lunedì 20 maggio 2019

Il nome di Gesù è Luce

20 maggio: S. Bernardino da Siena, predicatore (1380-1444)
NEL NOME DI GESU'


“Misericordia e Pace” queste erano le due parole chiave pronunciate dai pellegrini che si recavano a Roma per il grande Giubileo del 1400. Era come un motto, uno slogan, una bandiera, ma nello stesso tempo qualcosa di più: un augurio certamente, un sospiro sommesso, un desiderio struggente, talvolta un grido disperato. Perché si avvertiva, proprio in quegli anni ma anche in seguito, questo profondo bisogno di Misericordia e di Pace nel campo politico, sociale ed ecclesiale.
Di pace politica anzitutto: l’Europa, fatta di nazioni cristiane divisa e molto spesso “l’un contro l’altra armata”. Principi cristiani che non facevano altro che organizzare guerre per... difendersi da altri principi cristiani, o per estendere il proprio potere (politico o economico). E, suprema bestemmia, molti affermavano di agire «nel nome di Dio». L’Italia: anch’essa divisa, con piccoli stati contro altri stati (le grandi Signorie), con città contro città, e all’interno di esse fazioni o partiti contro altre fazioni o partiti.
Chi non ricorda le lotte fra Guelfi e Ghibellini?“ Pace e Misericordia” anche tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente e dentro la stessa Chiesa Cattolica: erano gli anni del Grande Scisma, dei papi (a Roma) e degli antipapi (ad Avignone), o degli scandali all’interno stesso di essa, con un clero spesso non all’altezza del proprio compito, culturalmente e moralmente.

Proprio in quei decenni si sviluppò un movimento di predicazione per il popolo che aveva come primo obiettivo il risveglio spirituale ed ecclesiale ma conseguito mediante migliori rapporti sociali, economici e familiari. Come dire ricreare una fede cristiana incarnata e trasformante la vita quotidiana, pubblica e privata. Si predicava perciò contro la violenza in generale, contro l’usura, lo strozzinaggio ed il lusso (violenza economica contro i poveri), contro la corruzione ed il gioco d’azzardo (rovina degli individui), contro le lotte tra le varie famiglie potenti e molto spesso prepotenti, contro lo sfruttamento e le perversioni sessuali.

