Tutti i cristiani debbono vegliare attentamente per fuggire i peccati veniali, sia perché offendono il nostro caro Signore, sia perch saranno puniti con severità nell'altra vita.
Ma questa vigilanza dev'essere assai maggiore nelle persone consacrate a Dio per mezzo dei santi voti. Esse fanno speciale professione di tendere alla santità e ricevono più grazie; e più severo sarà il conto che avranno da rendere. Le colpe veniali dispiacciono più a Dio in un religioso, che non in un secolare, che vive in mezzo agli scandali ed alle lusinghe del mondo Le infrazioni della regola, le piccole mormorazioni contro i confratelli e superiori, le violazioni anche leggere dei voti, soprattutto di povertà, le mancanze di carità sono laggiù punite con rigore.
Diceva un'anima del Purgatorio ad una pia religiosa del Belgio: Figliuola mia, vivi da santa, perché il Purgatorio riservato alle religiose è terribile.
Santa Margherita Maria Alacoque, mentre pregava per tre persone morte da poco tempo, due delle quali religiose e la terza secolare, le apparve nostro Signore e le domandò familiarmente: « Quale delle tre vuoi tu che io lasci libera? » Signore, rispose la Santa, degnatevi Voi fare questa scelta, secondo ciò che torna maggiormente a vostra gloria. Allora nostro Signore liberò il defunto secolare, dicendo che a Lui inspiravano ben poca compassione i religiosi, ai quali egli dona tanti mezzi di meritare il Paradiso e di espiare i loro peccati in questa vita, con la perfetta osservanza delle loro regole.
Alla stessa vergine apparve una religiosa, della Visitazione ad implorare suffragi; e deplorava la facilità con cui si era fatta dispensare dall'osservanza di certe regole ed esercizi comuni.
S. Luigi Bertrando, trattenutosi una notte dopo il mattutino in coro a pregare, vide comparirsi avanti un religioso, circondato di fiamme, che, gettandosi ai suoi piedi lo supplicò di perdonargli una parola pungente, che vivendo aveva detto contro di lui molti anni innanzi. Per quella sola parola era stato condannato al Purgatorio: implorava quindi da lui una Messa, la quale gli doveva aprire le porte del cielo.
Il Santo si affrettò a soddisfare il desiderio dell'estinto; e nella notte seguente lo vide raggiante e glorioso salire al cielo. Questo fatto ci richiama alla mente le parole del Vangelo: « Chi dirà al suo fratello stolto, sarà condannato al fuoco, reus erit gehenna ignis ».
Suor Francesca di Pamplona vide in Purgatorio un povero prete, le cui dita erano rose da schifosissime ulcere, perchè aveva fatto il segno di croce con dissipazione e senza la necessaria gravità.
Il Padre Nieremberg della Compagnia. di Gesù, divotissimo delle anime purganti, mentre una notte pregava in loro suffragio nel coro del collegio di Madrid, si vide comparire davanti un confratello, morto di recente e che per molti anni aveva colà insegnato teologia, tormentato da atroci pene, perchè aveva qualche volta parlato del prossimo con poca carità. La sua lingua era di continuo bruciata dal fuoco, in pena dell'averla male adoperata. La gran divozione alla Santissima Vergine gli aveva meritato la grazia di comparire al Padre Nieremberg per impetrare suffragi.
Un religioso, per nome Germano, abate di un monastero di Benedettini, aveva avuto nel corso della sua santa vita l'unico difetto di essere poco amabile col prossimo.
Il suo zelo austero avrebbe voluto di ciascuno dei suoi religiosi fare un santo; e quindi avveniva che la sua severità eccessiva allontanasse le anime deboli dalla perfezione, anzichè avvicinarle. Morì in giovane età, e fu condannato ad un lungo ed acerbo Purgatorio per cagione del suo zelo. Buon per lui che Santa Lutgarda, sua penitente, si pose a pregare, a disciplinarsi ed a fare infine altre mortificazioni per liberarlo! Per molto tempo non potè trarlo da quelle fiamme; ma avendo poi l'eroica Santa offerta se stessa, vittima di espiazione, il Divin Redentore ne fu commosso e spezzò le catene all'infelice abate. Allora apparve raggiante di luce a Lutgarda e la ringraziò dicendo che, senza le sue orazioni, avrebbe dovuto gemere in Purgatorio ancora per undici anni.
Al leggere questo fatto, vengono in mente le parole di quel Santo: E' meglio dover render conto di troppa indulgenza verso il prossimo, che non di troppa severità. E per vero, se si leggono le vite dei Santi, si troverà che furono sempre rigidissimi verso se stessi e pieni di misericordia e di bontà verso gli altri.
