CONTRO I BALLI, E LE VEGLIE
ODI il Savio, e 'l suo consiglio,
fuggi, fuggi il gran periglio
di que' balli, e ballerine
che son cause di rovine.
Tutti i sensi in mezzo al ballo
stanno esposti ad ogni fallo:
spesso cade in qualche errore
l'occhio, il pié, la mano, il cuore.
Qui si prende ogni licenza,
qui s'invizia l'innocenza,
qui si fan salti mortali,
mille risse e mille mali.
Qui de' scandali è la peste,
e co' balli si fan feste
non di Dio, né de' Cristiani:
del Demonio e de' Pagani.
Tolto il ballo santo e pio
di Davidde a onor di Dio,
nell'istoria divina
ogni ballo è una rovina.
Degli Ebrei col lor Vitello
finì il ballo in un macello;
a migliaia venitré
dié la morte il gran Mosé.
Un sol ballo il dì di festa
gli costo l'alma e la testa,
e il dì santo profanato
fu col sangue vendicato.
Dopo il ballo muor Sansone
con migliaia di persone;
di chi balla ecco la sorte:
gir saltando alla sua morte.
Altre volte fur rapite
quante furo al ballo unite;
oh de balli empia licenza:
immodestia ed insolenza!
Chi fè mai maggior rovina
d'Erodiade ballerina,
che col ballo traditore
dié la morte al Precursore?
Tanto piacque la saltante
ad Erode festeggiante,
che pospose a un salto indegno
il Battista e mezzo regno.
Ella poi precipitata
dentro l'acqua congelata,
ruppe il collo, e finì il giuoco
col saltar dall'acqua al foco.
Tenne mano a tanto errore
la sua madre, assai peggiore:
quante madri maledette
le sue figlie fan civette?
Quanti padri fan l'Erode,
che del mal de' figli gode?
O peggior di tutti i mostri,
che uccidete i figli vostri!
Con far balli, e veglie, e feste
fate fuoco, e fiamme e peste
dei figliuoli e delle figlie,
e spiantate le famiglie.
Quante perdono il rossore?
Quante l'anima e l'onore?
Quanti balli, e suoni, e canti
son finiti in more e in pianti?
Quanti morti sono cascati?
Quanti il Cielo ha fulminati?
Per l'offesa, e disonore
delle feste, e del Signore!
Dopo il ballo, il dì di festa
una cade, e morta resta;
cade un'altra, e resta morta,
e 'l Demonio se la porta.
Altri molti spiritati
furon tanto straziati,
che lasciar balli ed amori,
del Demonio assai peggiori.
Tu non vuoi lasciar l'usanze
degli amori, e delle danze:
dimmi un poco la cagione
della tua tentazione?
Mi dirai: questi son spassi.
Così dunque il tempo passi,
con far sempre un Carnovale,
balli, e veglie, ed ogni male?
Che bel giuoco, e bello spasso
far le feste a Satanasso!
Non ti puoi tu ricreare
quanto vuoi, senza peccare?
Tu dirai: non v'è peccato.
V'è il periglio ad ogni lato:
vi sono spesso error leggieri
gravi ancor de' mal pensieri.
Arde l'esca appresso al fuoco,
né finisce in ballo, in giuoco;
qui si fa segreta mina
che poi scoppia in gran rovina.
Tu dirai: sono nostre usanze
far gli amori, e veglie, e danze.
Sono usanze pien d'errori,
con i Canoni e i Dottori.
Il Concilio Toletano,
con decreto sovrumano,
vieta i balli, che son peste
de' costumi, e delle feste.
Tu dirai: questa è la via
per trovar la compagnia:
balli, amori, suoni e canti
sono le fiere degli amanti.
Con quest'arte del Demonio
cerchi il santo Matrimonio?
O che buon preparamento
di peccati al Sagramento!
Sono abusi pien d'errori!
Non i bagli, né gli amori;
buone doti, e qualitadi
fan le nozze e i parentadi.
Da Dio vien la buona sorte,
buona moglie, e buon consorte:
e a chi più si porta bene
Dio la dona, e la mantiene.
Ma dov'entra un folle amore
entra spesso un gran furore;
e una sorte maledetta
degli error fa la vendetta.
Così mostra ogni sentenza,
e ragione, ed esperienza.
Segui dunque il buon consiglio:
fuggi i balli e ogni periglio.
Istruzioni in forma di Catechismo del
Padre Pietro Maria Ferreri della
Compagnia di Gesù. Venezia, 1759.
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