martedì 17 ottobre 2017

BREVE STORIA DELLA FAMIGLIA FRANCESCANA

Vita di S. Francesco 
(Breve prospetto cronologico) 

SOMMARIO: 1. Infanzia e giovinezza (1182-1201) - 2. Guerriero (1201-1205). - 3. Mendico e solitario (1205). - 4. I lebbrosi e gli assalti del diavolo (1205). - 5. Il Crocifisso di S. Damiano (1206). - 6. L’ira del padre (1206-1207). - 7. Rinunzia all’eredità (1206-1207). - 8. L’araldo del gran Re (1206-1207). - 9. Il mendicante e il muratore (1207-1208). - 10. La chiamata del Vangelo (1208-1209). - 11. I primi discepoli (1208-1210). - 12. A Rivotorto (1209). - 13. Prima approvazione della Regola (1209-1210). - 14. Pacificatore e maestro di spirito (1210) - 15. Nuovi compagni e s. Chiara (1210-1212). - 16. Vita attiva o contemplativa? (1212-1213). - 17. Verso il Marocco e incontro con s. Domenico (1213-1215). - 18. L’indulgenza della Porziuncola (1216). - 19. Missioni all’Estero e Cardinale protettore (1217-1219). - 20. Capitolo delle stuoie. – Terz’ordine e Regola non bollata (1220-1221). - 21. La grande casa da studio (1222). - 22. Fonte Colombo e il presepe (1223). - 23. Le stimmate (1224). - 24. Il cantico di Frate Sole (1225-1226). - 25. La morte (1226-1230). 


1. Infanzia e giovinezza (1182-1201) 

 Nell’anno del Signore 1160 Federico I, Barbarossa, rilascia il ‘Diploma di Pavia’ creando la Contea di Assisi, nella cui cittadina capitale (Assisi) nacque Francesco: da Pietro di Bernardone e da Madonna Pica nel 1181 o 1182. Non erano di sangue nobile, ma ricchi di sostanze. Gli fu messo nome Giovanni; ma il padre, ritornando dalla Francia, glielo cambiò in Francesco. Dopo il battesimo, un misterioso pellegrino chiese di vedere il piccolo Francesco; avutolo fra le sue braccia, gli tracciò un segno di croce sulla spalla, predicendo di lui grandi cose. Da piccolo fu educato ed istruito da un prete della chiesa di San Giorgio. Cresciuto negli anni, attese col padre alla mercatura. Aveva una grande passione per la cavalleria, vestiva elegantemente, era molto caritatevole con i poveri. Solo, una volta rimandò indietro, forse sbadatamente, a mani vuote un mendico; ma si pentì subito, lo raggiunse 13 e gli diede un’abbondante elemosina. Anche con gli amici era molto prodigo e gentile; essi lo consideravano il re delle feste. Per le bellezze della natura sentiva, poi, un’attrattiva particolare. 

2. Guerriero (1201-1205) 

 Nel 1198 i cittadini di Assisi distrussero la rocca della città e ne cacciarono nobili e militari. Nel 1201 e 1202 Francesco combatté per la difesa di Assisi contro i nobili fuorusciti alleatisi con Perugia e fu fatto prigioniero. Dopo un anno di prigionia ritornò in Patria; ma tosto una grave malattia lo colpiva, prostrandone le forze. Riavutosi completamente, ricercò le liete brigate e il vestire sfarzoso. Una notte, in seguito ad un atto di generosità, con cui si spogliava delle sue splendide vesti per darle ad un nobile cavaliere decaduto e mal vestito, ebbe un sogno: gli parve di vedere il fondaco del padre ripieno di lucenti armi; mentre una voce gli diceva che esse sarebbero appartenute a lui e ai suoi cavalieri. Si riaccese in lui l’amore per la cavalleria e, nella speranza di diventare ben presto cavaliere, si arruolò (1205) nell’esercito di Gualtiero III di Brienne per andare a combattere nelle Puglie. A Spoleto fu colpito dalla febbre e dovette fermarsi: sentì, tra il sogno e la veglia, la voce di Dio, che lo invitava a desistere dalla sua impresa guerresca e ritornare in patria dove gli avrebbe manifestato più espressamente la sua volontà. Ritornò ad Assisi, tra le burle e gli scherni dei compagni, ma con l’animo mutato: non più la febbre della gloria, ma lo tormentava ora il desiderio della solitudine. 