In prima linea, in questa predicazione, erano gli ordini mendicanti dei Domenicani e dei Francescani. Questi organizzavano gruppi di missionari ambulanti, muniti di autorizzazione ecclesiastica mandati o talvolta anche chiamati benevolmente dagli stessi governanti, che speravano in un ritorno positivo per la loro immagine politica. Tra i tanti predicatori, due nomi eccellenti, ambedue bravi e famosi, ambedue santi: uno domenicano (San Vincenzo Ferrer, spagnolo ma che ha predicato anche in Italia, per questo chiamato Ferreri) e San Bernardino da Siena, “eccellente maestro di teologia e dottore di diritto canonico” come lo definì il Papa Pio II.
Ma per la storia della Chiesa è un grande, originale ed efficace predicatore. Infatti “gli bastava trovarsi davanti al popolo per lasciarsi alle spalle la dotta preparazione ed entrare in perfetta sintonia con la gente semplice, usandone, con festosa gioia creativa, il linguaggio quotidiano. L’esemplarità di Bernardino da Siena è tutta in questa sua capacità di ripensare il Vangelo dal di dentro della cultura popolare e di travasarlo in un linguaggio che era, proprio come quello di Gesù, il linguaggio di tutti i giorni” (Ernesto Balducci). E questo non è poco.
“Stage” pratico... tra i malati di peste
Bernardino nacque a Massa Marittima, dove il padre era governatore. Rimasto a sei anni orfano fu allevato, a Siena, da uno zio paterno e da due zie, molto religiose ma non bigotte, che gli diedero un’ottima educazione cristiana. Per questo motivo nelle prediche, Bernardino dimostrerà sempre una profonda conoscenza dei problemi femminili veri. Studiò grammatica e retorica e si laureò in giurisprudenza.
Durante la peste del 1400 a Siena, essendo perito tutto il personale regolare dell’ospedale e rispondendo alla richiesta di aiuto del responsabile, si offrì volontario insieme ai suoi amici della Compagnia dei Battuti (o dei Disciplinati) a cui si era iscritto, che si riunivano, a mezzanotte, nei sotterranei dell’ospedale. Dopo l’esperienza di quattro mesi tra i malati di peste, rimase lui stesso colpito dalla malattia e lottò per un po’ di tempo tra la vita e la morte.
Fu un’esperienza tremenda ma così forte che lo segnerà positivamente tutta la vita. Aveva imparato sull’uomo e i suoi bisogni ma anche su se stesso ciò che i libri di antropologia del tempo non avrebbero potuto insegnargli con maggiore efficacia. Passata poi l’epidemia si prese cura di una delle due zie, gravemente malata, fino alla sua morte.
Nel 1402, sempre a Siena, diventò francescano e due anni dopo sacerdote. Fu mandato poi a Fiesole per completare gli studi in teologia ascetica e mistica: qui lesse con attenzione e con entusiasmo gli scritti dei grandi autori francescani, in primis, Francesco e Bonaventura, Duns Scoto, Jacopone da Todi e altri.
Nel 1405 fu nominato dal Vicario dell’Ordine predicatore ufficiale, e da questo momento in poi Bernardino si dedicherà soprattutto alla predicazione (ma anche al governo e riforma del suo Ordine di cui fu Vicario Generale dal 1438 al 1442). In primo luogo nel territorio della Repubblica di Siena, poi in altre innumerevoli città, specialmente dell’Italia centro settentrionale.
Predicatore comprensibile, efficace, attuale
È interessante sapere che le prediche di Bernardino da Siena ci sono pervenute grazie ad un fedele (o ammiratore) trascrittore, il quale a modo suo stenografava tutto, anche i sospiri del predicante. Questi raccomandava che ciò che bisogna dire nella predica deve essere
“chiarozo, chiarozo... acciò chè chi ode ne vada contento e illuminato, e non imbarbugliato”.
Per Bernardino inoltre il predicare doveva essere un “dire chiaro e dire breve” ma senza dimenticare insieme il “dire bello”. E, come spiegava con una metafora contadina:
“Piuttosto ti diletterai di bere il buon vino con una tazza chiara e bella che con una scodella brutta e nera”.
Insomma curare il contenuto (il buon vino evangelico) e il contenente che deve essere bello (la forma). E lui faceva tutto questo (eccetto la brevità). Conquistava l’uditorio non con ragionamenti astrusi e astratti, ma con la semplicità, con parabole, aneddoti, racconti, metafore, drammatizzando e teatralizzando il racconto (oggi diremmo che della predica faceva un piccolo “show spirituale”).
Era soprattutto attuale: castigava e canzonava le umane debolezze, le stregonerie, le superstizioni, il gioco e le bische (“diceva: “anche il demonio vuole il suo tempio ed esso è la bisca”), i piccoli e grandi imbrogli nel commercio al dettaglio, le mode frivole (specialmente delle donne, oggi è il culto del “look”), i vizi in generale, pubblici e privati. Ma era feroce con gli usurai del tempo, una piaga antica (e moderna). Paragonava la morte di questi tali all’uccisione del porco in una famiglia: una festa ed una liberazione dalla fame per tutti.
Ma qual era il centro della predicazione di Bernardino? Naturalmente Gesù Cristo, in un triplice aspetto: il Gesù “umanato” e cioè l’Incarnazione, il Gesù “passionato” ovvero la sua Passione e Morte in Croce, ed infine il Gesù “glorificato”, la sua Resurrezione e Ascensione alla destra del Padre.
Bernardino metteva in risalto il primato assoluto del Cristo, la sua mediazione universale, la subordinazione di tutte le cose a Lui e in vista di Lui per arrivare attraverso Lui alla perfezione e alla comunione con Dio. È il tema centrale del “Christus Victor” diventato il Signore di tutto attraverso la sofferenza della Croce, rendendo tutti partecipi della salvezza dal peccato.
Tutto bene, tutto liscio nella sua vita? Non è possibile per nessuno. Oggi gli si rimprovera infatti una durezza eccessiva contro le cosiddette “streghe” e contro gli Ebrei (allora non erano ancora i “nostri Fratelli maggiori”). Era santo ma anche figlio del suo tempo e della cultura di allora.
Comunque la sua fama di predicatore travolgente, efficiente ed efficace (nelle conversioni anche clamorose, simboleggiato nel “rogo delle vanità”) non lo risparmiò da ostilità, sofferenze ed incomprensioni.

