Ognissanti 2020- La Festa di tutti i Santi al tempo del Coronavirus è una festività cristiana che celebra si celebra il 1° Novembre e dedicata ai Santi. Ognissanti anticipa la Festa dei Morti. La festa di Ognissanti si celebrava fin dal 4° secolo e coincideva con il Capodanno celtico. Papa Bonifacio IV la spostò al 13 maggio quando nel 610 dedicò il Pantheon e Maria e a tutti i martiri. Papa Gregorio IV nell’835 la riportò al 1° Novembre. Successivamente papa Sisto IV nel 1475 ne estese l’obbligo a tutta la cristianità rendendola una delle feste più importanti.
Ognissanti e Festa dei Morti: le tradizioni più note in Italia
Per Ognissanti e per la Festa dei Morti sono davvero numerose le tradizioni in giro per l’Italia. In Valle d’Aosta nella tra l’1 e il 2 novembre si veglia davanti ai fuoco, lasciando sulla tavola le pietanze per i morti, credendo che questi ultimi tornino a visitare i vivi.
In Piemonte, in Val D’Ossola, le case sono lasciate vuote dopo cena per far sì che i defunti possano visitarle: solo al suono della campana, simbolo di riconciliazione tra vivi e morti, è possibile rientrare nelle proprie abitazioni. In Lombardia, invece, nella notte tra 1 e 2 novembre viene lasciato un vaso d’acqua nella cucina di casa affinché i defunti, venuti in visita, possano dissetarsi, mentre in Friuli era comune lasciare un lume acceso, un secchio d’acqua e un pò di pane. Un’antica usanza dell’Emilia Romagna era la carità di murt, ossia l’abitudine dei poveri di recarsi di casa in casa per chiedere cibo per i defunti. In Toscana, invece, in provincia di Massa Carrara, ai bambini viene regalata la sfilza, una collana fatta di castagne lesse e noci da indossare alla festa del Bèn d’i morti. In Calabria, a Serra San Bruno, vi è l’usanza del coccalu di muorto. I ragazzini intagliano e modellano le zucche, riproducendo su di esse un teschio, girando per le vie del paese con in mano le loro macabre creazioni, dicendo: “Mi lu pagati lu coccalu?” (Me lo pagate il teschio?). In Sicilia il 2 novembre è molto sentito: si preparava la cesta con tanta frutta martorana, lu scacciu, i tetù, le ossa ri muorti, con doni per i più piccoli tra cui giocattoli, scarpe e capi d’abbigliamento. A Palermo e a Catania viene allestita una Grande Fiera dei Morti per acquistare giocattoli e dolci per i piccoli.
In Basilicata, a Matera, si crede che il primo novembre i morti scendano in città dalle colline del cimitero, stringendo un cero acceso nella mano destra; in Puglia la sera dell’1 novembre si imbandisce la tavola con pane, acqua e vino affinché i defunti, che si fermeranno in visita sino a Natale o all’Epifania, possano ristorarsi. Nel dopoguerra nei quartieri popolari della Campania si usava, invece, andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara: “U tavutiello”, gridando: “Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene per i morti”. In Sardegna le tradizioni vengono chiamate in modo differente in base alle zone: panixeddas, id animeddas, su mortu su mortu, su prugradoriu. I bambini, girando di casa in casa, chiedono una piccola offerta per il bene delle anime: oggi ricevono caramelle e cioccolata mentre un tempo, principalmente, pane casereccio, frutta secca e frutta di stagione.
Ognissanti e Festa dei Morti: i dolci tipici della tradizione italiana
Davvero numerosi i dolci tipici preparati per Ognissanti e Festa dei Morti. Le fave dei morti, ad esempio, sono tipici delle cucine romane, fatti con farina di mandorle tritate, albume d’uovo, pinoli, zucchero e buccia di limone grattugiata, in origine preparati con le fave.
