lunedì 30 dicembre 2019

SAN VINCENZO DE' PAOLI: TUTTO CARITA'

San Vincenzo de' Paoli aiutò i poveri e i nobili impoveriti, fu consigliere
di sovrani e difese la Chiesa dalle eresie dell'epoca.
» Chi era Vincenzo
» Iniziano gli studi
» Studente e professore
» Missione segreta presso Enrico IV
» Predecessor dos filhos do Conde de Joigni
» Una parrocchia abbandonata
» Missioni in campagna
» Imitando Nostro Signore Gesù Cristo
» Istigatore del Compimento delle Regole
Dopo gli apostoli, forse non vi è uomo che abbia reso più servizi alla Chiesa cattolica e all'intera umanità. Per contribuire alla santificazione del clero e del popolo cristiano, istituì una congregazione di missionari che fu degna dell'autore, e che continua a propagare la fede in tutto il mondo.
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Per la santificazione dei sacerdoti e dei fedeli stabilì ritiri spirituali, la cui pratica si diffuse ovunque. Per la formazione di giovani ecclesiastici, per perfezionare loro la santità ed esaltare la loro vocazione, creò seminari che si sparsero in tutto il mondo cristiano.
Per i poveri malati istituì la congregazione delle Figlie della Carità, la cui ammirevole devozione ispirò la creazione di molte altre congregazioni simili.
Fondò un ospedale per preservare i bambini abbandonati per le strade dalla morte. Da questo suo esempio, oggi ospedali e altre case del genere sono disseminate in tutta la cristianità.
Fece ancora di più: ospedali per gli anziani, insani, incarcerati e mendicanti. Inviava missionari con l'obiettivo esclusivo di confortare gli schiavi cristiani. Provvedeva a volte per lunghi anni a intere province che erano state devastate dalle guerre, dalla fame o dalla peste, come la Lorena, la Champagne e la Picardia.
E chi era quest'uomo, questo Vincenzo de' Paoli, questo benemerito? Figlio di un contadino, pascolava il gregge del padre. Fattosi sacerdote fu catturato da corsari turchi e venduto come schiavo sulle coste africane.
Chi era Vincenzo
Vincenzo de' Paoli nacque un martedì di Pasqua, il 24 aprile 1575, nel paesino di Pouy, vicino a Dax, ai confini di Bordeaux, nei pressi dei Perinei. Il padre si chiamava Guglielmo de' Paoli, la madre Bertranda de Moras. Avevano una piccola cascina dove lavoravano e con cui provvedevano al pane di ogni giorno, per sé e per i sei figli, due bambine e quattro bambini.
Vincenzo, che era il terzo, lavorava come gli altri figli: pascolava il gregge come abbiamo già detto.
Fin da piccolo nutriva la compassione per i poveri. Quando tornava dal mulino con il sacco di farina sulle spalle, ne regalava loro un po' quando non aveva altro da dare.
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Iniziano gli studi
Con questa bontà di cuore, mostrava una grande vivacità di spirito. Il padre allora decise di farlo studiare. Il costo sarebbe stato enorme, ma sperava un giorno di essere ricompensato. Così lo affidò ai francescani di Dax, con la spesa di sessanta libre all'anno, secondo l'usanza dell'epoca e del paese.
Vigeva allora l'anno di 1558. Il giovane Vincenzo conseguì così grandi successi che al termine di quattro anni, elogiato dal superiore del convento, il Signor de Commet, l'avvocato di Dax, finì per portarlo a casa sua affinché curasse l'istruzione dei suoi due figli.
Fu questo Signor de Commet che toccato dalla virtù di Vincenzo ed edificato, lo consigliò di abbracciare lo stato ecclesiastico. Vincenzo, che lo rispettava tantissimo, considerandolo un secondo padre, ricevette il consiglio con ardore.
Il padre per aiutarlo dovette vendere un paio di buoi, e Vincenzo partì per Tolosa, per iniziare gli studi di Teologia che lo impegnarono per sette anni. Durante il suo soggiorno a Tolosa il giovane si recava qualche volta a Saragozza per studiare.