3. Mendico e solitario (1205) 

 Una sera (1205) aveva invitato i suoi amici ad una grande cena; dopo di che l’allegro corteo uscì, cantando per le vie della città. Ma Francesco tace, rimane indietro, sembra assorto. I suoi compagni lo deridono e lo motteggiano; egli risponde che ormai ha deciso di sposare una donna di cui non si era mai vista l’uguale: alludeva a Madonna Povertà. E si allontanò da loro; non cercò più le allegre brigate, ma la solitudine dei campi, la compagnia dei poveri, a cui dava senza misura denaro, vesti e pane. Per i poveri si fece povero anche lui. A Roma cambiò le sue vesti con gli stracci di un povero mendico, e per lui chiese l’elemosina in francese. Ritornato ad Assisi, rimase solo: gli amici lo avevano completamente abbandonato. Il padre non lo trattava più come un figlio, né il fratello Angelo come un fratello; soltanto la mamma lo seguiva e l’amava. 

4. 1 lebbrosi e gli assalti del diavolo (1205) 

 Un giorno errava col suo cavallo per la vallata umbra; ad un tratto il cavallo si fermò di botto davanti ad un lebbroso. A quella vista, Francesco sentì ribrezzo; voleva 14 scappare, ma una voce interna lo avvertiva che ormai gli doveva essere dolce ciò che gli era stato odioso. Balzò, allora, da cavallo, abbracciò e baciò il lebbroso, mentre una grande dolcezza si effondeva nell’anima sua. Da quel giorno anche i lebbrosi furono i suoi amici prediletti: li andava a visitare a S. Salvatore, dando loro abbondanti elemosine. Più volte fu assalito dal diavolo con forti tentazioni: ora gli sollevava nell’anima sdegno e ripugnanza contro la miseria; ora gli faceva vedere l’inutilità della nuova vita intrapresa. Ma egli non soccombeva perché nella preghiera trovava subito il suo sostegno. 

5. I1 Crocifisso di S. Damiano (1206) 

 Mentre un giorno pregava davanti al Crocifisso di S. Damiano, sentì rivolgersi queste parole: « Va, o Francesco, e ripara la mia casa, che minaccia rovina ». Le prese alla lettera: uscì dalla chiesa, diede al prete tutto il denaro che aveva per accendere la lampada d’olio al Crocifisso, andò poi a vendere a Foligno il suo cavallo e le migliori stoffe del fondaco del padre e offrì tutto il ricavato per i restauri della chiesuola. Il prete non voleva accettare la generosa offerta, conoscendo l’avarizia di Pietro di Bernardone; ma Francesco gliela buttò sul davanzale della finestra, e rimase lì, a S. Damiano, a pregare e a piangere sui dolori del Crocifisso. 

6. L’ira del padre (1206-1207) 

 Rientrato Pietro di Bernardone dai suoi viaggi e accortosi della mancanza di stoffe, furibondo va a S. Damiano, cerca Francesco e reclama ciò che gli era stato sottratto. Riebbe dal prete il ricavato delle stoffe vendute; ma non vi trovò Francesco. Lo vide un giorno passare davanti al fondaco tra un branco di monelli, che lo insultavano e lo deridevano. L’ira lo accecò in quell’istante: gli si scagliò contro, e, afferratolo per un braccio, tra grida e forti rimproveri, andò a rinchiuderlo nel sottoscala. La mamma, pietosa, 1o rimise ben presto in libertà. 

