sabato 26 gennaio 2013

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.





Che il Signore ci faccia la grazia di non essere mai di scandalo e di inciampo per i nostri fratelli! 

Spinte, cadute, e altre vessazioni ebbero come motivo quello di far accrescere i dolori della Passione:
  
“Venne il momento quando fui condotto verso la Croce e costretto ad alzarla dal suolo e a portarla. 
Io mi sottomisi a tutte le loro volontà, ma malgrado ciò non li potei accontentare, perché essi erano così pieni di odio, che qualsiasi cosa facessi io li contrariavo. 

Fui gettato a terra, picchiato e rialzato di nuovo senza riguardo. Come lo potei, fui pronto a camminare come mi era possibile e poi, senza guardare coloro che gioivano per quella condanna, che avevano creduto di non poter ottenere, mi sforzavo di mettere un piede davanti all’altro e di ricominciare a farlo con il dolore sempre più grande della Croce, che scarnificava le piaghe della flagellazione nei punti in cui appoggiava sulla spalla. 

Piangevo a causa della desolazione che invase il Cuore della mia santa Umanità e le mie lacrime furono occasioni di nuovi insulti da parte di coloro per l’anima dei quali colavano le mie lacrime (Suor Beghe, La Passione del Signore riferita da Lui, p. 58)”. 

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo.
  Santa Madre, deh! Voi fate
che le piaghe del Signore, 
siano impresse nel mio cuore.


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