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Studente e professore
Per non essere di peso alla famiglia, nonostante il padre avesse ordinato che alla sua morte gli dessero il necessario da vivere, si ritirò nel paesino di Buset durante le vacanze e lì si incaricò dell'istruzione di un numero considerevole di bambini, i cui genitori avevano soldi ed erano soddisfatti di poter affidare i figli ad un uomo le cui virtù e capacità erano pubblicamente note e diffuse. Persino a Tolosa gli mandavano bambini e bambine, come si può leggere in una lettera scritta alla madre.
Il Duca di Épernon, governatore della Guyana, parente prossimo di due bambini, desiderò fortemente conoscere Vincenzo, Monsieur Vincenzo come diceva rispettosamente, e finì per nutrire per lui una stima tutta particolare.
Vincenzo tornò a Tolosa da Buset con i pensionisti, finendo allora gli studi di teologia. Baccelliere, dicono di lui gli autori della Gallia Christiana: Era dottore in teologia. Tuttavia, la prova autentica di quella affermazione non fu trovata.
Durante gli studi di teologia a Tolosa Vincenzo ricevette il sottodiaconato il 19 settembre 1598, il diaconato tre mesi più tardi e, infine, l'ordinazione il 23 settembre 1600.
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Missione segreta presso Enrico IV
(...) A Roma,grazie all'aiuto che ricevette dal Vicelegato che lo ospitò e gli diede da fare, Vincenzo potè rimanere nella città fino al 1608.
Quando non si dava alla devozione, impiegava il tempo a ripassare gli studi di teologia fatti a Tolosa. Il Vicelegato lo presentò all'ambasciatore della Francia, il Cardinale d'Ossat e questi lo incaricò di un'importante missione, ma segreta, presso Enrico IV.
Vincenzo IV aveva visto e aveva parlato con Vincenzo de' Paoli, ma sembrava non conoscerlo. È che il Santo evitava, accuratamente, tutto ciò che potesse dargli aria di grandezza. Lo chiamavano Monsieur Paoli - nome di famiglia, e ciò gli suonava come se lui fosse di stirpe illustre, di modo che, arrivando a Parigi, si presentò e si fece semplicemente trattare per Monsieur Vincenzo, suo nome di battesimo.
Invece di usare il titolo di licenziato in teologia, lasciava capire che lui era soltanto un povero professore delle superiori. Tuttavia, quanto più si preoccupava di nascondere le sue virtù, tanto più esse finivano per essere scoperte. Un giorno fu presentato alla regina Margherita, prima moglie di Enrico IV, la quale allora faceva professione di pietà. Questa principessa voleva vederlo. E lo fece diventare il capo di una casa pia, con il titolo di cappellano ordinario.
Vincenzo si ritirò successivamente dai Preti dell'Oratorio, che il Padre de Bérulle aveva fondato, non per aggregarsi alla compagnia, ma per vivere in ritiro sotto la direzione del pio istitutore. Vi rimase per due anni. (...)
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Predecessor dos filhos do Conde de Joigni
(...) Dopo qualche tempo, correva l'anno 1613, ed egli lasciò il curato: è che il Padre de Bérulle lo aveva consigliato di accettare l'incarico di precettore dei figli di Filippo Emanuele de Gondi, conte di Joigny, Generale dei galeotti di Francia e di Francesca Margherita de Silly, moglie di eccellenti virtù.
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Il generale e sua moglie avevano tre figli: il più piccolo morì con dieci o dodici anni; il più grande fu duca e paria; il secondo diventò il famoso cardinale di Retz.
Vincenzo de' Paoli visse dodici anni presso il conte di Joigny. Quando la coppia si recava in campagna con i figli e lo portavano con loro, il più piacere maggiore del Santo era quello di percorrere i dintorni e catechizzare i poveretti istruendoli. Predicando alla gente, esortava tutti, amministrava i sacramenti, soprattutto quello della penitenza, confermava tutti nella fede con l'approvazione dei vescovi e il piacere dei curati. (...)
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Una parrocchia abbandonata
(...) Il Santo lasciò la casa de Gondi nel 1617, ritirandosi a Bresse, a Chatillon-les- Dombes. Lì c'era una parrocchia abbandonata.
Il luogo da circa quarant'anni si trovava in uno stato pietoso, senza niente; certi benficiari di Lione vi trafugavano i magri profitti. Così, dopo quasi mezzo secolo, quel paese sfortunato, composto da duemila anime, non aveva né un curato, né un pastore, neanche direttive spirituali. (...)