7. Rinunzia all’eredità (1206 o 1207) 

 Pietro di Bernardone s’irritò talmente a quest’altra fuga, che decise di diseredarlo. Lo citò ai consoli della città. Francesco si appellò al tribunale ecclesiastico. Davanti al vescovo Guido I egli rinunziò all’eredità paterna, si spogliò delle sue stesse vesti, e, coperto di un vecchio mantello, su cui aveva impresso una croce bianca, uscì dal vescovado tra la commozione degli astanti. 

8. L’araldo del gran Re (1206 o 1207) 

 Se ne andava per i monti, cantando le lodi del Signore. Quand’ecco fu assalito da 15 una masnada di briganti. « Io sono l’araldo del gran Re », disse loro. E quelli lo percossero e lo gettarono in un fossato di neve. Uscitone intirizzito dal freddo, continuò il suo cammino cantando. Avendo fame ed essendo già notte, andò a bussare ad un monastero di Benedettini, che lo ricevettero e lo misero ad aiutare: nacque una grande amicizia tra i monaci e Francesco. Ma Francesco, sentendo che non era lì la sua vocazione, proseguì per Gubbio recandosi da un suo amico fedele e vestitosi di una tunica eremitica, si diede a curare ed a visitare i lebbrosi. 

9. II mendicante e il muratore (1207-1208) 

 Una voce interna lo chiamava intanto a S. Damiano. Vi ritornò presto, mettendosi subito all’opera per la riparazione della chiesuola. Faceva l’accattone e il muratore: chiedeva le pietre per la chiesa e il cibo per sfamarsi. Chi gli dava due cucchiaiate di zuppa, chi un osso, chi un tozzo di pan duro. Egli tutto metteva nella sua scodella. A questua finita, poi, si sedeva e mandava giù quel minestrone a occhi chiusi, benché si sentisse rivoltare lo stomaco. Portava sempre con sé un vecchio mendicante, perché lo benedicesse tutte le volte che Pietro di Bernardone lo avesse maledetto. Un giorno questuando l’olio per le lampade di S. Damiano, s’incontrò con un gruppo dei suoi vecchi amici, che allegramente banchettavano in un’osteria. Ebbe allora vergogna e pensò di fuggirsene; ma, poi, si fece animo, entrò, confessò la sua vergogna e chiese 1’olio anche a loro. Terminati i lavori di S. Damiano, cominciò a restaurare la chiesa di S. Pietro e poi la Porziuncola. 

10. La chiamata del Vangelo (1208 o 1209) 

 La mattina del 24 febbraio 1208, festa di s. Mattia, Francesco ascoltava la Messa nella chiesuola di S. Maria degli Angeli. Al Vangelo fu colpito da queste parole: « Non tenete oro, né argento, né scarpe, né bastone ecc. ». Trasalì di gioia, chiese spiegazione al prete e poi esclamò: « Ecco quello che io voglio! Questa sia la mia vita! » Uscì fuori, gettò sandali, bastone e cintura; si cinse i fianchi di una corda, si mise un cappuccio e se ne andò per le vie d’Assisi a predicare la penitenza e la pace. 

11. I primi discepoli (1208-1210) 

 Ben presto altri compagni lo seguono. Il primo è Bernardo da Quintavalle, che ricorre all’astuzia del sonno per accertarsi della santità di Francesco; dopo di lui viene Pietro Cattani. Tutti e due vendettero i loro beni, (dopo aver consultato per tre volte il Vangelo), distribuirono il denaro ai poveri sul piazzale di San Giorgio, e si ritirarono con Francesco nella solitudine di una misera capanna di rami, accanto alla Porziuncola. La mattina del 23 aprile 1209, un altro giovane di nome Egidio fu ammesso nella loro compagnia; poi altri compagni ancora: Sabatino, Morico, Giovanni del Cappello, Filippo 16 Longo, Giovanni da S. Costanzo, Barbaro, Bernardo Vigilante, Angelo Tancredi, Silvestro. Dodici in tutto. Se ne andavano a due a due per il mondo a predicare il Vangelo. Non avevano nulla; dormivano o sotto un portico o ai piedi di un albero o sui gradini di una chiesa. Gli uomini li disprezzavano: chi li prendeva per insensati e per ladri, chi li copriva d’ingiurie, chi buttava loro del fango; ci fu chi li spogliò delle loro vesti, senza che essi reagissero. Fu verso quest’anno (1209) che Francesco, mentre era assorto in preghiera a Poggiobustone, inabissato nella meditazione dei suoi peccati, sentì una voce che lo rassicurava del perdono divino. 

