martedì 4 febbraio 2014

MARIA E LA SUA « TEOLOGIA SILENZIOSA »


MARIA E LA SUA « TEOLOGIA SILENZIOSA »

La più superficiale lettura del nuovo Testamento rivela che nell'azione « potente » dell'Incarnazione, nell'opera del « Braccio di Dio » - fecit potentiam in brachio suo — in cui Maria ebbe tanta parte, vi è assenza quasi totale di fuochi d'artifizio mistico nelle parole, nei gesti, nello spirito e nell'atteggiamento esteriore di Maria.

L'Incarnazione del Verbo è indiscutibilmente il fatto più centrale della storia umana, il perno intorno a cui rotea e si alterna il passato e il futuro, il collegamento più che allegorico e simbolico del ciclo con la terra, l'abbraccio lungamente atteso e ardentemente invocato della giustizia con la pace.

Maria nell'attuazione di quest'opera grandiosa ed eterna entra come personaggio di primo piano. Non vi entra a caso, ma per un disegno da sempre premeditato; non inconsciamente, ma con piena conoscenza e valutazione e dei dolori e dei rischi che avrebbe incontrato; non passivamente, quasi abbandonata solo alla grazia che agiva in lei, ma collaborando attivamente, con impegno di intelligenza e di volontà, con contributo morale e fisico, all'opera di Dio.

Eppure non ne parla mai, o ne parla ben poco, molto meno di quanto ci si potrebbe aspettare. Noi infatti avremmo avuto il desiderio e la gioia di sentirla parlare abbondantemente del tema dolcissimo che formava l'ideale e l'amore di tutta la sua vita.

Giovanni figlio di Zebedeo, che aveva posato il capo sul petto di Gesù, detto il « teologo » perché aveva potuto penetrare meglio degli altri il mistero di Dio nascosto nel suo Cristo, ci ha lasciato il ricordo, benché frammentario, delle sue esperienze mistiche nel quarto Vangelo, nelle tre lettere e nell'Apocalisse. Maria, che ha posato più volte il suo capo sul petto di Gesù, la « teologa » che ha potuto più degli altri, più di Giovanni, penetrare il mistero di Dio nascosto nel suo Cristo, non ci ha lasciato scritto nulla.

E anche le parole di Lei riportate nei quattro Vangeli sono molto poche, sette in tutto ci dicono gli esegeti. Il Vangelo è il « Buon Annuncio » di Gesù: Maria ha voluto restare nell'ombra. Sette frasi pronunciate da Maria nell'Annunciazione, in casa di Elisabetta, nel tempio di Gerusalemme, alle nozze di Cana; frasi comuni che noi stentiamo talvolta a adattare al grande evento dell'Incarnazione operatosi per Maria.

C'è evidentemente esaltazione spirituale nel Magnificat, l'inno di lode al Dio di Abramo innalzato dal cuore di Maria, ma nelle parole dette a Gesù dodicenne nel tempio troviamo più che altro la preoccupazione e l'ansietà di una madre la quale, sì, vive di fede, ma soffre atrocemente per gli eventuali mali occorsi al figlio; e a Cana, nell'improvvisa contingenza di una confusione immeritata e fuori posto, la sollecitudine di una solerte massaia di casa che ha occhio per ogni cosa. Ma tutto con semplicità, con naturalezza, senza accenti di esaltazione, senza pose mistiche, senza esibizionismi inutili.

Dopo le due frasi pronunziate a Cana il silenzio completo; nel Vangelo non troviamo più nessuna parola riportata di Maria.

Essa partecipa, e in forma molto efficiente, all'opera reden-trice di Gesù durante la vita pubblica, durante la passione e morte, durante la vita gloriosa, ma in silenzio. Partecipazione silenziosa ai piedi della croce e acccttazione della protezione di Giovanni; alla partenza definitiva di Gesù nell'ascensione; alla discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste. Partecipazione silenziosa non perché Maria non avesse nulla da dire, ma perché nel suo silenzio meglio risaltasse la forza esplosiva della Parola, del Verbo suo Figlio, e perché nel silenzio consiste ancora, per chi lo sa capire, la migliore e più perfetta eloquenza.

Silenzio dopo l'ascensione di Gesù. Gli scritti apostolici, oltre i Vangeli, che tanto parlano e trattano di Cristo, dimostrano, si ha l'impressione, una strana ritrosia a parlare della Mamma di Gesù.

E anche nelle molte apparizioni mariane le sue parole sono poche, limitate a poche frasi e all'essenziale: messe tutte insieme diffìcilmente arriverebbero a formare la stesura di una modesta omelia.

Maria, che visse e agì in perfetta conformità alle ispirazioni dello Spirito Santo, ebbe il dono della sapienza ma non il dono delle lingue. Per questo disse non molte parole, ma disse parole esatte e appropriate al bisogno; non parlò di molte cose, ma parlò di cose buone che portavano a salvezza.

Maria è maestra della teologia del silenzio. Lezione eloquente alla nostra epoca di verbalismo incontrollato, di lalocrazia vuota, di attivismo senza scopo, di irrequietezza spirituale, di irriflessione e incapacità di concentramento, di religiosità rumorosa, esteriore, agitata e convulsionaria.



Nessun commento:

Posta un commento