San Vincenzo de' Paoli arrivò a Chatillon-les-Dombes nel mese di agosto del 1617 in compagnia di un bravo prete che si chiamava Luigi Girard. Siccome la casa parrocchiale era in rovina, si ospitarono nella casa di un tale Beynier. Questo Beynier, calvinista, con il passare del tempo si convertì.
Il programma proposto da Vincenzo era rigido: si alvaza alle cinque; mezz'ora di preghiera; l'ufficio e la santa messa erano recitate in orari precisi, in modo che non si sprecava il tempo senza necessità.
Entrambi, Vincenzo e Luigi, curavano ognuno la parte della casa che gli era toccata: da soli mettevano a posto le stanze, facevano il letto. Vincenzo non voleva che la figliastra del padrone di casa avesse del lavoro in più rispetto a quello che già faceva nel resto della casa.
Il nuovo pastore visitava regolarmente, due volte al giorno, una parte del suo gregge. Il resto del tempo era impiegato nello studio e nel confessionale.
Il desiderio di essere utile sia ai piccoli sia agli adulti, gli fece studiare con perseveranza il dialetto usato in famiglia. Lo imparò in poco tempo e cominciò a parlarlo correttamente, con grande beneficio per il catechismo. L'ufficio era celebrato con la maggiore decenza possibile. Le danze furono abolite, così come certi scandalosi eccessi che disonoravano le feste, soprattutto quella dell'Ascensione di Nostro Signore.
C'erano sei vecchi preti nella parrocchia, che erano la negazione del buon esempio: Vincenzo si impegnò e riuscì ad esortarli a vivere in comunità, obbedendo alla regola.
Tutta la città, sorpresa ed edificata, seguiva i cambiamenti che si operavano lentamente, ma con efficacia. Tutto si trasformava, camminando verso la perfezione. I più saggi credevano che quell'uomo, che riusciva a riformare un clero come quello che avevano lì, in quel modo, senza difficoltà, era assai competente e sarebbe riuscito ad ottenere per Dio tutta la parrocchia in poco tempo.
Infatti quattro mesi più tardi chiunque vedesse Chatillon-les-Dombes, sarebbe rimasto sbalordito, tale era la differenza. I maggiori peccatori, in fila, contriti, comparivano al tribunale della penitenza, così che il santo era obbligato a passare un tempo enorme nel confessionale. Era così assorto nelle cose spirituali che si dimenticava delle più urgenti necessità della natura. (...)
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Missioni in campagna
(...) Dopo le missioni San Vincenzo de' Paoli stabilì confraternite di carità per il soccorso ai malati poveri. Ebbe immediatamente bisogno di qualcuno che fosse capace, che visitasse ogni tanto le diverse confraternite e ne assicurasse lo zelo della carità e dell'amore di Dio.
La Provvidenza gli fece comparire una vedova, una santa donna - Luisa de Marillac. (...)
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Vincenzo, ogni tanto, si riposava dal lavoro delle missioni in campagna visitando la capitale. Allora approfittava dell'occasione e percorreva le carceri. Parlava con i detenuti, li consolava, li esortava ad una vita futura onesta e costruttiva, li ascoltava in confessione. E lì trovava i più infelici, i carcerati che erano condennati alle galee. Generalmente li trovava in uno stato penoso. Erano rinchiusi in celle nelle quali rimanevano per molto tempo, mangiando schifezze, abbandonati, trattati con indifferenza, assolutamente trascurati nel corpo e nell'anima. (...)
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Imitando Nostro Signore Gesù Cristo
Quando il Conte de Gondi, Filippo Emanuele de Gondi, seppe della dedizione del santo nei confronti dei carcerati, di come instancabilmente lavorava per la loro salvezza, soprattutto dei più abbandonati e scoraggiati, pensò a tutti i galeotti del regno. Andò dal re e gli raccontò tutto ciò che faceva Vincenzo de' Paoli e come era grandiosa la sua opera.
Il Re Luigi XIII, in seguito ad una proposta del Generale dei galeotti, nominò il Santo Cappellano-Generale o Maggiore di tutti i galeotti del paese. Il diploma fu rilasciato l'8 febbraio 1619.
