Quaggiù non c'è cosa più bella che vivere nella fede e nella carità di Cristo, come han vissuto i Santi Padri. Nella "Lettera agli Efesini" di sant'Ignazio di Antiochia c'è un passo magnifico da non perdere di vista in questi mesi:
XV.
È meglio tacere ed essere, che dire e non essere. È bello insegnare se chi parla opera. Uno solo è il maestro e ha detto e ha fatto, e ciò che tacendo ha fatto è degno del Padre.
Chi possiede veramente la parola di Gesù è in grado di capire anche il suo silenzio e di giungere così alla perfezione. Egli con la sua parola opererà e con il suo silenzio si farà conoscere.
Nulla sfugge al Signore, anche i nostri segreti sono davanti al suo sguardo. Dunque tutto facciamo nella consapevolezza che Egli abita in noi templi suoi, ed egli il Dio (che è) in noi, come è e apparirà al nostro volto se giustamente Lo amiamo.
XVI.
Non ingannatevi, fratelli miei. Quelli che corrompono la famiglia "non erediteranno il regno di Dio" (cfr. 1 Cor. 6, 9-10: "9Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né quelli che peccano contro natura, 10né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né i calunniatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio.").
Se quelli che fanno ciò secondo la carne muoiono, tanto più colui che con una dottrina perversa corrompe la fede di Dio per la quale Cristo fu crocifisso!
Egli, divenuto impuro, finirà nel fuoco eterno e insieme a lui anche chi lo ascolta.
XVII.
Per questo il Signore accettò il profumo versato sul suo capo per infondere l'immortalità alla Chiesa.
Non lasciatevi ungere dal cattivo odore del principe di questo mondo che non vi imprigioni fuori della vita che vi attende.
Perché non diveniamo tutti saggi ricevendo la scienza di Dio che è Gesù Cristo? A che rovinarsi pazzamente, misconoscendo il carisma che il Signore ci ha veramente mandato?
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