Il Beato Stefano, religioso francescano, essendo solito passare ogni notte alcune ore davanti al SS. Sacramento, vide seduto in uno degli stalli del coro un religioso col volto nascosto nel cappuccio. Stupito per tal novità, gli si avvicinò, domandandogli che cosa mai facesse lì a quell'ora, mentre gli altri frati riposavano. Al che quegli con voce lugubre rispose: « Io sono un religioso, morto in questo monastero, e condannato dalla divina Giustizia a far qui il mio Purgatorio, per le imperfezioni commesse nella recita del divino ufficio ».
Allora il Beato recitò in suffragio varie preghiere; e parve che quell'anima ne ricevesse molto sollievo. Per molte altre notti seguitò ad apparire, finché una volta, dopo che Stefano ebbe detto il De profundis, abbandonò lo stallo con un gran sospiro di soddisfazione, in segno che la sua prova era finita (Cron. dei Frat. Min. lib. IV, cap. 30).
Santa Margherita Alacoque narra la seguente apparizione. « Una volta vidi in sogno una religiosa morta da un pezzo, la quale disse che soffriva moltissimo nel Purgatorio; ma che Dio le aveva dato da un po' di tempo una pena incomparabile; ed era la vista di una sua parente, precipitata nell'inferno. Dopo queste parole mi svegliai, ma così afflitta e con tali pene, da parermi che quell'anima mi avesse impresse le sue; e il corpo lo sentivo così rotto che potevo appena muovermi. Ma siccome non bisogna credere ai sogni, ne faceva poco conto, finché quell'anima mi sforzò a pensarvi, pressandomi così fortemente che non mi dava proprio riposo e dicendomi di continuo: « Pregate il Signore per me, offritegli i vostri patimenti, uniti a quelli di Gesù Cristo, per sollevare i miei. Datemi il merito di tutto quello che farete fino al primo venerdì di maggio, in cui vi comunicherete per me ». Ed io così feci col permesso della mia Superiora. Ma la mia pena s'aumentò tanto fortemente, che mi opprimeva senza lasciarmi trovar alcun sollievo. La Superiora perciò mi fece andare a letto a prendere un po' di riposo; ed appena vi fui, vidi l'infelice accanto a me che mi diceva: « Eccoti nel tuo letto ben comoda: guarda me invece coricata in un letto di fiamme, ove soffro mali intollerabili ». E mi dava a vedere quell'orribile letto, che mi fa fremere ogni volta che ci penso. La parte disopra era formata di punte acute, tutte infuocate, che le entravano nelle carni; e mi diceva che ciò, era per cagione della sua pigrizia e negligenza nell'osservanza delle regole e per le sue infedeltà a Dio... « Mi straziano il cuore con pettini di ferro ardenti; questo è il mio più crudele dolore, in pena dei pensieri di mormorazione e di disapprovazione, in cui mi sono trattenuta contro i miei superiori. La mia lingua è divorata dai vermi, per punire le mie parole contro la carità e per i mancamenti nell'osservanza del silenzio: ecco, vedi la mia bocca interamente ulcerata da piaghe. Ah! vorrei bene che tutte le anime consacrate a Dio mi vedessero in questi terribili tormenti. Se potessi far loro sentire la grandezza delle mie pene e quelle che son preparate a tutti coloro che vivono negligentemente nella loro vocazione, senza dubbio esse camminerebbero con un ardore ben diverso nell'esatta osservanza delle loro regole, e si guarderebbero bene di cadere nei difetti che qui mi fanno tanto soffrire ». Tutto ciò mi eccitava al pianto e le monache, credendo che io avessi male, mi volevano dare dei rimedi, ma quell'anima mi disse: « Si pensa a sollevare i tuoi mali, nessuno però pensa ad alleggerire i miei. Ohimè! eppure un giorno di silenzio esatto di tutta la Comunità, guarirebbe la mia bocca ulcerata. Un altro giorno passato nelle pratiche della carità, senza commettere alcun fallo, medicherebbe la mia lingua piagata. Un terzo giorno, passato senza fare la minima mormorazione né critica contro il prossimo, guarirebbe il mio cuore straziato ». Dopo aver ricevuta la Santa Comunione che essa mi aveva chiesta, mi disse che i suoi orribili tormenti erano ben diminuiti, perchè era stata anche applicata una messa in onore della Passione, ma che doveva però rimanere ancor lungamente nel Purgatorio a patirvi le pene dovute alle anime negligenti nel servizio di Dio ».
Questa narrazione ci fa certo spavento. Che orribili strazi non soffrì quell'anima religiosa per difetti veniali! E le preghiere e le mortificazioni e le comunioni serafiche di una innocente, accetta a Dio, come era S. Maria Alacoque, non valsero a liberarla; e dovette restare ancora a lungo in Purgatorio! Che sarà di noi che siamo così imperfetti, così tiepidi, così attaccati alla terra?