12. A Rivotorto (1209) 

 Dalla Porziuncola la famigliola di Francesco si trasferì a Rivotorto: un piccolo tugurio anche questo, senza chiesa e cappella. Se dovevano pregare, s’inginocchiavano davanti ad una croce di legno. Non stavano mai in ozio, servivano nei lazzaretti, aiutavano i contadini, senz’altra ricompensa che un tozzo di pane. Fu a Rivotorto che due poveri frati, mentre venivano presi a sassate da un vagabondo, cercavano di fare ciascuno scudo all’altro con la propria persona. Un giorno passò di lì l’imperatore Ottone IV. Andava a Roma per farsi incoronare dal Papa. La gente accorreva da ogni parte per vedere quel grandissimo corteo; ma Francesco con i suoi frati non si mosse: vi mandò soltanto uno, per annunziargli la vanità e la brevità della di lui potenza. 

13. Prima approvazione della Regola (1209-1210) 

 A Rivotorto Francesco tracciò un primo abbozzo di Regola (che si è soliti chiamare ‘Protoregola’), e il 16 Aprile 1209 o 1210 si recava a Roma per averne l’approvazione del Papa. Trovò forti opposizioni presso la Curia romana: lo stesso Innocenzo III riteneva quasi impossibile quel genere di vita così eroica: ma il sogno del Papa sul Laterano sul punto di crollare e la parabola di Francesco sulla povera donna del deserto dovettero talmente influire sul Pontefice da fargli decretate la tanto sospirata approvazione. Ricevuta poi la tonsura e il permesso di predicare, se ne ritornò con gli altri dodici frati a Rivotorto. 

14. Pacificatore e maestro di spirito (1210) 

 Dopo l’autorizzazione apostolica, Francesco si mise a predicare con maggiore slancio per le vie e nelle piazze, parlando a tutti dei vizi e delle virtù. Predicò nella cattedrale di S. Rufino, rappacificò i Maggiori e i Minori d’Assisi: cioè i ricchi e i poveri, allora in continua lotta. Portò la pace ad Arezzo, Siena, Perugia e in molte altre città: Celebre è il racconto del lupo di Gubbio che narra la pace conclusasi per opera di Francesco tra questa città ed un lupo molto aggressivo: forse simbolo anche di qualche feroce signorotto dei castelli dintorno.. 17 Coi frati era poi tutto bontà e tenerezza: a lui essi ricorrevano e manifestavano i segreti più intimi del loro cuore. E Francesco li incoraggiava, li istruiva e li metteva in guardia contro le tentazioni diaboliche. Frate Rizzerio s’era messo in testa che il Padre serafico non gli volesse più bene, ed era per questo molto triste. Francesco gli lesse in volto la tristezza, lo abbracciò e, sventando la tentazione, gli ridonava la serenità dell’anima. Di un altro frate si dice che una notte si mise a gridare, perché aveva fame; Francesco fece allora apparecchiare la tavola e invitò gli altri a fargli compagnia perché non avesse a vergognarsi. Condusse una volta nella vicina vigna un povero frate ammalato, per fargli gustare un po' di uva, di cui era tanto desideroso; e perché quello non provasse vergogna, ne mangiò anche lui. 