Sappiamo che l’invidia è una non virtù che, come zizzania, è sempre stata presente anche nei verdi campi ecclesiali. Bernardino fu infatti accusato di idolatria (e non una volta sola anche di eresia) specialmente per quanto riguardava la devozione al Nome di Gesù, espresso nel famoso trigramma JHS messo su uno stendardo. Fu sempre completamente scagionato (a Roma) e reintegrato. Fino alla morte che incontrò a L’Aquila il 20 maggio 1444.
Non solo aveva predicato bene, ma era anche vissuto da santo. Santità la sua che venne riconosciuta subito dalla Chiesa attraverso il papa Niccolò V che lo canonizzò, solo sei anni dopo, il 24 maggio del 1450.
                                                                                          MARIO SCUDU sdb ***

     *** Questo e altri 120 santi e sante, sono presenti nel volume di:               MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Elledici,Torino

          Il nome di Gesù è Luce

Il nome di Gesù è la luce dei predicatori perché illumina di splendore l’annunzio e l’ascolto della sua parola. Donde credi si sia diffusa in tutto il mondo una luce di fede così grande, repentina e ardente, se non perché fu predicato Gesù? Non ci ha Dio “chiamati alla sua ammirabile luce” (1 Pt 12, 9) con la luce e il sapore di questo nome? Ha ragione l’Apostolo di dire a coloro che sono stati illuminati e in questa luce vedono la luce: “Se un tempo eravate tenebre, ora siete luce nel Signore: comportatevi perciò come figli della luce” (Ef 5,8).
Perciò si deve annunciare questo nome perché risplenda, non tenerlo nascosto. E tuttavia nella predicazione non lo si deve proclamare con un cuore vile o con una bocca profanata, ma lo si deve custodire e diffondere come da un vaso prezioso...
L’Apostolo Paolo portava dovunque il nome di Gesù con le parole, con le lettere, con i miracoli e con gli esempi. Infatti lodava sempre il nome di Gesù e gli cantava inni con riconoscenza...
Dai Discorsi, n. 49, Sul glorioso nome di Gesù Cristo, cap. 2.



E poi questi politici...
In una città si era instaurata una specie di dittatura o tirannia. Ecco un pezzo della sua predica per quella circostanza (ma il discorso non si può estendere anche ai giorni nostri?).
«Chi ha questo vizio si presenta sempre come un benefattore, ma in realtà è uno strozzino e un tiranno. Ci sono purtroppo i tira-anni, i tira-mesi, i tira-settimane, i tira-giorni, i tira-mattina, i tira-pomeriggio, i tira-notte e persino i tira-ore. Sai chi è il tira-anno? È colui che tira una volta all’anno. Il tira-mesi è peggio, perché tira ogni mese. Peggio ancora è il tira-settimane, perché tira ogni settimana. E il tira-giorni è ancora peggiore, perché ruba tirando ogni giorno...
E il tira-mattina è ancora peggio perché va al palazzo di governo e sempre tira. Così anche il tira-notte. E che diremmo del tira-ore? Possiamo dire che egli sempre tira, ruba e spoglia chiunque gli capiti a tiro. E poi questi politici vogliono essere chiamati “governatori del popolo!”. A loro ben conviene un solo nome: “ladroni”. E rivolgendosi agli interessati, spesso ostentatamente e ipocritamente seduti in prima fila, Bernardino da Siena, di professione predicatore itinerante, evangelicamente libero e povero perciò senza paura, gridava: “Sapete cosa vi dico? Voi siete le eccellenze zero. Potete farvi temere per un certo tempo, ma mai sarete rispettati, anzi arriverà il giorno in cui il popolo vi disprezzerà e spargerà urina sulla vostra testa”».
Accidenti, Bernardino, che coraggio! Beh, oggi, con i potenti e i politici di turno si è più diplomatici e più contenuti, più irenici e più ecumenici, più generici e più indefiniti. Insomma più “politicamente corretti”. Ma, forse, meno efficaci e meno evangelici. O no?


IMMAGINI:
1  
Sano di Pietro, dipinto del XV secolo, Museo nazionale abruzzese, L’Aquila. / San Bernardino da Siena mostra ai fedeli il monogramma di Cristo.2  Pinturicchio, dipinto del XV secolo, Galleria nazionale, Perugia. / San Bernardino libera un giovane.3  Il famoso trigramma JHS di san Bernardino da Siena4  Il mausoleo di San Bernardino nella Basilica a lui dedicata a L’Aquila.5  Sano di Pietro, dipinto del XV secolo, Duomo di Siena. / Una predica di San Bernardino in Piazza del Campo a Siena.
 http://www.donbosco-torino.it/ita/Kairos/Santo_del_mese/05-Maggio/S_Bernardino_da_Siena.html



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