Monsieur Vincenzo de' Paoli accettò l'incarico con soddisfazione: ciò lo faceva somigliare di più al Salvatore del mondo, quel mondo che era un'immensa prigione piena di delinquenti e condannati alle galee veramente perenni. A lui, al mondo atroce, era venuto il Figlio di Dio. Si fece uguale a chiunque, prese tutti i crimini e tutte le pene per sé e liberò gli uomini. Vincenzo, padre dei poveri, nell'accezione più pura, desiderava imitare il Salvatore.
Nel 1622 visitò i galeotti di Marsiglia. Voleva vedere in quale stato si trovavano e se poteva fare lo stesso che aveva fatto con quelli della capitale. Arrivò senza far conoscere il suo titolo di Cappellano-Maggiore, sia per evitare gli onori che immancabilmente gli avrebbero reso, sia per poter agire meglio.
Andando per tutto il carcere, trovò un galeotto più infelice che colpevole, che si disperava per la condizione in cui si trovava, pensando alla sua povera moglie e ai suoi figli, certamente ridotti alla miseria.
Vincenzo si commosse così tanto, fu talmente grande la sua compassione che fece per il disgraziato ciò che Paolino di Nola aveva fatto per riscattare dalla schiavitù il figlio di una povera vedova: si offrì per soffrire per lui la sua pena per il resto della sua vita.
L'offerta fu accettata e Vincenzo portò per alcune settimane le catene di ferro dei galeotti finché si scoprì che si trattava del Cappellano-Maggiore della Francia. (...)
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Istigatore del Compimento delle Regole
Una delle ultime azioni di San Vincezo de' Paoli fu quella di distribuire esemplari della regola ai membri della propria comunità. Ricorda in modo succinto in quale maniera aveva cominciato l'opera delle missioni, il ritiro degli ordinati, le confraternite di carità, l'opera dei bambini trovatelli. E aggiunse:
San Vincenzo de' Paoli
Non so come si fece tutto ciò. Non riesco a dire come tutto ciò comparve, affermava Monsieur Portail.
Gli esercizi della comunità, come sorsero? Non avrei saputo dirlo. Le conferenze, per esempio (Oh! Ancora altre ne faremo insieme!) non le sognavamo neanche. La ripetizione della preghiera che una volta era disprezzata, e che ora si pratica con benedizioni in moltissime comunità, ci è mai venuta in mente? Non so nulla! Si fece poco a poco, senza che ce ne rendessimo conto. Le cose vennero così, diremmo, pian piano, una dopo l'altra. Fu Dio, unicamente Dio, chi ispirò tutto.
Quindi chiedeva soprattutto a Portail e Almerás che venissero a ricevere le regole da lui, perché gli era impossibile recarsi da loro, così come desiderava.
Vennero, e in ginocchio umilmente ricevettero le regole, baciando il libro, le mani di Monsieur Vincenzo. E Vincenzo, a ognuno di loro, diceva:
- Vieni, affinché Dio ti benedica.
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Preghiamo...
Finita la distribuzione, Almerás si inginocchiò e chiese al santo di benedire tutti, ugualmente in ginocchio. Vincenzo, anch'esso prostrato, pregò Dio:
O Signore, voi che siete la legge eterna e la ragione immutabile, voi che governate tutto l'universo attraverso la vostra infinita saggezza; voi da cui emana, come da una sorgente, tutta la condotta e le regole del vivere bene, benedite, per misericordia, coloro che qui ricevono le regole, come se fossero emanate da voi. Date loro, Signore, le grazie necessarie affinché le osservino sempre con inviolabile fedeltà fino alla morte. È con fiducia, pensando alla vostra infinita bontà, che io peccatore miserabile, pronuncio le parole di benedizione: "Che la benedizione di Nostro Signore Gesù Cristo scenda su di voi e in voi rimanga per sempre! In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia!
Il sant'uomo fece ancora circa trenta conferenze ai missionari sullo spirito e sulla pratica delle sue regole. Era per lui il testamento, il testamento di Elia alla Chiesa.
San Vincenzo de' Paoli morì il 27 settembre 1660.
(Vida dos Santos, Padre Rohrbacher, Volume XVII, p. 60 a 99)
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