15. Nuovi compagni e s. Chiara (1210-1212) 

 Da Rivotorto la piccola famiglia francescana si era trasferita fratttanto alla Porziuncola, dato che un contadino aveva turbato col suo asino la loro pace e il loro silenzio. Alla Porziuncola si aggiunse una nuova schiera di frati: frate Masseo di bell’aspetto ed eloquente; frate Rufino, della nobile stirpe degli Scifi; frate Ginepro, l’originale; frate Leone confessore e segretario di s. Francesco, e frate Giovanni, soprannominato il semplice. Nel 1210 e 1211 Francesco si ritirò per un’intiera quaresima in un’isola disabitata del lago Trasimeno. L’anno seguente (1211-1212) predicò la quaresima nella cattedrale di S. Rufino, al termine della quale (domenica delle Palme), lo seguiva la nobile Chiara d’Assisi, consacrandosi interamente al Signore. Con lei Francesco fondava il Secondo Ordine: le Clarisse. 

16. Vita attiva o contemplativa (1212-1213) ? 

 Un forte dubbio tormentava Francesco: se, cioè, dovesse egli darsi alla vita attiva o contemplativa. Essendo stati interrogati Chiara e Silvestro, a mezzo di frate Masseo e di frate Filippo, gli fu risposto che non soltanto al proprio miglioramento, ma anche a quello del prossimo egli era stato chiamato. Conosciuta così la volontà di Dio, si recò a Roma per informare il Pontefice Innocenzo III sugli sviluppi dell’Ordine. Per via predicò ad una grande moltitudine di uccelli presso Bevagna; e ad Alviano impose silenzio alle rondinelle, perché con i loro garruli gridi non disturbassero la sua predica. A Roma fece conoscenza ed amicizia con Giacomina dei Settesoli. Poi dal porto d’Ancona s’imbarcava per la Siria. Il vento contrario gl’impedì di continuare il viaggio, essendosi arenata la nave tra le coste della Schiavonia. Dovette, quindi, ritornare, nascondendosi questa volta nella stiva. Giunto nella Marca d’Ancona, convertì l’uomo più famoso del tempo, chiamato il « Re dei versi » : Guglielmo Divini, che fu poi chiamato frate Pacifico. A Montefeltro convertì un altro nobile cavaliere: Orlando dei Cattani, che gli fece dono del monte della Verna (maggio 1213). 18 

17. Verso il Marocco e incontro con s. Domenico (1213-1215) 

 Tornato alla Porziuncola, Francesco cadde ammalato. Ristabilitosi, volle tentare un viaggio verso il Marocco, per predicare il Vangelo ai Musulmani. Mentre dalla Spagna stava per imbarcarsi per l’Africa, ricadde ammalato e dovette rimpatriare. Nel 1215 visitò la Verna; quindi si recò nuovamente a Roma per il Concilio Lateranense IV. In tale occasione s’incontrò con s. Domenico e strinse amicizia con lui: si rivedranno alla Porziuncola nel Capitolo generale del 1219, e s’incontrarono nuovamente a Roma nell’inverno del 1220-21. 

18. L'indulgenza della Porziuncola (1216) 

 In una notte d’estate del 1216, Francesco, mentre pregava nella chiesuola della Porziuncola, vide apparire Gesù e Maria, circondati da una grande schiera d’angeli. Alla promessa di Gesù che gli avrebbe concesso tutto ciò che avesse chiesto, egli domandava per tutti coloro, che fossero entrati in quella chiesuola, l’indulgenza plenaria di tutti i peccati già confessati. La sua preghiera venne da Gesù esaudita, con la condizione di chiederne la conferma al suo vicario, Onorio III, che risiedeva allora a Perugia, confermò quanto richiesto. 

