venerdì 24 gennaio 2014

POESIA di San Bruno


Da un'opera scritta nel 1515: “Vita Beati Brunonis primi institutoris Ordinis Cartusiensis”.

Vi offro, tradotto dal latino, il testo, che appare sublime ma semplice, poiché nell’XI secolo si conoscevano e si veniva attratti dagli autori greco-latini, ma si era ben lontani dal concepire testi classicheggianti e raffinati tipici del Rinascimento.

Dio creò tutti i mortali
per godere della loro gentile compagnia.

Chi sempre a Dio i suoi pensieri invia
sfugge felice ai peggiori mali.

Beato quello che errori sì fatali
piange con pena notte e dì
perché infausta e pazza fantasia
è non pensare che vi sian pene infernali.

Chè se è di fede il morire e l’inferno
chi è così pazzo, chi così sventurato
da non temere il morire e condannarsi?

Se l’uomo deve morir e non è eterno,
viva per vivere, chè il suo bene è misurato
solo in salvarsi o non salvarsi.

Analisi del testo

Iddio  ha creato tutti i mortali nella luce, affinché mediante i loro meriti possano conseguire le supreme gioie del Cielo. Felice di certo è colui che incessantemente tiene la mente rivolta lassù, e, vigilante, si guarda da ogni male! Ma felice altresì chi si pente del peccato commesso, e chi sovente suol piangere la propria colpa. 

Purtroppo gli uomini vivono come se la morte non seguisse la vita, e come se l’inferno fosse una favola vana, Mentre l’esperienza insegna che ogni vita si dissolve con la morte, e la divina Scrittura attesta le pene dell’Erebo! 
Vive del tutto infelice e da insensato chi tali pene non teme; morto, ne patirà l’ardente rogo. I mortali tutti cerchino pertanto di vivere in maniera da non temere la palude dell’inferno.

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