Molto note anche le ossa dei morti, dalla consistenza croccante della pasta. I
Ognissanti e Festa dei Morti: i festeggiamenti più significativi nel Mondo
Tra i festeggiamenti più significativi in giro per il Mondo, quelli che si tengono in Messico, dove le celebrazioni iniziano il 18 ottobre, protraendosi sino al 1° novembre. Sono i giorni festosi dello Xantolo, in cui i messicani attendono con gioia di poter accogliere nuovamente le anime dei defunti che tornano, per l’occasione, a far visita a parenti e amici. I messicani preparano l’altare dei morti con immagini del defunto, una croce, un arco e dell’incenso bruciato. Le città sono addobbate con fiori, tra canti, banchetti e racconti interessanti sulla vita dei defunti. In Francia il 1 novembre, Fete de la Toussaint, è il giorno in cui si festeggiano tutti i Santi riconosciuti dalla Chiesa Romana e non, mentre il giorno seguente, Le Jour des Morts, è dedicato alle anime dei defunti. In Svezia la festa di Ognissanti è conosciuta come Alla Helgons Dag. L’isola delle Mauritius, forte del suo multiculturalismo, festeggia All Saints’s Day: le tombe vengono pulite, abbellite con corone floreali, viene portato sulla lapide il piatto preferito del defunto, consumato in compagnia dei parenti, accompagnato da un sorso di rum. In Spagna è Cadice il simbolo della festa di Ognissanti. La città andalusa si trasforma in un luogo magico, con una serie interminabile di eventi. Nelle Filippine si festeggia Ognissanti con un ricco pranzo al cimitero in compagnia di amici e parenti.
Ognissanti 2020– A corredo dell’articolo varie immagini (gallery in alto), frasi e video per fare gli auguri di “Buona Festa di tutti i Santi” al tempo del Coronavirus.
Ecco le FRASI per gli auguri su Facebook e WhatsApp:
- Essere un uomo grande e un santo per se stesso, ecco l’unica cosa importante. (Charles Baudelaire)
- Tutti gli uomini sono santi, se prendono veramente sul serio i propri pensieri e le proprie azioni. Chi reputa che una cosa sia giusta deve anche farla. (Hermann Hesse)
- Dove è odio, fa’ che io porti l’amore. Dove è offesa, che io porti il perdono. Dove è discordia, che io porti l’unione. Dove è dubbio, che io porti la fede. Dove è errore, che io porti la verità. Dove è disperazione, che io porti la speranza. Dove è tristezza, che io porti la gioia. Dove sono le tenebre, che io porti la luce. (San Francesco)
- Vuoi essere un grande? Comincia con l’essere piccolo. Vuoi erigere un edificio che arrivi fino al cielo? Costruisci prima le fondamenta dell’umiltà. (Sant’Agostino)
- Iniziate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile, e alla fine vi ritroverete a fare ciò che credevate impossibile. (S. Francesco D’Assisi)
- È meglio illuminare gli altri nel vostro cammino anziché brillare solo per se stessi. (S. Tommaso d’Aquino)
- Il peccato inizia con l’amare ciò che Dio odia, e odiare ciò che Dio ama. (Santa Caterina da Siena)
- Non rimandate a domani il bene che potete esercitare oggi, perché domani potreste non avere più il tempo (Don Bosco)
- I Santi sono degli Angeli nel cielo che indicano la via di un Dio che si fa Uomo per noi. (Stephen Littleword)
- I santi cercarono sempre di stare nascosti e di non apparire santi, e non hanno potuto perché quanto più si nascondevano e quanto più occultavano l’opere loro, tanto più Iddio le manifestava agli altri. (Girolamo Savonarola)
- Un nome, una garanzia! Auguro un buon onomastico ad una persona davvero speciale!
- Sarebbe impossibile non ricordarsi di te in questo giorno! Felice onomastico!
- Hai il più splendido dei nomi, ed oggi sono felice di poter fare gli auguri al più fantastico tra i festeggiati!
- Avevo pensato a una frase speciale ma poi ho capito che sono le frasi semplici ad essere le più speciali, se dette col cuore. Buon onomastico!
- Mille pensieri affettuosi e auguri di cuore a te che sei una persona tanto speciale e unica!
- Buon onomastico, a te che hai il più dolce dei nomi, e festeggi il più importante degli onomastici!
- Il tuo nome è come tanti ma tu sei una persona come poche. Buon onomastico!
- Gli antichi credevano che nel nome fosse racchiuso il nostro destino, spero che il tuo futuro sia meraviglioso. Auguri di buon onomastico!
- Un bellissimo nome, meravigliosamente portato da una persona stupenda come te. Auguri di buon onomastico!
QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 163
1 novembre 1943
1Dice il Signore Gesù:
«Io sono che ho dato ai miei santi la Sapienza di cui sono possessore assoluto. Sono Io che parlo ai diletti perché spargano la mia Sapienza fra gli uomini. Sono Io che benedico con gratitudine i miei eletti che hanno consumato se stessi per essere portatori della mia Sapienza. Sono Io che li premio perché l’amore alla Sapienza è amore a Dio, non potendovi essere conoscenza della Sapienza e ribellione a Dio. Chi ama la Sapienza ama la sua fonte: ama Dio. Chi ama Dio conquista il premio.
Voi dunque, che sempre aspirate alla gloria, aspirate a questa gloria vera ed eterna. Lasciate cadere scettri e celebrità della terra e tendete a conquistare la fama e la corona immortale della santità beata. Sforzatevi di meritare la Sapienza e fino dalla terra tutto possederete poiché possederete Iddio, che parlerà in voi, vi guiderà, vi consolerà, vi eleverà, vi farà amici miei e profeti dell’Altissimo. Voi allora capirete, parlerete, vedrete non con i vostri organi e le vostre capacità, ma con la vista e la mente di Colui che è in voi come il Santo dei Santi nel suo tabernacolo vivente.
Sarete, o miei fratelli cari, come era mia Madre quando nel suo seno mi portava e Io le comunicavo i miei movimenti d’amore. Maria, velo preziosissimo e casto al Vivente, al Sapiente, al Santo, già infusa di Sapienza per la sua purità superangelica, fu una con la Sapienza quando l’Amore la fece Madre della Sapienza incarnata. Né voi siete da meno quando con Me-Eucarestia nel cuore, e col cuore volente vivere di Dio - ecco la condizione essenziale - divenite uni con Me e in Me sapete rimanere anche dopo la consumazione delle Specie, col vostro amore adorante.
Siatemi delle "Marie". Portate il Cristo in voi. Il mondo ha bisogno, fra tanta scienza inutile, di avere chi comunica la Sapienza vera. E chi mi ha in sé, anzi chi annulla sé in Me, anche se non dice parole, comunica con le sue opere la Sapienza, perché le sue opere testimoniano Dio.
Io poi, per pietà dei ciechi e dei sordi, degli analfabeti dello spirito, do voce e penna nelle mani e sulle labbra di chi scelgo, perché lo Spirito di Dio sia nuovamente udito e si salvino gli sviati e ritrovino la giusta direzione coloro che sono erranti, si rialzino i caduti e confidino in Chi ha nome: Misericordia.»
Lo stesso 1° novembre alle 12,30, dopo una anti-professione di fede di m. c.2 che mi fa tanto soffrire.
Dice Gesù:
«A cosa paragoneremo certi poveri disgraziati? A degli infelici maniaci che, mentre c’è fuori il bel sole e presso a loro degli affetti e dei cibi, ricusano di uscire di nutrirsi, di parlare, e si rimbucano come bestie selvagge nel loro covo all’oscuro, lasciandosi morire d’inedia.
Sono abissi di errore, di orrore, di odio talora, che vanno colmati con la pazienza, la misericordia, l’amore e il dolore. Pazienza sopportando le loro idee, misericordia avvicinandoli ancora nonostante la ripugnanza che ci dà la lebbra del loro spirito, amore perché l’amore è il vincitore e la medicina più potente di tutte, e dolore perché per dare la Vita e la Luce bisogna morire come fa la lampada che fiammeggia col suo consumarsi e il grano che dà cibo se muore.
Date queste cose, basta. Le parole sono inutili perché quelle anime sono rintronate da Satana che impedisce che sentano. Occorre prima vincere Satana, e questo si vince colla preghiera e il dolore, non con le discussioni in cui esso è maestro per persuadere alla sua dottrina.
Che tu soffra, è naturale. Ognuna di quelle parole, prima di ferire le mie Carni, sono passate attraverso le tue, perché tu ti sei messa fra il mondo e il Maestro per difendere il tuo Re. È l’ufficio delle vittime. Ma io su ogni ferita ci metto un bacio e per ognuna ti dico: grazie, Maria, per il tuo amore. Che tu ne sia benedetta.
Sono le l6 e godo di un raro momento di solitudine.