19. Missioni all’Estero e Cardinale protettore (1217-1219) 

 Nella Pentecoste del 1217, durante il Capitolo generale, Francesco suddivise i frati ( erano già oltre un migliaio) in Provincie religiose e stabilì di inviare a predicare il Vangelo in tutto il mondo: in Germania, in Ungheria, in Francia, nella Spagna e in Terra Santa. Francesco aveva scelto per sé la Francia, ma non poté partire, perché il cardinale Ugolino glielo aveva sconsigliato, essendo la sua presenza necessaria per il bene dell’Ordine. L’esito di questa prima spedizione fu poco felice: quelli della Francia, essendo stati presi per Albigesi, furono percossi; quelli della Germania furono gettati in prigione; quelli dell’Ungheria furono maltrattati dai contadini, che aizzavano contro di loro i cani e li percotevano con la punta del bastone. Queste notizie rattristarono tanto il cuore di Francesco. Una notte vide in sogno una chioccia nera, che non arrivava a tenere sotto le ali i suoi pulcini. Pensò, allora, a se stesso: si paragonò a quella gallina e si vide anche lui troppo piccolo perché potesse dirigere e proteggere i suoi figliuoli, ormai molto numerosi. Decise, quindi, di tornare a Roma per chiedere al Papa che il cardinale Ugolino facesse da Protettore a tutto il suo Ordine. Fu in questa udienza che Francesco dimenticò il discorso che aveva preparato e imparato a memoria. Ottenuto dal Papa quanto gli aveva chiesto, il cardinale Ugolino per la prima volta presiedeva da Protettore il Capitolo generale nella Pentecoste del 1219 a cui era presente anche s. Domenico, che rimase profondamente commosso delle virtù ammirate in quella assemblea generale. In questo Capitolo furono riprese le missioni. In Germania questa volta non fu mandato alcun missionario per il cattivo trattamento di due anni prima; a Tunisi andò f. Egidio e f. Eletto; in Grecia, f. Benedetto d’Arezzo; in Francia ritornò fra Pacifico. Per 19 il Marocco partirono Vitale, Berardo, Pietro, Adiuto, Accursio, Ottone: Vitale, ammalatosi in Spagna, dovette rientrare in Italia. Gli altri cinque subirono il martirio in Marocco, il 16 gennaio 1220: sono i protomartiri francescani. San Francesco sulla fine di giugno dello stesso anno (1219) s’imbarcava per la Siria, lasciando come vicari: Gregorio da Napoli per l’Italia e Matteo da Narni per la Porziuncola. Verso la metà di luglio sbarcò a S. Giovanni d’Acri, andò a Damietta, animò ed incoraggiò i crociati; predicò davanti al Sultano e visitò, poi, la Terra Santa. 

20. Capitolo delle stuoie – Terz’Ordine e Regola (1221) 

 Mentre era ancora in Oriente, cattive notizie gli giunsero dall’Italia. Gregorio da Napoli e Matteo da Narni, frate Filippo e frate Giovanni del Cappello avevano introdotto delle novità nell’Ordine. Decise, allora, di ritornare subito in Italia, per sopprimere ogni abuso. Avendo gli occhi gravemente ammalati, rinunziò alla direzione dell’Ordine e l’affidò a Pietro Cattani. Nella Pentecoste del 1221 riunì alla Porziuncola tutti i frati a Capitolo, detto « Capitolo delle stuoie », perché abitavano in piccole capanne di stuoie. In questa grande riunione capitolare, in cui vi erano da 3000 a 5000 religiosi (era anche presente s. Antonio), f. Elia fu eletto vicario dell’Ordine e fu anche mandato un nuovo drappello di missionari in Germania. Nello stesso anno (1221), Francesco rielaborò la Regola (chiamata ‘Regola non bollata’) con la cooperazione di Cesario da Spira e istituì il Terz’Ordine, dando l’abito della penitenza ai due coniugi, Lucchesio e Buona Donna in Poggibonsi. 

21. La grande casa da studio (1222) 

 Trovandosi Francesco a Bologna nel 1222, essendo venuto a conoscenza che Pietro da Sciacca vi aveva fatto fabbricare una grande casa da studio, non conforme allo spirito della Regola, comandò in virtù di s. Ubbidienza a tutti i frati di uscire da quella casa, preferì alloggiare presso i Domenicani. II 15 agosto predicò in piazza in onore dell’Assunta. 