Il padre spirituale della medesima S. Maria Alacoque, il Santo Padre Claudio de la Colombière, fu trattenuto in Purgatorio fino alla sepoltura del suo cadavere per alcune negligenze nell'esercizio dell'amor divino. Tutti sanno quanto grande fosse il fervore delle prime compagne di santa Teresa, di quelle anime elette, che ella sì era associate per la riforma del Carmelo. Eppure malgrado la loro santità, malgrado le loro eroiche penitenze, quasi tutte dovettero provare le pene del Purgatorio. Anzi nelle moltissime visioni che la Santa ebbe sulla sorte futura delle anime, appena tre ne vide volare subito in Paradiso. « Osserverò solo, scrisse, che di tante anime elette da me conosciute in vita, ne ho viste tre sole volare direttamente in cielo, senza passare pel Purgatorio: quella del religioso di cui ho parlato nel decorso di questo libro, quella del padre Pietro d'Alcantara e quella del padre domenicano di cui ho detto più sopra (il D. Pietro Jbanez suo confessore) ». Ed al tempo di santa Teresa vivevano molte persone illustri per santità, come si può vedere nella sua vita stessa e nel commento eccellente che ne fece il padre Camillo Mella della Compagnia di Gesù.
Le mancanze commesse contro il voto di povertà saranno gravemente punite in Purgatorio. Già citammo l'esempio di quel frate che andò laggiù per aver sprecata un po' di legna nell'ufficio di cuoco.
Santa Geltrude vide il demonio raccogliere con somma celerità e gioia i fiocchi di lana che nel filare lasciava cadere; e capì che sarebbero stati presentati al tribunale di Dio, come difetti contro la povertà da espiare nel fuoco del Purgatorio.
Riferisce sant'Alfonso che un religioso aveva costume di lasciar perdere le molliche di pane, avanzate alla mensa, contro il divieto della regola. Venuto a morire, vide il brutto ceffo dello spirito maligno, che aveva raccolto tutte quelle briciole in un sacco e gliele mostrava sghignazzando come per dirgli: « Ci rivedremo tra breve dinanzi a Dio; queste molliche si convertiranno in altrettanti tizzoni per bruciarti in Purgatorio ». Questo fatto mise nel convento una santa avidità di osservare scrupolosamente il voto di povertà. I monaci rovistarono tutti i canti della loro cella, per cercare se avevano qualche cosa di superfluo e portarla al superiore.
Non deve far meraviglia il rigore che Dio usa coi religiosi. Ha concesso loro più grazie che ai secolari ed ha il diritto di domandare di più. Bisogna ricordare la parabola dei talenti, nei quali sono figurati i doni e gli aiuti che il Signore dona ad ogni anima per operare la sua salute eterna. Le anime stesse, benché giudicate con severità, ripetono sempre tra quelle fiamme: iustus es, Domine, et rectum iudicium tuum, giusto sei tu, o Signore, e retti sono i tuoi giudizi (Ps. CXVIII, 137).
Ed i secolari che leggono queste pagine non concepiscano la minima diffidenza della bontà e misericordia divina.
Pensino che da un lato il peccato, benché veniale, è sempre l'offesa di una maestà infinita, e d'altra parte che questi castighi, sebbene rigorosi, sono temporanei e non eterni e che la gloria del Paradiso è un bene così grande che non si soffre mai abbastanza per guadagnarlo.
Dio è sempre quel padre che accoglie il figliuol prodigo, che accetta il pentimento della Maddalena e del buon ladrone e concede loro tale abbondanza di grazie da elevarli alle più alte cime della santità.
Ho letto nel Santo Sacramento del Faber, che San Giovanni Crisostomo pensa che Caino abbia fatto penitenza e si sia salvato. Tale opinione, che rende omaggio alla misericordia di Dio, mi ha recato molto piacere, perchè è un nuovo eccitamento per i peccatori, anche più malvagi, a ritornare sulla retta via. Marìa Egiziaca, Taide, Pelagia, Agostino, Margherita da Cortona e tanti altri erario schiavi di ogni vizio; eppure ricevettero dal buon Dio il perdono ed aiuti straordinari per farsi gran santi. Gesù Cristo è sempre quel buon Pastore, che va in traccia per monti, per valli e per burroni delle pecorelle smarrite per ricondurle all'ovile. Maria SS. è sempre la madre pietosa dei peccatori, la salute degli infermi nello spirito o nel corpo, il rifugio dei tribolati e dei tentati.
Si lasci dunque a parte la diffidenza; si concepisca invece orrore al peccato e siamo sicuri che il Signore tratterà tutti con immensa bontà, compatendo la debolezza e fragilità della natura. Quando un'anima si decide veramente di amarlo e di evitare le sue offese, ne ruba il Cuore e gli strappa tutti i favori che desidera.
AMDG et BVM
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