi ammalai a morte, la portarono anche a me.

Tutti gli Istituti Religiosi o semplici comunità cattoliche, determinano nei loro orari il tempo per la recita del S. Rosario. Da noi, mentre i Sacerdoti ne recitano la terza parte, quasi aggiunta al Breviario, i Coadiutori e le Suore lo dicono intero ogni giorno. E quante grazie discendono per esso sul nostro Istituto!

Facciamo noi la debita stima di sì grande divozione? Lo amiamo il santo Rosario e lo diciamo sempre con fervore di volontà e con gusto? O non piuttosto, come purtroppo tanti cristiani, lo troviamo una divozione noiosa, e potendo, lo lasciamo perché non strettamente obbligatorio... Non siete obbligati a recitarlo, neppure sotto pena di peccato veniale, ma è una pratica di Regola e si dice per amore di Dio e della Madonna. Quando poi non si recita con la comunità, non si cerchino scuse per ometterlo.

Alcuni obiettano: " Si ripete sempre la stessa preghiera! ". E con questo? L'amore, disse già il Lacordaire, non ha che una parola; più si ripete, più è dolce e sempre nuova. Quando uno vuol bene alla mamma, non ha bisogno di tante diverse parole. Nostro Signore poteva insegnarci molte preghiere, eppure, alla domanda degli Apostoli, non rispose che con le parole del Padre Nostro, e gli Apostoli si tennero per soddisfatti (977).

Intanto notiamo come anche il Padre Nostro faccia parte del santo Rosario. S. Agostino, parlando del Padre Nostro, dice che è bensì una preghiera breve, ma che non v'è grazia da chiedere, che no n vi sia inclusa (978). È una supplica al Divin Padre composta, non da un avvocato, non da un semplice ministro, ma dallo stesso Figlio del Re, che ben conosce il cuore del Padre suo.

Il P. Bruno soleva dire che il Padre Nostro, con le sue sette domande è come un compendio del Vangelo (979). Ognuna di queste domande, insegnava a noi Mons. Bertagna, è un atto di perfetto amor di Dio.

Si legge di S. Brunone ch'era gravemente infermo, ma poiché aveva la mente libera, una notte recitò molte volte il Padre Nostro. Consigliato di non pregar tanto e solo di unirsi in spirito alle preghiere degli assistenti, rispose: a Mi è di tanto sollievo la recita del Padre Nostro! ".

Dell'Ave Maria abbiamo già parlato; cielo e terra concorsero a comporre questa preghiera. E noi la diciamo come se nulla fosse! Possibile che uno si stanchi a ripetere: Ave Maria? Si starebbe in estasi anche tutto il giorno, solo a meditare queste parole: Ave Maria!... È noioso il ripeterla per chi non ama la Madonna, per chi non ha spirito. Se la prima volta l'ho detta con fervore, la seconda la dirò con entusiasmo.

Queste due preghiere contengono quanto di meglio c'è per pregare il Signore e la Madonna. Sebbene non siano da riprovare le tante preghiere approvate dalla Chiesa, queste due sono da preferire. Noi non gustiamo il santo Rosario, perché non vi poniamo la dovuta attenzione. La Madonna non può restar né sorda né indifferente alla nostra preghiera tante volte ripetuta. Se anche non volesse, alla fine deve pure ascoltarci, dopo che tante volte la lodiamo e la invochiamo! Quale madre, sentendosi così supplicata dal figlio, non l'ascolterebbe!

Il Rosario è una preghiera vocale e mentale. Come preghiera vocale, dobbiamo procurare di pronunziare bene le singole parole, senza mozzicarle, senza ometterne alcuna, altrimenti perdiamo le indulgenze annesse; e le faremo perdere agli altri se, mentre facciamo la parte da soli, la recitiamo incompleta. Invece pregando assieme, se qualcuno non pronuncia qualche parola, gli altri le avranno pronunziate, e così la preghiera è ugualmente intera. Ecco uno dei benefici di pregare in comune! Procurate sempre di essere in buon numero, più che sia possibile.

Un bravo sacerdote, nel guidare la recita del Rosario al Santuario della Consolata, saltò un Mistero. Ritornato in sacrestia, glielo si fece osservare. Il poverino se la prese così a cuore, che quella sera, prima di andare a letto, volle recitare tante Ave Maria, per supplire almeno in parte a quelle che aveva fatto omettere agli altri...

Stare attenti a pronunziare tutte le parole. Disse una volta la Madonna a S. Eulalia, che più gradiva cinque poste del Rosario dette con pausa e divozione che quindici dette in fretta e con minor divozione (980).

Il Rosario è inoltre una preghiera mentale; è la miglior meditazione sulla vita di Nostro Signore e della Madonna: meditazione che rende soave la recita e che è necessaria per l'acquisto delle sante indulgenze. Non è necessario meditare tutto il tempo per ogni Mistero; ma se si può, è meglio. Non è neppure necessario tenersi ai Misteri assegnati per questo o per quel giorno; nella recita privata uno può fare come vuole. Per esempio, durante la Quaresima, posso recitare e meditare ogni giorno i Misteri dolorosi; acquistando ugualmente le indulgenze.

All'annunzio del Mistero, ravviviamo la fede, pensiamo subito a quello che tale Mistero significa e proponiamo d'imitare qualche virtù o chiedere qualche grazia relativa al Mistero stesso. Per esempio, nel primo Mistero gaudioso la Madonna esercitò più in particolare tre virtù: l'umiltà, la castità e l'amore al sacrificio. Orbene, recitando le dieci Ave Maria di questo Mistero, possiamo meditare or l'una or l'altra di queste virtù e intanto le chiediamo per noi. Così di tutti gli altri Misteri. È difficile questo? Quando si medita, dice S. Agostino, bisogna lasciarci condurre dalla pietà (981). Se reciteremo così il Rosario, non lo troveremo più lungo, arido e noioso, ma caro e soave. Come passa veloce quel quarticello d'ora. Il Rosario così recitato appaga il cuore e lo spirito, e sentiamo in noi nuovo impulso verso questa santa divozione.

Ecco dunque il nostro fermo proposito: non mai omettere il S. Rosario, anche se non abbiamo potuto dirlo con la comunità. Recitarlo volentieri e bene. Se non possiamo dirlo intero, almeno una terza parte, ma con gusto. Taluni ritengono che basti per un buon sacerdote la recita del Breviario. No, il Breviario costituisce il puro necessario. Ogni buon sacerdote ritiene il S. Rosario come un dovere, subito dopo il Breviario, e non lo lascia mai. Per noi, inoltre, è una Regola.

Prendete amore e stima a questa pia pratica; non ritenetela un peso. I Sommi Pontefici, in casi particolari, come di pubbliche calamità, hanno raccomandato e raccomandano la devota recita del Rosario; e quante grazie ne son già venute alla Chiesa, al mondo! Non fate, no, il voto di recitarlo ogni giorno; però imprimete nei vostri cuori e inserite nei vostri propositi questa divozione, proprio come se ne aveste il voto.




CUORE IMMACOLATO DI MARIA!

TU

la fiducia, la salvezza, la vittoria

e la gioia mia!

Dacci il Tuo Cuore Mamma

per amare Gesù come L'ami Tu!"

AMDG et BVM

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