Alla fatica del sopportare le voci intorno a me, che vorrei vivere udendo solo la "Voce" che lei3 sa e che io amo con tutta me stessa, o ricordando quella "Voce", si è oggi unita la doppia fatica di sentire delle... (la carità di cui mi vengono date così alte istruzioni mi vieta di scrivere la parola che mi viene spontanea) delle, dirò così: parole ignoranti. L’ignoranza spero sia compatita dal buon Dio. E spero che l’ignorante che l’ha così ampiamente professata sia perdonato appunto per la sua ignoranza.
Certo è come se fossi fustigata, tanto ne ho sofferto. Così palesemente che egli ha capito e ha cercato di rimediare portandomi un dolcetto. Come mi era amaro quel dolce intriso dell’offesa al mio Dio Eucaristico! Non potendo, anzi: non volendo parlare, perché sarei stata troppo severa, ho taciuto, ma io credo che parlò il mio viso.
Nel pomeriggio, poi, a Paola4 ho detto che ho bisogno di silenzio, perché le troppe parole stancano il mio fisico sfinito. E lei l’ha detto agli altri. Ma non è il fisico che si turba e soffre. È lo spirito che è disturbato. Vorrei poter vivere isolata almeno 18 ore su 24. O per lo meno rimanere con chi mi capisce e conosce e rispetta la terribile, santa, soave esigenza di Dio su me.
Il mio Gesù mi ha consolata, come lei vede, con le parole dette alle 12,30. Ma l’amarezza di certe cose udite e di certe constatazioni fatte in merito allo stato di certe anime, permane.
Ora la sosta di pace cessa e io cesso a mia volta di scrivere.
Meno male che Paola mi dedica una fotografia con queste parole: "Ti voglio bene e voglio dirti grazie perché vivendo accanto a te sento di essere più vicina a Dio". Meno male! Se lui non lo porterò dove voglio, porto lei. E dato che è giovane, e sarà forse madre di famiglia5, è bene che si infonda di Dio.
1 La scrittrice aggiunge a matita: Cap. 6, dal v. 11 in poi
2 Su una copia dattiloscritta, la scrittrice precisa: mio cugino G. B. (Giuseppe Belfanti, cugino della mamma della scrittrice).
3 Padre Migliorini.
4 Figlia di Giuseppe Belfanti.
5 Paola Belfanti sarà sposa nel l945 con Giuseppe Cavagnera e avrà una figlia. Ora è vedova e nonna, e risiede a Milano.
Commemorazione di tutti i fedeli defunti |
La pietas verso i morti risale agli albori dell’umanità. In epoca cristiana, fin dall’epoca delle catacombe l’arte funeraria nutriva la speranza dei fedeli. A Roma, con toccante semplicità, i cristiani erano soliti rappresentare sulla parete del loculo in cui era deposto un loro congiunto la figura di Lazzaro. Quasi a significare: Come Gesù ha pianto per l’amico Lazzaro e lo ha fatto ritornare in vita, così farà anche per questo suo discepolo! La commemorazione liturgica di tutti i fedeli defunti, invece, prende forma nel IX secolo in ambiente monastico. La speranza cristiana trova fondamento nella Bibbia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vicenda. Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, la visione di Dio. Il tema è ripreso con potenza espressiva dall’apostolo Paolo che colloca la morte-resurrezione di Gesù in una successione non disgiungibile. I discepoli sono chiamati alla medesima esperienza, anzi tutta la loro esistenza reca le stigmate del mistero pasquale, è guidata dallo Spirito del Risorto. Per questo i fedeli pregano per i loro cari defunti e confidano nella loro intercessione. Nutrono infine la speranza di raggiungerli in cielo per unirsi gli eletti nella lode della gloria di Dio. Martirologio Romano: Commemorazione di tutti i fedeli defunti, nella quale la santa Madre Chiesa, già sollecita nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro di cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna. |
L’origine storica della festa
Autore: P. Giovanni Lauriola ofm ********************************** QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 1642 novembre 1943 Riprendo oggi 2 novembre perché ieri, tra la gente venuta e... la poco piacevole visita inglese1, non ho più potuto scrivere.
1 il primo bombardamento aereo su Viareggio, avvenuto la sera del 1° novembre 1943. 2 Si rivolge al Padre Migliorini. 3 Vedi la pagina 348. 4 A causa di una esercitazione militare, che si svolgeva sulle Alpi Apuane, un proiettile, che sarebbe dovuto finire in mare, era invece caduto sulla Piazza Mazzini falciando cinque persone. AMDG et DVM |
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