22. Fonte Colombo e il Presepe (1223) 

 Nel 1223 frate Francesco con frate Leone e frate Bonizio si ritirava nella solitudine di Fonte Colombo, e lì, nella preghiera e nel digiuno, elaborò la stesura definitiva della Regola del I Ordine, approvata da Onorio III il 29 novembre (chiamata ‘Regola Bollata’: appunto perché inserita definitivamente nella Bolla pontificia ‘solet annuere’). Nella notte del 24 dicembre dello stesso anno, celebrava sopra una collina di Greccio, donatagli da Giovanni Vellita, il primo Natale col presepio. In quella notte, mentre gli abitanti di Greccio assistevano con torce accese alla Messa, celebrata sopra la mangiatoia, si vide all’improvviso il Bambinello animarsi tra le braccia di Francesco che se lo stringeva teneramente al cuore. 20 

23. Le Stimmate (1224) 

 Nell’agosto del 1224 Francesco si ritirava alla Verna con frate Leone, Angelo e Masseo, per prepararsi alla festa di s. Michele Arcangelo. Un contadino col suo asino fece loro da guida; gli uccelli li accolsero festanti. Dopo la visita del conte Orlando, che era andato a trovarlo con abbondanti viveri, Francesco si ritirò nella grotta del Sasso Spicco; anzi, celebratasi la festa dell’Assunzione, volle andare a nascondersi in un luogo ancora più remoto. Qui soltanto frate Leone poteva avvicinarsi due volte al giorno. La mattina del 14 settembre, mentre era assorto nella contemplazione della Passione di Gesù, si vide apparire un Serafino con sei ali, che gl’impresse le piaghe del Crocifisso. Così trasformato, il 30 settembre, il serafico Padre lasciava il monte sacro della Verna e ritornava alla Porziuncola, operando grandi miracoli lungo il cammino. 

24. Il Cantico di Frate Sole (1225-1226) 

 Nell’estate del 1225, Francesco si ritirò a S. Damiano. Mentre giaceva su un piccolo giaciglio nel giardinetto di s. Chiara, compose, tra le sofferenze degli occhi ammalati e i tormenti, procuratigli dall’invasione dei topi, il celebre cantico di frate Sole. Essendosi, intanto, aggravata la malattia degli occhi, dietro istanza dei frati, dovette recarsi a Rieti per farseli curare dai medici pontifici. Di là passò a Siena, e per Cortona fece ritorno ad Assisi, dove venne alloggiato nel palazzo episcopale. Qui rappacificò il Vescovo col Podestà, scrisse delle lettere ai frati dell’Ordine 

25. Morte (1226-1230) 

 Da Assisi viene ricondotto alla Porziuncola. Giunto all’ospedale S. Salvatore, a metà strada da Assisi alla Porziuncola, fa fermare la barella su cui è disteso, si fa voltare con la faccia verso Assisi e benedice la sua città. Giunto alla Porziuncola detta ad Angelo Tancredi il suo Testamento e riceve l’ultima visita di Giacomina dei Settesoli. Sentendosi, intanto, vicino a morire, chiese di essere disteso per terra, si fece leggere il passo del Vangelo di s. Giovanni sulla Passione, benedisse tutti i frati presenti e futuri e iniziò a cantare il Salmo 141 «Con la mia voce al Signore grido aiuto ». Quando giunse all’ultimo versetto « strappa dal carcere la mia vita… i giusti mi faranno corona » rese la sua anima a Dio. 
Aveva quarantaquattro anni, era il vespro del sabato 3 ottobre 1226. Nel 1228 veniva elevato agli onori degli altari; due anni dopo (1230) la sua salma fu trasportata dalla chiesa di S. Giorgio alla grande Basilica, eretta da frate Elia sul colle del Paradiso per ordine del Papa. 



AMDG et BVM

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